Edgar Morin, l’umanista cacciatore di conoscenza

Saperi, etica, fraternità: riflessioni per la società attuale

L’“uomo-secolo” Edgar Morin ha da poco compiuto 103 anni. Filosofo della complessità, osservatore acuto delle trasformazioni sociali e visionario interprete del cambiamento, è apprezzato in tutto il mondo[1]. Una panoramica della versatilità di interessi del padre del pensiero complesso dell’umanesimo planetario è offerta dalla raccolta di cento ritratti, omaggio degli intellettuali italiani in occasione del centenario[2].

Edgar Morin ha con l’Italia un legame speciale e ha periodicamente presentato i suoi scritti nel nostro Paese. Il filosofo Mauro Ceruti, con cui ha condiviso la creazione di una filosofia della complessità, lo ha coinvolto nella riflessione propedeutica all’elaborazione delle Indicazioni nazionali per il Curricolo[3]: il nesso tra cultura, scuola e persona[4], quale presupposto per una nuova cittadinanza e un nuovo umanesimo, incarna inequivocabilmente il pensiero di Morin.

Oltre le gabbie disciplinari

Per comprendere la condizione umana del XXI secolo è necessario, secondo Morin, superare l’autoreferenzialità e l’iperspecialismo delle conoscenze, le gabbie disciplinari, la separazione tra cultura umanistica e scientifico-tecnologica[5]. La forza dell’educazione consiste nell’accompagnare nella crescita teste ben fatte, piuttosto che ben piene, capaci di meticciare e ibridare pensiero matematico e algoritmi con il pensiero narrativo e le scienze umane, di osservare i fenomeni sotto angolazioni diverse e di rielaborare attivamente le conoscenze: Un modo di pensare capace di interconnettere e di solidarizzare le conoscenze separate è capace di prolungarsi in un’etica di interconnessione e di solidarietà tra umani, scrive Morin nella sua ricca autobiografia[6].

Il sapere è circolare e transdisciplinare, ma l’insegnamento spesso frammenta e separa le discipline con un’eccessiva parcellizzazione fin dalla scuola primaria, a discapito del rinforzo dell’attitudine a collegare le conoscenze e a individuarne i legami. Al docente spetta il compito di direttore d’orchestra che stimoli un atteggiamento di ricerca, connessione e riflessione sulle conoscenze, nella consapevolezza che non è sufficiente l’uso di internet a integrarle. Morin auspica un sapere che aiuti a comprendere e abbracciare (dal latino complecti) la complessità del reale, collegando le discipline per dare loro vitalità e fecondità.

Saperi per l’educazione del futuro

Il “Manifesto per cambiare l’educazione” è un’iniezione di fiducia per i professionisti dell’educazione, impegnati a fornire ai cittadini di domani mezzi e strumenti per affrontare l’incertezza e i cambiamenti di rotta[7]. La relazione insegnanti-alunni deve essere orientata all’etica del dialogo con benevolenza, da non confondersi con un atteggiamento accomodante: è bensì impegno costante a incoraggiare la possibilità di esprimere sé stessi e il proprio talento, superando gli inevitabili momenti di crisi e rendendo costruttivi gli errori.

Vivere bene a scuola è propedeutico a vivere bene in un contesto sociale, riconoscendo le qualità proprie e degli altri e interiorizzando un’etica del dialogo.

Lo scopo della riforma dell’educazione, che è poi il “ben vivere” di ciascuno e di tutti, richiede una rigenerazione dell’Eros. (…) La curiosità può essere rianimata in desiderio di sapere non solo da un maestro posseduto dall’Eros, ma anche da una formazione arricchita di materie appassionanti, come quelle dei sette saperi[8]. Morin rivendica con fermezza che “educare gli educatori” significa educarli alla passione per la propria professione[9] e all’attenzione ai saperi validi in ogni società e cultura per vincere le sfide della contemporaneità[10]:

  1. cogliere i problemi globali e fondamentali, per inscrivere in essi le conoscenze parziali e locali;
  2. cogliere le sfide della complessità, superando la separazione tra le discipline;
  3. insegnare la condizione umana: assicurare e valorizzare la diversità;
  4. educare alla cittadinanza terrestre in un mondo policentrico e acentrico, in una comunità planetaria;
  5. imparare a affrontare l’incertezza, facendo prevalere la strategia sul programma;
  6. comprendere in un processo di identificazione, empatia e proiezione, con un atteggiamento di apertura e generosità;
  7. sviluppare l’etica della solidarietà e della comprensione in funzione di un vero umanesimo.

