Il Ministro Valditara ha recentemente annunciato di aver firmato le “Linee Guida per la semplificazione in via amministrativa degli adempimenti necessari per il passaggio tra i percorsi di istruzione professionale e i percorsi di istruzione e formazione professionale”. Il documento si colloca sia nelle azioni di riforma complessiva del sistema statale di istruzione professionale e regionale di formazione professionale sia tra le milestone del PNRR dicembre 2024 tra le quali si contempla una maggiore permeabilità tra i sistemi formativi, sulla base delle competenze e della loro certificazione.
Il documento, che dovrà essere pubblicato secondo legge, merita una lettura approfondita che sicuramente riproporremo nei prossimi numeri. In questa prima analisi ci limiteremo ad una disamina per sommi capi allo scopo di contribuire all’avvio di un necessario e accurato dibattito.
Una premessa importante per una sfida epocale
Nella premessa al documento si analizza la nascente domanda di nuova cultura del lavoro che trova molte risposte nella filiera Vocational Education and Training (VET), capace di coniugare qualità dell’offerta formativa e fabbisogni del mondo produttivo. Secondo il documento, il miglioramento della qualità dell’istruzione e della formazione professionale rappresenta un elemento chiave per il futuro sviluppo dell’Unione Europea e il fulcro di una politica sociale e occupazionale di successo.
La vera e propria sfida che si pone alla società deve guidare i giovani in un sistema formativo nel quale possa essere offerta loro una concreta possibilità che, “a partire dalla valorizzazione di potenzialità, attitudini ed interessi personali, consenta loro di proseguire nella crescita culturale e nella formazione professionale orientata, prevalentemente, al mondo del lavoro”.
Le motivazioni di natura culturale che tendono ad avvicinare in maniera così diretta e immediata sfuggono alle nostre valutazioni; vero è che la domanda di lavoro specializzato che proviene dall’apparato produttivo di beni e servizi in Europa supera di gran lunga la risposta, insufficiente in termini quantitativi, di personale appositamente formato proveniente dal sistema formativo.
Le norme di riferimento e le definizioni: un corpus sostanzioso
Il quadro normativo vigente a cui fanno capo le Linee guida è quello che ogni addetto ai lavori conosce normalmente e spazia dal Decreto legislativo 16 gennaio 2013, n. 13 sulla validazione e certificazione delle competenze ai provvedimenti di riforma dell’istruzione professionale avviati con il D.lgs. 61/2017 seguito dalle norma secondarie , fino a contemplare le numerose Linee guida su passaggi, certificazione delle competenze in esito ai percorsi di istruzione professionale non senza ribadire i numerosi accordi in Conferenza Stato – Regioni che si sono susseguiti nel tempo.
Nelle definizioni si leggono accurate enunciazioni dei termini e dei processi più ricorrenti nelle attività formative dell’istruzione professionale e della formazione professionale regionale. Il capitolo del decreto è quanto mai opportuno, visto il linguaggio settoriale, altamente specialistico, che si utilizza nei contesti in esame.
La comparazione va accuratamente considerata
Le indicazioni per la comparazione tra i percorsi di istruzione professionale e i percorsi di istruzione e formazione professionale, sono orientate a riconoscere, gestire e valorizzare la gestione dei passaggi fra i due sistemi, in entrambe le direzioni, proprio in quanto essa costituisce un elemento essenziale e strategico ai fini del successo formativo degli studenti.
Nelle procedure è tuttavia opportuno “mettere a fuoco con precisione le differenze, leggendole in dimensione proattiva, per facilitare con azioni mirate l’inserimento dello studente nel nuovo percorso attraverso interventi di raccordo e riallineamento”.
Alcuni dei problemi che, di sicuro, vanno affrontati nella logica della personalizzazione risiedono nella necessità di bilanciare l’area generale degli apprendimenti nel passaggio tra IeFP e IP e, nel caso di un passaggio inverso da IP a IeFP, sostenere l’area delle attività laboratoriali notoriamente più intensa nel sistema di formazione professionale.
