Lo scorso 31 gennaio il Senato ha approvato, in prima lettura, il disegno di legge n. 924, “Istituzione della filiera formativa tecnologico-professionale”.
La senatrice Bucalo, prima firmataria della proposta normativa, in sede di relazione ha affermato che il testo in esame, approvato il 31 dicembre dalla VII Commissione permanente, è in grado di “rispondere alle esigenze educative, culturali e professionali delle giovani generazioni e alle inderogabili richieste di qualificazione specialistica provenienti dal settore imprenditoriale” e ha aggiunto: “Signor Presidente, oggi in Italia c’è una reale difficoltà di reperire figure professionali specializzate, figure nuove che sono richieste dal mercato del lavoro”.
Carenza di figure specializzate
Unioncamere e ANPAL, in una recente indagine, hanno rilevato un dato preoccupante costituito dalla carenza di figure specializzate per coprire le esigenze delle imprese. Queste ultime, a fronte di 508.000 assunzioni programmate, hanno accertato di non poter coprire circa 250.000 posti di lavoro a causa di candidati non formati oppure con una formazione non adeguata. Nelle conclusioni dei relatori, la scuola, in questo momento, è distante, in termini di competenze e in termini di formazione, rispetto a quello che chiede oggi sempre più il mondo del lavoro.
La legge che ha superato il vaglio del Senato è composta da quattro articoli e reca l’istituzione della filiera formativa tecnologico-professionale, con l’obiettivo di incrementare l’efficacia della riforma degli istituti tecnici e professionali, prevista dal Piano nazionale di ripresa e resilienza e attuata dagli articoli 26, 27 e 28 del decreto-legge n. 144 del 2022. In tal modo contribuisce al potenziamento dell’offerta dei servizi di istruzione.
La filiera intende creare l’interconnessione che deve necessariamente sussistere tra l’offerta formativa e il sistema delle imprese, mediante la ridefinizione e l’ampliamento dei contenuti, in modo tale che essi contribuiscano costantemente a costruire le competenze in rapporto alle esigenze economico sociali e, soprattutto, alle caratteristiche dei territori. La revisione dei contenuti consente ai giovani di acquisire una preparazione più qualificata e più solida, anche sotto un profilo tecnico e pratico.
Percorsi della nuova filiera
Occorre distinguere i provvedimenti normativi, attualmente all’esame del Parlamento, che non modificano altre norme già definite. È il caso dell’art. 25 bis, inserito nel decreto legge 144 del 2022 che ha istituito la filiera formativa tecnologica-professionale mediante percorsi sperimentali che partiranno nel prossimo mese di settembre, in gran parte autorizzati dal MIM e che rappresentano l’avanguardia delle riforme in arrivo nel settore. In particolare la filiera istituita dall’art. 25 bis contempla:
- i percorsi quadriennali sperimentali di istruzione secondaria di secondo grado, che saranno attivati ai sensi del comma 2 del medesimo articolo;
- i percorsi formativi degli istituti tecnologici superiori, ITS Academy, di cui alla legge n. 99 del 2022;
- i percorsi di istruzione e formazione professionale di cui al capo III del decreto legislativo n. 226 del 2005;
- i percorsi di istruzione e formazione tecnica superiore di cui al decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 25 gennaio del 2008.
Integrazione Stato-Regioni
Il provvedimento di legge in esame intende realizzare un’integrazione tra gli interventi statali relativi al sistema educativo e di istruzione e gli interventi regionali sul sistema educativo dell’istruzione e formazione professionale. Mediante apposite disposizioni è disciplinato il ruolo delle Regioni nell’ambito della nuova filiera. In particolare, si stabilisce che, ferme restando le competenze regionali in materia di programmazione dell’offerta formativa, integrata tra istruzione e formazione professionale, le Regioni possono aderire alla filiera mediante la stipula, con gli uffici scolastici regionali, di accordi funzionali alle esigenze specifiche dei territori e finalizzati ad ampliare l’offerta formativa dei percorsi sperimentali. I suddetti accordi possono anche prevedere le istituzioni di reti, denominate Campus, in grado di offrire percorsi formativi condivisi e integrati con i vari soggetti che ne fanno parte.
