Un anno e mezzo fa, esattamente il 13 ottobre 2022, viene pubblicato il Regolamento n. 194, attraverso il quale vengono definite le procedure concorsuali per accedere ai ruoli della dirigenza scolastica. Si pensava allora a tempi abbastanza veloci, tali da permettere l’immissione dei nuovi dirigenti già nell’anno scolastico 2023-2024. Poi le cose si sono complicate. Insieme al concorso ordinario è stato previsto anche un concorso riservato, con una procedura distinta, per alcune tipologie di soggetti provenienti dal concorso 2017, e i tempi si sono ulteriormente diluiti. Abbiamo aspettato ancora un anno per avere il bando con le relative disposizioni attuative (Decreto 18 dicembre 2023, prot. n. 2788).
Ora, dunque, possiamo razionalmente immaginare che le date (quella della prova preselettiva per il concorso ordinario e quella della prova scritta per il concorso riservato) siano imminenti. Per imminenti intendiamo entro i mesi di aprile-maggio, anche perché l’obiettivo resta sempre quello di avere nuovi dirigenti il primo settembre 2024.
Il programma di studio
Gli aspiranti dirigenti scolastici per prepararsi al concorso ordinario hanno seguito le indicazioni contenute nel DM 194 del 13 ottobre 2022, abbastanza simili (se non uguali) a quelle del precedente concorso. Mentre i riservisti del concorso 2017 hanno fatto riferimento ad uno schema (allegato al Decreto 8 giugno 2023, n. 107) che riproponeva le stesse tematiche del concorso ordinario, ma con una diversa articolazione e con maggiori indicazioni di dettaglio.
Programma di studio per il concorso ordinario (Art. 7, comma 2 del DM 194/2022)
a) Normativa riferita al sistema educativo di istruzione e di formazione e agli ordinamenti degli studi in Italia con particolare attenzione ai processi di riforma in atto;
b) Modalità di conduzione delle organizzazioni complesse e di gestione dei gruppi, con particolare riferimento alla realtà delle istituzioni scolastiche ed educative statali;
c) Processi di programmazione, gestione e valutazione delle istituzioni scolastiche, con particolare riferimento alla predisposizione e gestione del Piano triennale dell’offerta formativa, all’elaborazione del Rapporto di autovalutazione, del Piano di miglioramento e della Rendicontazione sociale, nel quadro dell’autonomia delle istituzioni scolastiche e in rapporto alle esigenze formative del territorio;
d) Organizzazione degli ambienti di apprendimento, con particolare riferimento all’inclusione scolastica, all’innovazione digitale e ai processi di innovazione nella didattica, all’interno di una adeguata progettazione pedagogica;
e) Organizzazione del lavoro e gestione del personale, con particolare riferimento alla realtà del personale scolastico;
f) Valutazione ed autovalutazione del personale, degli apprendimenti e dei sistemi e dei processi scolastici;
g) Elementi di diritto civile e amministrativo, con particolare riferimento alle obbligazioni giuridiche e alle responsabilità tipiche del dirigente scolastico, nonché di diritto penale con particolare riferimento ai delitti contro la pubblica amministrazione e in danno di minorenni;
h) Contabilità di Stato, con particolare riferimento alla programmazione e gestione finanziaria presso le istituzioni scolastiche ed educative statali e relative aziende speciali;
i) Sistemi educativi dei Paesi dell’Unione europea.
Il candidato, studiando con rigore le materie indicate dal programma dovrebbe, dunque, arrivare alla prova con una certa tranquillità e nella consapevolezza di avere acquisito contestualmente le basi fondamentali per la nuova funzione dirigenziale.
In realtà non è stato proprio così perché non tutti i contenuti degli ambiti disciplinari sono formulati in maniera analitica, come invece vediamo nello schema indicato nel Decreto 107/2023 per il concorso riservato. Alcuni argomenti ridondano, come per esempio “la valutazione dei sistemi e dei processi scolastici” che ritroviamo nell’ambito F, in termini generali, e nell’area C in termini analitici. Altri temi sono solo enunciati e rimandano all’aspirante dirigente l’onere della scelta dei contenuti specifici da affrontare.
La conduzione delle organizzazioni complesse
Ci riferiamo soprattutto all’ambito B, quello relativo alle “Modalità di conduzione delle organizzazioni complesse e di gestione dei gruppi”. È una competenza fondamentale che il futuro dirigente deve possedere e che richiede di destreggiarsi tra i tanti filoni della cultura organizzativa e nella complessità dei modelli di leadership. Escludendo, però, che si debba conoscere l’intera enciclopedia non è facile capire che cosa di fatto bisogna studiare.
