L’apertura delle iscrizioni nelle scuole (quest’anno il 4 gennaio 2022[1]) mobilita sempre famiglie e studenti su scelte impegnative. Lo è ancor più per i ragazzi che devono decidere se frequentare istituti liceali, tecnici, o istituti professionali, o se invece avviarsi verso percorsi professionalizzanti.
In molte scuole secondarie di primo e secondo grado, a partire dal mese di novembre si sono avviate iniziative di varia natura per offrire le necessarie informazioni sui percorsi di studio e per facilitare in qualche modo la scelta. Anche gli Istituti comprensivi, nello stesso periodo, hanno promosso iniziative, soprattutto per i genitori, illustrando l’offerta formativa, i tempi scuola i progetti delle diverse annualità.
Una scelta spesso prematura
I ragazzi, a 14 anni, non hanno sempre le idee chiare su che cosa vogliono fare da grandi, né tutti hanno un chiaro progetto di vita professionale. Gli studi, anche i più recenti[2], evidenziano che molto spesso sono i genitori a compiere la scelta, in misura residuale i loro figli quando si accorgono in tempo utile dei loro interessi e necessità. A volte cambiano idea strada facendo, generalmente intorno al sedicesimo anno di età. In tal caso i cambi di percorso sono possibili ma, nella maggioranza delle situazioni, si opta per la prosecuzione, ma acquisendo, forse, una maggiore consapevolezza, utile quando poi devono decidere cosa fare dopo il diploma.
Questa situazione, documentata in diverse ricerche sul tema dell’orientamento scolastico[3], in parte fornisce una ragione sul perché la maggioranza degli studenti nelle scuole italiane scelga l’istruzione liceale. L’istruzione e la formazione professionale si mantengono su percentuali ridotte[4], ad eccezione di quelle poche realtà in cui è attivata in forma significativa.
Il successo formativo e il benessere della società
Avere successo a scuola, ossia evitare di sentirsi fuori luogo, di raccogliere valutazioni negative, di collezionare ripetenze è un’aspirazione di ogni alunno e studente. Per la società ridurre ripetenze, fallimenti, abbandoni è un indicatore di qualità. Una comunità, per garantire prosperità e benessere, soprattutto alle giovani generazioni, deve investire sul capitale umano.
Questa consapevolezza riguarda tutti i paesi del mondo, anche se declinata su differenti linee operative e su differenti scelte a carattere polito-economico o anche culturale ed educativo.
È su questa prospettiva che serve orientarsi e orientare affinché ogni soggetto possa, al netto delle risorse individuali, essere nelle condizioni di esprimere al meglio le proprie potenzialità.
In Italia, il tema dell’orientamento è da sempre presente negli atti di indirizzo dei diversi Ministri dell’Istruzione[5]. In quanto correlato all’esercizio costituzionale del Diritto allo studio va sostenuto, incoraggiato perché nelle scuole, fin dai primi anni di vita, si dedichi attenzione a quelle che possiamo definire mosse strategiche per il successo formativo.
La prima mossa strategica: chi sono?
Iniziamo dal “chi sono”, o meglio dalla progressiva manifestazione della propria identità che è una finalità educativa presente a partire dai servizi zero-sei, nelle Indicazioni nazionali per il curricolo del primo ciclo di istruzione, nelle Indicazioni nazionali per i licei e nelle Linee guida per l’istruzione tecnica e professionale.
Ciò significa che all’interno delle attività di insegnamento-apprendimento va costantemente tenuta in considerazione l’acquisizione delle conoscenze, abilità e competenze da parte di tutti gli studenti in rapporto agli stili di apprendimento di ciascuno. Ciò serve per poter restituire diverse fotografie di come alunni e studenti apprendono a scuola, come delineano le loro identità, come crescono in consapevolezza, come riescono a liberarsi da pregiudizi e stereotipi o da sterili forme di idealizzazioni. In questo lento e progressivo lavoro è rilevante la collaborazione con le famiglie per meglio supportare le potenzialità di ogni alunno e rafforzare gli aspetti più deboli dando fiducia, incoraggiando e sostenendo la motivazione allo studio.
La seconda mossa strategica: quale strada prendo?
