Il 27 settembre 2021 è stato presentato, in formato interamente digitale il Rapporto della fondazione Giovanni Agnelli[1] sulla scuola media[2]. Il documento è in continuità con il precedente del 2011 seppure con alcune differenze relativamente ad alcuni dati e soprattutto per l’inserimento di tre nuovi Capitoli: due sugli studenti (esiti di apprendimento e condizioni sociali, percezione del loro stare a scuola) e uno sui docenti (incidenza dei fattori individuali e dell’organizzazione scolastica sulla loro professionalità).
Scuola secondaria di primo grado senza futuro?
Il testo del Rapporto è stato scritto e curato della ricercatrice Barbara Romano, studiosa di Statistica e processi aziendali, con il contributo di altri esperti, di accademici e dell’Invalsi e comprende 3 capitoli, suddivisi in numerosi paragrafi, per un totale di 87 pagine.
il Rapporto conferma il quadro a tinte fosche già tratteggiato nell’edizione 2011[3]. Tale continuità viene così sintetizzata dal Direttore della fondazione Andrea Gavosto nel Comunicato Stampa all’indomani della presentazione ufficiale: “Rispetto a dieci anni fa… la situazione della scuola Media non è migliorata: gli apprendimenti restano insoddisfacenti, i divari territoriali e le disuguaglianze sociali sono ancora più evidenti, i docenti non sono meglio formati né la didattica è stata rinnovata…”.
Un’analisi comparativa dei due Rapporti 2011 e 2021[4]
Si propone questo “parallelo” per far emergere quali “costanti” e quali “diversità” possono essere individuate nelle due Indagini, rispetto agli indicatori tematici di riferimento.
Gli studenti
REPORT 2011 | REPORT 2021 |
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• Calo di apprendimento netto tra Primaria e Media in Matematica (M.) e Scienze (S.) • Vivono la scuola con maggiore disagio rispetto ai coetanei europei | • I risultati in Matematica, in terza Media sono più bassi rispetto alla IV Primaria (sotto la media TIMSS). • Dalla prima alla terza Media e in misura maggiore per le ragazze diminuisce il gradimento per la scuola e cresce lo stress per il carico di lavoro. • Chi non segue il consiglio orientativo (44%) ha il doppio di probabilità di una ripetenza in cl. I della Secondaria di 2 grado[5]. |
Gli insegnanti
REPORT 2011 | REPORT 2021 |
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• Hanno un’età media molto elevata: 52,1 anni (Primaria 49,3, Sec. 2°grado 51,8); solo 1 su 100 è under 30. • Il loro turnover è più consistente: 35% non resta nella stessa scuola da un anno all’altro (Primaria 22%, Sec. 2° grado 30%). • Sono poco soddisfatti della loro formazione iniziale. | • Solo il 66,7% (T.I. e T.D.) rimane nella stessa sede. 1 docente su 3 si trasferisce o cambia scuola ogni anno. • la quota di docenti precari (30%), è più alta rispetto alla Primaria (20%) e alla Secondaria di 2° grado (25%); quasi il 60% dei docenti di sostegno è precario. • Solo 1 docente a T.I. su 100 ha meno di 30 anni e sono 30.000 i titolari di 60 anni e più. • Hanno una percezione molto bassa del loro ruolo nella società. • solo 4 su 10 si sentono preparati nella didattica, nei processi valutativi, nella gestione della classe, ma pochi chiedono la formazione. • I laureati più qualificati non scelgono di insegnare. • Per oltre il 50% dei docenti con meno di 5 anni di servizio, insegnare non è stata la prima opzione professionale. • Nella scuola primaria un terzo dei docenti riesce a dotare gli studenti di idonee strategie e metodologie di lavoro, nella scuola media si scende ad un quarto. |
Missioni assegnate con la riforma del 1962 e con le Indicazioni nazionale 2012
1962 | 2012 |