Nel vademecum “Sette lezioni sul pensiero globale” Morin torna a affrontare questi temi attraverso un approccio sempre più polidisciplinare, trasversale, transnazionale e globale[11].

Etica come possibilità di vivere poeticamente

Morin ambisce, dunque, ad una scuola che insegni a vivere. Avverte il bisogno di un nuovo umanesimo rigenerato, di una comunità di destino planetaria, che sappia cambiare strada e imboccare con determinazione la via della comprensione degli altri e dell’amicizia[12]. Il carattere fondamentale dell’umanesimo rigenerato consiste nel promuovere una dialettica costante tra l’Io e il Noi, nel collegare la realizzazione personale con l’integrazione in una comunità.

Anche l’etica – spiega Morin – ha oggi una dimensione di complessità, riguarda tutta la specie umana, comunità di destino arrivata con la globalizzazione, che impone di prendere coscienza che siamo cittadini del Pianeta.

Anche se nel nostro tempo il senso della solidarietà è spesso assopito, lo si può risvegliare attraverso un impegno etico, che consente di superare l’aspetto prosaico della vita e di puntare a quello poetico, della comunione, della simpatia, dell’amore, della gioia.

Ecco l’appello dell’etica laica di Morin, nell’accezione di fare il possibile per aiutare gli altri a godere poeticamente della vita: rigenerare la solidarietà, sviluppare la comprensione umana, non soltanto nei confronti del diverso e dello straniero, ma anche in famiglia, nella professione, nella politica.

La cifra più importante dell’etica è insegnare la comprensione umana, migliorare la relazione fra gli uomini, coltivare e far sbocciare la cultura dello scambio e della condivisione, creare un sistema di ‘donazione’ della conoscenza a livello globale attraverso l’incontro e l’interscambio tra scienza, filosofia, arte, musica e tecnologia.

Fraternità aperta e politica dell’umanità

Ma come vivere bene, se la civiltà non riesce a controllare la distruzione della natura e la globalizzazione, se tende a richiudersi su “noi” etnici, nazionali e religiosi, al posto di creare comprensione tra popoli e fraternità umana su scala planetaria?[13].

Non sfugge la convergenza del messaggio de “La fraternità, perché?” con le tesi delle Encicliche di Papa Francesco che, in procinto di pubblicare “Fratelli tutti”, accolse Morin in Vaticano. Entrambi ci mettono in guardia dai rischi che l’umanità sta correndo – il degrado ecologico dell’ambiente e quello sociologico della qualità della vita – e qualificano lafraternità come priorità politica essenziale per lo sviluppo di una civiltà planetaria, che concorra alla cooperazione tra i popoli e metta al centro l’uomo e non il denaro.

All’opposto del nazionalismo, il patriottismo permette una fraternità aperta, contrassegnata dal sentimento d’inclusione della patria nellacomunità umana, che è oggi comunità di destino di tutti gli esseri umani del pianeta. Nella visione dicomunità planetaria (Terra-Patria) il senso di appartenenza oltrepassa tutti i confini fra etnie, nazioni, culture e civiltà, viene riconosciuta piena umanità allo straniero, al rifugiato, al migrante e si opera in difesa della Pace e dei Diritti inalienabili dell’Uomo.

Se nel primo umanesimonon c’erano problemi che riguardassero tutta l’umanità,oggi nel mondo globalizzato il fanatismo razziale e religioso e l’inquinamento della biosfera non conoscono confini.

Di fronte alla crisi di un umanesimo attraversato da ripiegamenti nazionalisti aggressivi e dal persistere di sentimenti razzisti e xenofobi, con un incombente rischio di regressione della democrazia, serve un umanesimo concreto e nuovo, rigenerato attraverso la protezione del pianeta e l’umanizzazione della società: E se una tale coscienza si diffonde nel mondo diventando forza storica, allora l’umanesimo potrà creare una politica dell’umanità, che sappia eliminare le cause pubbliche dell’infelicità, come la guerra, la fame e le persecuzioni, e che possa facilitare per ciascuno la possibilità di vivere poeticamente, cioè nella realizzazione di sé e in comunione[14].