La seconda mossa è quella di affrontare precocemente il problema di “quale strada prendo”. È necessario porsi questa domanda, fin dai primi anni di vita. È possibile farlo facilitando (a casa e a scuola) la capacità riflessiva nei bambini: è un processo fondamentale per avere maggiori consapevolezze nelle scelte future. Non sono ininfluenti le prime decisioni delle famiglie, quella, per esempio, di far frequentare o meno un nido, di iniziare o meno la scuola dell’infanzia a 3 anni, di decidere in quale struttura andare, di scegliere la tipologia di scuola primaria (solo orario antimeridiano, anche rientri pomeridiani, tempo pieno). Poi arriva il problema delle opzioni per la scuola secondaria di primo grado: il tempo scuola, l’indirizzo musicale, i percorsi integrativi che le Istituzioni scolastiche mettono a disposizione… Fin qui sono spesso le esigenze dei genitori che orientano le scelte, la vicinanza al proprio domicilio, le opzioni offerte, gli orari…
I luoghi scolastici che frequentano i bambini forniscono elementi di confronto costante con le esperienze acquisite, incidono sui loro interessi, modificano le prime aspettative.
La terza mossa strategica: cosa scelgo?
La terza mossa, “cosa scelgo”, è la più delicata se pensata a 14 anni, nel momento in cui nel nostro sistema scolastico si diversificano i percorsi di studio. È chiaro che se le due mosse precedenti sono state ben elaborate sia nel contesto familiare sia in quello scolastico, si arriva a scegliere la “scuola superiore” con una attrezzatura adeguata, cioè con alcune conoscenze di sé, di come funzionano i propri meccanismi sociali e relazionali, di come si riescono a controllare le competenze emotive. Questo ‘tesoretto’ di esperienze diventa un bagaglio utile per poter esprimere una scelta che non sia solo quella veicolata da altri, famiglia e amici in particolare. Qui la scuola dovrebbe rappresentare il luogo di restituzione di un buon feedback, agli studenti ma anche alle famiglie, in forma libera e neutra, di tutto il percorso effettuato. Una descrizione attendibile di ogni alunno può diventare un utile supporto di orientamento tra le opportunità messe a disposizione nei diversi contesti territoriali.
Il Consiglio orientativo
Nella recente nota del 30 novembre 2021 sulle iscrizioni per il 2022/2023 (prot. 29452), si ricorda l’importanza del “Consiglio orientativo” espresso dal Consiglio di classe per tutti gli alunni della terza classe di scuola secondaria di primo grado, proprio nell’ottica di supportare le scelte nella prosecuzione dell’obbligo d’istruzione. A tal fine, si rammenta che il “Consiglio orientativo”, definito dal Consiglio di classe in forma analitica o sintetica, va reso noto ai genitori in tempo utile per l’iscrizione alla scuola secondaria di secondo grado.
Questo richiamo al dispositivo riporta in superficie tutta la questione sottesa alle mosse strategiche prima descritte in quanto indispensabili per arrivare all’appuntamento della scelta dei percorsi con un livello di consapevolezza specifico su alcune caratteristiche chiave quali: lo stile di apprendimento (attivo, riflessivo, teorico, pragmatico); gli interessi ricorrenti; la motivazione allo studio (persistente o meno); le capacità attentive; l’impegno e la costanza nell’affrontare compiti di lavoro. Va anche evidenziata quale propensione abbia lo studente ad intraprendere un nuovo percorso di studio (lungo, medio o breve). Sono da evitare, comunque, consigli orientativi formulati sulla base dei voti di profitto e costruiti solo sui percorsi formali di studio perché fuorviano e complicano le operazioni di scelta[6].
Scegliere bene
Lo studente va aiutato, dunque, a prendere le decisioni giuste e ad evitare gli insuccessi iscrivendosi a percorsi sbagliati. Il servizio orientativo migliore è quello che scaturisce da tutti gli elementi diversamente combinati, provenienti dalle varie ‘fotografie’ raccolte durante il ciclo degli studi, con la collaborazione delle famiglie.
