Divari territoriali e dispersione scolastica

Cosa si può fare con i fondi del PNRR

Con il Decreto ministeriale del 24 giugno 2022, n. 170 si è dato avvio alla definizione dei criteri di riparto delle risorse fra le istituzioni scolastiche per le azioni di prevenzione e contrasto della dispersione scolastica in attuazione della linea di investimento 1.4. “Intervento straordinario finalizzato alla riduzione dei divari territoriali nel I e II ciclo della scuola secondaria e alla lotta alla dispersione scolastica” nell’ambito della Missione 4 – Componente 1 – del Piano nazionale di ripresa e resilienza, finanziato dall’Unione europea – Next Generation EU.

L’assegnazione delle risorse

Le risorse sono state assegnate direttamente alle istituzioni scolastiche, sulla base di precisi indicatori relativi alla fragilità negli apprendimenti e al contesto socioeconomico sfavorevole forniti da INVALSI. Ogni singola scuola destinataria del finanziamento ha dovuto organizzare specifici percorsi formativi per il potenziamento della motivazione e delle competenze di base in linea con le azioni previste dal Ministero. In particolare: realizzazione di percorsi di mentoring e orientamento, percorsi di potenziamento delle competenze di base, di motivazione e accompagnamento, percorsi di orientamento con il coinvolgimento delle famiglie, percorsi formativi e laboratoriali co-curricolari. Questo finanziamento ha obbligato ad una riflessione sistematica sulla natura e le cause del disagio di cui sono portatori molti alunni. Appare evidente che il tipo di dispersione a cui vanno incontro la maggior parte degli studenti, per esempio, della secondaria di I grado, è la dispersione scolastica implicita, cioè quella che descrive quanti studenti, pur avendo ottenuto un titolo di studio, non raggiungono i livelli minimi di competenza previsti. La letteratura sull’argomento ci dimostra che un’azione tempestiva di aiuto, capace di intervenire sul problema a partire dal suo esordio, può avere una maggiore probabilità di successo e portare a ridurre sensibilmente il fenomeno.

Le azioni efficaci suggerite in letteratura

La letteratura ci suggerisce azioni mirate per la riduzione della dispersione scolastica. Prevenzione: aumento della flessibilità nelle tempistiche della didattica, dei piani didattici, e sulla permeabilità dei percorsi educativi, sull’introduzione di misure di discriminazione positiva (cioè, la disparità di trattamento in favore di chi appartiene a una minoranza o a una categoria debole) e sull’offerta di attività extracurricolari.

Intervento: sostegno individuale agli studenti più svantaggiati; piani di apprendimento individuali; coinvolgimento diretto dei genitori; sostegno attraverso azioni di tutoraggio (per es. il monitoraggio dell’assenteismo); inserimento di figure professionali specializzate nel sostenere gli studenti negli aspetti relativi alla salute e al benessere psicologico.

Compensazione: riportare all’interno di percorsi di istruzione e formazione coloro che li hanno abbandonati precocemente, con l’obiettivo di far acquisire loro competenze fondamentali e completare l’istruzione di base.

A queste azioni se ne aggiungono altre che possono influenzare il percorso e i risultati scolastici dei ragazzi preadolescenti, come la relazione con gli altri compagni (il gruppo dei pari esercita un’influenza significativa sulle dinamiche di abbandono scolastico), il rapporto con gli insegnanti e le relazioni con gli altri soggetti educativi del territorio.   

La programmazione

L’analisi degli studi che esaminano il fenomeno suggerisce di riprendere le migliori pratiche introdotte negli anni nella scuola dell’obbligo ed avviare una progettazione nuova. Tale programmazione deve avere le caratteristiche della ricerca-azione con l’ambizione di stabilire le linee guida di una didattica più efficace nell’azione di prevenzione della dispersione scolastica. L’intervento deve presentare buone pratiche che possano avviare azioni trasformative nell’intero contesto scolastico, che durino nel tempo e prevedano un ripensamento globale e complessivo dell’approccio didattico. Esso deve comprendere sia le azioni menzionate nella prevenzione, in grande parte già attive nell’approccio educativo e didattico di molte scuole, sia quelle descritte nell’intervento. Sarà necessaria una programmazione integrata che coinvolga tutti i docenti. Si può affermare con convinzione che la didattica inclusiva non è un extra della didattica ordinaria, ma quest’ultima deve essere sempre inclusiva, nel senso di plurale e flessibile.

