Anche quest’anno, il 16 ottobre – in occasione del 42° anniversario della fondazione dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO) – si è celebrata la Giornata Mondiale dell’Alimentazione (GMA), istituita nel novembre 1979 e da allora celebrata ogni anno in oltre 150 Paesi.
Le iniziative del Ministero dell’Istruzione
In occasione della suddetta ricorrenza, la Direzione Generale per lo Studente del Ministero dell’Istruzione, di concerto con le competenti Direzioni del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, ha proposto alle istituzioni scolastiche di creare occasioni di approfondimento sul tema “Le nostre azioni sono il nostro futuro. Produzione migliore, nutrizione migliore, ambiente migliore e vita migliore”. L’obiettivo è quello di stimolare un vero e proprio atteggiamento esistenziale, da assumere non solo per la soddisfazione dei bisogni soggettivi personali, ma responsabilmente anche per quelli della comunità di appartenenza.
L’emergenza alimentare interpella la scuola per un futuro migliore
Per promuovere tra i giovani attività dedicate al problema dell’alimentazione come impegno sociale di portata planetaria, la FAO ha curato e indirizzato agli insegnanti un Libro di Attività per la GMA 2021, intitolato appunto “Le nostre azioni sono il nostro futuro”.
Si tratta di azioni orientate ad incrementare una sempre più proficua attenzione nutrizionale, sia attraverso una buona conoscenza di ciò che si mangia e delle relative ripercussioni sullo stato di salute sia dei prodotti di maggiore consumo. Questo secondo aspetto appare fondamentale in una società, come quella attuale, nella quale i comportamenti alimentari sono generalmente stimolati dal consumismo e dalla conseguente gratificazione invece che da corrette risposte ai bisogni. Lo scopo delle azioni suggerite nel Libro è fornire ai consumatori le informazioni necessarie per definire regole di condotta e buone abitudini alimentari che consentano di garantire e promuovere uno stile di vita sano e corretto.
La prevenzione prima di tutto
Appare, inoltre, necessario rafforzare il concetto di prevenzione, come tappa fondamentale nella lotta contro le patologie tipiche delle società industrializzate, le cosiddette società del benessere (sovrappeso, obesità, diete dimagranti finalizzate alla sola immagine estetica). Ma, soprattutto, si tratta di azioni finalizzate alla ricerca di una soluzione a lungo termine dell’annoso problema della fame, della sottonutrizione e della povertà nel mondo, affinché il cibo per tutti divenga un diritto, sia per la generazione presente che per quelle a venire.
La FAO ha previsto riconoscimenti per quei giovani che si saranno distinti nell’elaborazione di un progetto alimentare innovativo e sostenibile teso a perseguire, come obiettivo, il significato sociale del nutrirsi e, come finalità, la formazione di un cittadino attento, consapevole, attivo, capace di padroneggiare e orientare responsabilmente la propria vita verso un futuro alimentare di benessere, sia per il singolo che per la collettività.
Il ruolo della scuola per la sostenibilità alimentare
Ed è qui che entra in gioco la scuola, chiamata ad attivarsi per consentire ai giovani di offrire il loro contributo, in termini di creatività ed energia, in modo da sfidare, mediante soluzioni olistiche e azioni concrete, le cause strutturali dell’attuale crisi alimentare. Basti pensare ai prolungati conflitti armati, agli effetti devastanti del cambiamento climatico responsabile della riduzione dei raccolti e di una sensibile flessione nella produttività del bestiame, della pesca e dell’agrosilvicoltura; al degrado dei suoli causato dall’agricoltura intensiva, alla distruzione di foreste per poter convertire a pascolo o a produzione agricola paesaggi naturali con conseguente drastica riduzione della biodiversità; al verificarsi di una serie di scandali alimentari, all’attuale emergenza sanitaria da covid-19 che ha duramente colpito il sistema agroalimentare su scala globale, evidenziando l’importanza di riprogrammare il modo di vivere, di adattarsi a nuove realtà e adottare sistemi alimentari sostenibili.