L’acquisizione della consapevolezza è il primo obiettivo che si deve porre ogni scuola. Il come fare attiene alle competenze organizzative, professionali e di governance di tutti gli operatori scolastici: dalla messa a punto dei Piani triennali dell’offerta formativa alla cura delle diverse professionalità, all’attenzione alla leadership educativa del dirigente scolastico. Vanno garantite attività ed esperienze formative di varia natura e una valutazione autentica orientata alla crescita e alla progressiva padronanza degli apprendimenti acquisiti. La definizione dei piani dell’orientamento interni al PTOF come indicati nelle linee guida nazionali per l’orientamento permanente del 2014[7] ne riassumono le linee di azione.
Tutte le informazioni che servono
Avere le informazioni giuste, conoscere le diverse opzioni, avere la possibilità di valutarle in base ai propri bisogni sono elementi basilari per non sbagliare direzione. Nel periodo novembre-fine gennaio, le scuole hanno anche questa responsabilità.
È importante per lo studente partire dai propri ambiti di interesse[8] e confrontarli con le tipologie di scuola e con gli indirizzi di studio a disposizione nel territorio. È necessario per questo conoscere, per ogni ‘filiera’ di ambito, i percorsi che si possono trovare, dal più breve (esempio i CFP, centri per la formazione professionale) al più lungo come i licei. Poi è fondamentale avere un approccio diretto con le scuole mediante una visita programmata oltre che esaminando il sito stesso. La piattaforma del MI “Scuola in chiaro” è utile per consultare il PTOF, il RAV e per rendersi conto della struttura organizzativa dell’Istituto di interesse. Anche una ricerca su Eduscopio (strumento di comparazione di dati, curato dalla Fondazione Agnelli[9]) può fornire utili indicazioni agli studenti e alle famiglie.
Non va sottovalutata l’acquisizione di informazioni in maniera informale attraverso l’incontro con ex allievi della scuola o studenti senior. Con loro è possibile rendersi conto ancor più dell’organizzazione interna, del clima, dei servizi che funzionano meglio. La dimensione relazionale è una componente rilevante per la tenuta educativa del percorso scolastico e per le possibili azioni di supporto nei momenti di difficoltà. È importante quindi sapere come procede una scuola su questo versante.
[1] Nota prot. 29452 del 30 novembre 2021 https://www.miur.gov.it/web/guest/-/scuola-iscrizioni-online-dal-4-al-28-gennaio-la-nota-con-tutte-le-indicazioni-sul-sito-del-ministero.
[2] Secondo i dati di Almadiploma (Il sole 24 ore del 20 dicembre 2021) il 63,2% degli intervistati attribuisce ai genitori la maggiore influenza nella scelta, ai docenti delle secondarie di primo grado il 40%. Il 40% dei diplomati cambierebbe istituto.
[3] Roberta Focchiatti, a cura di, Orientare e orientarsi nella scuola primaria e secondaria, Carrocci, Roma, 2008.
[4] Vedi: http://www.orientamentoistruzione.it/; https://istruzioneveneto.gov.it/wp-content/uploads/2020/10/cart_stampa_202021.pdf; https://istruzioneveneto.gov.it/20211122_14355/ con dati aggiornati sulle scelte delle tipologie di percorso e sulla dispersione scolastica.
[5] Ritroviamo tale priorità anche nell’ultimo Atto di indirizzo politico-istituzionale per l’anno 2022 e nelle Linee programmatiche presentale alla Commissione VII Camera e Senato congiunte il 4 maggio 2021. Nel capitolo dedicato al diritto allo studio viene riservata una particolare attenzione alla “Riforma del sistema di orientamento degli studenti con particolare riferimento a quello in uscita dalla scuola secondaria di secondo grado”.
[6] Utili indicazioni sul consiglio orientativo sono contenute nella seguente pubblicazione: Laura Donà-Patrizia Neerman-Ernesto Passante, Il Consiglio orientativo-dalla ricerca alle linee guida, Tecnodid, 2014.
[7] Nota prot.n. 4232 del 19 febbraio 2014,Linee guida nazionali per l’orientamento permanente.
[8] Cfr. la copertina della guida le strade per il futuro http://www.fondazionecis.com/images/Opuscolo-Guida_LeStradeperilFuturo2020.pdf
[9] https://eduscopio.it/