Esame di Stato, un monumento nazionale

Una disamina sul Baccalauréat in Francia

“Le bac n’a aucune valeur. Comme je le dis chaque année en plaisantant, pour ne pas avoir le bac aujourd’hui, il faut en faire la demande…”.

Luc Ferry, ministro francese dell’educazione dal 2002 al 2004, considerava il Baccalauréat (Bac) (dal latino ‘bacca laurea’) “ridicule” e senza alcun valore, aggiungendo: “come dico ogni anno scherzando, oggi per non avere il Bac, bisogna fare domanda[1]”. Trattandosi, tuttavia, di un “monument historique”[2], scriveva Jack Lang, ministro a più riprese della cultura e dell’educazione, “Non bisogna abbattere i monumenti storici. Bisogna restaurarli, rinnovarli”[3]. Anche Antoine Prost, storico dell’educazione, conferma che un’istituzione così forte “non è tra quelle che si possono abbattere” anche perl’“impossibilità pratica di eliminare il baccalaureato, tranne che per una rivoluzione improbabile”[4].

Il Bac francese, come l’esame di Stato italiano o l’Abitur tedesco, è parte integrante della storia del Paese e mantiene un deciso imprinting nazionale, con una straordinaria permanenza dinamica per oltre due secoli[5].

Le origini napoleoniche

La creazione del diploma avviene nel lontano 1808 nell’ambito delle strategie di Napoleone per formare le élites indispensabili per il paese. In particolare il Baccalauréat, titolo di accesso agli studi superiori assegnato da un jury di professori universitari, intende preparare allo svolgimento di funzioni pubbliche o di professioni liberali. Alla prima sessione, solamente con un colloquio, nel 1809 partecipano 31 candidati provenienti dall’alta borghesia. Nei due secoli successivi, interventi di costruzione e di ricostruzione integrano e modificano il modello originario non senza controversie laceranti, come il conflitto tra la lingua latina e la lingua francese, che tuttavia non scalfiscono il Bac, imperfetto ma mitico, che si consolida come esame nazionale esterno diventando un simbolo della scuola repubblicana[6].

Il lungo restauro di un monumento nazionale

Nel 1830 per ovviare ai limiti di un esame solo orale si introduce la versione latina facoltativa che nel 1840 diventa obbligatoria. Nel 1853 viene aggiunta, come seconda prova, una composizione scritta in latino o in francese. Nel 1861 Julie-Victoire Daubié è la prima donna ad ottenere il bac. Nel 1880 il primo ministro Jules Ferry reimposta il sistema scolastico: nel 1981 la prima sessione del Bac riformato prevede non più la composizione in latino, ma una dissertazione in francese su un argomento di letteratura o di storia.

Nel 1965 l’esame di diploma conclude quattro diversi percorsi liceali: A (filosofia e letteratura), B (economia e scienze sociali), C (matematica e fisica) e D (matematica e scienze naturali). Nel 1968 si ha una biforcazione con il varo del Bac technologique a cui si affiancherà nel 1985 il Bac professionnel. Nel 1995 gli indirizzi del Bac général diventano tre: L (Littéraire), ES (Économie et Social) e S (Scientifique).

Il sistema dei Bac

Il liceo generale e il liceo tecnologico hanno la prima classe in comune (“la Seconde générale et technologique”). Nei due anni successivi gli studenti si preparano per uno dei due diplomi finali. Il Bac general prepara nella prospettiva del proseguimento degli studi superiori, per lo più all’università.

Il Bac tecnologico associa cultura generale e cultura tecnologica e presenta diversi indirizzi, dal management e gestione (STMG) al design e alle discipline artistiche (STD2A), dalle tecnologie e dallo sviluppo durevole (STI2D) alle tecnologie di laboratorio (STL), dalla sanità e dai servizi sociali (ST2S) all’agronomia e all’allevamento (STAV), dalla musica e dalla danza (S2TMD) all’hôtellerie e alla ristorazione (STHR). Prepara sia per gli studi superiori, soprattutto nella formazione tecnica superiore (BTS E BUT) sia per l’ingresso diretto nel mercato del lavoro.