Sconfiggere la fame si può
Favorire il ripristino dell’ecosistema e plasmare un futuro alimentare più adeguato, caratterizzato da “una produzione migliore, una nutrizione migliore, un ambiente migliore e una vita migliore” per tutti e per ciascuno, nessuno escluso, è il tema specifico dell’odierna edizione della GMA.
Così si è espresso il Direttore Generale della FAO, Qu Dongyu, nel suo discorso alla cerimonia di apertura del Forum mondiale sull’alimentazione, alla quale, oltre al Presidente dell’Assemblea Generale dell’ONU e alla Regina Letizia di Spagna, ambasciatrice FAO per la nutrizione, è intervenuto in video anche Papa Francesco. Il messaggio del Santo Padre, letto dal Segretario di Stato e indirizzato ai giovani, li sollecita ad estrinsecare la peculiare energia da cui sono animati trasformandola in consapevolezza diffusa: le nuove generazioni devono coraggiosamente impegnarsi in modo da azzerare l’antico problema della fame e migliorare la nutrizione apportando soluzioni innovative, senza lasciarsi intimidire “da un pensiero miope che si rifiuta di cambiare” ma essere intrepidi, decisi e uniti nella missione di garantire a tutti un futuro migliore.
L’entusiasmo, la passione, la combattività e la lungimiranza sono esattamente ciò che viene richiesto ai giovani per scuotersi dal letargo che ci ha accompagnato durante questa pandemia e tornare ad affrontare le principali sfide del 21° secolo con maggiore determinazione.
Traguardo Fame Zero
Ovviamente, cambiare le abitudini alimentari, a partire dalla trasformazione del modo in cui produciamo, distribuiamo e consumiamo il cibo, gioca un ruolo fondamentale nel perseguire l’obiettivo di un mondo a Fame Zero. Questo è il traguardo che i giovani si prefiggono di raggiungere per poter accelerare i progressi sull’Agenda 2030, che fissa in 17 punti gli obiettivi da perseguire entro il 2030 a salvaguardia della convivenza e dello sviluppo sostenibile. Adottata dai 193 stati dell’Assemblea Generale dell’ONU il 25 settembre 2015, l’Agenda esprime un chiaro giudizio sull’insostenibilità dell’attuale modello di sviluppo, non solo ambientale ma anche economico e sociale. Lo sviluppo diventa, invece, sostenibile se permette a tutti gli esseri umani di disporre di una buona qualità di vita entro i limiti ecologici del nostro pianeta, oggi e in futuro, con obiettivi che riguardino non solo la salvaguardia dell’ambiente e delle risorse naturali, ma anche la scelta di modi di vivere rispettosi dei diritti fondamentali delle persone, come la salute e la corretta nutrizione per tutti e a tutte le età.
Cibo per tutti. L’appello del pianeta
Ma per ottenere alimenti nutrienti a lungo termine sono necessari ecosistemi sani. Purtroppo gli attuali sistemi agroalimentari, dissestati e guasti, offrono il fianco ad una preoccupante dicotomia, esponendo l’intera popolazione a profonde disuguaglianze e ingiustizie. Da un lato, infatti, circa 2 miliardi di persone soffrono la fame o non hanno accesso regolare a quantità sufficienti di cibo nutriente, per cui risultano denutrite (malnutrizione per difetto). Dall’altro, circa 3 miliardi di persone presentano gravi problemi di sovra-alimentazione, lamentando peso eccessivo e obesità (malnutrizione per eccesso). Si assiste così ad un’allarmante situazione speculare: da una parte, un infinito numero di persone deve ricorrere a banche alimentari o aiuti alimentari d’emergenza; dall’altra, emergono stili di vita scorretti e situazioni di alimentazione in eccesso dovuti al consumo abituale di prodotti ad alta densità calorica. Pertanto, paradossalmente, accanto a chi soffre di deficienze proteiche, caloriche e vitaminiche o muore per scarsità di cibo, c’è chi è assillato dal problema opposto, il sovrappeso e l’obesità, in cui rivestono un ruolo di primaria importanza le scelte alimentari, l’ampiezza dell’offerta e le tecniche adottate dall’industria per la produzione, preparazione, raffinazione, conservazione e trasformazione dei prodotti alimentari stessi. Ne consegue che negli ambienti più urbanizzati ed economicamente avanzati si assiste allo spreco di enormi quantità di risorse alimentari, o perché vanno perdute o perché sperperate, gettate nei cassonetti da famiglie, dettaglianti o ristoratori. A questo danno, si aggiunge la necessità di smaltire gli sprechi alimentari, che provocano emissioni di gas serra, più nocivo della CO2.
