La “Sperimentazione di un corso di scuola secondaria di primo grado” ispirato ai principi del metodo “Montessori”, muove dall’autoeducazione e dalla pedagogia del fare. Si tratta in primo luogo di creare un ambiente educativo e di apprendimento finalizzato alla maturazione della personalità dell’alunno. Il progetto è stato autorizzato per un triennio, a partire dalla prima classe, dal Ministero dell’Istruzione e recentemente è stato anche approvato dalla Corte dei conti. Il decreto ministeriale è del 30 luglio 2021, prot. n. 237[1].
Le motivazioni e gli orizzonti di senso
Alla base della scelta dei 24 Istituti Comprensivi statali ammessi al percorso sperimentale convergono diverse spinte e motivazioni:
- un programma di crescita del percorso Montessori in modo verticale, a partire dalla scuola dell’infanzia fino alla scuola secondaria di primo grado;
- l’opportunità di entrare in un contesto ampio di sperimentazione di una metodologia riconosciuta a livello internazionale e trovare allo stesso tempo un’interessante occasione di formazione per gli insegnanti;
- la disponibilità dei docenti delle diverse discipline, spesso già impegnati nelle pratiche di didattica attiva, di mettersi in gioco, di imparare, di accogliere una sfida storica;
- l’auspicio che l’impegno e l’innovazione generino una “contaminazione metodologica” che sempre più apra la scuola ad un lavoro interdisciplinare che vada oltre le sole classi sperimentatrici e che coinvolga tutta la comunità scolastica.
Maria Montessori e gli adolescenti
Il percorso Montessori della scuola secondaria di primo grado riguarda gli adolescenti, una fascia d’età che Maria Montessori colloca all’interno del terzo livello di sviluppo e che ha esigenze diverse da quelle degli alunni della scuola primaria.
I principi metodologici sono gli stessi, gli allievi invece sono diversi, non più bambini, ma adolescenti che si confrontano con il mondo ed in esso cercano un ruolo: devono essere valorizzati perché consolidino la loro identità, guidati all’autonomia ed educati alla responsabilità e alla dignità personale.
Nel metodo Montessori infatti l’alunno costruisce il suo sapere competente tramite la sperimentazione ed il fare e non assume acriticamente il sapere trasmesso dall’insegnante.
L’arte di suscitare interesse e voglia di apprendere
Questo si accompagna ad un percorso di autonomia e progressivo autocontrollo di sé e delle proprie emozioni, alla capacità di lavorare in gruppo nel rispetto dei bisogni e dei tempi di ciascuno. Si viene guidati all’autovalutazione e all’autoriflessione.
Ma ancora più importante, e forse ancora più attuale in un’epoca di perdita di senso da parte di tanti adolescenti, è “l’arte di suscitare gioia ed entusiasmo per il lavoro” che tanti insegnanti sono capaci di attuare.
Secondo Maria Montessori “Lo sforzo del lavoro, dello studio, dell’apprendere è frutto dell’interesse e niente si assimila senza sforzo (…). Ma sforzo è ciò che si realizza attivamente usando le proprie energie e ciò a sua volta si realizza quando esiste interesse (…). Colui il quale nell’educare cerca di suscitare un interesse che porti a svolgere un’azione e a seguirla con tutta l’energia, con entusiasmo costruttivo, ha svegliato l’uomo” (M. Montessori, Introduzione a Psicogeometria). Lo scopo profondo di questa sperimentazione, al di là di ogni tecnicismo metodologico, è quello di suscitare l’entusiasmo costruttivo che rende i nostri adolescenti protagonisti.
La sfida e la forza della rete di scuole
La sperimentazione parte con una rete di 24 scuole, con capofila l’Istituto Comprensivo Riccardo Massa di Milano, che è stato l’apripista, inaugurando la prima classe nel 2012 e costituendo in seguito una rete di scuole in Lombardia. A distanza di 10 anni, la sperimentazione si allarga e, grazie all’approvazione del Ministero, diventa di carattere nazionale.