Meno conosciuto il Bac professionale, secondo per numero di studenti, ha una diversa impostazione e oggetto di decisioni politiche ad hoc[7]. Nel 2009 il percorso viene ridotto da quattro a tre anni. Diverse le ragioni della contrazione: stabilire una uguale dignità tra i tre diplomi attraverso l’uniformità della durata, accrescere l’attrattività dell’insegnamento professionale, facilitare l’accesso degli studenti all’insegnamento superiore e lottare contro l’abbandono scolastico. Non mancano considerazione relative alla riduzione dei costi[8]. Il diploma si consegue per lo più a scuola ma può anche avvenire nell’apprendistato, nei centri di formazione professionale o attraverso la valutazione delle competenze acquisite.     

L’esplosione del numero di candidati

Nel primo secolo di vita (1900) i partecipanti al Bac diventano 7.000. Il numero esplode negli anni 1960 e 1970 passando dai 32.000 nel 1960 ai 237.000 dieci anni dopo. Nel 2000 sono 500.000 e nel 2022 si contano 709.399 studenti, 381.221 per il Bac général, 186.200 per il Bac pro e 141.979 per il Bac technologique. Avviene così che se nel 1851 la percentuale della popolazione con il Bac era dello 0,6%, cento anni dopo essa raggiunge il 5,1%. In seguito dal 20,1% del 1970 si arriva al 65,0% nel 2010 per raggiungere nel 2024 il 79,1% (42,9% con il Bac général, 20,2% con il Bac pro e il 16,0% con il Bac technologique).

L’obiettivo, fissato nel 1985 dal ministro Jean-Pierre Chevènement, non senza suscitare polemiche, di portare a livello di Bac l’80 % della popolazione, viene ripreso dai ministri successivi ed è anche formalizzato nelle leggi sulla scuola del 1989 (Loi Jospin)[9] e del 2005 (Loi Fillon).

Nella fascia di età 25-34 anni, la percentuale di giovani che non hanno completato il livello di scuola secondaria superiore scende dal 13% nel 2016 al 11% nel 2023: un risultato di rilievo se confrontato con i rispettivi valori dell’area OECD (17% e 14%) e dell’Italia (26% e 20%)[10].

L’inflazione dei tassi di successo

Nel periodo della pandemia il 98,4% dei candidati nel 2020 ottiene il bac général senza alcuna prova finale; e nel 2021 il tasso scende a 97,5% con la sola prova di filosofia e il Grand Oral. Nel 2024 ottiene il Bac il 91,4% (91,0% nel 2023), rispettivamente il 96,1% per il Bac général, il 90,3% nel Bac technologique e l’83,4% per il Bac professionnel.

Graf. n. 1 Percentuali di successo al Bac negli anni e per tipologia di liceo

Fonte: Thomas F., “Le baccalauréat 2024 – Session de juin“, Note d’Information, n. 24.29 (2024), DEPP.

In risposta agli elevati tassi di riuscita l’attenzione dei genitori e degli studenti si sposta verso il riconoscimento della mention[11]. Nel 2001 il 25% degli studenti con il Bac (pari al 78,6 % dei candidati) ottiene anche la mention che nel 2023 viene attribuita alla maggioranza degli studenti (56,8%).

Graf. n. 2 Studenti (%) che ottengono la mention (“Très bien, Bien, Assez bien”)

Fonte: Thomas F., cit. 2024.

Una macchina poderosa

“Monument français”, il Bac richiede un’imponente macchina organizzativa e gestionale. Nel 2017 sono 2.900 le prove elaborate, 4.411 le sedi di esame, 170.000 i correttori alle prese con circa 4 milioni di copie[12]. A livello internazionale ha un’offerta di 59 lingue, è presente in 91 Paesi con 152 centri per 18.850 candidati e 40.000 sono i candidati alle sezioni europee o di lingue orientali oltre a 7.500 candidati al baccalaureato a carattere internazionale[13].