Mosse da mettere in campo
Per la realizzazione degli obiettivi della legge vengono messi in campo alcuni provvedimenti strategici:
- l’adeguamento e l’ampliamento dell’offerta formativa;
- la promozione dei passaggi fra percorsi diversi;
- la quadriennalità del percorso di istruzione secondaria di secondo grado, assolutamente imprescindibile al fine di adeguare il sistema formativo nazionale agli standard europei e, più in generale, al supportare l’importante criticità dovuta al ritardo con il quale i nostri giovani accedono al mondo del lavoro o agli studi universitari;
- la flessibilità didattica e organizzativa, alla didattica laboratoriale, all’adozione di metodologie innovative;
- la stipula di contratti di prestazione d’opera per attività di insegnamento e di formazione, nonché di addestramento nell’ambito delle attività laboratoriali e dei percorsi per le competenze trasversali e per l’orientamento (PCTO) con soggetti del sistema delle imprese e delle professioni; la certificazione delle competenze trasversali e tecniche.
Rischio di un’offerta non omogenea di opportunità
Nel dibattito parlamentare sono emerse le ragioni dell’opposizione tra cui la posizione critica, ma fondamentalmente ragionevole, del senatore Andrea Crisanti, preoccupato per la frammentazione della formazione e anche dell’assenza di una attività e di un’offerta formativa comune e con standard uguali su tutto il territorio nazionale. Per esempio quale ricaduta è possibile prevedere sulle opportunità degli studenti che iniziano un percorso professionale al Sud? In un’area poco industrializzata e con poche offerte, i percorsi formativi saranno totalmente diversi da quelli usufruiti da studenti che hanno la fortuna di trovarsi nel distretto industriale Monza-Brianza o Treviso-Vicenza-Padova.
Importanza delle competenze trasversali
Secondo il senatore Crisanti, la focalizzazione del curriculum verso l’inserimento degli studenti in attività produttive sul territorio avviene a spese di competenze trasversali e trasferibili. Queste competenze possono essere utilizzate indipendentemente dal lavoro e possono aiutare gli studenti a cambiare occupazione in un momento in cui la mobilità caratterizza così tanto il mondo lavorativo. La capacità di comunicazione orale e scritta, la capacità di ascolto, la capacità di analisi dei dati, il pensiero creativo e critico; “queste sono tutte abilità che si imparano con materie oggi un po’ desuete, come l’italiano, la storia, la matematica, la fisica, la filosofia, e non penso che debbano essere scartate in blocco per accelerare l’inserimento nel mondo del lavoro. L’istruzione, anche se professionale, deve avere l’obiettivo di formare dei cittadini, non utili ingranaggi a un processo produttivo”.
A ciò si aggiunge il fatto – mette in evidenza il senatore Crisanti – che alla sperimentazione hanno aderito pochi istituti, collocati in poche zone del paese, come la Lombardia, non sempre afflitte dai problemi che caratterizzano l’istruzione tecnica e professionale nel resto del Paese.
Pericolo di favorire privati e aziende
La senatrice Vincenza Aloisio, sempre dai banchi dell’opposizione, focalizza la propria attenzione su aspetti di ordine generale non senza premettere che la riforma, a suo parere (condiviso anche da alcuni sindacati) sembra deviare la direzione della scuola verso enti, privati e aziende. Il Disegno di legge n. 924 rischia di essere completamente disancorato dalla realtà e, soprattutto, è altra cosa da quello che sarebbe stato necessario fare per rilanciare la cultura tecnica e professionale. Sintetizza il suo intervento dicendo: “Il sigillo di questa riforma è il marchio della disuguaglianza”.