Mappare le situazioni di disagio scolastico partendo dai dati di contesto

L’INVALSI ha fornito un indicatore di fragilità degli allievi che ha aiutato le scuole a identificare gli studenti a rischio dispersione. Questi dati devono essere opportunamente incrociati con ulteriori elementi che comprendono tutti i macro indicatori predittivi di rischio: lo sfondo socioeconomico e culturale (genitori poco o nulla presenti nella vita scolastica, con basso livello di istruzione e condizione lavorativa precaria), le assenze frequenti e non sempre giustificate, i risultati scolastici insufficienti, le manifestazioni ripetute di scarso interesse e bassa autostima, le bocciature, il coinvolgimento dei servizi sociali e i comportamenti problematici. Coerentemente con i risultati delle prove INVALSI ogni istituto deve proseguire nel lavoro di recupero e consolidamento delle competenze di italiano, matematica e lingua inglese con l’obiettivo di sostenere gli alunni che maggiormente rischiano di trovarsi in condizione di povertà educativa e garantire loro la prosecuzione del percorso formativo.

Attività associate all’intervento

Vengono privilegiati interventi individualizzati di mentoring e orientamento tesi a creare fra consulente e alunno una relazione di aiuto per superare con successo le eventuali difficoltà. Nei casi individuati a maggior rischio di abbandono questo spazio di ascolto aiuta la ricerca della consapevolezza di sé, incoraggia e sostiene la partecipazione e la capacità di scelta. Gli interventi possono prevedere attività di metacognizione sullo stile di apprendimento individuale e sulle strategie di studio più efficaci perché acquisire un metodo personalizzato garantisce risultati migliori, aumenta la motivazione e sostiene l’autostima, permette di affrontare con maggiore serenità gli impegni scolastici facendo sì che studentesse e studenti si sentano attivi nella costruzione dei propri obiettivi di apprendimento. Lo scopo è quello di accompagnare ogni ragazza ed ogni ragazzo a scoprire i propri talenti, a prendere consapevolezza dei propri desideri e sostenere la capacità di avviare un proprio progetto di vita. Importanti sono le iniziative con i genitori poiché sappiamo che la lotta alla dispersione scolastica è tanto più efficace, quanto più sono coinvolti ed integrati i diversi soggetti che compongono la rete intorno all’allievo in difficoltà. Per consolidare l’alleanza educativa e per rendere la scuola il punto di riferimento della comunità si possono prevedere incontri di piccolo gruppo con gli adulti in un’ottica di accompagnamento e sostegno alla genitorialità. Si tratta di aiutare i genitori, soprattutto le famiglie con background migratorio, a sostenere i propri figli in questa fase di profondi cambiamenti, in particolare, nel momento del passaggio dalla scuola media a quella superiore. È questa, infatti, una fase delicata nella vita dei giovani che si riflette, a volte, in maniera conflittuale nel rapporto genitori e figli.

Percorsi laboratoriali

Essi coinvolgono gruppi più numerosi di studenti e sono finalizzati al recupero degli apprendimenti di base e della motivazione, promuovono l’apprendimento cooperativo tra pari e la partecipazione attiva. Con l’ausilio di particolari metodologie quali il lavoro di gruppo, le simulazioni, le tecniche di socializzazione, si favorisce la presa di coscienza delle proprie potenzialità da parte degli alunni e il recupero delle competenze di base. È necessario un collegamento tra i percorsi curricolari e l’offerta integrativa progettata dalle scuole: gli obiettivi dei laboratori progettati devono tendere all’acquisizione di conoscenze e abilità riferite sia ai traguardi per lo sviluppo delle competenze come riportato nelle Indicazioni Nazionali, relative soprattutto alle discipline di italiano, inglese e matematica.

Elaborazione e uso di documenti

È importante elaborare un bilancio delle competenze iniziali, attraverso il quale effettuare il riconoscimento della storia pregressa del minore. Potrebbe essere utile riferirsi all’esperienza di scuole, come i CPIA, che abitualmente lavorano con corsisti provenienti da percorsi scolastici diversi e incompleti.

Inoltre, è utile predisporre un documento che valorizzi le competenze già acquisite anche in percorsi di apprendimento informali e non formali, compilato a cura del Consiglio di classe, che fornisca indicazioni dettagliate sulle competenze di base da rafforzare.

Mutuando l’esperienza delle scuole superiori si potrebbe elaborare il portfolio delle competenze che raccolga “prove”, non solo degli apprendimenti raggiunti, ma anche di quelli in via di sviluppo: documentare, cioè, non solo il livello di padronanza degli obiettivi, ma anche i progressi realizzati nel proprio percorso verso quell’obiettivo, tenendo conto anche delle competenze acquisite fuori dalla scuola, degli apprendimenti informali e non formali. Il portfolio diventa così una sorta di “diario di bordo” dove ogni alunno, inserito nel progetto, documenta in itinere, le attività e le esperienze dentro e fuori della scuola, i piani e i progetti personali, gli attestati raccolti nelle varie esperienze di vita e di studio. Nella propria biografia di apprendimento lo studente viene invitato ad esprimere la propria autovalutazione riflettendo sulle esperienze d’apprendimento, rispondendo, per esempio, alle domande: “Come imparo? Cosa mi è più utile? Cosa mi stimola di più?”.

