Non è necessario ricordare le ragioni per le quali la nostra Nazione può rivendicare di aver ottenuto e mantenuto la primazia culturale e politica in molte epoche della Storia. Vale la pena sottolineare solo uno degli aspetti più rilevanti che hanno sempre distinto gli abitanti della nostra penisola: essi sono sempre stati dei cacciatori di teste, anche di quelle dei nemici, non certo per tagliarle e infilzarle su di un palo come trofeo, quanto per appropriarsi del loro contenuto, della loro storia, della loro cultura, accogliendo questo patrimonio come un impulso allo sviluppo della società.
Accoglienti da sempre, non per sottomettere ma per integrare, includere, assimilare. Uno spirito che ritorna, che emerge senza timore, soffocando le tante voci contrarie che non accettano lo straniero, perché ne ipotizzano l’atteggiamento ostile e guardingo, dimenticando che è una persona con una storia, con un vissuto, e pure con le scarpe consumate dall’odio del nemico, anche se sono scarpette piccine.
Crisi umanitaria ma anche emergenza educativa
L’emergenza dell’Ucraina, a seguito dell’invasione da parte dell’esercito russo, ha provocato una crisi umanitaria senza precedenti sia per numero di persone sia per la velocità con la quale questa quantità enorme di gente disperata si è affrettata a passare le frontiere; profughi verso territori non in guerra.
Un esodo mai visto, almeno nella storia contemporanea, nelle modalità con le quali si sta svolgendo. Ci sono uomini adulti che restano in Patria, per difenderla come possono, vecchi che rifiutano di partire preferendo le loro radici alla salvezza, ci sono donne, bambini, ragazzi che si allontanano verso territori non ostili per attendere, da lontano, la fine dell’emergenza e della guerra, per essere almeno salvi.
Dalle crisi umanitarie deriva sempre l’emergenza educativa. Diventare profughi significa essere privati della propria terra, strappati alla propria cultura, sottratti alla scuola e alla vita di scolari e a tutte le opportunità che la scuola garantisce.
Un Ministero solerte per promuovere e favorire l’accoglienza
In Italia esiste da decenni una numerosa comunità ucraina, stabilita gradualmente nel nostro paese dopo la disgregazione dell’U.R.S.S., e questa caratteristica sociale aiuta non poco i processi di mediazione culturale e linguistica, indispensabili soprattutto nelle prime fasi di accoglienza.
Fin dall’inizio di marzo 2022 il Ministero dell’Istruzione ha inviato alle scuole alcune note di coordinamento. La prima[1] ha fornito le prime indicazioni operative per le scuole impegnate in tale difficile compito. Invitava le scuole ad impegnarsi al massimo per accogliere gli esuli ucraini in età scolare e a fornire loro la necessaria assistenza. Anche se un mese fa non era prevedibile il numero di coloro che si sarebbero diretti nel nostro Paese si intuiva già che la percentuale di minori, anche non accompagnati sarebbe stata piuttosto alta. Invitava conseguentemente a dare supporto psicologico e linguistico ricorrendo alle risorse finanziarie stanziate per il primo sostegno scolastico.
Non è possibile conoscere la durata del conflitto in Ucraina e, di certo, nemmeno prefigurare le conseguenze di carattere sociale, politico ed economico che l’impatto di una guerra, nel primo quarto di secolo del terzo millennio, potrà provocare in Europa e nel Mondo.
Per tale motivo il Dipartimento per l’istruzione, in data 24 marzo 2022, si accinge a diramare una ulteriore nota[2] che riprende le problematiche appena sfiorate in quella precedente ne approfondisce opportunamente gli aspetti salienti, in una logica maggiormente riflessiva e strutturata.
Effettivamente, nel giro dei venti giorni che separano le due note ministeriali, la guerra in Ucraina ha assunto contorni ben più preoccupanti di un “conflitto lampo”, prendendo sempre più le sembianze di una contesa bellica a tutti gli effetti, distruttiva, snervante, crudele e dagli esiti imprevedibili.
Un documento analitico al servizio dell’accoglienza
La seconda nota, quella del 24 marzo, ha precisato che l’afflusso di profughi dall’Ucraina è caratterizzato, al momento, da tre elementi: drammaticità, repentinità e temporaneità.
La drammaticità della situazione sta alla base fondamento della fuga. La paura rischia di provocare un riverbero incontenibile di violenza alla quale in molti vogliono sottrarsi.
La repentinità significa che in una ventina di giorni si possono contare alcuni milioni di profughi. Cinque milioni di persone finora sono passati dal confine occidentale. La Polonia, la Romania e la Moldavia sono in gravissime difficoltà
La speranza dei profughi è che tale situazione sia temporanea. Ma sappiamo tutti che le conseguenze di una guerra vanno sempre oltre la durata del conflitto e l’attuale situazione in Ucraina non fa differenza.
