Ricordate quell’antico adagio “Il lupo perde il pelo ma non il vizio”? Non ho potuto fare a meno di pensarlo quando ho letto l’emendamento alla conversione in legge del decreto-legge 18 novembre 2022, n. 176, recante misure urgenti di sostegno nel settore energetico e di finanza pubblica presentato dalla senatrice Carmela Bucalo, eletta nelle liste di FdI. In sostanza con tale emendamento viene proposta una modifica al decreto Aiuti quater per riaprire i termini delle assegnazioni dei posti di dirigente scolastico riguardanti la selezione del concorso del 2017, e non solo.
Qual è la ratio dell’emendamento?
Più nello specifico, se l’emendamento (già approvato dalla maggioranza) dovesse superare l’esame parlamentare e diventare norma, il Ministero dell’istruzione e merito (anche se in questo caso qualche dubbio c’è sulla congruità di questa denominazione…) viene autorizzato ad emanare un decreto, entro trenta giorni dalla data di entrata in vigore della legge, per definire le modalità di svolgimento di un corso intensivo di formazione su base regionale di 120 ore con prova finale. Tutto ciò, dice l’emendamento, “Al fine di tutelare le esigenze di economicità dell’azione amministrativa e di prevenire le ripercussioni sul sistema scolastico dei possibili esiti dei contenziosi pendenti relativi ai concorsi per dirigente scolastico”.
Quando si fanno proposte di questo tipo, quello che non viene detto (per ovvi motivi) è che di solito le stesse sono rivolte a gruppi di pressione magari vicini politicamente alla forza politica proponente. Non osiamo pensare che vi possa essere anche qualche familiare che ne possa fruire, o amici degli amici, ma siamo in Italia e ogni dubbio è lecito, sotto questo profilo.
Il merito di essere stato bocciato
E a chi è riservato questo “concorso”? nell’emendamento si legge: “ai soggetti che abbiano sostenuto la prova scritta e che, alla data di entrata in vigore della presente legge, abbiano già ricevuto una sentenza favorevole in primo grado o abbiano, comunque, un contenzioso giurisdizionale in atto, avverso il succitato concorso per mancato superamento della prova scritta o di quella orale. I soggetti selezionati con la presente procedura sono successivamente immessi in ruolo a seguito dello scorrimento dell’attuale graduatoria di merito del concorso di cui al predetto decreto direttoriale”.
Quindi, se abbiamo capito bene, all’avvio di una legislatura in cui il Ministero dell’istruzione ha aggiunto nella sua denominazione l’espressione “e del merito”, viene proposto un “concorso” riservato a quei candidati che non hanno superato la prova scritta o quella orale. Un modo alquanto originale di inaugurare la nuova stagione del “merito”.
Qualche scrupolo di coscienza deve essere sorto alla proponente l’emendamento in quanto nel testo si dice che “Alla copertura delle attività di formazione [per 120 ore], che non devono, comunque, comportare ulteriori spese rispetto a quelle già programmate, si provvede, mediante totale auto finanziamento dello stesso da parte dei ricorrenti”. In sostanza viene applicato il classico principio transattivo del do ut des: io [Ministero] ti immetto in ruolo come DS e tu [candidato “da sanare”] ti paghi la formazione. A nostra memoria è la prima volta che ciò avviene nel mondo della scuola, quasi una sorta di mercimonio, benedetto dal “merito”.
E i docenti che hanno concluso positivamente il concorso?
E per i candidati che, pur avendo concluso tutto l’iter concorsuale positivamente ed essendo stati inseriti nella graduatoria generale di merito, non hanno accettato la nomina per ragioni familiari legate soprattutto al disagio della sede assegnata,cosa prevede l’emendamento? In questo caso il testo non prevede nulla, troppo preoccupato a recuperare chi è stato “bocciato” al concorso in questione. Eppure, a rigor di logica, l’Amministrazione avrebbe tutto l’interesse a recuperare proprio questi candidati dichiarati già idonei in seguito all’iter concorsuale e verso i quali verrebbe anche meno l’onere organizzativo delle 120 ore di formazione (autofinanziata). E in effetti questi vincitori hanno manifestato il loro legittimo disappunto in un’amara nota diffusa in rete e ripresa da QuiFinanza on line del 4 dicembre scorso: “Noi, docenti vincitori dell’ultimo concorso a dirigente scolastico, successivamente depennati dalla graduatoria di merito perché impossibilitati ad assumere servizio nella sede assegnata sentiamo il bisogno, dopo anni in cui siamo stati decorosamente in silenzio ad osservare l’evolvere delle cose, di esprimere il nostro disappunto in relazione a quanto leggiamo in questi giorni. Leggiamo infatti che, in vista dell’approvazione della legge di bilancio, sono stati proposti diversi emendamenti, volti a garantire la stabilità del sistema d’istruzione, che istituiscono di fatto una forma di “sanatoria” per chi non ha superato le prove del concorso o per chi avendole superate non aveva tuttavia il diritto a prendervi parte. Con questa sanatoria si offre una opportunità, si tende una mano benevola, a tutti, tranne a chi pur avendo vinto con merito non ha potuto accettare, con dolore e dopo tanto sacrificio di studio, la nomina. Riteniamo tutto ciò , senza parafrasi e mezzi termini, una ingiustizia morale e preghiamo chi ha il potere di porvi rimedio d’intervenire. Scongiurate il pericolo che ognuno di noi pensi che la Giustizia sia solo una chimera!”