La comunicazione

Siamo tutti consapevoli di come una comunicazione significativa e non univoca aiuti a sviluppare relazioni positive. Occorre quindi, cercare di promuovere una comunicazione inclusiva e trasparente tra la scuola e le famiglie e all’interno della scuola, che abbia i caratteri della puntualità e della chiarezza. Nella maggior parte dei casi la comunicazione passa tramite mail utilizzando il registro elettronico ma, in alcuni casi, è preferibile consegnare moduli cartacei.  Il progetto va illustrato nelle sue fasi in dettaglio con tempi e modalità descritti in maniera esaustiva. Nei percorsi di recupero gli alunni possono essere individuati seguendo i dati di fragilità segnalati da INVALSI uniti agli elementi in possesso dei diversi consigli di classe.

Prima di avviare i laboratori potrebbe essere motivante presentare ai ragazzi i diversi percorsi e le tempistiche previste dando loro l’opportunità di scegliere.

Le iniziative rivolte ai genitori oltre a essere comunicate tramite mail potrebbero essere corredate da un modulo di Google così da dare loro la possibilità di segnalare gli argomenti di maggior interesse e gli orari più congeniali. Tutte le comunicazioni rivolte ai genitori, se si opera in un contesto multilinguistico, andrebbero accompagnate da sintesi scritte nelle principali lingue parlate dall’utenza.

Monitoraggio, valutazione e risultati dei percorsi

Il monitoraggio in itinere per le attività previste dal progetto sarà effettuato con il supporto di opportune schede di osservazione mentre altri indicatori di rischio (frequenza, partecipazione, impegno e motivazione) potranno essere monitorati attraverso il confronto ripetuto con i vari Consigli di classe. La valutazione utilizzerà questionari di gradimento al termine di ogni percorso rivolti agli alunni e ai docenti.

Nella realizzazione di progetti così articolati la scuola acquisisce in generale un bagaglio professionale metodologico-didattico e progettuale che entra a far parte integrante della pratica didattica quotidiana e ad arricchire l’offerta formativa. Nelle esperienze più riuscite si avvia una catena virtuosa: la componente adulta della scuola affina la sensibilità nei confronti di ogni forma e manifestazione di disagio dei preadolescenti e la capacità d’ascolto verso gli alunni. Gli studenti si sentono ascoltati e messi davvero al centro dell’interesse della “comunità educante” che li circonda e migliorano il livello di autostima; mentre le pratiche didattiche innovative, più coinvolgenti, innalzano la motivazione e la partecipazione con esiti positivi sugli apprendimenti.

Alcuni riferimenti utili

  • Bernardi M, De Simone M., Alle origini dell’insuccesso formativo e della dispersione scolastica. Evidenze sui fenomeni e suggerimenti d’intervento a partire dai dati del Progetto Arianna del Comune di Torino5 marzo 2013.
  • Trinchero R. Controllo da eseguire in classe per l’applicazione del training cognitivo su comprensione del testo, logica e risoluzione dei problemi, 24 settembre 2019.
  • Bertolini C. Innovare la didattica è possibile: una ricerca-formazione nell’ambito della didattica della comprensione del testo. Italian Journal of Educational Research. Anno XI, 21, Dicembre 2018.
  • Gavosto A. Indicatori di dispersione scolastica. Tuttoscuola 29 settembre 2018
  • Ricci R. La dispersione scolastica implicita editoriale, ottobre 2019
  • INVALSI Open, Le buone pratiche per contrastare l’abbandono scolastico, 23 giugno 2020
  • INVALSI Open, Le cause della dispersione scolastica, 3 aprile 2020
  • Ministero dell’Istruzione, La dispersione scolastica aa.ss. 2019/2020-2020/2021-2021/2022. Ottobre 2023
  • Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza, La dispersione scolastica in Italia: un’analisi multifattoriale,  giugno 2022
  • Save the children, Arcipelago educativo, Quinta edizione 2024
  • Save the children, Domani (im)possibili. Indagine nazionale su povertà minorile e aspirazioni. 2024.

 Dirigente scolastica, Istituto Comprensivo Statale n. 1 “Tecla Baldoni”, Forlì.