Istruzione di qualità e sostenibilità  

Dubbi e speranze nel Rapporto di Primavera dell’AsVis

Scenari per l’Italia al 2030 e al 2050. Le scelte da compiere ora per uno sviluppo sostenibile”. Con questo titolo, il Rapporto di Primavera 2024[1] dell’Agenzia propone un’analisi del cammino verso i diciassette Gol dell’Agenda ONU 2030, prendendo in esame in modo particolare le politiche pubbliche dell’ultimo anno e mezzo e la revisione in atto del PNRR.

Una visione d’insieme

I dati forniti sui lavori in corso rispetto al Gol 4 “Istruzione di qualità” non sono incoraggianti, soprattutto se all’istruzione si vuole affidare un ruolo trainante rispetto ad alcuni degli indicatori del Benessere Equo e Sostenibile (BES), riportati nella figura a pag. 47 del Rapporto, che ci consente una prima visione di insieme.

Figura 1 – Andamento degli indicatori BES negli ultimi tre anni e previsione, ove disponibile, per il periodo 2023-2026

Fonte: Relazione BES 2024

Se la previsione di aumento dell’indice di povertà assoluta la dice lunga sul rallentamento del contrasto alla dispersione scolastica (se non addirittura sul possibile incremento), altrettanto importante è la mancanza di previsione nel rapporto tra occupazione femminile e maternità, che ancora lascia trapelare l’inadeguatezza dei servizi di sostegno e supporto alla maternità in Italia, non ultimi quelli dell’ECEC e del tempo pieno.

In altre parole, la scelta di mettere a disposizione risorse limitate per il miglioramento del sistema scolastico, lascia trapelare l’inevitabile differimento nel tempo degli obiettivi proposti e accettati all’interno delle politiche europee per la sostenibilità economica, sociale e ambientale, in cui la scuola doveva avere un ruolo centrale.

Gol 4 e Legge di Bilancio 2024

Ma entriamo nel merito delle questioni che il Rapporto enuclea dalle risorse rese disponibili nella Legge di Bilancio.

  • 5 miliardi sono previsti per il rinnovo dei contratti del pubblico impiego, ma non viene quantificato il budget destinato alla scuola. E questo nonostante in tutta Europa si stia insistendo sulla necessità di valorizzare socialmente la professionalità docente.
  • Per gli anni 2023 e 2024, la legge n. 159 di conversione del DL n. 123/23 (decreto Caivano) aggiunge risorse alla cosiddetta Agenda Sud sul contrasto alla dispersione e ai divari territoriali: poco più di 13 milioni di euro sono destinati al potenziamento dell’organico docenti, a cui si aggiungono 50 milioni per le disposizioni di proroga del potenziamento del personale ATA e 40 milioni per i progetti di contrasto ai divari territoriali. I finanziamenti limitati e la natura dei contratti del personale sembrano indicare la mancanza di un piano sistematico e strutturale.
  • 42 milioni di euro sono stati aggiunti allo stanziamento iniziale di 150 milioni per i tutor e gli orientatori (legge 197/2022), il cui intervento, però, resta limitato al triennio della scuola secondaria superiore e non investe i livelli inferiori di scolarità, in cui le stesse Linee Guida per l’Orientamento individuavano i punti più deboli.
  • 240 milioni di euro sono stati impegnati per rafforzare le opportunità di frequenza dei nidi, in particolare nella fascia 0-2, con contributi da erogare alle famiglie con almeno 2 figli e reddito ISEE di 40.000 euro. Quest’ultima misura sembra meglio allineata alle politiche europee per il sistema integrato 0-6.

È evidente che le previsioni di avvicinamento ai target stabiliti per i singoli indicatori, elaborate fino al 2026, non possono che registrare gli effetti dell’assenza di vere politiche strutturali alla base dell’entità dei finanziamenti. È soprattutto sull’equità del sistema scolastico che vanno ad incidere le previsioni di aumento del fenomeno dell’abbandono precoce degli studi. Ormai sappiamo bene che gli studenti maggiormente coinvolti sono proprio quelli che provengono da contesti socio culturali deprivati o che hanno un background migratorio.

Gol 4 e Decreto Milleproroghe 2024

Anche il DL n. 215 del 30 dicembre 2023 sembra perseguire logiche e priorità non sempre coerenti con le Raccomandazioni Europee sull’apprendimento per la transizione verde, il successo scolastico e il potenziamento di ricerca e innovazione. L’importanza dell’apprendimento degli adulti e dell’istruzione professionalizzante non appare tra le punte di diamante dell’apprendimento permanente.