Il nuovo Bac (2018)

Serpente di mare la riforma del Bac ricorre nell’agenda dei ministri, da Lionel Jospin nel 1990 a Claude Allègre nel 2000, da François Fillon nel 2005 a Xavier Darcos nel 2007. Associandola a quella del liceo, nel 2018 Jean-Michel Blanquer, uno dei ministri più longevi a Rue de Grenelle, affronta il tabu della revisione del bac général, superando l’indecisione dei precedenti ministri Luc Chatel (2009-2012) e Vincent Peillon (2012-2014) frenati da proteste di massa con insegnanti e liceali in strada.

Nella campagna elettorale del 2017 Emmanuel Macron annuncia l’intenzione di rivalorizzare il baccalaureato. Nel 2018 su incarico del ministro dell’Éducation nationale viene redatto un rapporto dedicato da parte del professore universitario Pierre Mathiot. Frutto di consultazione con esperti e con i professionisti della scuola, il documento riassume le diagnosi critiche consolidate e fa propri gli orientamenti di riforma sostenuti da tempo. In ragione dei legami evidenti l’intervento sul Bac si innesta sui cambiamenti introdotti nei licei.

La riforma del liceo

La nuova impalcatura del Bac si innesta sulla riforma dei licei[14] basata sulla filosofia della priorità riconosciuta alle scelte dello studente. Nel lycée général le filiere dopo la classe seconda (L, “Littéraire”, S “Scientifique” e ES “économique et sociale”) sono abbandonate. Si prevede un tronco comune composto da singole discipline a cui si aggiungono gli insegnamenti di specialità (tre per la classe prima ridotte a due nell’anno finale). Delle 12 specialità previste 7 sono garantite in ogni scuola e le altre 5 all’interno di aree geograficamente delimitate[15]. Per il liceo tecnologico rimangono gli indirizzi esistenti mentre il liceo professionale segue un proprio percorso di rinnovamento.

Nel 2018 si consolida il regime di collegamento tra il bac e la scelta degli studi superiori. L’introduzione della piattaforma nazionale Parcoursup che raccoglie le candidature degli studenti da sottoporre alle università per l’ammissione sembra riportare il Bac alla sua funzione napoleonica di primo livello degli studi universitari. Il diploma, infatti, non è, più, la chiave di accesso senza condizioni. Con l’inserimento nella piattaforma dei risultati delle prove di specialità l’ingresso viene deciso dalle università stesse sulla base dei dossier presentati da ciascun studente.

La semplificazione del Bac

Drastica è la riduzione del numero di prove (prima del 2018 erano da 12 a 16). Una prova di francese viene anticipato al penultimo anno (“Prèmière”) e si riservano 4 prove all’ultimo anno (“Terminale”) di cui due da svolgersi in primavera. Mantiene il tradizionale ruolo di rilievo la prova di filosofia e si introduce il Grand Oral, un colloquio finale di fronte ad una commissione. Così scomposto, essenzializzato e scaglionato[16], il bac realizza una sintesi tra procedure tradizionali e nuove modalità.

Per le discipline non oggetto di prove si fa ricorso al control continue nel corso degli ultimi due anni del liceo. Sono previste tre sessioni (due nel secondo e nel terzo trimestre della classe “Première” e una nella classe “Terminale”). Le prove sono scelte tra quelle indicate nella piattaforma ministeriale. Le copie sono anonimizzate e corrette in linea non dagli insegnanti di classe secondo una comune scala nazionale. I testi e le procedure sono dematerializzati per una tempestiva comunicazione dei risultati.

Per calcolare il risultato finale sono previsti coefficienti da moltiplicare per il punteggio relativo ad ogni singola prova. Dalla somma di questi valori grezzi si ottiene il punteggio finale di cui il 40% è determinato dalle medie della valutazione continua (30%) e dai voti assegnati dai professori (10%).

Dopo ogni serie di prove una commissione di ‘armonizzazione’ in ogni accadémie garantisce che tutti gli studenti siano stati valutati con equità.

La prova di filosofia e il Grand Oral

Simbolo della tradizione francese, la prova di filosofia affonda le radici nella cultura illuministica. L’insegnamento della disciplina, obbligatorio dal 1808, non avviene tramite la storia delle idee. Mira allo sviluppo della riflessione e del ragionamento personale con l’ambizione di formare dei cittadini ‘illuminati’ dotati di spirito critico. La prova consiste in una dissertazione su temi e nell’analisi di un testo. Nel 2024 sono stati proposti per la dissertazione due interrogativi: uno sulla conoscenza scientifica (La science peut-elle satisfaire notre besoin de vérité?) e un altro sullo Stato (L’État nous doit-il quelque chose?) mentre per il commento di testo è stata scelta un’opera di Simone Weil (La condition ouvrière, 1943).

