Una riflessione a partire dall’indizione di concorsi pubblici che dovrebbero rinnovare l’organico e la mission di dirigenti tecnici, dirigenti scolastici, impiegati delle segreterie e DSGA, docenti di tutti gli ordini di scuola.
“… Quello che porto ancora dentro di me è il ricordo della voce della mia maestra quando ci spiegava le cose…. Poi ricordo il Preside che molte volte era all’entrata del Liceo per guardarci, conoscerci e darci la sua visione del Mondo e della società…. indimenticabile il prof. di Filosofia che sempre, sempre, sempre, ci spiegava questa meravigliosa scienza con i passaggi alla vita contemporanea dell’epoca …”.
Gocce di memoria
Il professor Fiorito[1] percorre lentamente il frontale della sua cattedra mentre si approccia a dire ai suoi allievi “chiudete tutti i vostri libri e quaderni laddove finora ne abbiate avuto bisogno” … la stanchezza, l’inverno che è passato, l’estate che arriva e lui, dopo tanti anni, si ritrova ancora poco pronto a viverla …
È autunno nella testa del prof. Fiorito che insegna Storia dell’Arte nei Licei da oltre quarant’anni, eppure quella mattina, uno sguardo di luce dà la possibilità a questo strano e straordinario docente di svolgere la sua più intensa “lezione sull’Arte”.
“Sono gocce di rugiada”, tracce di memoria[2] del tentativo di rendere ordinato e di mettere sotto controllo ciò che è impossibile: la varietà delle persone e delle personalità. In pratica, immemori della complessità umana, cerchiamo un ordine impossibile e non riusciamo ad innamorarci del fascino intrinseco della Natura, il fascino del caos…[3]
Autunno
Scanno (l’Aquila), il paesaggio suggestivo di una cittadina immersa tra alberi e sentieri nel Parco Nazionale d’Abruzzo, rivela la meraviglia cromatica dell’Autunno, il tempo in cui i colori dei soggetti viventi così numerosi (gli alberi), sembrano rivelare a noi, pigri osservatori provenienti dal mare, la grande diversità di linee, forme, orientamento di tante foglie che, perfino nel loro movimento ed ondeggiamento verso la deposizione al suolo, scelgono itinerari assolutamente personali.
Piante forti che cambiano le foglie
Mentre cammino andando nel cuore di sentieri e vedendo la luce fioca d’Autunno, guardo verso l’alto: è più facile vedere oltre perché gli alberi vanno verso il riposo e l’orizzonte di Montagna (che è nel cielo) mostra maggiore spazio visivo. Così rifletto e, procedendo, osservo la meraviglia della Natura che, continuando ad essere di fronte a me e non in alto, mi regala il soave volteggiare di Marco Larice e l’incanto di Eleonora Abete. I loro compagni con cognomi simili, come succede nei paesi piccoli, sono già sulla terra, tra le ultime fragoline, mille ciclamini e violette. Loro, le foglie d’Autunno, finalmente lasciate andare da alberi decennali, esprimono il meglio di sé colorando con sfumature incredibili di giallo, marrone, rosso, verdastro, arancione…
Il ciclo si è chiuso. Gli alberi riposano per essere pronti a orientare altre foglie, renderle forti, coprire l’ombra, dare ossigeno alla Vita e poi farle partire per il viaggio che, con la loro esperienza, crea strati di nuova vita e rinnovamento.
La vita orizzontale
Crescono gli alberi verso il cielo… La Vita che creano è giù, in mezzo alla Terra colma di formiche, coleotteri, bruchi, torba che nutre la nascita dei fiori in primavera….
Le foglie sono il loro prodotto e loro lasciano che siano loro, una volta andate, a percorrere la loro strada. Come le piccole vele dei porticcioli sparsi sulle coste.
La vita intensa è quella orizzontale, la lezione è nel guardare in alto, prendere fiducia, cercare un orizzonte parallelo e virare.
Migliorare la scuola
A Rotterdam ci sono ampi spazi urbani che vedono l’esistenza massiccia di essere umani a piedi, sulle panchine, passeggiando sui moli e spostandosi in bicicletta.
A Berlino ben cinquantamila abitanti hanno scelto di vivere diversamente: basta automobili! Verrà cambiato l’arredo urbano.
Ottocentocinquantamila docenti, centocinquantamila unità di personale ATA, milioni di bambini e ragazzi con le loro famiglie…. Se tutti espirano saremmo invasi da tanta anidride carbonica, per farli vivere e stare bene occorre tanto, tanto ossigeno.
