Tutte le Organizzazioni Internazionali si trovarono d’accordo nel ricordare la brutalità che aveva portato negli anni del nazifascismo all’istituzione dei campi di sterminio. Celebrare un evento tragico come la Shoah per insegnare alle nuove generazioni il rifiuto della guerra come risoluzione dei problemi è stata un’idea geniale, ma non è servita ad impedire una ricaduta nei gorghi dell’odio, che ultimamente sono ricomparsi, nonostante la ritualizzazione della Memoria.
La celebrazione della “Giornata della Memoriaâ€
L’umanità oggi si trova di fronte, da un lato, alla celebrazione della “Giornata della Memoria†e, dall’altro, alla riesplosione delle condizioni che in passato hanno determinato il grave fenomeno della Shoah. Che significato può avere per le nuove generazioni una celebrazione divenuta oramai piuttosto formale, se di fronte al ricordo lo spirito e l’intelligenza non sono pervenute a quel distacco dalle ragioni emotive che deve guidare le azioni dell’essere umano?
Sembra essere stato dimenticato ciò che è accaduto nei campi di concentramento: l’odio sembra aver ripreso il suo cammino interrotto, dopo la pausa che aveva portato alla istituzione della “Giornata della Memoriaâ€, proprio nel tentativo di scongiurare una nuova edizione della Shoah.
Le nuove generazioni si sono trovate di fronte ad eventi bellici che hanno impedito una riflessione sul passato. Le emozioni, la rabbia e l’odio hanno avuto spesso il sopravvento sull’idea di pace e di solidarietà .
Sappiamo quanto sia importante la riflessione per superare i comportamenti irrazionali a cui troppo spesso l’essere umano si abbandona. Se vogliamo capire perché l’uomo di oggi non sia riuscito a interrompere la logica della violenza nonostante gl’insegnamenti provenienti dalle grandi Istituzioni Internazionali, dobbiamo prendere atto della potenza dei fatti che vengono proposti quotidianamente a chi frequenta i social e dagli stessi canali tradizionali. Ci si chiede se la stessa visione in diretta della violenza e della guerra abbia una qualche responsabilità , e se il processo di riflessione possa, invece, essere più efficace in assenza dei tanti condizionamenti visivi e verbali.
L’attuale proliferazione dell’odio antisemita
Anche la guerra in diretta TV potrebbe essere percepita come un “inno alla violenzaâ€, capace di turbare il sorgere della consapevolezza del male e di rifiutarlo. Ci sono messaggi spesso subliminali difficili da controllare anche per una persona adulta. Le profonde ragioni dell’odio, che stanno circolando nel mondo e che potrebbero portare all’uso di armi improprie e provocare quella che viene indicata come la Terza Guerra Mondiale, vanno cercate forse nello scarso “appeal†dei valori della pace, che le nuove generazioni non vedono celebrati con la stessa intensità con cui, invece, vengono evidenziati i valori della guerra, della forza e della violenza.
È un effetto che ricade, molto precocemente, sugli studenti della scuola primaria e della scuola secondaria di primo grado, se pensiamo ai problemi del bullismo e del cyberbullismo. Anche per questi fenomeni, la ragione, forse, va ricercata proprio nella scarsa attenzione ai valori della pace e della tolleranza. Non sempre gli adulti educatori sono in grado di opporsi al dilagare degli istinti aggressivi dei ragazzi che vivono in presa diretta con l’attualità .
Le ragioni storiche dell’antisemitismo
L’odio antisemita ha sicuramente delle ragioni storiche. All’indomani della fine della II Guerra Mondiale, quando l’ONU decise di consentire la nascita dello Stato d’Israele, si preoccupò parallelamente di autorizzare il diritto del popolo palestinese, che nel corso dei secoli aveva sempre occupato quei territori, ad avere l’opportunità di strutturare un parallelo Stato di Palestina, per non negare agli storici residenti di quei territori il loro diritto di esistere. Nonostante la nascita dello Stato di Palestina, il neonato Stato di Israele non si comportò sempre in maniera corretta, rosicchiando pezzetti di territorio che invece erano stati assegnati allo Stato di Palestina, costituito dalla Striscia di Gaza e dalla Cisgiordania, vale a dire quel territorio che era situato ad ovest del corso del fiume Giordano. Di fatto la “fame†di territorio dei coloni israeliani in progressivo aumento e provenienti da ogni parte del mondo, costituì la prima ragione dell’aggressività degli Israeliani, protetti dall’ONU e da tutto il mondo Occidentale nelle azioni successive. Fu l’inizio di un incendio che, nonostante i tentativi susseguitisi negli anni, non si è ancora spento.
Cosa hanno insegnato alle nuove generazioni Liliana Segre e Edith Bruck?
Le ostilità fra i due popoli di Israele e di Palestina si sono procrastinate tanto a lungo da trasformarsi in una sorta di “odio†che, trasferito su tutto il popolo semita, è diventato la principale causa di tutte le tensioni che si sono susseguite fra i due popoli. Semiti e Arabi non sono riusciti a superare le diversità nonostante autorevoli figure di sopravvissuti alla Shoah abbiano cercato in questi anni di far conoscere la tragedia che l’odio antisemita aveva originato. Pensiamo a personaggi come Liliana Segre, reduce da Auschwitz, o Edith Bruck, scrittrice ungherese e testimone della Shoah: hanno tentato di mantenere viva la memoria di quei tragici fatti, hanno illustrato le conseguenze a cui l’odio può portare, si sono adoperate ad elaborare un messaggio pedagogico specifico per le nuove generazioni con l’obiettivo di far capire che la convivenza fra due popoli è un obiettivo possibile da perseguire.