In particolare risultano poco incisivi i provvedimenti sul dimensionamento delle reti scolastiche, che denotano una posizione incerta sulla reale portata del valore assegnato alle autonomie scolastiche, con una possibilità estremamente limitata (nel tempo e nelle proporzioni) per le Regioni di effettuare deroghe agli accorpamenti delle istituzioni scolastiche. Ignorare o sottovalutare la complessità di scuole a dimensione territoriale troppo ampia, oppure con un numero eccessivo di allievi o con un numero eccessivo di indirizzi di studio, può significare compromettere la qualità stessa del servizio scolastico. E qui avanza un altro punto critico: la mancata qualità dei risultati di apprendimento che il Rapporto individua nella mancata riaffermazione del vincolo della continuità triennale di servizio per i docenti neoassunti. Ciò deriva dal fatto che l’ultimo Contratto di lavoro ha consentito ampie deroghe. A rischio sembra essere soprattutto l’efficacia dell’inclusione scolastica di allievi con handicap e con bisogni educativi speciali.

Gol 4 e modifiche al PNRR

Nel Rapporto è evidente come sul PNRR convergano le maggiori speranze di vedere realizzato il Green Deal italiano, ovvero il miglioramento della qualità di vita per tutti sulla base della Strategia Nazionale per lo Sviluppo Sostenibile. Sarebbe per questo necessaria una “valutazione ex ante dell’impatto delle riforme, degli atti legislativi adottati e delle leggi di bilancio”. Ma la mancata coerenza-coesione tra questi atti e gli obiettivi dell’Agenda 2030 ne possono determinare il fallimento. Ancora una volta, il Rapporto richiama ad una governance e ad un monitoraggio puntuale sull’esito degli investimenti fatti in ogni settore.

Seppure il monitoraggio triennale della Prima Strategia Nazionale (2018) sia avvenuto con due anni di ritardo, solo nel 2023, quella attualmente in vigore conferma i quattro principi di fondo: integrazione, universalità, inclusione, trasformazione.

Mancano, tuttavia, all’appello impegni importanti relativi al Piano di accelerazione trasformativa sugli indicatori che ancora fanno registrare risultati insufficienti. La mancanza di questo Piano per l’Italia solleva non poche perplessità, anche perché esso si basa sulla partecipazione attiva dei cittadini nelle scelte consapevoli proprio sui “vettori della trasformazione”. Invece ci sono scelte centralistiche senza il raccordo e l’ascolto dei singoli territori e delle autonomie.

È difficile, avverte il Rapporto, accompagnare i cittadini nella necessità di una transizione giusta quanto necessaria verso la sostenibilità ambientale, senza una contestuale operazione di crescita sociale e culturale nel segno della solidarietà. E qui entra prepotentemente il tema della pace… in netto contrasto con le politiche di accelerazione delle spese per gli armamenti.

Gli interventi nel PNRR modificato

Torniamo allora al focus sul PNRR e il sistema scolastico.

  • Piano per asili nido e scuole dell’infanzia: i finanziamenti subiscono un taglio del 30% anche se non pregiudicano la realizzazione dei posti previsti grazie a risorse preesistenti; quello che non si riesce a prevedere è se questo consentirà una uniformità di opportunità rispetto ai Livelli Essenziali di Prestazione dei diversi territori (ancora un problema di equità?).
  • Per l’edilizia scolastica nuovi provvedimenti normativi consentono agli EE.LL. di utilizzare le risorse derivanti dalle economie di gara e, soprattutto, di canalizzare i maggiori proventi verso le cosiddette “scuole innovative”.
  • Particolare attesa sollecitano le risorse allocate sul “consiglio di orientamento”, da integrare nell’e-portfolio dello studente nel passaggio alla scuola secondaria superiore.

È importante, poi, considerare che nella riduzione dei divari territoriali, non è più previsto nel PNRR modificato il vincolo del 40% delle risorse destinate al Sud.

Per comprendere meglio la “distanza” stimata tra risorse impegnate e risorse necessarie per il raggiungimento dei target dell’Agenda, è efficace il ricorso all’infografica messa a disposizione dall’ASvis.

Alla luce dei dati, possiamo dire con certezza che, sic stantibus rebus, le scadenze temporali dei target di ciascun indicatore non possono che subire dilazioni per via dei finanziamenti limitati. Occorre, quindi, invocare un deciso incremento nell’entità degli stanziamenti, almeno individuare, attraverso il Piano di accelerazione trasformativa, i target, ritenuti a ragione priorità strategica, su cui investire maggiormente e strutturalmente.


[1] Agenda 2030 e futuro sostenibile. Il Rapporto di Primavera dell’ASviS: “Accelerare e investire subito sulla transizione ecologica conviene”