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• Far crescere la scolarità (l’unica missione che si è realizzata). • Orientare le scelte scolastiche successive. • Garantire l’uguaglianza delle opportunità scolastiche. | • Garantire a tutti gli studenti apprendimenti di qualità, riducendo i divari. • Sviluppare competenze di cittadinanza attiva. • Orientarli a scelte più consapevoli per gli scenari socio-economici del futuro. |
I divari sociali (titoli, genere, origine, area geografica)
REPORT 2011 | REPORT 2021 |
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• Il livello di istruzione dei genitori concorre a determinare punteggi più bassi nelle prove standardizzate di Matematica e Scienze. • Oltre l’80% dei divari in terza media, in Matematica e Scienze, ha origine nella Scuola Media. | • La forbice si allarga in Matematica a sfavore dei figli di genitori solo con titoli del 1° ciclo. • Le femmine ottengono in Matematica punteggi più bassi dei maschi, sia alla scuola Media sia alla Primaria. • Gli alunni stranieri hanno percorsi più irregolari rispetto agli studenti italiani. • Nel passaggio dalla Primaria alla Media i risultati in Matematica sono piuttosto negativi, soprattutto nel centro-sud. |
Proposte per nuovi scenari
REPORT 2011 | REPORT 2021 |
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• Evitare una Riforma dei cicli scolastici. • Personalizzare l’insegnamento-apprendimento • Progettare insieme per Dipartimenti. • Diffondere il modello dell’Istituto comprensivo e adottare curricoli verticali. • Essenzializzare, cioè concentrarsi su poche discipline e introdurne di opzionali. • Favorire l’apprendimento cooperativo. • Assumere i nuovi insegnanti per chiamata diretta o concorso. | Leve per la carriera: • formazione iniziale centrata sulla pratica d’aula; • formazione in servizio obbligatoria, continua, verificata; • progressioni di carriera. Promozione di prassi didattiche innovative: • strategie metacognitive; • attività artistico-espressive; • peer learning; • piani di crescita individuali; • didattica per compiti di realtà; • apprendimento socio-emotivo, SEL. Maggiore attenzione agli sviluppi delle neuroscienze, per una didattica che sviluppi curiosità cognitiva, riflessività, cooperazione, competenze imprenditoriali, resilienza, capacità orientative[6]; Riorganizzazione della giornata scolastica: • estensione del tempo scuola al pomeriggio; • curricola anche in ambito non cognitivo; approccio laboratoriale. |
L’equità
REPORT 2011 | REPORT 2021 |
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Dal paradigma dell’opportunità di acces-so (diritto allo studio e scolarizzazione di massa nella logica del riscatto sociale). | Al paradigma dell’opportunità di successo (riuscita scolastica e formativa, nell’ottica del costruire il bene comune). |
Argomentazioni esplicite e logiche sottese del Rapporto 2021
Il rapporto, di fatto, ripropone alcune delle tesi e delle soluzioni che la Fondazione sostiene da tempo in studi e ricerche, rispetto alle diverse categorie formative[7]. Tuttavia riconosciamo il significativo contributo che il documento fornisce alla conoscenza di questo importante segmento della scuola italiana in termini di:
– segnali e proposte rivolti ai decisori politici, perché prendano coscienza delle criticità emerse e agiscano senza ulteriori ritardi;
– sollecitazioni a declinare le politiche esplicitate nel PNRR nel grado scolastico più in difficoltà, in particolare per “rigenerare” l’orientamento, il reclutamento e la formazione dei docenti, la didattica;
– evidenze statistiche e documentali, da cui discendono aggiornate mappe conoscitive e correlate analisi;
– focalizzazione delle emergenze formative strutturali (esiti di apprendimento insoddisfacenti; preparazione e status del personale docente inadeguati; persistenti disuguaglianze socio-educative; processi inclusivi “deboli”; qualità della didattica non esaltante; basse autopercezioni dei docenti del loro ruolo e degli stu-denti della loro esperienza scolastica; orientamento che disorienta).