Dobbiamo a queste testimonianze l’istituzione da parte dell’ONU della “Giornata della Memoriaâ€: bisogna conoscere i fatti per rimuovere gli ostacoli che bloccano una politica di pace e di convivenza. L’azione, tra le altre, delle due reduci della Shoah avrebbe dovuto diffondere il riconoscimento dei diritti di tutti i popoli e di ogni persona, il rispetto delle loro storie e avrebbe dovuto incentivare col dialogo tra le culture il seme della pace. Questo era l’obiettivo. Evidentemente queste “azioni†non hanno avuto il successo che meritavano e oggi siamo qui a cercare di capire quali sono i comportamenti ulteriori da adottare per contrastare l’odio distruttivo che ha animato Hamas contro Israele e le risposte violente dello Stato ebraico.
Il tasso di odio nelle guerre attuali
L’odio che ha scatenato Hamas il 7 ottobre 2023 con l’uccisione di cittadini inermi, come i bambini e gli anziani, ha, come abbiamo visto, origini molto antiche. Per le stesse ragioni, seppure in contesti geografici e storici diversi, si spiega l’odio della Russia contro l’Ucraina al punto da determinare un’altra guerra ingiustificata. Ci chiediamo se le ragioni della libertà dei popoli e della democrazia siano così fragili da poter essere sopraffatte dalla volontà di potenza di un rinato impero russo; da un Putin che cerca di ridestare seminando il terrore, la guerra e l’odio tra i popoli. Il perpetuarsi delle tragiche situazioni belliche, raccontate dai media, rischia di creare assuefazione e anche inerzia di fronte ai soprusi nei confronti dei diritti universali. Le giovani generazioni, di fronte all’ostinazione della volontà di potenza da parte di popoli come la Russia di Putin o Israele di Netanyahu, finiscono, in molti casi, di diventare partigiane dell’una o dell’altra parte. Questo fenomeno neutralizza quella politica razionale che aveva spinto l’ONU a creare la “Giornata della Memoriaâ€, celebrando la conoscenza come principale strumento per la ragione e per la riflessione. Nella lotta fra l’emotività e l’intelligenza razionale, purtroppo è la prima che sta avendo il sopravvento. Ci dobbiamo allora chiedere perché la ragione che ha guidato e sostenuto la “Giornata della Memoria†sia diventata così debole e perché stia prevalendo nei giovani quello stesso odio che sta orientando i popoli nelle loro scelte politiche.
L’antisemitismo: il punto di vista dei Palestinesi e degli Israeliani
Se vogliamo comprendere perché un’organizzazione terroristica come Hamas ha trovato tanto consenso nei comportamenti dei popoli del Medio Oriente, non è sufficiente ricorrere al fatto che sono stati calpestati i diritti dei popoli, come la libertà e la democrazia di cui c’eravamo illusi pensando che potessero essere gli elementi vincenti della competizione. C’è anche la volontà di distruzione di un popolo, ritenuto causa della sofferenza di tanti altri. Hamas infatti, così come Hezbollah e le altre organizzazioni terroristiche presenti in Medio Oriente, non vogliono solo il riconoscimento dei diritti del popolo palestinese o libanese, che comunque Israele non ha alcuna intenzione di concedere, ma mira, attraverso la politica dell’odio, a screditare Israele visto come responsabile del malessere in tutto il Medio Oriente. Ma la paura atavica di perdere il proprio territorio ha determinato da parte di Israele una risposta che, secondo il rapporto di Amnesty International[1], si avvicina al genocidio per l’intensità e la violenza. Se questo conflitto è così radicato nella mentalità dei cittadini medio-orientali e degli Israeliani una ragione c’è. Purtroppo, gran parte di coloro che si sono attivati per la pace sono stati assassinati dall’odio estremistico e razzista. Ciò dimostra quanto il problema sia complesso. Di fronte agli insuccessi di tutte le soluzioni proposte, restano le perplessità e i dubbi, che continuano, però, ad alimentare quell’odio matrice di tutte le violenze.
Impedire la radicalizzazione dell’odio
Il conflitto Israele-Palestinese non è un’eccezione; forme di conflittualità sono presenti in ogni continente e ogni giorno assistiamo a visioni di distruzione umana e materiale. Di fronte a questa realtà molte azioni, come la “Giornata della Memoriaâ€, rischiano di non avere più alcuna efficacia. Sappiamo invece quanto questa ricorrenza sia stata importante, in passato, per scongiurare le scelte belliche e per enfatizzare i valori di civiltà e di pace; valori che oggi non solo sono messi in discussione ma anche travolti dalle ragioni dell’odio.
Il compito della scuola, ma non da sola, è quello di far vivere la cultura della pace, del dialogo, del rispetto e della solidarietà ; di mettere un freno alla radicalizzazione di fenomeni simboli di violenza (uso delle svastiche, scritte inneggianti al Nazismo, manifestazioni che si trasformano in tafferugli). Il “Tramonto dell’Occidenteâ€, che aveva portato alle “Guerre Mondialiâ€, di cui ventiliamo un lontano ricordo, sembra ripresentarsi con pericolose analogie.
Perché la memoria dell’Olocausto non risulti qualcosa di retorico e le ragioni umanitarie della pace abbiano il sopravvento, occorre anche superare gli atteggiamenti di indifferenza che costituiscono una delle ragioni che ostacola la riconquista della pace.
[1] Amnesty International: Israele sta commettendo genocidio contro la popolazione palestinese a Gaza, 5 Dicembre 2024.