La nota del 24 marzo suggerisce alle scuole di scandire gli interventi in maniera da poter rispondere, in maniera articolata ed efficace, ai bisogni emergenti dall’impatto della popolazione studentesca, presente tra i profughi, nel nostro sistema scolastico
Le fasi dell’accoglienza
La prima fase dell’accoglienza è quella del “tempo lento”, è volta primariamente a ricomporre gruppi di socializzazione, a fare acquisire le prime competenze comunicative in italiano, ad aiutare ad affrontare i traumi e, per quanto possibile, a dare continuità ai percorsi di istruzione interrotti. Sono queste le priorità da perseguire per tutta la durata dell’anno scolastico. È un tempo che si spera sufficiente per consentire ai profughi di prendere consapevolezza della situazione nella quale si trovano e affrontare la realtà, pur nel difficile compito di ricomporre il proprio vissuto in situazione di grave stress emotivo. La lentezza è la condizione che aiuta a riflettere e a ritrovarsi, a ridare senso al proprio vissuto e a riprendere un cammino interrotto.
La seconda fase è quella del “consolidamento e rafforzamento”. Per realizzarla abbiamo bisogno di un impegno nel periodo estivo. Questo è possibile se si creano buone sinergie nelle comunità territoriali. I Patti di comunità sono indispensabili e costituiscono un paradigma che in molte situazioni si è dimostrato efficace. La scuola, quindi, dovrà riprogettare un Piano Estate, stavolta anche per l’emergenza ucraina, promuovendo momenti non formali di apprendimento finalizzati soprattutto a far acquisire la lingua italiana in cointesto socializzante.
La terza fase di “integrazione scolastica” è quella che ci attende nel prossimo anno 2022/2023, e dovrà prevedere necessariamente modalità diversificate in relazione ai contesti e alle situazioni che si andranno a definire e che, al momento, sono ancora in gran parte ignote.
Il modello “asistematico” della scuola italiana
A causa delle differenti modalità che hanno caratterizzato le dinamiche dell’educazione interculturale, in Italia si è radicato un modello che possiamo definire “asistematico”[3].
Nell’urgenza della crisi ucraina, anche questo caso, la pedagogia dell’emergenza utilizza ogni strategia utile ad offrire risposte flessibili, tempestive, centrate sui bisogni reali.
La scuola italiana, supportata dalla ricerca educativa nelle emergenze e nelle catastrofi più recenti, è diventata, con la propria esperienza, un punto di riferimento per intervenire in maniera concreta ed efficace, sul piano strategico-funzionale, nelle diverse dimensioni educative e didattiche. Nella nota ministeriale citata si raccomanda di utilizzare – nell’ottica del lavoro di rete e della co-progettazione – un raccordo funzionale con le iniziative che i territori stanno realizzando, spesso senza risparmio alcuno.
Il docente “tutore della resilienza”
La sfida sollecita l’azione su ogni aspetto dell’esperienza educativa, ponendo attenzione non solo alla più evidente delle difficoltà, quella linguistica, che provoca un vero e proprio shock comunicativo e innalza anche barriere culturali, ma assegnando alla figura del docente un compito nuovo ed impegnativo, quello di “tutore della resilienza”, consapevoli che i nostri interlocutori ucraini stanno attraversando sconvolgenti percorsi di attraversamento del dolore.
Il “modello asistematico”, che pone la scuola italiana all’avanguardia, deve ritrovare la propria essenza in questa fase emergenziale attraverso percorsi inclusivi che, oltre al benessere dei bambini e dei ragazzi nelle nostre scuole, mirino anche al benessere delle loro famiglie. È un compito, quest’ultimo, molto difficile da realizzare, ma che non può essere trascurato; le madri devono avere almeno la sicurezza che i propri figli siano sereni, seppure lontano dai padri.
Ponderazione come regola
Occorre fare in modo che nessuno renda isterica ed impulsiva questa esperienza! Il Ministero consiglia la regola della ponderazione ricordando che, oltre alle risposte immediate, si deve procedere alla consueta pianificazione degli interventi ed alla loro condivisione nei Consigli di Istituto e nei Collegi dei docenti per le loro rispettive competenze.
Ad intra si provvederà alla pianificazione anche straordinari di percorsi scolastici ed all’eventuale realizzazione di iniziative extrascolastiche per gestire l’emergenza.
Ad extra occorrerà che la scuola fruisca della collaborazione di ogni tipo di referente istituzionale, non solo nelle diramazioni territoriali del Ministero ma nelle articolazioni governative, amministrative, sanitarie e civili dell’apparato pubblico.
I materiali scientifici e documentali a disposizione delle scuole
Autorevoli esperti ci hanno insegnato che da tempo l’educazione interculturale “ha abbandonato il terreno dell’educazione speciale, rivolta ad un gruppo sociale specifico, per diventare un approccio pedagogico innovativo teso verso una nuova visione del curricolo, in generale”[4]. Sono stati compiuti notevoli progressi nel passaggio dalla pedagogia alla didattica interculturale delle discipline e dei saperi che, attraverso la revisione, la rivisitazione e la rifondazione del modello formativo della scuola, ha mirato alla formazione di un cittadino del mondo, che vive e agisce in un contesto interdipendente.
