«La cieca necessità, che ci trattiene con la coercizione e che ci appare nella geometria, è per noi qualcosa da vincere; per i Greci era una cosa da amare, poiché Dio stesso è l’eterno geometra» S. Weil, La scienza e noi (1941).
Per promuovere la riflessione sul liceo classico alla luce dell’evoluzione storica di questo indirizzo di studi e delle nuove esigenze culturali e pedagogiche, il 30 aprile 2022 si è tenuto in presenza presso la biblioteca dell’Istituto di Istruzione Superiore “Simone Weil” di Treviglio e in diretta streaming sul canale YouTube, il convegno dal titolo “Oltre l’immanenza: ritorno al Classico”. La discussione ha visto interventi di studiosi provenienti dal modo accademico e dalla scuola, così come voci dell’Amministrazione scolastica.
Il contesto della riflessione
Un liceo classico nella pianura bergamasca è intitolato alla filosofa e scrittrice francese la cui fama è legata, oltre che alla vasta produzione saggistico-letteraria, alle drammatiche vicende esistenziali che attraversò. È un liceo piccolo ma vitale, quest’anno duplica gli iscritti alla classe prima (quarta ginnasio), ha organizzato e ospitato, in una biblioteca popolata di saggi critici su cui si è formata la coscienza civile di tanti studiosi, ma animata dai devices degli studenti impegnati nella comunicazione digitale dell’evento, un denso pomeriggio seminariale.
Il titolo già di per sé è di grande suggestione e contiene una pluralità di significati e rimandi: ritorno di alunni interessati, ritorno agli studi classici, ritorno all’interrogativo principe che almeno da vent’anni adombra la revisione e l’innovazione dell’indirizzo di liceo classico che storicamente, e prescindendo da ogni giudizio di valore, costituisce la matrice da cui gli ordinamenti degli studi si sono evoluti nel sistema di istruzione del nostro Paese.
Nel corso del ricco e appassionato palinsesto di contributi si è riflettuto, e ancora una volta indagato, il senso di un percorso di studi che, appunto, pretende di andare oltre l’immanente anche e proprio per coglierne la specificità, non nella direzione di un presentismo culturale coercitivo, ma nella dimensione della comprensione della complessità del reale.
Lo stato degli studi classici
Gli studi classici soffrono indubbiamente di una crisi reputazionale, ma solo all’apparenza: infatti, con cadenza periodica escono sulla stampa giornalistica e saggistica contributi che riportano al tema della crisi o della necessaria “riaffermanda”, ovvero riaffermata, vitalità degli studi classici.
La crisi non è crisi della ricerca accademica, la quale gode di ottima vitalità anche grazie all’apporto delle nuove tecnologie che hanno implementato notevolmente gli strumenti digitali per la ricerca. La crisi è, se mai, crisi di divulgazione, di conoscenza aggiornata e specifica dei percorsi che dal liceo classico si aprono verso il mondo della ricerca e, in parte, sono ontologicamente connessi alla natura “hardware” delle discipline che lo caratterizzano. Lingue e letterature che si dispiegano alla conoscenza solo attraverso lo stretto pertugio di grammatiche difficili, di fonetiche complesse e, per il greco, di un alfabeto non trasparente alla lettura.
La crisi non è nuova, e oggi è appesantita anche dalla cancel culture, ma soprattutto si manifesta connotata da una mai abbandonata fissità delle metodologie di insegnamento, a partire dalle discipline che lo caratterizzano, che non di rado sono insegnate con eccesso di grammaticismo o di filologismo.
Per un nuovo umanesimo
Ma c’è un versante sul quale il percorso tracciato dalle discipline classiche costituisce nel nostro ordinamento di studi un riferimento assoluto alla dimensione umanistica, e qui non rileva la distinzione tra fenomeno linguistico e cultura estesa ai suoi prodotti artistici e letterari.
Il classico è depositario di interrogativi fondamentali dell’esistenza umana che, diversamente indagati, troverebbero risposta solo nelle religioni rituali. Come a dire che il classico rappresenta la dimensione laica, critica, che appartiene a ciascuno, per la sola condizione di essere umano, attraverso la quale porsi interrogativi attinenti all’esistenza, ricercando possibili infinite risposte. Chiunque terenzianamente percepisca l’umano come ciò che veramente gli è proprio può riformulare i grandi interrogativi dell’esistenza e ricercare per essi autonome risposte, che non potranno essere che empiriche e non dogmatiche, perché sperimentabili solo attraverso la propria esperienza di vita.
L’utile in sé
I dati sulla dispersione scolastica recentemente diffusi dall’Istat mettono in evidenza la trasversalità del fenomeno e, qualitativamente letti, rivelano che una formazione scolastica che si risolva in competenze utilmente spendibili, non pone le generazioni al riparo dai disastri di una cittadinanza non insegnata e non consapevolmente esercitata ad interrogarsi sulla dimensione individuale e collettiva della fragilità, della illusorietà e dell’evanescenza della condizione umana, del bene comune a cui il merito individuale deve necessariamente tendere.