Prova inedita e misura faro della riforma, il Grand Oral si propone con un colloquio, di stimolare gli studenti ad argomentare le scelte compiute delle discipline di specialità in relazione al proseguimento degli studi e al proprio progetto professionale.

Alla prova della realtà

Rimanendo nel solco di un esame nazionale esterno, il nuovo Bac affronta le critiche contenute nelle diagnosi storiche[17]. La complessità organizzativa viene decisamente ridotta superando l’insostenibile frammentazione organizzativa e la parcellizzazione delle procedure[18]. Sebbene mal calcolati[19], anche i costi eccessivi sono contratti. Con la distribuzione delle prove nel tempo, inoltre, è prevedibile una diminuzione dello stress per gli studenti. È anche possibile che si attenui il bachotage, cioè dell’attività compulsiva di preparazione agli esami negli ultimi mesi, ostacolo questo all’innovazione. I benefici, tuttavia, dovranno essere esaminati sul campo trattandosi di una architettura nuova.

Alcuni interrogativi si pongono sulla messa in opera, per esempio:

  • su quante discipline di specialità, pietra miliare della riforma, saranno realmente offerte nelle scuole in contesti rurali?
  • sulle ripercussioni delle scansioni previste, il calendario delle prove in primavera in “Terminale” potrebbe diminuire nel terzo trimestre la frequenza degli studenti?
  • sui caratteri delle singole prove, il Grand Oral non rischia di sottovalutare il contenuto di conoscenze a favore delle capacità comunicative?
  • sui coefficienti per il calcolo dei punteggi, è coerente il rapporto tra i coefficienti attribuiti alle due prove di specialità svolte in primavera (16+16) e quelli definiti per la prova di filosofia (8) e per il Grand Oral (10)?

Alcuni correttivi, peraltro, sono stati già introdotti. Dal 2024 per la prova del Grand Oral viene ridotto il tempo dedicato al progetto di orientamento per fare più spazio ai ‘saperi’ e le prove di specialità si svolgono non più in primavera ma a giugno.

Nell’organizzazione interna dell’insegnamento scompare, di fatto, la classe come modello organizzativo e ambiente di apprendimento e di interazione sociale per gli studenti. Il gruppo classe rimane solo per le discipline del tronco comune, mentre per le specialità si compongono gruppi provenienti da classi diverse. Per gli insegnanti cambia l’approccio tradizionale e qualche problema può emergere per il coordinamento tra di loro soprattutto in situazioni di disabilità degli studenti.

Più in profondità rimane il carattere ibrido del Bac, “un examen à la vocation ambiguë”[20]. Contemporaneamente è un attestato di studi secondari compiuti, un accertamento delle competenze degli studenti, uno strumento per l’aumento dei livelli di istruzione dell’intera popolazione, un passaggio obbligato per l’accesso all’università. Queste diverse funzioni, difficilmente conciliabili[21] obbligano a scelte di compromesso.

Le sfide aperte

I nodi che il nuovo Bac ha di fronte riguardano anche questioni di carattere generale che investono la funzionalità del sistema scolastico nel suo insieme. Così la disomogeneità dei tassi di riuscita tra le tipologie di liceo e tra le “accadémies”[22] chiama in causa le fratture sociali e culturali che travagliano il Paese e le non equità del sistema scolastico.

Il superamento della gerarchia tra i licei rimane un importante banco di prova a fronte del perdurante prevalere del lycée général. I dati relativi al 2024, inoltre, confermano differenze di genere importanti: in classe seconda, ad esempio, le studentesse si orientano più frequentemente verso il percorso generale e optano meno sovente per la matematica come specialità nella classe prima (52,1% rispetto al 70,5 degli studenti)[23].