Lo spreco che inquina e affama
Da qui, un unico e universale imperativo categorico: ridurre al minimo le perdite, combattere lo spreco di cibo e limitarne il consumo al proprio fabbisogno,in un rapporto equilibrato e secondo un’equa distribuzione nell’arco della giornata.Risparmiare il cibo, infatti, non è solo un problema etico, ma determina effetti devastanti anche sul piano economico e ambientale per l’impatto negativo sul dispendio energetico e sullo smaltimento dei rifiuti: lo spreco insensato di cibo inquina e affama il mondo.
Eppure, cinque anni fa era entrata in vigore una norma, la Legge n. 166 del 2016, che oltre a regolare la donazione e distribuzione gratuita di generi alimentari e farmaceutici a fini di solidarietà sociale, prevedeva anche la riduzione degli sperperi. Nel 2020 l’ONU aveva promosso un’ulteriore iniziativa, la “Giornata Internazionale di Consapevolezza sulle perdite e sprechi alimentari”, quale occasione di ulteriore riflessione e invito alla sensibilizzazione su un tema di spessore sociale e umanitario all’interno del più generale rimedio green e della salvaguardia del futuro del Pianeta.
La gestione dei rifiuti
“Ridurre lo spreco alimentare, le parole per dirlo”: è così che la Redazione ANSA ha titolato un articolo diffuso il 29 settembre, in occasione della seconda edizione della “Giornata Internazionale di Consapevolezza”, celebrazione sulla quale si sono poi innestate numerose campagne divulgative. A tal proposito merita di essere ricordata l’operazione “Spreco Zero”, sostenuta sempre nel 2020 dall’economista e agronomo Segrè, per il quale l’impegno a favore della prevenzione nella gestione dei rifiuti rappresenta l’apice nella gerarchia delle priorità, al punto da sollecitare il coinvolgimento di cittadini, imprese e istituzioni esortandoli a farsi carico del problema, perché solo un’azione sinergica può rieducare la collettività ad abitudini di acquisto e consumo più consapevoli e virtuose.
Occorrono comportamenti critici e responsabili
Da qui la necessità, a livello globale e locale, di affidarsi all’adozione di approcci integratiin modo da accelerare e rendere più proficue le azioni da porre in essere per massimizzare l’uso del cibo che produciamo, anche perché mancano meno di nove anni per raggiungere gli obiettivi 2030 dettati dall’Agenda ONU, con riferimento particolare agli obiettivi 12 e 13 che fanno riferimento ai cambiamenti climatici, al cibo e alla prevenzione dello spreco.
In un mondo in cui “il virus della fame” (Rapporto OXFAM Italia, 2020) miete vittime tanto quanto il covid e tonnellate di cibo commestibile vengono quotidianamente sprecate o vanno perdute durante la catena di distribuzione, diventa essenziale assumere comportamenti critici e responsabili, perché oltre al cibo perso o sprecato, risultano disperse anche le risorse utilizzate per produrlo – acqua, terra, energia, lavoro e capitale inclusi – con un conseguente impatto negativo sulla disponibilità e sicurezza degli alimenti e sul loro costo.
Come potremmo, altrimenti, celebrare la resilienza per garantire ininterrottamente la funzionalità dei nostri sistemi alimentari in aree soggette a conflitti o disastri naturali senon fossero sostenibili?