Il 24 Marzo, presso l’IPSSEOA Bernardo Buontalenti di Firenze, accolti dalla dirigente scolastica dott.ssa Cellai e dai suoi impeccabili studenti, si è svolto il seminario intitolato “DigComp 2.2 competenze e curricoli digitali”, tappa di approfondimento per la riflessione sul Piano Nazionale Scuola Digitale. Fra i relatori più attesi citiamo la sottosegretaria al MIM, on. Paola Frassinetti, il Direttore Generale della Direzione per i fondi strutturali per l’istruzione, l’edilizia scolastica e la scuola digitale, dott.ssa Barbieri, la presidente di INDIRE, dott.ssa Grieco, e il presidente di INVALSI, dott. Ricci. Un palco davvero significativo di relatori riunitosi per l’occasione speciale del lancio della traduzione in italiano del DigComp 2.2.
Quale vision per la digitalizzazione della scuola italiana
Gli interventi sono stati moderati dalla giornalista del Corriere della Sera Valentina Santarpia che ha saputo guidare gli ospiti cucendo fra loro i vari contributi, il cui focus può essere sintetizzato in due punti fondamentali:
- il piano nazionale scuola digitale nella sua nuova impostazione
- le competenze digitali, la loro misurazione e la loro diffusione
Rispetto al Piano Nazionale Scuola digitale si è ribadita la continuità con l’edizione del 2015 e la necessità prioritaria di investire maggiormente sulle competenze e le risorse umane, a fronte di uno sbilanciamento delle risorse impiegate nel lustro scorso prevalentemente in infrastrutture e strumenti. La vision della digitalizzazione della scuola italiana dovrà essere guidata da una progettazione seria e partecipata che parta dalle esigenze concrete degli istituti e da un loro ascolto costante.
A che punto siamo
Le statistiche[1] hanno fatto da collante fra il primo e il secondo punto, condivise con i presenti da Roberto Ricci, che mettono l’Italia impietosamente negli ultimi posti delle graduatorie rispetto alle digital skills, non solo nelle parti più adulte della popolazione ma anche, e in modo consistente, nelle più giovani. Sono pur sempre statistiche provvisorie e non aggiornatissime, la cui analisi risente dalla mancanza di sistematicità e di uniformità di strumenti di analisi. Da qui l’urgenza, condivisa dai presenti, di mappare le competenze digitali degli studenti e di sperimentare alcuni modelli di somministrazione per testarle. In Europa alcuni modelli di riferimento possono essere ricavati dalla Francia, dalla Spagna e dai paesi anglosassoni e scandinavi, dove è ormai prassi consueta mappare e valutare le competenze digitali in modo oggettivo e univoco[2]. INVALSI sta predisponendo alcuni strumenti di indagine che sono ovviamente da affinare, ma è sempre più urgente, come paese e come scuola, orientarci in questa direzione, tenendo come riferimento operativo e concreto il DigComp Edu e il DigComp 2.2.
I contenuti del DigComp 2.2
Il dott. Kluzer e la prof.ssa Troia hanno presentato la traduzione italiana del DigComp 2.2[3], illustrandone l’impostazione, le principali novità connesse ai recenti e nuovi sviluppi della tecnologia (in particolare l’Intelligenza Artificiale e il Metaverso/Multiverso) e al concreto utilizzo del framework in ottica pedagogica, professionale e civica. Il framework offre stimoli e strumenti per la progettazione didattica, richiamando risorse e percorsi sul tema delle competenze digitali; contiene un’importante e nuova riflessione sulla complementarietà delle competenze chiave per l’apprendimento permanente indicando l’interconnessione e l’integrazione della competenza digitale con le altre competenze che caratterizzano la crescita umana, professionale e civica di ogni persona, oltre che quella sociale e relazionale. Mantiene l’attenzione sulla cosiddetta information literacy, sulla centralità di una educazione ai media per favorire e consolidare un approccio critico alle informazioni. Dà la giusta enfasi al mondo dei “data”, al tema della sostenibilità ambientale, del telelavoro e del “digital wellness”. Contiene oltre 200 esempi di conoscenze, abilità e attitudini distribuiti per ciascuna delle 21 competenze già individuate nel DigComp 2.1, con diversi esempi concreti per ciascuna delle competenze.
È, dunque, un documento ricco, con contenuti ampi declinati in modo pragmatico; la traduzione italiana ne faciliterà certamente la lettura e l’utilizzo, sperando possa essere diffuso e studiato anche dai collegi dei docenti delle scuole in previsione del documento “Strategia 4.0” che le scuole dovranno predisporre a breve nella time-line di Scuola 4.0. Per approfondire il tema, si rimanda all’articolo di dicembre 2022[4] su questo spazio.
Come investire di più sulle risorse umane?
Gli interventi della dott.ssa Grieco di INDIRE e della sottosegretaria al MIM on. Frassinetti hanno evidenziato la forte eterogeneità presente in Italia rispetto al tema dell’innovazione digitale e metodologica. Non si nota tanto una differenza territoriale perché in ogni zona d’Italia assistiamo ad eccellenze. Si nota, però, un’assenza di scalabilità delle proposte e delle sperimentazioni e di spendibilità della formazione e dell’accompagnamento ai docenti che ostacola una distribuzione più omogenea delle buone pratiche innovative. Queste riflessioni danno una fotografia piuttosto realistica della situazione attuale delle nostre scuole e pongono al centro il problema della formazione dei docenti e della disponibilità di risorse umane a supporto dell’innovazione e della digitalizzazione.
Se è vero che si è investito molto sulle risorse fisiche, è anche vero che mai come in questi ultimi 7 anni si sia fatta formazione sul digitale e si siano moltiplicate le attività con il digitale attraverso i PON “competenze” e la didattica ordinaria. Altre azioni sono state la sistematizzazione dei mille euro per l’azione degli animatori digitali, oggi passati sotto la gestione del PNRR, l’introduzione della figura degli assistenti tecnici nel primo ciclo e la formazione e la diffusione delle Equipe Formative Territoriali sul territorio.
Investire sulla formazione come leva strategica per la digitalizzazione
A valle di queste considerazioni, non si può negare l’assenza di dati sugli esiti degli investimenti realizzati fin qui. La realtà è che non abbiamo dati sull’impatto della tanta formazione svolta in questi anni, se non la consapevolezza che ha raggiunto una percentuale importante ma non maggioritaria di docenti.
La formazione raramente è stata sistematica, non ci sono monitoraggi e target che la quantifichino e la qualifichino. Sarebbe allora opportuno studiare a fondo questo impatto e capire come rendere più efficace e scalabile la formazione ai docenti, anche nel quadro dei framework DigComp che possono aiutarci ad organizzare e valutare i vari possibili percorsi.
[1] https://www.invalsiopen.it/risultati-indagine-iea-icils-2018/
[2] Si segnala la validità della piattaforma https://pix.fr già utilizzata in modo sistematico dai cugini francesi.
[3] https://repubblicadigitale.innovazione.gov.it/digicomp-parla-italiano/
[4] https://www.scuola7.it/2022/311/europa-scuola-e-competenze-digitali/