La lingua, i giovani, il professor Serianni

ProGrammatica 2022: una Giornata dedicata alla grammatica della nostra lingua

“La fortuna di un popolo dipende dallo stato della sua grammatica.  Non esiste grande nazione senza proprietà di linguaggio”. Questa nota frase dello scrittore portoghese Fernando Pessoa fu scelta nel 2013 come slogan per una Giornata che, per gli ideatori, aveva lo scopo di promuovere e valorizzare la nostra lingua in tutti i suoi aspetti, evidenziando l’importanza di padroneggiare la lingua italiana per poter esercitare i diritti di cittadinanza.

La Giornata ProGrammatica: un po’ di storia

In un comunicato stampa sul sito dell’Accademia della Crusca, relativo a quella giornata, si leggeva: “L’intento principale è quello di presentare la grammatica– ossia le strutture fondanti della nostra lingua – come un elemento determinante in termini di riflessione, di comunicazione e di socializzazione. Non un insieme astratto di regole polverose ma uno strumento dinamico, decisivo per l’appartenenza a una comunità e per la costruzione di una cittadinanza consapevole”. 

L’iniziativa del 2022

Da quell’ormai lontano 27 settembre 2013 la giornata speciale ProGrammatica si ripete ogni anno: quella recente, del 17 ottobre 2022, è stata la decima edizione.

Organizzata per iniziativa di Radio 3-La lingua batte (in collaborazione con i Ministeri dell’Istruzione, degli Affari Esteri e della Cooperazione internazionale, l’Accademia della Crusca, la Comunità Radiotelevisiva Italofona e il portale per gli studenti Skuola.net) anche l’iniziativa del 2022 ha ovviamente avuto lo scopo di valorizzare il patrimonio linguistico dell’italiano e di stimolare la riflessione e la consapevolezza linguistica dei parlanti. E, come già avvenuto nelle passate edizioni, il tema della giornata è stato lo stesso di quello scelto per la “Settimana della lingua italiana nel mondo” (17-23 ottobre 2022). Se negli scorsi anni si è parlato della punteggiatura, dell’italiano nella musica (ma anche nella moda, sul palcoscenico e nella rete), del rapporto tra parola e immagine, di Dante, quest’anno il tema è stato L’italiano dei giovani.

Il professore gentile

La giornata ProGrammatica 2022 è stata dedicata a Luca Serianni, il noto storico della lingua di fama internazionale scomparso tragicamente nel luglio scorso. Una scelta opportuna, non soltanto perché Serianni è sempre stato un ospite di riferimento per i giornalisti di La lingua batte, programma di Radio 3 promotore della giornata, quanto perché ha dedicato la sua vita di studioso alla lingua italiana, lingua nei confronti della quale ha avvertito anche l’esigenza di un certo impegno civile: “diffondere la padronanza della lingua e della sua storia è un modo per rafforzare il senso di appartenenza a una comunità”. Lo aveva dichiarato durante una conversazione con Giuseppe Antonelli, raccolta nel volume del 2019 intitolato Il sentimento della lingua (il Mulino). E questo tipo di impegno lo ha portato a fare ricerche importanti, a scrivere centinaia di articoli e libri, anche per la scuola e i docenti, a insegnare con passione a migliaia di studenti. Molti dei suoi studenti sono oggi noti insegnanti, giornalisti, scrittori, studiosi della lingua italiana ecc.

All’indomani della scomparsa di Luca Serianni sono stati in tanti a ricordarlo con affetto. La collega Valeria della Valle, ad esempio, ha scritto che Serianni aveva ereditato dal suo maestro Arrigo Castellani, grande storico della lingua italiana, “il tratto signorile e un po’ «d’altri tempi» e la capacità di spiegare i meccanismi linguistici in modo chiarissimo, nitido, quasi matematico. In più, rispetto al suo maestro, Serianni sapeva aggiungere nelle leggendarie lezioni di storia della lingua italiana il particolare suggestivo, l’aneddoto, la battuta capace di conquistare gli studenti” (Il Manifesto, 22 luglio 2022).

Parole illuminate e illuminanti

Molti hanno parlato di queste sue leggendarie lezioni, che di solito finivano con un applauso. Il linguista Giuseppe Antonelli, suo allievo, ha scritto ad esempio in un commosso ricordo sul Corriere della Sera del 22 luglio scorso, dal titolo Morto Luca Serianni, un linguista che illuminava con le parole: “Passavamo un’ora a prendere ininterrottamente appunti, perché ogni parola era illuminante. Finivamo con un crampo alla mano e un sorriso stampato in faccia. Il tempo volava: perché da ogni parola traspariva la cura, la dedizione, la gioia per quello che stava facendo. Nel suo impeccabile aplomb, l’ironia era il sintomo d’amore al quale non sapeva rinunciare”. 

