E già! Era autunno inoltrato quando tutto sembrava perso: la crisi energetica cresceva esponenzialmente provocando un eccessivo aumento persino dei beni di prima necessità e, nel frattempo, la firma del Contratto Scuola sembrava sempre più lontana.
Poi, d’improvviso, la giornata del 10 Novembre 2022, dopo oltre 7 ore di confronto tra OO.SS. e Ministro dell’Istruzione e del Merito per il rinnovo del contratto, atteso da 4 anni, ci consegna la firma di un accordo politico, cui farà seguito, il giorno dopo, la firma definitiva all’ARAN della parte economica del contratto Istruzione e Ricerca.
I primi 100 milioni
L ‘accordo è stato reso possibile in virtù dello stanziamento di un ulteriore budget (una tantum) di 100 milioni di euro resi disponibili da un decreto legge approvato dal Consiglio dei Ministri nella stessa giornata. I 100 milioni di euro sono serviti ad incrementare la componente fissa della retribuzione accessoria per l’anno 2022, nella misura di 85,8 milioni per i docenti e 14,2 milioni per il personale Ata.
In soldoni, nelle more di un successivo accordo, il personale della scuola ha ottenuto un incremento medio di poco più di 100 euro lordi erogati a partire dal mese di dicembre scorso. A tale aumento si sono aggiunti gli arretrati (mediamente oltre 2000 euro lordi).
Trovare l’alba dentro l’imbrunire
L’importanza politica dell’intesa trovava la sua determinazione nell’impegno a reperire ulteriori risorse finanziarie, anche nell’ambito della manovra di bilancio 2023, da destinare alla retribuzione tabellare del personale scolastico.
Parafrasando la famosa canzone “La prospettiva Nevskij” del compianto Franco Battiato è stato un po’ come “Trovare l’alba dentro l’imbrunire”.
Dopo tanto dire, dopo tanto promettere finalmente fatti e provvedimenti concreti! Tant’è che il Ministro Valditara dichiarava: “Oggi è una giornata storica, caratterizzata anzitutto da un nuovo modo di intendere il rapporto tra il governo e le parti sociali, impostato sul confronto costruttivo e sulla risoluzione pragmatica dei problemi. Questo sarà sempre l’approccio che porterò avanti con chi rappresenta i lavoratori del comparto scuola“.
Lo sblocco dei 300 milioni
Dal canto loro, le OO.SS., unitariamente affermavano: “È stato fatto un grande lavoro, superando le difficoltà che si stavano registrando proprio sulla partita delle risorse…”.
In particolare, le organizzazioni sindacali chiedevano lo sblocco dei 300 Milioni di Euro che la Legge di Bilancio per il 2022 stanziava, tanto per il 2022 quanto a regime per gli anni successivi, sul Fondo per il Miglioramento dell’Offerta Formativa (FMOF) per consentire la valorizzazione della professionalità dei docenti.
L’operazione poteva essere possibile solo attraverso una modifica dell’atto di indirizzo per il rinnovo contrattuale; questa modifica è appunto arrivata nei giorni scorsi e così, il nuovo atto di indirizzo mette a disposizione della contrattazione tra ARAN e Organizzazioni sindacali, risorse significative per il rinnovo del Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro del comparto Istruzione e Ricerca.
Un segnale importante
Si tratta di 300 milioni (ridotti in realtà a circa 250 per le decurtazioni operate da vari provvedimenti di legge nel frattempo intervenuti) destinati all’incremento della componente fissa della retribuzione del personale della scuola.
Con queste nuove risorse l’aumento medio degli stipendi passerà da poco più di 100 euro ottenuti nel novembre scorso a 124 euro per mensilità.
Sicuramente un segnale importante che consente di avviare l’indifferibile processo di progressivo miglioramento delle retribuzioni nel comparto scuola.
Come vengono distribuite le nuove risorse
L’Atto di indirizzo demanda alla contrattazione anche alcune materie che, in prima applicazione e in attesa del rinnovo contrattuale, sono state regolate unilateralmente con decreto ministeriale: si tratta dei criteri e delle modalità di riparto delle risorse destinate al personale docente che garantisce la continuità didattica o che presta servizio in zone caratterizzate da disagio sociale (legge n. 79/2022) e, inoltre, di tutto il personale in servizio nelle istituzioni scolastiche statali situate nelle piccole isole (art. 1, comma 770, legge n. 234/2021).
Sempre in applicazione dell’accordo politico con le organizzazioni sindacali, alla contrattazione collettiva viene destinata la somma di 100 milioni di euro per l’erogazione di un compenso una tantum, per l’esercizio finanziario 2022, sulla componente fissa della retribuzione accessoria del personale docente e ATA (Retribuzione professionale docenti e Compenso individuale accessorio per il personale Ata).
Ulteriori risorse ancora disponibili riguardano una quota residua pari al 5% del complessivo ammontare disponibile all’atto della sottoscrizione del CCNL del 6 dicembre scorso.
Riconoscimenti per tutto il personale?
È doveroso sottolineare che le risorse che la Legge di bilancio del 2022 destinava alla valorizzazione del personale docente hanno una loro specificità sin dal loro primario stanziamento; al tempo stesso, però, non si può negare la necessità di valorizzare il lavoro del personale ATA e dei DSGA come, tra l’altro, previsto dall’atto di indirizzo per il rinnovo del contratto.
È evidente che le risorse stanziate non potranno consentire di soddisfare pienamente le legittime richieste delle diverse professionalità che operano nella scuola: docenti, ATA e specificatamente DSGA.
Nel corso degli ultimi anni tutte le professionalità operanti nella scuola, ciascuna con le proprie peculiarità, sono state interessate da un aumento di carichi di lavoro e di responsabilità e, in alcuni casi, finanche da una sostanziale modifica delle caratteristiche dell’attività lavorativa declinata con i profili professionali attualmente vigenti.
Il confronto tra le parti continua
Il 23 marzo ultimo scorso, all’ARAN, è ricominciato il confronto tra le parti per allocare le risorse sul personale; il confronto continuerà in maniera serrata e gli esiti non sono per nulla scontati tenuto conto che, nel frattempo, si colgono i segnali di un corporativismo che non corrisponde alla natura democratica della scuola pubblica italiana.
Il buon senso, unito alla capacità di riconoscere le diverse istanze, deve consentire la sottoscrizione di un contratto in grado di mediare le aspettative di tutti i lavoratori del comparto, ivi compreso i tanti precari che da troppo tempo operano nella scuola pubblica italiana.
È poi ancora aperto il confronto sulla destinazione delle risorse per il personale disponibile a permanere nelle sedi disagiate delle piccole isole; è auspicabile che siano riconosciute a tutto il personale indipendentemente dalla provincia di residenza.
L’accordo dovrà anche riguardare le risorse per la continuità didattica. È una questione per nulla marginale poiché ha senso ipotizzare l’incentivazione della continuità didattica a fronte di una libertà di accesso alla mobilità territoriale e/o professionale ovvero eliminando i vincoli posti alla mobilità.
Conta quello che si fa e non quello che si dice
Il percorso per la sottoscrizione dell’accordo è ancora pieno di insidie ma, come sempre, i bilanci saranno possibili solo alla fine del confronto perché come ci ricorda Cesare Pavese in un suo romanzo (La casa in collina): “Conta quello che si fa, non quello che si dice”. E il contratto scuola si deve fare aldilà delle dichiarazioni e delle prese di posizione di alcuni in questo nuovo inizio del confronto.