Confesso che la prima sensazione che ho avuto lo scorso 11 luglio durante la presentazione dei risultati Invalsi nella Sala della Regina della Camera dei Deputati è stata quasi di commozione per la “bellezza” di alcuni risultati. Scelgo le due slide che più mi hanno scaldato il cuore.
[Studenti di terza secondaria di primo grado (“terza media”) che raggiungono il livello A2 in Inglese listening negli ultimi 6 anni]
[Studenti di quinta secondaria di secondo grado che raggiungono il livello B2 in Inglese listening negli ultimi 5 anni]
Una soddisfazione sì, ma relativa
Ma devo subito aggiungere che si tratta di una soddisfazione non assoluta ma relativa: l’intera platea degli studenti italiani sta progressivamente migliorando in inglese anche se partendo da valori piuttosto bassi. Emblematica la situazione dell’ultimo anno della scuola secondaria di secondo grado: l’aumento in cinque anni è di 10 punti, la percentuale dei ragazzi che capisce l’inglese parlato a livello B2 è passata dal 35% del 2019 al 45% del 2024. Il mio entusiasmo sarebbe stato incontenibile se l’aumento del 10% avesse portato la percentuale dall’85% al 95%. Ma adesso godiamoci lo stesso questa soddisfazione.
Un buon risultato per la dispersione scolastica
Il secondo bel risultato, senza se e senza ma, riguarda la dispersione scolastica, implicita e esplicita. Le colonnine decrescenti dal 2021 al 2024 sono decisamente un segnale confortante, soprattutto nelle regioni del Sud. Se poi andiamo a vedere i dati ISTAT sulla dispersione scolastica esplicita (misurata contando i giovani di età compresa tra 18 e 24 anni che non hanno conseguito né un diploma di scuola superiore né una qualifica professionale al termine di un corso di almeno due anni, denominati ELET) osserviamo finalmente il lento avvicinarsi della percentuale di ELET all’obiettivo del 10,2% entro il 2026, così come è previsto dal PNRR, e, in prospettiva, alla sua ulteriore riduzione.
[Dispersione implicita all’ultimo anno della scuola secondaria di secondo grado]
[Andamento della dispersione esplicita dal 2000 (Fonte: Istat. ELET: Early Leavers from Education and Training) valutata calcolando la percentuale di giovani di 18-24 anni che non arrivano al diploma o a una qualifica professionale]
Un’analisi più approfondita
Dopo queste due belle notizie, che non sono neanche le uniche, credo sia utile allargare lo sguardo ai tanti altri dati presentati lo scorso 11 luglio per avere un quadro più completo[1] in grado di fornirci spunti sulle direzioni su cui è necessario impegnarsi o continuare a impegnarsi. Questa volta farò una sintesi con luci e ombre articolata nei tre livelli scolastici del nostro sistema: scuola primaria, scuola secondaria di primo grado, scuola secondaria di secondo grado.
Scuola primaria
Il dato più confortante è quello sull’inglese che, anche in quinta primaria, continua a crescere.
In termini assoluti siamo arrivati al conseguimento del livello A1 da parte del 95% dei bambini nella lettura e dell’86% nella comprensione orale.
Più incerto il risultato in italiano e matematica. È vero che si osserva una lieve ripresa rispetto al 2023 ma è anche vero che, sia in seconda che in quinta classe, si resta al di sotto dei livelli del 2019 e del 2021.
C’è poi l’antico problema dell’equità che continua a presentarsi, insistentemente, nelle regioni del Sud sia in seconda classe che in quinta.
Cosa vuol dire in termini semplici? Che i bambini più preparati, o più seguiti, vengono iscritti soprattutto in certe scuole e in certe sezioni creando scuole e classi privilegiate e, conseguentemente, i bambini con maggiori difficoltà, individuali e familiari, sono “segregati” in scuole e classi con altri bambini in condizioni simili. Questa situazione squilibrata fa sì che i risultati alle prove Invalsi dipendano, in misura più o meno elevata, dalla scuola o dalla classe che si frequenta.
[Classe 2ª. Andamento in italiano dal 2019]
[Classe 2ª. Andamento in matematica dal 2019]
[Classe 5ª. Andamento in italiano dal 2019]
[Classe 5ª. Andamento in matematica dal 2019]
[Classe 5ª. Andamento in inglese reading dal 2019]
[Classe 5ª. Andamento in inglese listening dal 2019]
[Le percentuali indicano in che misura i risultati Invalsi dipendono dalla scuola che si frequenta (rosso) o dalla classe (marrone)]
Scuola secondaria di primo grado
Anche nella scuola secondaria di primo grado le competenze linguistiche in inglese sono quelle che crescono di più e in modo continuo. In particolare nella comprensione di un testo scritto l’81,9% (+2 punti rispetto al 2023; +8 punti rispetto al 2018) dei ragazzi consegue il livello A2 mentre nella comprensione orale siamo al 67,8% (+3 punti rispetto al 2023; +14 punti rispetto al 2018).
[Andamento della percentuale di alunni che consegue il livello A2 in Inglese reading negli ultimi 6 anni]
[Andamento della percentuale di alunni che consegue il livello A2 in Inglese listening negli ultimi 6 anni]
In italiano però troviamo una sorpresa spiacevole: c’è un calo piuttosto evidente delle regioni del Nord e del Centro mentre in matematica i risultati degli ultimi quattro anni sono pressoché costanti ma al di sotto di quelli pre-pandemici.