Qualche riflessione a margine
CATEGORIE | TESI E SOLUZIONI DELLA FGA | NOSTRI INTERROGATIVI |
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I saperi | Troppo “ingombranti”, da sostituire con una selezione mirata di argomenti-tematiche, per i quali i contenuti disciplinari hanno funzione “ancillare”. | C’è il rischio che tale ipotesi possa portare ad abbassare la culturadelle giovani generazioni? Potrebbe svalorizzare le discipline che invece sono dispositivi per il pensiero critico, per l’emancipazione intellettiva, per l’agentività sociale?[8] |
La didattica | Riservare spazio prevalente alla didattica per competenze e alle pratiche innovative, aree in cui gli insegnanti sono mediamente carenti. Necessaria una diversa didattica per l’orientamento, ma che orienti veramente e non “canalizzi”. | Perché non evidenziare che esistono già buone pratiche dedicate[9] e che invece occorre contrastare la burocratica produzione cartacea di UdA, senza una corrispettiva sperimentazione in classe? Perché non “esplorare” i modelli innovativi suggeriti dalla qualificata S.I.O., Società Italiana per l’Orientamento? |
La docenza | • Implementare la formazione eterodiretta (Vedi: Piano nazionale di formazione[10], piattaforma Sofia, Scuole Polo, Enti accreditati), curvata con priorità su “competenze” e “metodologie”. • Formazione in servizio obbligatoria con periodica valutazione. • Percorso specifico universitario per l’insegnamento dopo la laurea, con successivi master o dottorati e infine con un’abilitazione molto selettiva e una intensa formazione sul campo. | • Quale “peso” viene attribuito all’autonoma progettualità dei docenti, correlata ai bisogni bottom up? • Perché non incentivare la ricerca-azione?[11] e il ruolo delle discipline? • Modificare lo Stato giuridico del docente oppure continuare a mediare nei CCNL? • Si indicano traguardi molto ambiziosi, pur consapevoli che la soluzione proposta è disseminata di ostacoli e difficoltà. |
Gli studenti | Rrendere più “attrattivo” l’insegnamento, attraverso il coinvolgimento attivo degli studenti che nella scuola primaria raggiunge il 75%, nella scuola media scende al 44%[12]. | Vogliamo dire senza ipocrisie che tale obiettivo comporta un “disegno sistemico” sulla scuola del futuro, al di là delle formule accattivanti? (Vedi, per esempio la Rivista Online dell’ADI, www.adiscuola.it del 3 gennaio 202, dell’11 settembre 2021, del 14 settembre 2020, del 21 dicembre 2020). |
[1] Nel prosieguo dell’articolo sarà utilizzata la sigla FGA.
[2] È stata mantenuta la denominazione “Scuola Media” riprendendo quella del 1962 (Scuola Media unica). Si ricorda che il mutamento di nome “Scuola secondaria di primo grado” risale alla legge 53/2003 (Riforma Moratti).
[3] Dello stato insoddisfacente della Scuola Media la Fondazione aveva comunque argomentato in altri suoi documenti, come il “Rapporto sulla scuola in Italia, 2009”, il “Working Paper FGA” n. 42, 2012 di L. Ribolzi e la Ricerca “Osservazioni in classe”, 2021.
[4] Solo note di sintesi. Per i dati di dettaglio (fonti: TIMSS, OCSE-Talis, MIUR, INVALSI, HBSC) vedi. le slide a corredo dei Rapporti.
[5] Assunto derivante dagli esiti di una ricerca effettuata in questi anni dal COSP di Torino, per conto della FGA, su un campione di ca. 20.000 studenti delle Scuole Medie torinesi, utilizzando un test denominato “Arianna”.
[6] Su questo aspetto vedi l’articolo di L. Malgioglio sulla rivista online La nostra scuola, 1.10.2021, in cui il riferimento alla neurodidattica viene considerato ideologico, in quanto elude la complessità dei processi psicopedagogici. Inoltre si rileva che, rispetto a cosa e come imparano i giovanissimi, non si parla più di persone ma di “cervelli”, quasi un ritorno al positivismo ottocentesco.
[7] A tal proposito vds. gli articoli “divergenti” comparsi su ROARS-NL, tag: Fondazione Agnelli, dal 2012 ad oggi.
[8] L’agentività è la capacità di agire intenzionalmente nel contesto sociale per generare un cambiamento (A. Bandura).
[9] Vds ad es. le esperienze del movimento “Avanguardie educative”, delle “Reti Nazionali di Scuole per le metodologie innovative”, del movimento “Piccole scuole”, dell’Associazione “Scuola senza zaino”, della Rete Wikischool e di tante altre Reti.
[10] Nel Piano 2016-2019 le aree di intervento si concentrano su “competenze”, “inclusione>, “cittadinanza attiva”.
[11] Sui temi della cura del capitale professionale vedi. M. Spinosi, Essere “Maestri di scuola”, Scuola 7, n. 253/2021.
[12] Vedi le rilevazioni desunte dall’indagine internazionale a cura di HBSC (Health Behaviour in School–aged children) 2018 e dalla ricerca “Osservazioni in classe”, a cura di INVALSI e FGA, 2013-14. Tali rilevazioni sono riportare nel Rapporto alle pagg.55-62.