Lo stesso CSPI (Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione) auspica che “la Rete possa ampliarsi anche nelle Regioni non attualmente interessate per permettere una diffusione della sperimentazione (…) nella prospettiva di un passaggio ad ordinamento della scuola secondaria di primo grado ad indirizzo Montessori, come già previsto per la scuola primaria”.
Il CSPI “ritiene, inoltre, che tale sperimentazione possa anche fornire elementi interessanti per una riflessione sugli approcci pedagogici e metodologico-didattici della scuola secondaria di primo grado, oggetto da tempo di critiche sia per la sua funzione formativa e orientativa sia in relazione alla continuità curricolare all’interno dell’istituto comprensivo”.
Fare rete tra scuole è una grande sfida, una sfida che coinvolge tutti gli attori: i dirigenti scolastici, gli insegnanti impegnati nel corso di formazione e sperimentazione, i genitori, la comunità scolastica tutta.
Insegnanti pionieri
Gli insegnanti delle classi sperimentali hanno incominciato un impegnativo corso di formazione di 160 ore che li accompagnerà durante tutto l’anno scolastico. Il corso si suddivide in tre moduli; dopo una introduzione di carattere generale sui principi metodologici, ci si concentra sull’adolescente Montessori e sulla sua specificità passando alle applicazioni pratiche e alle attività disciplinari e interdisciplinari.
In modo progressivo, con il consolidarsi del quadro teorico, a partire dal secondo quadrimestre e ancora di più dal prossimo anno scolastico, gli insegnanti integreranno nella didattica quanto appreso e sperimenteranno un nuovo modo “del fare”, all’interno di un percorso di ricerca-azione. Si tratta di insegnanti che già collaborano fra di loro e sono aperti a pratiche di didattica attiva e di costruzione della conoscenza, quindi pronti ad accogliere nuove suggestioni, a mettersi in gioco, soprattutto ad essere pionieri.
Il termine della formazione è previsto entro il 30 settembre 2022, ai corsisti verrà rilasciato un attestato di frequenza. Dopo la presentazione del Diario personale delle attività svolte, nell’anno scolastico 2022/2023 si terrà l’esame finale per il conseguimento dell’attestato di specializzazione per insegnanti della scuola secondaria di primo grado.
Anche se ci sono molte esperienze a livello internazionale, in Italia c’è ancora molto, da costruire. Un punto di partenza per la rete delle 24 scuole è la sperimentazione svolta in Lombardia. Ma la sfida più grande è quella di trasformare davvero la didattica a partire dalla quotidianità delle azioni.
L’alleanza con il territorio e con le famiglie
La risposta del territorio in termini di interesse e di iscrizioni alla sperimentazione è un aspetto importante quanto i requisiti interni (avere all’attivo il metodo Montessori nella scuola primaria e la disponibilità di un consistente gruppo di insegnanti disposti a formarsi).
Occorre consolidare l’alleanza scuola-famiglia, collaborare ancora di più con l’ente locale per gli adeguamenti che si renderanno necessari, lavorare per modificare gli ambienti di apprendimento e reperire le risorse necessarie.
Da un punto di vista organizzativo è molto importante creare un gruppo riconoscibile e riconosciuto che programma insieme e sperimenta: solo con la partecipazione di tutte e di tutti si può trasformare la didattica.
Il ruolo del dirigente può esser di coordinamento e di stimolo (deve indicare la via) ma la strada si costruisce insieme, accogliendo le proposte ed il lavoro quotidiano degli insegnanti coinvolti, ascoltando le famiglie, osservando i ragazzi che sono i veri destinatari di questa innovazione, monitorando i risultati.
L’obiettivo finale è di fare rete, di attivare una sinergia tra le varie istituzioni coinvolte per un’offerta formativa sempre più ricca, in modo che ciascuna famiglia del territorio trovi il percorso più adatto al proprio figlio, in un’ottica di crescente differenziazione e personalizzazione della didattica anche nella scuola secondaria di primo grado.
[1] https://www.miur.gov.it/web/guest/-/decreto-ministeriale-n-237-del-30-07-2021-autorizzazione-del-progetto-di-sperimentazione-di-un-corso-di-scuola-secondaria-di-primo-grado-ispirato-ai-p