L’impatto del nuovo Bac, in astratto straordinario strumento di riuscita, è da esaminare in relazione alla lotta contro le disuguaglianze sociali[24]. Nel 2022 il tasso di passaggio di studenti provenienti da famiglie di quadri superiori è del 96,8 %, contro il 93% di chi proviene da famiglie artigiani, commercianti e capi impresa e 88,3% per i figli di operai[25]. Negli anni l’accesso al Bac è aumentando senza tuttavia annullare il divario per background familiare. Per i licei, soprattutto per il liceo professionale, rimane ancora critica la questione della promozione sociale e della lotta alla segregazione[26].

L’espansione della popolazione scolastica e l’inflazione dei diplomi non sono una garanzia di miglioramento in termini di equità[27]. Secondo il rapporto OECD 2024[28] in Francia la riproduzione sociale mantiene valori elevati. La percentuale degli studenti diplomati che provengono da genitori diplomati è l’80%, mentre è del 25% quella dei figli di genitori non diplomati. La percentuale degli studenti che completano il ciclo universitario provenienti da genitori laureati è il 75%, mentre quella degli studenti di genitori non laureati scende al 57%. Lo scarto di 18 punti avvicina la Francia agli Stati Uniti (19) e la distanzia da altri Paesi quali l’Estonia, la Finlandia e la Svezia (7 punti).

Nei prossimi anni la contrazione del tasso di fallimento nel primo anno di università sarà un indicatore per un Bac che non sia solo chiave di accesso all’istruzione superiore ma anche ragionevole garanzia di riuscita.

La conservazione dinamica

Nelle vicende del Bac, “véritable pierre angulaire”[29] del sistema scolastico francese, si rintracciano le fila della conservazione dinamica di un pilastro della grammatica della scuola d’oltralpe. Se per le sue valenze simboliche “il est impossible de supprimer le baccalauréat”[30] indispensabili si rivelano le modifiche e gli adattamenti. Transitato da pergamena di pregio a passaggio tra le forche caudine, il bac non ha trovato, comunque, la sua forma ideale e non rimarrà probabilmente immutato negli anni a venire. Duecento anni di storia, tuttavia, confermano che il tramonto di alcune istituzioni, ed è il caso del Bac, non è eliminabile e che il loro destino di permanenza può essere assicurato da prammatici e realistici interventi di restauro conservativo.


[1] Pour Luc Ferry, le bac est un examen “ridicule” qui “n’a aucune valeur”

[2] Cfr. La definizione di “monument national” si trova in un documento del Senato (www.senat.fr, à quoi sert le Baccalauréat? Notes de synthèse, Commission des affaires culturelles – Groupe de travail sur le baccalauréat. Rapport n° 370 (2007-2008) 12 giugno 2008.

[3] Cfr. Figaro Etudiant, 23 maggio 2016.

[4] Prost, A., “Un mal français: le baccalauréat”, Pouvoirs, 30 settembre 1984, pp. 69-78.

[5] Sulla storia del Bac cfr. Mergnac M-O e C. Renaudin, Histoire du Baccalauréat, Archives et Culture, Paris 2009 e Colonna d’Istria R., La grande histoire du baccalauréat, Plon, Paris 2021. Per una ricca e dettagliata documentazione storica cfr. Meuriot P., “Le baccalauréat. Son évolution historique et statistique des origines (1808) à nos jours” Journal de la société statistique de Paris, 60 (1919), pp. 8-35.

[6] Per una ricostruzione di dettaglio dell’affermazione della lingua francese cfr. Chervel A., “Le baccalauréat et les débuts de la dissertation littéraire (1874-1881), Histoire de l’Education, 94 (2002) pp. 103-139 (https://doi.org/10.4000/histoire-education.816).

[7] Per approfondire il Bac pro cfr. Calvez C. e R. Marcon, La voie professionnelle scolaire, Viser l’excellence, Ministère de l’Éducation nationale, Paris 2018; Maillard F, G. Moreau (a cura di), Le bac pro. Un baccalauréat comme les autres?, Cereq Octarès éditions, Tolosa 2019.

[8] Conseil de la modernisation des politiques publiques (RGPP), La révision générale des politiques publiques, 2008, p.2.