Tempi più lunghi per i grandi cambiamenti
La senatrice Simona Malpezzi, pur concordando sulla necessità di una riforma volta a dare una risposta alla dispersione scolastica, ma anche ad avvicinare la nostra scuola ai sistemi europei, sottolinea la necessità di garantire ai ragazzi una diversificazione dei percorsi formativi a seconda delle proprie intelligenze emotive e sottolinea: “Non tutti apprendono nello stesso modo e, proprio perché serve una scuola che risponda alle esigenze dei ragazzi, è bene che la scuola stessa si interroghi”. Mette anche in evidenza la questione dei tempi: “Quando però le riforme e i grandi cambiamenti vengono fatti così in fretta io mi preoccupo dei rischi che emergerebbero dalla scarsa adesione alla sperimentazione, di per sé un indicatore eloquente. Le scuole sono state messe di fronte a una possibilità ma molte hanno risposto con il dubbio: ci si trova di fronte a una riforma sperimentale o a un vero e proprio cambiamento di passo?”. Ribadisce altresì anche il problema della non omogeneità tra le Regioni.
Rischi della contrazione dei tempi di studio
Anche il senatore Luca Pirondini esprime una sua perplessità nella contrazione dei tempi di studio che portano con sé l’abbreviazione dei corsi che può creare l’effetto di una complessiva percezione di inutilità dello studio, di uno svilimento del tempo passato a scuola e della complessiva perdita di senso dell’istruzione in luogo di un precoce accesso al lavoro. Peraltro, la stessa cultura del lavoro è uno strumento importante per fare scuola ma, qualora ridotta a singole esperienze proposte precocemente ad allievi che ancora non hanno sviluppato competenze di base e un’adeguata consapevolezza dei propri interessi e attitudini, potrebbe produrre effetti opposti. Peraltro una forte specializzazione potrebbe essere un boomerang considerando che tale specializzazione potrà essere sostituita dalle tecnologie e dall’intelligenza artificiale.
Vantaggi del 4+2
Da Adrea Paganella, senatore che ha appoggiato il disegno di legge, provengono altre considerazioni: l’istituzione della filiera tecnologico-professionale ha la finalità di ampliare l’offerta formativa a beneficio delle giovani generazioni attraverso un’integrazione tra il sistema formativo statale, principalmente consistente negli istituti tecnici e professionali e quello della formazione professionale regionale. Il tutto con il coinvolgimento fattivo del sistema delle imprese. Secondo le valutazioni del senatore Paganella la filiera 4+2 presenta svariati vantaggi: i quattro anni di istruzione tecnico-professionale saranno collegati, anche dal punto di vista del percorso formativo, con il biennio degli ITS, ma anche all’università o direttamente al mondo del lavoro, senza che questo comporti una diminuzione della preparazione. La riforma punta, infatti, da una parte, al rafforzamento delle materie di base, come italiano, matematica e inglese, nelle quali oggi la formazione tecnico-professionale ottiene risultati sicuramente meno soddisfacenti rispetto alla formazione liceale e alle esperienze straniere. Inoltre, la riforma prevede il rafforzamento dell’attività di laboratorio, dell’alternanza scuola-lavoro e del collegamento con il mondo delle imprese. L’invarianza di organico, infine, promette più docenti a disposizione degli studenti, potendosi così personalizzare la formazione sempre di più proprio nella direzione voluta dal Ministro, anche con l’introduzione del docente tutor.
L’iter parlamentare va avanti
La lettura, seppure veloce e parziale di alcuni interventi parlamentari, permette di acquisire una visione abbastanza completa delle posizioni presenti anche nel Paese. Siamo in attesa dei dati delle iscrizioni 2024-2025 da cui valuteremo se continuerà o meno il processo di licealizzazione a discapito di un apparato ordinamentale tecnico-professionale della scuola italiana che, con tutti i limiti conosciuti e tali da richiedere una riforma, può comunque dare ancora molte risposte ai nuovi bisogni di formazione.
Il Senato della Repubblica ha comunque approvato, in prima lettura e dopo aver emendato leggermente il testo, il disegno di legge n. 924 con 101 voti a favore e 41 voti contrari.