Rispetto all’equità dei risultati la situazione è simile a quella della primaria: il fenomeno della segregazione scolastica è piuttosto rilevante. Sull’equità riferita all’inglese osserviamo un fenomeno particolare: mentre nelle regioni del Nord la non equa distribuzione degli alunni riguarda principalmente le classi, nelle regioni del Sud è invece più rilevante tra le scuole. Sembrerebbe che nelle scuole del Nord si manifesti un rilevante “effetto docente” legato alla presenza (solo in alcune classi di ogni scuola) di insegnanti particolarmente efficaci; mentre nel Sud prevale maggiormente lo squilibrio complessivo tra scuola e scuola. Questo potrebbe essere determinato dal fatto che gli alunni che hanno opportunità extrascolastiche di apprendimento dell’inglese (corsi e viaggi all’estero) si concentrano in determinate scuole oppure che vi siano scuole che offrono più occasioni di apprendimento extra-curricolare dell’inglese ai propri alunni (progetti con docenti madrelingua, scambi con l’estero, teatro in inglese, ecc.).
[Andamento della percentuale di alunni adeguati in italiano dal 2018]
[Andamento della percentuale di alunni adeguati in matematica dal 2018]
Scuola secondaria di secondo grado
Nei licei e negli istituti tecnici e professionali i risultati sono meno sconfortanti rispetto agli anni passati, soprattutto facendo riferimento ai risultati degli studenti dell’ultimo anno.
Dell’inglese, che si misura solo all’ultimo anno, abbiamo già parlato in premessa ed è sicuramente una buona notizia.
Sull’italiano e la matematica le classi dell’ultimo anno presentano risultati complessivamente migliori delle seconde classi nelle quali si osserva un peggioramento in italiano, che investe gli ultimi 3-4 anni, nelle regioni del Nord-Ovest, del Centro e del Sud. In matematica il fenomeno è meno vistoso e riguarda soprattutto il Nord-Ovest.
Invece nelle ultime classi si osserva un discreto miglioramento sia in italiano che in matematica.
Come può spiegarsi questa differenza?
Premesso che questo genere di domande richiedono approfondimenti e ricerche sul campo, la mia esperienza mi spinge a proporre due considerazioni.
La prima riguarda il fatto che gli studenti delle seconde classi di quest’anno e dei 2-3 anni precedenti sono stati investiti dalla pandemia mentre frequentavano la scuola media mentre gli studenti dell’ultimo anno hanno frequentato la scuola media prima della pandemia.
Si può poi ipotizzare un fenomeno di progressiva demotivazione degli studenti delle seconde classi che, non avendo l’esame di Stato, potrebbero essere spinti a impegnarsi di meno. Mi rendo conto che si tratta di una spiegazione sgradevole perché sottintende l’idea che, almeno in parte, “la paura fa miracoli”, e questa non è certamente una considerazione che ci fa piacere; non è facile, tuttavia, nascondere il fatto che le prestazioni della stragrande maggioranza delle persone (me compreso), in presenza di prove ufficiali, su cui si è molto investito, siano in genere nettamente migliori di quando siamo chiamati ad affrontare prove meno importanti che, comunque, non condizionano più di tanto la propria vita. Inutile dire che, su questo aspetto, l’influenza dei docenti gioca un ruolo determinante.
[Andamento in italiano della percentuale di studenti adeguati delle seconde classi di scuola secondaria di secondo grado]
[Andamento in matematica della percentuale di studenti adeguati delle seconde classi di scuola secondaria di secondo grado]
[Andamento in italiano della percentuale di studenti adeguati delle ultime classi di scuola secondaria di secondo grado]
[Andamento in matematica della percentuale di studenti adeguati delle seconde classi di scuola secondaria di secondo grado]
Nuovi scenari sulla dispersione scolastica
Mi dedico, infine, ad analizzare più da vicino i dati sulla dispersione implicita illustrati nel Rapporto Invalsi 2024 che riporto di seguito con le didascalie originali.
Dunque gli alunni “a rischio di dispersione” al termine del primo ciclo di istruzione (13-14 anni) sono in media il 12,9% mentre gli studenti che presentano dispersione implicita (non più rimediabile in quanto misurata a conclusione del percorso scolastico) sono il 6,6%.
Notiamo nella prima figura (quella riferita al termine del primo ciclo di istruzione) che le regioni con valori maggiori della media nazionale sono sette: Liguria, Puglia, Basilicata, Campania, Calabria, Sicilia e Sardegna.
Nella seconda figura invece (riferita alla dispersione implicita “conclamata”) il fenomeno si concentra in modo impressionante su quattro regioni: Campania, Calabria, Sicilia e Sardegna ma spicca in modo impressionante la Campania.
E, proprio sulla Campania, vorrei chiudere con una notizia che considero estremamente positiva.
Negli ultimi tempi l’Ufficio Scolastico Regionale della Campania sta facendo la cosa che, a mio avviso, è più urgente per affrontare la piaga della dispersione: raccogliere sistematicamente sul territorio dati completi e affidabili. Pochi mesi fa il Direttore dell’ufficio scolastico regionale, Ettore Acerra, ha pubblicato un Rapporto sulla dispersione scolastica, gli abbandoni e le frequenze irregolari[2] (le cosiddette “disfrequenze”). È un lavoro notevole reso possibile dalla collaborazione delle scuole e delle amministrazioni comunali campane.
E allora voglio dirlo ancora una volta: avere buoni dati censuari è la premessa migliore non solo per contrastare la dispersione scolastica ma anche per intervenire in modo efficace sulle altre dimensioni della qualità dell’istruzione: livelli di apprendimento, inclusività, esiti a medio e a lungo termine nella vita di ogni studente.
[1] I dati e i grafici riportati in questo articolo sono desunti dal Rapporto Invalsi 2024 e dagli altri materiali pubblicati in una sezione apposita del sito InvalsiOpen. Alcuni grafici sono invece stati prelevati dal sito specializzato in rappresentazioni statistiche dinamiche (Tableau Invalsi Public).