[9] Sulla Loi n. 89-486 du 10 juillet 1989 d’orientation sur l’éducation, all’art. 3 si legge “La Nation se fixe comme objectif de conduire d’ici dix ans l’ensemble d’une classe d’âge au minimum au niveau du certificat d’aptitude professionnelle ou du brevet d’études professionnelles et 80 p. 100 au niveau du baccalauréat”.

[10] OECD, Education at a Glance 2024: OECD Indicators, OECD Publishing, Paris, 2024.

[11] Le valutazioni di eccellenza (“mentions”) sono attribuite ai candidati in funzione delle medie ottenute dopo le prove: “assez bien” (AB): da 12 a 14; “bien” (B): da 14 a 16; “très bien” (TB): da 16 a 18. Per una media superiore a 18 la Commissione dal 2021 può assegnare la mention très bien avec les félicitations du jury”.

[12] Cfr. Mathiot P., Un nouveau Baccalauréat pour construire le lycée des possibles. Un enjeu majeur pour notre jeunesse un défi pour préparer la société de demain, Parigi 2018.

[13] I diplomi sovrazionali riguardano i licei con opzione internazionale, i diplomi binazionali abibac, bachibac ed esabac, il baccalauréat franco-americano e quello franco-tedesco. Cfr. Thomas F., “Le baccalauréat 2024 – Session de juin“, Note d’Information, n. 24.29 (2024)

[14] Cfr. Décret n. 2018-614 du 16 Juillet 2018 modifiant les dispositions du code de l’éducation relatives aux enseignements conduisant au baccalauréat général et aux formations technologiques conduisant au baccalauréat technologique (NOR: MENE1813135D).

[15] Per un’analsi condotta sul campo dei primi anni della riforma cfr. Inspection générale de l’éducation, du sport et de la recherche (IGESR), La réforme du lycée général et technologique, Parigi 2023.

[16] Tra le raccomandazioni conclusive di un rapporto sui costi del liceo la Cour des Comptes indica esplicitamente “simplifier le format du baccalauréat” (Cour de Comptes, Le coût du Lycé, 2015 p. 85).

[17] A titolo di esempio di diagnosi critiche di diversa provenienza cfr. Fize M., Bac inutile, éditions de L’Oeuvre, Parigi 2012; Cour des Comptes, op. cit. 2015 e Mathiot, op.cit. 2018.

[18] La frammentazione delle procedure aveva raggiunto livelli critici ben evidenziati dalla Cour des Comptes. Su 58 lingue straniere e regionali suscettibili di scelta per il Bac 20 avevano meno di 50 studenti per non menzionare i 13 candidati per l’opzione sul ‘danese’, i 6 candidati per l’opzione ‘swahili’ e il solo candidato per l’‘estone’ (Cour des Comptes, op. cit. 2015 p.55).

[19] La Cour des Comptes parla di costi malcalcolati e fa riferimento a stime che oscillano dai 50 milioni di euro di spese dirette ai 100 milioni di costi complessivi fino ad un 1,5 miliardo di euro secondo un rapporto del principale sindacato dei dirigenti scolastici (SNPDEN).

[20] Cour de Comptes, op. cit. 2015 p. 53.

[21] Ibidem.

[22] Nel 2024, ad esempio, il tasso di riuscita è del 95% nell’accadémie di Rennes e del 74,6% e del 74,6% nella Guyana.

[23] Cfr. DEPP, Note d’information, agosto 2024.

[24] Cfr. Figeat M., Les Baccalauréats Professionnels: un espoir ou un leurre?, INRP, Parigi 1996.

[25] Cfr. Réussite au baccalauréat selon l’origine sociale.

[26] Maillard F. e G. Moreau (a cura di), Le bac pro. Un baccalauréat comme les autres? Cereq Octarès éditions, Touluse 2019.

[27] Duru-Bellat M., L’Inflation scolaire. Les désillusions de la meritocratie, Seuil, Paris 2006.

[28] OECD, éducation at a glance, OECD, Paris 2024.

[29] Cfr. Sénat, 2008, op.cit.

[30] Fauroux R. e G. Chacornac, Pour L’Ecole. Rapport De Commission, La Documentation française, Calmann-Lévy, Paris 1996.