È questo l’utile ‘in sé’ che la cultura umanistica ci mette a disposizione: nel Protrettico Aristotele afferma “È, di fatto, completamente ridicolo cercare ovunque un’utilità che sia diversa dalla cosa stessa, e chiedersi: “quale vantaggio ne abbiamo?”, e “a cosa può servire?”. Chi parla così, in nessun modo, come s’è detto, risulta simile a colui che conosce il bello ed il bene e sa distinguere tra causa e concausa.”
Ecco, dunque, che, come è stato ricordato negli interventi introduttivi dell’iniziativa del 30 aprile scorso, il compito della scuola si sostanzia nella capacità dell’agire educativo di controllare e definire l’azione didattica.
L’integrazione dei saperi per rispondere agli interrogativi dell’esistenza
Studiare il presente alle sue radici, ponendosi domande che già l’uomo si è posto universalmente attraverso l’interrogazione delle proprie emozioni, rappresenta l’opportunità che la scuola può offrire ai giovani. Nel liceo classico, questa opportunità è veicolata certamente dalle discipline di indirizzo, il latino e il greco in un’ottica integrata tra fenomeno linguistico e prodotto culturale, ma anche dalla filosofia e dalle letterature europee affrontate in una prospettiva di comparazione reciproca sincronica e diacronica.
L’integrazione di questi saperi può rappresentare una sorta di conquista di eterno perché il pensiero consapevole della fragilità, della illusorietà e dell’evanescenza della condizione umana introduce alla dimensione della durata che si prolunga e si delinea come un ‘sempre’. Non dimentichiamo che gli interrogativi esistenziali affiorano alla mente nella fase aurea della vita, nell’adolescenza che apre occhi consapevoli sul mondo e, come le neuroscienze stanno dimostrando, fin dall’infanzia.
Mitemi archetipici e parole come valigie
Il legame che unisce la cultura europea alle radici latine e greche non si esaurisce nella memoria di un passato comune, ma rappresenta una specie di vortice che smuove i nuclei immaginari e archetipici, fatti di mitemi raccolti dalle letterature, costruiti mediante permanenti e immanenti impronte linguistiche, che rimangono nelle parole che usiamo quotidianamente, e li porta nel presente vivificando gli interrogativi dell’oggi con le risposte allo stupore che l’uomo ha sempre provato di fronte all’incompreso e all’ignoto.
I testi latini e greci, nella loro ibridazione reciproca, rappresentano una guida nella biblioteca degli autori europei moderni, un repertorio di mitemi, ma anche di celebri sintagmi condivisi dalle letterature, e costituiscono non semplicemente un richiamo alla erudizione classica ma testimoniano che proprio la loro permanenza, il loro andare oltre l’immanenza – per stare al tema che gli organizzatori hanno voluto dare al seminario – realizza, in un continuo dialogo con il passato, la piena condivisione, per dirla con André Malraux, della condition humaine.
L’approccio comparato alle letterature
In questo viaggio intertestuale merita che siano accompagnati i giovani che scelgono il percorso di studio nel liceo classico, i quali vi potranno scoprire che il passato emerge con dichiarata evidenza: una citazione, un’allusione, anche un’emulazione, pure quando è in ombra, è l’eco di interrogativi universali.
Lo studio comparato delle letterature ricrea lo spessore culturale delle diverse epoche che riprendono vita e cominciano a parlarci come le anime della νέκυιαdi Odisseo. La rete dei contesti che si viene a ricostituire, travalicando anche oltre la linea di derivazione filologica, su aspetti diversamente rielaborati, ripropone la realtà vissuta nella sua complessità.
Ripensare il modello educativo per un umanesimo rinvigorito e rigenerato
In un mondo scosso da eventi epocali che inducono a interrogativi di fondo, con i quali l’uomo si trova ciclicamente a fare i conti, nuove riflessioni si impongono.
- Si impone la necessità di ripensare il posto dell’uomo nel mondo, di immaginare un nuovo umanesimo, che con Edgar Morin si vorrebbe definire “umanesimo rinvigorito e rigenerato”, perché individuale, ma anche biologico e sociale.
- Si impone l’urgenza di non ignorare che il destino dell’individuo e della società è strettamente legato al destino della natura e del pianeta in cui viviamo.
- Ma si impone anche il bisogno di attingere alle fonti dell’etica, alla solidarietà e alla responsabilità in parte inaridite nella nostra civiltà.
Se la cultura umanistica per come l’abbiamo conosciuta, e come generalmente la intendiamo, ignora l’interdipendenza, oggi più che mai ci accomuna un destino planetario determinato dalla mondializzazione, divenuto quanto mai concreto. E questo comune destino planetario è ben presente nelle istanze dei giovani che non si possono ignorare.
Le responsabilità del sistema scolastico
I cambiamenti in atto chiamano in causa il sistema scolastico, che non può limitarsi a fornire a studenti e studentesse una formazione che si risolva in conoscenze e competenze da spendere nel mondo del lavoro. Perché la sola conoscenza tecnica non ci spossessi degli interrogativi etici, sociali e politici che, in quanto uomini, non ci possono essere estranei, è necessario che la scuola ripensi i propri metodi, i propri modelli educativi e formativi: umanesimo e scienza rappresentano la sintesi su cui rigenerare l’umanesimo del XXI secolo. Entro questa visione il liceo classico potrebbe ritornare ad essere la scuola di uomini e donne colti, cittadine e cittadini consapevoli, lavoratori e lavoratrici competenti.