Ascoltiamo le voci, parole forti e quelle appena sussurrate, trascriviamo i bisogni, i desideri, i sogni[4] e forse rivedremo la luce tra gli alberi fitti delle direttive, circolari, dpr, dpcm, dlgv.
Annotiamo con i pennarelli o usiamo wordart e creeremo da soli lo sfondo su cui lavorare.
Persone, umanità, caos della Vita, diversità, coesione sociale, cooperazione, nuovi arredi, ecologia degli spazi.
Approccio ecologico dentro ed oltre Bronfenbrenner
Lo scioglimento dei ghiacci, l’acqua non pulitissima, gli allarmi delle nuove generazioni che si muovono intorno a Greta[5], le variazioni climatiche, il freddo che si anticipa non aiuteranno a comprendere, tra qualche sparuto gruppo di docenti o professori, che la linea verticale dell’insegnamento ha chiuso la sua era da almeno quattro decenni.
La Terra sarà un pianeta vivente se tutto il Mondo e le sue popolazioni faranno un passo indietro e, tutti i bambini, dopo aver imparato a camminare, inizieranno a pedalare fino al giorno in cui le articolazioni saranno del tutto incapaci.
In mezzo (dai 18 mesi ai novant’anni) tutti saremo attori delle nostre vite così come tutti saremo attori dei nostri apprendimenti.
La scuola del 1975 e non quella del 2030 aveva già bisogno di istituti con soltanto 500 alunni[6], un maestro dirigente di comunità, tanti spazi verdi intorno e revisione architettonica degli spazi dove, bambini e ragazzi, portassero il loro curricolo di esistenze e di apprendimenti acquisiti per socializzarli con quelli degli altri e percorrere i tanti curricoli di scienze, fisica, narrativa, logica, musica, lingua spagnola, letteratura italiana, architettura, strumento musicale, aritmetica e geometria preparati, orientati e personalizzati da un colto gruppo di docenti ben retribuiti.
- Tutto questo insieme.
- Tutto questo contemporaneamente.
- Tutto questo a partire dai luoghi.
- Tutto questo ritornando a dimensioni umane perché “il risparmio non è mai guadagno”.
Mentre Bronfenbrenner rifletteva e pubblicava testi di sociologia sui contesti e lo sviluppo umano il semplice Massimo Catalano[7] esprimeva mille provocazioni del tipo: “è meglio essere giovani, belli e ricchi anziché vecchi, brutti, poveri e soli”.
Oggi aggiungerebbe “meglio una scuola con trecento alunni e trentacinque docenti che una scuola con mille alunni e centocinquanta docenti” …. Vale a dire: … “meglio una scuola comunità che un nuovo ingovernabile di persone”.
Motivare ed includere
Oggi ho più tempo ed a volte riprendo in mano i libri che mi hanno formato. Oltre quarant’anni fa Giovanni Colpo[8] segnalava le incongruenze della stessa pedagogia che continuava a far leva quasi esclusivamente sulle capacità dell’insegnante come se il peso dell’alunno e la sua motivazione non fossero determinanti per il miglioramento dei risultati scolastici.
Se le biciclette stanno alla città come l’ossigeno sta al benessere, la motivazione degli alunni e la loro partecipazione diretta alla lezione condivisa stanno al successo formativo come la felicità di insegnare sta alla muova motivazione dei docenti italiani.
Nessun docente può stare bene a scuola e vivere l’entusiasmo del suo primo giorno ogni anno se non vive bene la propria professione e non vede l’orizzonte del benessere psicofisico di tutti e di ciascuno.
Ecologia della Scuola: l’ossigeno della Ricerca-Azione
Gli auspicata del prof. Volpi si sono realizzati, tutta la pedagogia europea pensa che gli ambienti di apprendimento devono includere la partecipazione attiva degli alunni valorizzando la metacognizione e costruendo le basi per la piena maturazione delle cosiddette soft skills a partire dalla fiducia in sé stesso.
D’altra parte molto prima delle nuove tendente pedagogiche la semplicità di Maria Montessori[9] suggeriva il famoso: “aiutami a fare da solo” connesso con il meno famoso “non annoiarmi con i tuoi insegnamenti”. Ancora una volta la dottoressa e pedagogista di Chiaravalle aveva preannunciato di quasi un secolo l’urgenza di sottomettere anche l’hard skill (il sapere, la disciplina, il contenuto di una lezione) al primato della personalità del bambino, del ragazzo e della cooperazione tra coetanei, forma e motore principale della ricerca azione in classe.