Il senso della vita

L’ultracentenario Morin riesce ancora a avvertire il fascino dell’avventura terrestre e individua il senso della vita nel saper attendere l’inatteso e scommettere sull’improbabile con otto-pessimismo, senza nascondere i pericoli, ma al contempo senza lasciarsi paralizzare da essi.

Ogni vita è una navigazione in un oceano di incertezza: amori, dolori, malattie, lavoro, scelte, morte, punteggiato da poche isole di certezza. La sua ricetta per invecchiare bene consiste nel mantenere in sé la curiosità dell’infanzia, le aspirazioni dell’adolescenza e le responsabilità dell’adulto, continuando a trarre esperienza dalle età precedenti e a attendere l’inatteso.

L’ingrediente principale per disintossicare la nostra mente è saper tenere viva la fiamma dello stupore dello stato poetico, intensificato dall’entusiasmo, nel significato originario di possessione da parte di un dio, senza mai anestetizzare l’incertezza e l’imprevedibilità[15].

Con immutata energia e slancio vitale Morin è al lavoro ogni giorno al suo computer, non smette di scrivere articoli e preparare nuovi saggi, rilascia interviste, programma nuovi viaggi; il suo sguardo sui destini dell’uomo e del mondo si conserva alto e mai banale, grazie a una cultura letteraria, poetica e musicale che continua a mostrarsi feconda.

La vita conserva intatto il suo mistero e la sua ambivalenza: La vita è cacofonia e sinfonia. Dimentichiamo, nell’evidenza quotidiana del vivere, il carattere sorprendente della vita. Dimentichiamo, nelle attività prosaiche del vivere, che la vita è poesia, ma dimentichiamo nei nostri momenti euforici che è crudele, terribile, orribile. Sappiamo che ci sono un male di vivere e una gioia di vivere, ma ognuno di questi termini occulta l’altro. Solo una piena coscienza, una grande sensibilità ci permettono di sapere che la vita è meravigliosa e orribile[16].

L’ultimo saggio, dal titolo evocativo “Ancora un momento”, compendia tutti i temi cardine della riflessione di dell’“uomo-secolo”[17].


[1] I suoi libri sono tradotti in 27 lingue e pubblicati in 42 Paesi. Ha ricevuto 38 Lauree Honoris Causa e prestigiosi riconoscimenti in tutto il mondo.

[2] M. Ceruti (a cura di), Cento Edgar Morin. 100 firme italiane per i cento anni dell’umanista planetario, Mimesis, 2021.

[3] Indicazioni nazionali per il curricolo della scuola dell’infanzia e il primo ciclo di istruzione.

[4] Stralci dall’intervento tenuto da Edgar Morin alla presentazione del documento “Cultura scuola persona. Verso le indicazioni nazionali per la scuola dell’infanzia e per il primo ciclo di istruzione”.

[5] E. Morin La testa ben fatta. Riforma dell’insegnamento e riforma del pensiero. Raffaello Cortina Editore, 1999.

[6] E. Morin, La mia Parigi, i miei ricordi, Raffaello Cortina, 2013.

[7] E. Morin, Insegnare a vivere. Raffaello Cortina Editore, 2015.

[8] E. Morin, I sette saperi necessari all’educazione del futuro, Raffaello Cortina, 1999; E. Morin, 7 lezioni sul pensiero globale, Raffaello Cortina, 2016.

[9] E. Morin, Educare gli educatori. Una riforma del pensiero per la democrazia cognitiva, Aldo Primerano Editrice, 1999.

[10] E. Morin, I sette saperi necessari all’educazione del futuro, Raffaello Cortina, 1999.

[11] E. Morin, 7 lezioni sul pensiero globale, Raffaello Cortina, 2016.

[12] E. Morin, Cambiamo strada. Le 15 lezioni del coronavirus. Raffaello Cortina Editore, 2020; E. Morin, I ricordi mi vengono incontro. Raffaello Cortina Editore, 2020.

[13] E. Morin, La fraternità perché? Resistere alla crudeltà del mondo, Editriceave, 2020.

[14] E. Morin, Cambiare strada. 15 lezioni del Coronavirus, Raffaello Cortina, 2020.

[15] E. Morin, Sull’estetica, Raffaello Cortina, 2019.

[16] E. Morin, Conoscenza, ignoranza, mistero, Raffaello Cortina, 2018.

[17] E. Morin, Ancora un momento. Testi personali, politici, sociologici, filosofici e letterari, Raffaello Cortina, 2024.