Ma Antonelli mette in luce anche il rigore sul piano linguistico del suo professore riportando sue frasi lapidarie: «La forma certo non è tutto». Pausa. «È solo il 95 per cento».

E, ancora, il linguista Raffaele Simone ha dichiarato che “Le sue lezioni erano famose non solo per la straordinaria cura con cui erano preparate e presentate, ma anche perché riusciva a fondere, con la sua bella parlata da romano colto (un timbro purtroppo in via di sparizione), il massimo della serietà dottrinale con il massimo della vivacità e dello humour” (Il Domani, 21 luglio 2022).

Insomma, era proprio “un grande” nel suo campo Luca Serianni, e aveva gentilezza, garbo, riservatezza e ironia che conquistavano, così come si restava affascinati dalla sua capacità comunicativa e dalla chiarezza nel parlare dei fatti di lingua.

È rimasta proverbiale l’ultima lezione di Serianni, quella del 14 giugno 2017 presso l’università la Sapienza di Roma: una ulteriore conferma, se ce ne fosse stato bisogno, del fatto che l’insegnamento svolto per 37 anni è stato, per Luca Serianni, un impegno etico e civile improntato alla Costituzione[1].

Era la sua lezione di congedo, che concluse evidenziando come lo Stato è in primo luogo “l’insieme dei cittadini che fanno parte di una determinata comunità territoriale” e i professori, come funzionari pubblici, hanno un dovere specifico verso i propri allievi. Ricordò poi che proprio ai suoi studenti di quell’anno aveva ricordato il costante riferimento, nella propria attività professionale quotidiana, al secondo comma dell’articolo 54 della Costituzione. A questi studenti aveva poi chiesto: “sapete che cosa rappresentate per me? Immagino che non lo sappiate: voi rappresentate lo Stato”.

L’Accademia degli Scrausi

Paolo Di Paolo, voce guida del programma La Lingua Batte, ha condotto su Radio 3 la Serata ProGrammatica del 17 ottobre scorso. Si è parlato di linguaggi giovanili ma, naturalmente, si è parlato anche di Serianni. Giordano Meacci, scrittore e sceneggiatore, nonché allievo di Serianni, ha ricordato due caratteristiche dello storico della lingua: la passione e la curiosità. Grandissima passione per le cose che faceva, cioè lo studio della storia della lingua italiana, e il tentativo costante di trasmettere questa passione ai suoi allievi, e la curiosità anche per le cose che non conosceva e non occupavano la sua passione quotidiana.

A proposito della curiosità il linguista e divulgatore Antonelli, presente anche lui in trasmissione, ha ricordato che proprio per una straordinaria curiosità Luca Serianni accettò di fare un corso su qualcosa che non conosceva: la lingua della canzone italiana. Fu l’occasione, per gli allievi del corso, di fondare la cosiddetta Accademia degli Scrausi.  

Un’appartenente all’Accademia, Cristina Faloci, oggi giornalista e programmista regista, ha descritto in un bell’articolo di pochi giorni fa come il loro maestro fosse sempre aperto a nuovi orizzonti. E di questa apertura, ci racconta, approfittò Enzo Caffarelli, oggi giornalista e critico musicale. “Fiutando l’evidente spinta aggregativa delle lezioni di Luca Serianni e la vivacità incalzante di diversi studenti del primo anno, non esitò a proporgli di metterci alla prova facendoci cimentare – in margine all’esame di seconda annualità – con una materia che per Caffarelli era pane quotidiano: le canzoni italiane. Quanto di più lontano, in realtà, dalle inclinazioni e dai gusti di Serianni che era un noto appassionato di Giuseppe Verdi […]. E così, tra canzoni strimpellate nei nostri incontri goliardici e quelle analizzate con le fresche e miti armi letali che ci aveva messo in mano Luca Serianni, un gruppo sgangherato di ragazze e ragazzi intraprendenti si riunì in un locale di San Lorenzo a Roma l’8 settembre 1992. Con quale nome decidemmo di chiamarci? La scelta cadde su Accademia degli Scrausi. Recuperavamo così, in modo volutamente antifrastico, una parola carsica nella storia dell’italiano come ‘scrauso’, che nel ‘500 significava ‘sciocco’ […], e che in séguito riemerse con l’accezione di ‘scarso, di poco valore’, come attestato per la prima volta nel film del 1983 Amore tossico di Claudio Caligari”[2].


[1] La lezione registrata si può trovare su Radio3-La lingua batte, all’indirizzo: https://www.raiplaysound.it/audio/2017/06/La-lezione-di-congedo-di-Luca-Serianni—La-Lingua-Batte-del-19062017-f2cf916a-0880-4792-876b-d89b21de9f41.html.

[2] https://www.treccani.it/magazine/lingua_italiana/articoli/scritto_e_parlato/Scrausi.html