Ancora una volta il ruolo del docente è quello di interpretare una sana, serena regìa didattica[10].
Ritorno al futuro: il benessere dei lavoratori della scuola
Sono il passato e le grandi novità realizzate più oltre confine che in Italia ad essere alla base della scuola che mette al centro i bambini ed i ragazzi e gli insegnanti come attenti coprotagonisti sempre in grado di produrre meglio la qualità formativa e la piena realizzazione del sé.
Certamente è l’azione politica (come avvenuto per l’esperienza Finlandese) che deve farsi carico di scegliere un nuovo orizzonte, forse semplicemente il vero orizzonte fatto di investimenti, riconoscimenti professionali, valorizzazione del merito.
Analogamente sarà compito dell’insieme dei sindacati della scuola (non privi di confusione e di visioni ad horas che non portano da nessuna parte) superare la loro mediocre visione del dipendente scolastico. Ciò può avvenire con la pretesa di una selezione di qualità dei futuri operatori, la scelta di premiare i giovani dai 23 ai 28 anni di età che parteciperanno ai futuri concorsi per diventare insegnanti e poi curvare l’ormai obsoleto CCNL sulle nuove professionalità che, pur con scarso e ridicolo riconoscimento, sono il frutto del lavoro serio di singole istituzioni scolastiche che hanno promosso lo sviluppo di nuove competenze organizzative, dialogiche, progettuali. Forse sarebbe più naturale se si partisse da una semplice considerazione: aiutare i bambini e ragazzi a star bene a scuola, ad impegnarsi, vuol dire far stare bene tutti: collaboratori scolastici, impiegati, docenti, dsga e ds. La scuola migliore è quella realizzata da persone più rispettate e serene.
Gli occhi del bambino di Scanno
Diamo la certezza ai genitori, alle giovani mamme e papà, ai premurosi nonni che la scuola sarà la strada del divenire dei loro figli e nipoti, apriamo le porte della scuola preparando le nuove generazioni dei docenti a mettere al centro il curricolo dei bambini esistenti in vita, il curricolo orientato del sapere, di cui le discipline sono soltanto un aggregato di qualche fondamento epistemologico ben chiarito ma artificiosamente costruito per la scuola e tutto da rivisitare nella direzione dell’imparare ad imparare.
Guardiamoli negli occhi i bambini ed i ragazzi. Fermiamoci e silenziamoci ed ascoltiamo il nostro bambino interiore. Guardiamo più volte la foto del bambino di Scanno, unico soggetto a fuoco in una fotografia del 1957 esposta al MoMa di New York, con lo sguardo fisso verso l’operatore, lui che, con la neve intorno e quattro donne vestite in nero, sembra voler chiedere la direzione del suo orientamento verso il futuro.
Bambini che bussano molto prima degli open day
All’età di tre anni o qualche mese prima Valentina e Massimiliano bussano alla porta della scuola un po’ come Maria e Giuseppe che chiedevano un riparo dopo il lungo viaggio da Nazareth.
Non chiedono molto, promettono una sana partecipazione. Non potranno essere obbedienti a ciò che forse era vero ieri e non sarà utile dopodomani. Chiedono solo di essere accolti, di essere inclusi, di essere osservati per capire quali aspetti positivi e produttivi ha la propria intelligenza.
Valentina e Massimiliano chiedono di essere orientati, accompagnati e lasciati andare verso il loro futuro, ciascuno diverso da quello degli altri: saranno impiegati, insegnanti, vigili del fuoco, cuochi, attori, carrozzieri, psicologhe, nutrizioniste, cardiologi…
Il 2052 è vicinissimo
I bambini piccoli, non pochi, amano le costruzioni, una parte di loro incontrerà le piramidi dei giochi di plastica, alcuni andranno direttamente a Giza, qualcuno vedrà la figura di una piramide trasparente in una notte parigina… una parte studieranno psicologia, vorranno diventare insegnanti e capiranno che la piramide dell’autorealizzazione[11] li vede proprio lì, quasi in cima.
Prima di tutto esserci, divertirsi, non rinunciare ai sogni ed ai desideri[12] a ciò che già ci appartiene dal momento della nascita e che richiede sofferenza, tanta sofferenza ed umiliazione quando qualcuno vuole curvare o, peggio, bruciare le nostre peculiarità.