Sovvertire le regole etiche oltre che giuridiche
Qualche leguleio potrebbe (giustamente) notare che a questi vincitori è stata data l’opportunità di godere delle opportunità offerte dalla collocazione utile in graduatoria ma l’hanno sprecata rifiutando la nomina. Riammettere questi vincitori significherebbe sovvertire le regole che stavano alla base del bando. L’obiezione non è priva di fondamento. C’è da chiedersi però quali effetti ha sul piano etico, prim’ancora che giuridico, una norma tesa a sovvertire, a favore di chi non ha superato il concorso, le regole che stavano alla base del concorso stesso; i candidati “da sanare” (qualora la proposta dovesse diventare legge), hanno infatti provato a cum currere, ma non sono arrivati fino in fondo. Forse perché non avevano “merito”? Ma allora perché rimetterli in sella?
I controinteressati
In questa vicenda ci sono, in realtà, altri controinteressati, oltre ai soggetti citati sopra. Innanzi tutto ci sono le istituzioni scolastiche che hanno il diritto di essere guidate e presidiate da dirigenti scolastici che hanno superato regolarmente un concorso pubblico. Si può eccepire, ovviamente, che l’iter concorsuale non sempre è garante della bontà della selezione dei candidati: in other words, non è detto che chi supera un concorso riesca a svolgere meglio la funzione dirigenziale rispetto a chi non lo supera. Questo vale per tutti i concorsi, ovviamente, ma fintantoché non vengono trovate modalità selettive più efficaci occorre fare riferimento alle norme esistenti le quali non prevedono recuperi dei candidati “bocciati”, salvo esiti di contenziosi giudiziari nell’ambito dei quali l’Amministrazione può autorevolmente esibire le proprie ragioni e avanzare le proprie controdeduzioni.
Gli altri controinteressati sono tutti i potenziali docenti che si stanno preparando al concorso e che sperano di poter contare su un numero adeguato di posti disponibili, essendo gli altri posti occupati in modo regolare da dirigenti scolastici già in servizio. Alcuni di questi docenti magari hanno già partecipato al precedente concorso e, non avendone superato tutte le fasi, non sono stati inseriti nella graduatoria generale di merito. Non per questo hanno intrapreso la via del contenzioso sperando nell’italico vizio della sanatoria. Magari si stanno rimboccando le maniche sperando in un esito migliore alla prossima occasione. È da parte di questi candidati che una eventuale sanatoria verrebbe vista come la vittoria dei “furbetti” del merito.
E poi c’è la questione del nuovo dimensionamento
Va poi sottolineato che le proposte di revisione dei parametri riguardanti il dimensionamento della rete scolastica potrebbero portare ad una diminuzione dei posti di dirigenti scolastici a partire dall’a.s. 2024-2025. Infatti, fissando a 900 il numero minimo di alunni per istituzione scolastica (al posto degli attuali 600), e tenendo conto del fenomeno della denatalità, si passerà dalle attuali 8136 istituzioni scolastiche (incluse 151 sedi sottodimensionate) (dati MIM, settembre 2022), a 7402 nell’a.s. 2024-2025, e progressivamente sempre meno fino a 6885 nell’a.s. 2031-2032, secondo le stime fatte. Questo vuol dire che ci saranno sempre meno posti disponibili da mettere a concorso per i futuri candidati. Anche per questo motivo un’eventuale sanatoria sarebbe ancor più penalizzante per chi crede (ancora) nel valore del concorso, o comunque nella sua regolarità.
Le sanatorie che legalizzano le furberie e umiliano i cittadini onesti
Non dimentichiamo che i destinatari di questa eventuale sanatoria sarebbero, come abbiamo detto sopra, in maggioranza coloro che non hanno superato tutte le fasi concorsuali, e in misura minoritaria coloro che pur avendo superato le varie fasi non avevano i requisiti di ammissione al bando di concorso. Per questi ultimi è difficile pensare a una forma di “distrazione” al momento della presentazione on line della domanda; è più facile pensare ad una forma di approccio abbastanza diffuso nel nostro Paese, ossia quello di sperare in una sanatoria ex post che regolarizzi situazioni altrimenti insanabili. È la stessa mentalità che adotta chi non paga le multe o le tasse o effettua lavori edilizi non consentiti: ci sarà sempre una qualche sanatoria che “bonifica” le irregolarità e rende immacolati i fuorilegge. I cittadini scrupolosi che si sono attenuti al rispetto delle regole non possono che sentire un senso di sfiducia verso le istituzioni e di frustrazione per essere stati stupidamente onesti.
Quale messaggio di cittadinanza alle giovani generazioni!
Trattandosi del mondo della scuola queste misure appaiono ancora più odiose e inqualificabili in quanto è proprio all’interno della scuola che si cerca di educare le giovani generazioni al rispetto delle regole, alla partecipazione attiva e responsabile alla vita pubblica, al cimentarsi nelle varie sfide che la vita riserva facendo leva sulle proprie possibilità, senza cercare sotterfugi o scappatoie, al senso della giustizia.
Se il neo Ministro vuole operare in coerenza con la neo denominazione del suo dicastero (Ministero dell’istruzione e del merito) si batta affinché non trovino spazio scorciatoie al merito stesso e dia la possibilità a chi vuole cum currere per diventare dirigente scolastico di mettersi in gioco alla pari degli altri. L’emanazione di un bando di concorso ordinario per l’accesso a posti di dirigente scolastico sarebbe una risposta “meritevole” di attenzione e considerazione. Altrimenti si avrà la conferma che ancora una volta il sistema politico-amministrativo di questo Paese è schiavo di modelli culturali che poco hanno a che fare col merito, ma dove imperano le consorterie, gli aggiustamenti clientelari, la furbizia, lo spregio della morale. Ma se questo è, si abbia almeno il pudore e la decenza di non scomodare parole impegnative come “merito”: è più che sufficiente la semplice espressione di “Ministero dell’istruzione”.