Per esempio, nelle Università ci sono corsi di laurea di scienze dell’organizzazione e dell’amministrazione ma, come si legge nei diversi curricoli, i percorsi offerti integrano una pluralità di discipline: giuridiche, economiche, economico-aziendali, statistiche, politologiche, sociologiche, anche antropologiche e linguistiche, tutte finalizzate all’acquisizione di competenze specialistiche e differenziate, necessarie per lo studio delle regole di condotta, sia della pubblica amministrazione sia delle imprese pubbliche e private.
Per chi amministra una istituzione scolastica la conoscenza di questa area tematica aiuta sicuramente a prendere decisioni e a far funzionare efficacemente una organizzazione complessa come è la scuola. È altresì importante conoscere le principali strategie gestionali, perché ritornano utili sia in fase di programmazione delle attività, sia in fase di attuazione e controllo.
Non si tratta, però, solo di sapere scegliere la strada giusta in maniera autonoma, soprattutto di sapere coinvolgere e convincere i docenti e tutti i collaboratori, i quali devono credere nel progetto e dare il massimo per attuarlo. Ci vuole, quindi, autorevolezza e credibilità. È questo che distingue un buon leader da un semplice “capo ufficio”. È importante, per queste ragioni, che il neo dirigente conosca i diversi modelli di leadership per poter fare le scelte giuste. Ma gli ambiti di questa disciplina sono tanti e non possono essere affrontati tutti alla stessa maniera. Alcune indicazioni di priorità, che si attendono con la pubblicazione dei Quadri di riferimento ad opera del Comitato tecnico scientifico, sarebbero state utili conoscerle prima per avere un orientamento nello studio.
Il numero delle domande per ogni ambito disciplinare
La selezione degli argomenti fondamentali sull’ambito “Organizzazioni complesse e leadership” non riguarda solo il concorso ordinario, ma anche quello riservato perché lo stesso tema è stato ricompreso nell’area c) dell’allegato al Decreto 107 dell’8 giugno 2023. Inoltre nell’articolo 6, comma 3 del bando del concorso ordinario si specifica che per ogni ambito disciplinare ci saranno 6 quesiti a risposta multipla (ad eccezione di quello relativo all’Europa dove di domande ce ne saranno solo 2).
Resta quindi il problema di riuscire a intuire, in attesa del quadro di riferimento, quale potrebbe essere la tipologia delle sei domande che vengono rivolte ai candidati.
Domande di dettaglio o domande generiche?
L’utilizzo dei test, sia per ridurre il numero dei partecipanti, sia per accelerare le procedure di reclutamento (anche a seguito del PNRR), costituisce una realtà da cui diventa difficile tornare indietro. Bisognerebbe però approfondire ulteriormente la cultura del testing, proprio ad evitare che da questo tipo di selezione scaturiscano figure poco preparate. Abbiamo visto recentemente, nei concorsi a docente, come sia facile transitare da domande eccessivamente specialistiche a domande estremamente generiche, con un esito comunque negativo, quello cioè di non selezionare le persone che servono all’istituzione o, al contrario, di considerarle quasi tutte idonee.
Per il concorso a Dirigente scolastico, in alcuni ambiti è abbastanza facile predisporre i test giusti, laddove, per esempio, ci sono indici abbastanza dettagliati delle tematiche da privilegiare, o laddove è necessario verificare la conoscenza di alcune norme. Non è così per l’ambito relativo alla “conduzione delle organizzazioni complesse”, dove il rischio di cadere nello specialismo o nel genericismo è molto alto.
Per esempio, è utile fare domande della serie:
- “Chi è Edgar Schein?” (o qualsiasi altro autore);
- “Che significa “Sensemaking?” (o qualsiasi altro termine che appartenga ad un modello organizzativo o a una corrente di pensiero);
- “Chi sono gli studiosi che hanno parlato di “Differenziazione e integrazione?” (o qualsiasi altra espressione di importanti teorici dell’organizzazione);
- “Quale studioso ha teorizzato la Learning organization?” e via dicendo.
Sono domande di dettaglio le cui risposte corrette possono dimostrare che il candidato ha una certa conoscenza della materia, ma non daranno sicuramente conto di come riuscirà a padroneggiarla nella sua futura funzione dirigenziale.