Il riferimento per la comparazione tra i due percorsi interessati al passaggio è comunque dato dalla struttura dei curricoli e dai risultati di apprendimento, espressi in competenze, conoscenze e abilità, che connotano i diversi profili di uscita, sia per gli indirizzi di IP, sia per le figure di IeFP.
La base per la comparazione tra i percorsi evita comunque operazioni meramente schematiche.
Una migliore regolamentazione dell’esame di qualifica IEFP per studenti IP
Gli studenti dei percorsi di Istruzione professionale (IP) possono acquisire la qualifica triennale e il diploma professionale di IeFP mediante un accesso diretto, secondo quando previsto dall’art. 3, comma 2, del DM del 17 maggio 2018, agli esami di competenza regionale.
In questo modo lo studente viene posto in una condizione di maggiore consapevolezza, ha l’opportunità di arricchire la propria formazione e di conseguire, contemporaneamente, competenze e titoli di studio riferiti a due diversi percorsi.
Devono essere, comunque, le scuole a progettare e realizzare i percorsi per consentire tali opportunità. C’è da aggiungere, però, che alcune Regioni pretendono dalle scuole una serie di requisiti di ordine strutturale, che talvolta non possiedono per la cattiva gestione dell’Ente locale, tenuto alla fornitura e alla manutenzione degli edifici.
Tuttavia gli esami potranno essere svolti in convenzione con sede ed Ente diverso da quello frequentato. In tal caso è opportuno che gli interventi integrativi siano co progettati con la sede di esame al fine di facilitare il successivo riconoscimento dei crediti.
Le linee guida raccomandano di programmare gli interventi integrativi idonei a consentire l’acquisizione delle competenze e la maturazione dei crediti necessari per l’ammissione all’esame di qualifica o diploma professionale, procedendo alla valutazione e al riconoscimento dei crediti già acquisiti sulla base degli ambiti di equivalenza tra i percorsi (in termini di UDA, moduli, segmenti di percorso) e alla revisione del PFI.
Come gestire i passaggi tra sistema IP e sistema IeFP (e viceversa)
I passaggi tra i percorsi sono sempre basati su un progetto personalizzato e rapportato, per quanto concerne lo studente, alle proprie potenzialità, attitudini ed interessi, senza che venga disperso il peculiare bagaglio di acquisizioni e know-how acquisiti.
La scelta dell’annualità di inserimento deve avvenire nel rispetto dell’art. 8 dell’Accordo in Conferenza Stato-Regioni del 22 maggio 2018 e precisamente:
- nell’annualità corrispondente a quella del percorso di provenienza, nel caso di passaggi in corso d’anno;
- nell’annualità corrispondente a quella conclusa nel percorso di provenienza, con eventuali crediti formativi riconosciuti per specifiche Uda in relazione agli ambiti di equivalenza degli apprendimenti certificati positivamente, ovvero disponendo gli interventi necessari per colmare le eventuali carenze formative;
- nell’annualità successiva a quella conclusa con esito positivo nel percorso di provenienza.
Il passaggio è effettuato a domanda dell’interessato o dei soggetti esercenti la responsabilità genitoriale. Sono condizioni che prevedono:
- il rispetto delle specifiche disposizioni e dei parametri numerici di composizione dei gruppi classe;
- l’attivazione della Commissione per i passaggi tra i sistemi alla quale possono partecipare referenti dell’istituzione di provenienza;
- la valutazione del curriculum sulla base della documentazione;
- l’indicazione e coprogettazione delle eventuali attività di inserimento e accompagnamento precedenti al passaggio;
- la motivata e formale comunicazione dell’esito della procedura con relativa valutazione.
Le Indicazioni sulle misure di accompagnamento per i passaggi
Le misure atte a favorire il passaggio, nei casi caratterizzati da una correlazione di filiera, sono prevalentemente funzionali e contemplano svariate forme di realizzazione sulla base delle disponibilità di risorse. Possono essere attivati sportelli, corsi di sostegno, peer tutoring, utilizzo di docenti di potenziamento, misure personalizzate che possono prevedere attività anche in altre classi. Il “graduale inserimento” può essere favorito da un periodo di stage orientativo concordato da effettuarsi presso l’istituto scolastico di destinazione con le cautele assicurative del caso.