Il superamento del bisogno di sembrare oltre il bisogno di mangiare (troppo) o di accumulare cose (inutilmente).
Essere felici durante l’arco della Vita.
Forse sarà questo il titolo del documento prodotto dagli esperti europei di educazione e formazione nel 2052. A Rotterdam vive Juliët Van Leeuwen, oggi giovane docente d’arte in una scuola superiore olandese. È metà ottobre del 2052, Juliët ha 58 anni, sta preparando la sua valigia che l’accompagnerà in aereo verso Palermo dove prenderà un traghetto blu che le farà conoscere il mar Tirreno ed Ustica, sede dell’incontro degli esperti europei.
La nipotina Alliusha la tira per la giacca e le chiede un bacio ed un abbraccio fortissimo; la convince tirandola a sé con energia. Allisha è figlia di Antonio Giorgetti, italiano di terza generazione con un bel viso sorridente color caffè napoletano. Nonna Juliët chiede ad Allisha quale scuola vorrebbe per i suoi figli quando sarà mamma e la bambina, stringendo la sua bambola, non ha esitazioni e risponde “de school van geluk”. “La scuola della felicità”.
[1] Il rosso e il blu. Lezione sull’Arte. “Cerchiamo regole, forme, canoni, ma non cogliamo mai il reale funzionamento del mondo. La vera forma di tutto ciò che è fuori di noi, come di tutto ciò che è dentro di noi, è per gli uomini un eterno mistero. L’incapacità di risolvere questo mistero ci terrorizza, ci costringe ad oscillare tra la ricerca di un’armonia impossibile e l’abbandono al caos. Ma, quando ci accorgiamo del divario che c’è tra noi e il mondo, tra noi e noi, tra noi e Dio, allora scopriamo che possiamo ancora provare stupore, che possiamo gettare uno sguardo intorno a noi, come se fossimo davvero capaci di vedere per la prima volta.” Da vedere assolutamente nella grande interpretazione di Roberto Herlitzka https://www.youtube.com/watch?v=T0UYFWIB8X8.
[2] “Sono gocce di memoria”, la conoscenza non ha dimensioni monodisciplinari. Regalatevi la lettura di questo articolo ascoltando l’omologa canzone di Giorgia andando al link posto qui sotto. Io ho scritto tutto il testo ascoltando un po’ di volte questa canzone. https://www.google.com/search?gs_ssp=eJzj4tFP1zcsNM0yLa8qLjJg9BJIz09OTlVIyVTITc3NL8pMBACnlQqr&q=gocce+di+memoria&oq=gocce+di+memoria &aqs=chrome.1.69i57j46i39j69i59j0i512l3j46i175i199i512j0i512j0i20i263i512j0i512.1295j0j15 &sourceid=chrome&ie=UTF-8 Milani.
[3] Roberto Herlitzka, Lezione sull’Arte, cit.
[4] Baricco Alessandro, Oceano Mare, Feltrinelli “Non è che la vita vada come tu te la immagini. Fa la sua strada. E tu la tua. Io non è che volevo essere felice, questo no. Volevo… salvarmi, ecco: salvarmi. Ma ho capito tardi da che parte bisognava andare: dalla parte dei desideri. Uno si aspetta che siano altre cose a salvare la gente: il dovere, l’onestà, essere buoni, essere giusti. No. Sono i desideri che salvano. Sono l’unica cosa vera. Tu stai con loro, e ti salverai.”
[5] C’è spazio nel curricolo scolastico per un approfondimento tematico su Greta Thunberg, diventata un simbolo oltre che una tra le persone più conosciute nel mondo?
[6] Ernst Friedrich Schumacher, Piccolo è bello, 1973 (una sorta di allarme ecologico sull’inefficacia delle grandi città per il benessere umano), su questa linea a livello pedagogico e Didattico Gianfranco Zavalloni Pedagogia della Lumaca.
[7] Massimo Catalano, Quelli della notte, 1985.
[8] Giovanni Colpo, La motivazione scolastica, Giunti Barbera 1976, pag. 126.
[9] Maria Montessori, La scoperta del bambino, Garzanti.
[10] Rispoli G., Programmare nella scuola dell’infanzia, Juvenilia 1987. La metafora sulla regia. didattica e quella del bambino attore hanno influenzato i successivi.
[11] Maslow A, Motivazione e personalità, la piramide dell’Autorealizzazione, Armando Roma.
[12] Baricco Alessandro, Oceano Mare, cit.