Di contro ci possono essere domande molto generiche a cui si può rispondere utilizzando solo il buon senso. Sono test questi che non forniscono, però, alcuna informazione utile sulle competenze dell’aspirante dirigente.
Ci potrebbe essere anche una terza tipologia di test, quella che descrive, in maniera dettagliata, una situazione problematica e che richiede al candidato di destreggiarsi tra diverse soluzioni. In tal caso la risposta ci può dare, invece, qualche indicazione sulla sua capacità di muoversi all’interno di una realtà complessa.
Quale leadership e quale cultura organizzativa andrebbe privilegiata
Thomas J. Sergiovanni ci dice che l’apprendimento e la leadership sono intrinsecamente collegati al miglioramento della scuola, ma ci dice anche che le teorie della leadership applicate nelle istituzioni scolastiche non possono essere “importate” dal mondo aziendale. Le scuole hanno bisogno di sviluppare proprie teorie e proprie pratiche che si adattino alle culture specifiche delle singole realtà educative.
Gli studi di Kenneth Leithwood e Karen Seashore Louis hanno dato molti contributi per capire come i dirigenti scolastici possano influire sull’apprendimento degli studenti. È da qui che poi verranno sviluppati gli approcci di leadership collegiale, partecipata, distribuita.
Anche la leadership situazionale di Hersey e Blanchard è stata messa alla prova proprio all’interno della scuola attraverso una ricerca su 300 insegnanti e dirigenti di istituiti superiori e in ambito universitario[1].
Questi studi potrebbero suggerire ai responsabili nazionali di concentrare l’attenzione sulle tipologie di leadership che coinvolgono principalmente le scuole, o su settori di ricerca in cui le istituzioni, i dirigenti, gli insegnanti hanno costituito il principale oggetto di studio.
Anche sul versante specifico della cultura organizzativa avrebbe senso se i test fossero mirati a verificare conoscenze su teorie o modelli particolarmente significativi per la conduzione delle istituzioni scolastiche.
Ripercorrendo, comunque, il pensiero di molti teorici (vedi schemi) ci si accorge che l’applicazione tout court di un unico modello non è mai possibile in alcun tipo di organizzazione, ancor più nella scuola. Tuttavia ogni modello reca in sé suggestioni importanti che aiutano a riflettere e fare scelte di senso. Una teoria non è una religione. Non esiste un modello migliore di un altro. Esistono idee che possono funzionare e produrre risultati, ma non sempre e non in tutte le situazioni.
Un esempio di indice della cultura organizzativa e delle teorie della leadership
Cultura organizzativa
• Le teorie classiche
• I modelli razionali
• L’evoluzione delle teorie classiche
• Le teorie organicistiche
• I modelli centrati sulle relazioni umane
• Le teorie contingenti
• Gli approcci sistemici
Modelli di leadership
• Le teorie universalistiche
• Le teorie comportamentali
• L’approccio situazionale
• Le teorie del processo (motivazionali)
• La leadership transazionale
• La leadership trasformazionale
• La leadership educativa e per l’apprendimento
Alcuni esempi di modelli organizzativi e di modelli di leadership
• Modello culturale di Schein
• Modello sistemico di Seiler e Rugiadini
• Schema di Lawrence e Lorsch
• Configurazioni organizzative di Mintzberg
• Approccio decisionale di Simon
• Learning organization di Argyris
• Teoria dell’informazione organizzata di Weik
• Modello a stella di Galbraith
• Teoria del continuum Tannenbaum e Schimidt
• Modello contingente di Fiedler
• Ciclo di vita e leadership situazionale di Hersey e Blanchard
• Teorie dello scambio leader-followers
• Teoria transazionale di Hollander
• Teoria transazionale di Burns Le quattro «i» di Bass e Avolio
• La teoria carismatica di House
• La leadership emotiva di Goleman
• La leadership educativa di Sergiovanni
• La leadership per l’apprendimento di Leithwood e Louis
[1] Robert P. Vecchio, professore di management e autore del libro «Leadership: Understanding the Dynamics of Power and Influence in Organizations» nel 1987 ha condotto uno studio su più di 300 insegnanti di scuola superiore e sui loro presidi, per capire la validità delle indicazioni suggerite dall’approccio Hersey e Blanchard. Lo studio ha messo in evidenza che gli insegnanti appena assunti erano più soddisfatti e ottenevano risultati migliori sotto presidi che avevano stili di leadership altamente strutturati, e che le prestazioni di insegnanti più esperti e maturi non erano correlate allo stile dei loro presidi.