Ci sono, però, casi in cui manca una correlazione di filiera, tra la provenienza e la destinazione. Qui occorre essere molto cauti nella valutazione della storia formativa e personale del candidato, nella validazione delle competenze comunque riconoscibili, delle conoscenze e abilità non documentabili ma valide al fine di un inserimento coerente e idoneo. È opportunamente previsto anche attuare interventi di rafforzamento o recupero in itinere delle carenze accertate.
Alternanza/PCTO, certificazione e riconoscimenti di crediti formativi
Il riconoscimento reciproco delle ore di alternanza/PCTO nel passaggio non è messo in discussione. È prevista, infatti, la validazione delle ore effettuate nei percorsi IeFP per consolidare il monte ore necessario per l’accesso all’esame di Stato, come è anche previsto di accettare le ore di PCTO effettuate in contesto non lavorativo per accedere a un percorso IeFP nel quale vige invece il regime dell’Alternanza Scuola Lavoro.
La certificazione delle competenze è effettuata:
- dall’istituzione di IP di provenienza attraverso il rilascio del “Certificato di competenze”;
- dall’istituzione di IeFP di provenienza attraverso il rilascio dell’“Attestazione delle competenze”.
Nella certificazione occorre tenere conto anche degli apprendimenti acquisiti nell’ambito di esercitazioni pratiche, esperienze realizzate in Italia e all’estero anche con periodi di inserimento nelle realtà culturali, sportive, sociali, produttive, professionali e dei servizi, tirocini, stage e percorsi di alternanza scuola-lavoro e percorsi di apprendistato di primo livello.
La possibile integrazione tra i sistemi di istruzione degli adulti e IeFP
La necessità di elevare e consolidare le competenze della popolazione adulta nel quadro degli obiettivi di inclusione sociale e occupabilità indicati dall’Unione europea, per come si configuravano nella Strategia di Lisbona e nella Strategia Europa 2020, trova ancora spazi di esercizio nell’Istruzione degli adulti.
Tuttavia, è importante che nella visione dell’istruzione degli adulti siano richiamati anche il pilastro europeo dei diritti sociali, approvato al vertice sociale di Göteborg del 2017 che sancisce come primo principio il diritto a un’istruzione, a una formazione e a un apprendimento permanente di qualità e inclusivo per tutti.
Oggi occorre anche un riferimento ineludibile alla “New European Agenda for Adult Learning for Europe’s future” (NEEAL 2030) e alla correlata “Risoluzione del Consiglio su una nuova agenda europea per l’apprendimento degli adulti 2021-2030”.
Un ruolo importante è anche costituito dai CPIA che sono chiamati a coordinare le attività relative ai passaggi tra i percorsi per adulti e il sistema IeFP in una logica di personalizzazione e valorizzazione delle attitudini, delle potenzialità e delle inclinazioni di ciascuno, soprattutto quando rivolte all’ingresso specializzato nel mondo del lavoro.
Un documento opportuno e necessario
Le Linee guida, fin qui esaminate, costituiscono un necessario strumento non solo interpretativo ma anche operativo rispetto alla congerie di norme, competenze, adempimenti e processi che caratterizzano sia l’Istruzione Professionale sia la formazione professionale che, nella loro interazione, richiedono cautela e responsabilità, in ragione della rispettiva tutela costituzionale delle specifiche caratteristiche e finalità.
La compagine governativa della quale fa parte il ministro Valditara è particolarmente orientata alla valorizzazione del ruolo della filiera dell’istruzione professionale e formativa regionale per lo sviluppo economico del paese. L’offerta di lavoro nei settori manifatturieri è ormai fortemente sovrabbondante rispetto alla capacità del mercato di soddisfarla e i provvedimenti ministeriali sono doverosi oltre che opportuni. Per valutarne l’efficacia dovremo attendere il giusto tempo che richiedono processi orientati alle persone ed alla loro vita, in questo caso, lavorativa.