Il Ministero ricorda che accanto alle ricerche accademiche sono rinvenibili anche risorse di ogni genere, tese ad aiutare gli attori dell’accoglienza e dell’inclusione, accedendo ad un’apposita sezione del sito ministeriale (ora in via di allestimento) Ovviamente, accanto alle azioni di supporto rimane oltremodo utile la necessità di acquisire informazioni sul sistema educativo ucraino per agire con la piena consapevolezza dei bisogni educativi dei profughi in età scolare.
No alle “classi a specchio”
Peraltro, vanno anche evitate quelle scuole di pensiero che ritengono un buon sistema di accoglienza quello delle “classi a specchio”, cioè l’allestimento di contesti, per gestire l’ingresso di bambini stranieri, analoghi a quelli che hanno lasciato in Ucraina con persone qualificate, spesso anch’esse profughe, che non conoscono però, nella maggior parte dei casi, la lingua italiana. L’obiettivo di tale modello è quello di favorire la continuità con la scuola che frequentavano nel proprio Paese prima della guerra. Qualcuno ritiene, opportunisticamente, che con questa modalità non si andrebbe a mettere in difficoltà la prosecuzione delle attività dei nostri studenti e favorirebbe la conclusione dell’anno scolastico senza ulteriori complicazioni.
Tuttavia, come abbiamo già sostenuto, le normative della scuola italiana impongono l’accoglienza nelle classi regolari degli scolari e degli studenti auspicando, nel contempo, tutte le possibili azioni di supporto ai processi interculturali di inclusione scolastica.
Rinsaldare i principi dell’educazione interculturale
Con un tempismo apparentemente casuale ma quanto mai opportuno, il Ministero ha anche pubblicato, a metà marzo 2022, un documento a cura dell’Osservatorio nazionale per l’integrazione degli alunni stranieri e l’educazione interculturale dal titolo “Orientamenti Interculturali”. Contiene nuove idee e proposte per l’integrazione di alunni ed alunne provenienti da contesti migratori, aggiornando e attualizzando le precedenti Linee guida per l’integrazione degli alunni stranieri del 2014. Offre altresì approfondimenti sul sistema integrato 0-6 anni, sulla promozione dell’educazione interculturale in rete con il territorio e la riqualificazione dei sistemi di orientamento, sull’insegnamento della lingua italiana e la valorizzazione del plurilinguismo, ma anche sulla formazione del personale scolastico.
“I giovani oggi, oltre ad essere nativi digitali sono anche ‘nativi multiculturali’, abituati alla vita in società aperte e interconnesse, in relazione tra loro”. Sono parole di senso, più volte ribadite dal Ministro dell’istruzione, che impongono alle nostre comunità scolastiche un lavoro di rete per favorire l’interazione con i territori e la loro dimensione di accoglienza e di inclusività.
Una nuova frontiera: lo Ius Scholae
Intanto in Ucraina si sta consumando l’ennesima tragedia della Storia e tutto quello che può essere fatto per lanciare messaggi di Pace deve trovare ascolto in ogni angolo delle nostre scuole. Va riaffermato con forza il diritto ad entrare, sedersi, integrarsi e vivere in una “scuola aperta a tutti” che trascende le epoche storiche, le contingenze e le emergenze. Non a caso possiamo vantare la “Costituzione più bella del mondo”.
In Italia facciamo così!
La nuova frontiera dello Ius Scholae riparte dalla scuola e dai docenti, intesi come garanti dei valori di cittadinanza, superando le ormai anacronistiche visioni legate a diritti sul luogo di nascita o sulla propria ascendenza. Ognuno potrà essere accolto e nella scuola troverà la propria dimensione di cittadino. Sceglierà da solo quale diritto di cittadinanza vantare avendone la possibilità e gli strumenti.
Insomma, nel dibattito parlamentare si profila un’evoluzione significativa dello Ius culturae che, notoriamente non ha trovato facile collocazione nei nostri confini. La scuola va sempre d’accordo con i diritti della persona e con le proposte sensate che, talvolta, arrivano dalla politica, anche in tempi tristi come quelli di guerra.
[1] Nota Capo Dipartimento per l’Istruzione n. prot. 0000381 del 4 marzo 2022.
[2] Nota Ministero Istruzione, prot. n. 0000576 del 24 marzo 2022.
[3] L. Stillo “Per un’idea di Intercultura – Il modello asistematico della scuola italiana” Università degli Studi Roma Tre Dipartimento di Scienze della Formazione – Romatre press 2020.
[4] M. Fiorucci (a cura di), Una scuola per tutti – Idee e proposte per una didattica interculturale delle discipline. F. Angeli, 2011.