Quadro giuridico istituzionale

Le innovazioni per una scuola che guarda al futuro

Le giornate di Ischia 2021 – con le sei sessioni di lavoro, studio e riflessione – hanno costituito un punto nevralgico di confronto con i partecipanti che hanno interloquito con esperti e relatori.

Alcuni importanti contributi, che qui riportiamo con qualche considerazione ed approfondimento, vogliono costituire il contributo della casa editrice Tecnodid alla nuova riflessione nazionale connessa con le ultime innovazioni introdotte, il miglioramento dei risultati scolastici e gli stessi percorsi di reclutamento a vari livelli (docente, dirigente scolastico, dirigente tecnico) per fornire alla scuola quelle alte professionalità di cui si ha indubbiamente bisogno.

L’impegno della Tecnodid

Ritorna ad Ischia la Summer school, appuntamento annuale che la Tecnodid è riuscita ad organizzare, anche per questo difficile 2021, con il contributo di tutti i suoi collaboratori ed esperti. Si è trattata di un’edizione particolare per due ragioni:

a) la dedica al nostro caro amico e collega di lavoro, ispettore Giancarlo Cerini, che tanto ha profuso nelle azioni di indirizzo e coordinamento del lavoro della casa editrice napoletana attraverso la cura di tanti testi, le riflessioni personali, le reti costruite con altri soggetti (istituzionali e di moltissime scuole del Paese);

b) il rilancio dell’importanza di una nuova ed ulteriore spinta ed un grande sostegno al “pianeta Scuola” ed al sistema formativo italiano alla luce delle intenzioni del Ministro Bianchi di sostenere con importanti risorse (PNRR, Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) l’innovazione, la formazione dei docenti ed il miglioramento dei risultati.

Con la Summer school 2021, la Tecnodid ha inteso continuare nella sua lunga tradizione di far crescere il capitale professionale della scuola italiana: docenti, dirigenti scolastici, dirigenti tecnici. Ciò avviene annualmente attraverso gli appuntamenti tradizionali nazionali (Ischia e Scanno) ed i tanti seminari ed incontri svolti nella penisola. Il tutto affiancato ad un’azione editoriale capace di sostenere, con la produzione di nuovi testi e la cura della piattaforma Tecnodid, i percorsi concorsuali e di formazione del personale della scuola.

Lo scenario in cui si è svolta la Summer school

Questo convegno ha avuto come sfondo un Paese in difficoltà sanitaria per l’emergenza da covid-19 e, dentro questa difficoltà, quella specifica della scuola che ha dovuto abbandonare il suo percorso attivo in presenza dai primi giorni di marzo 2020 con una precarietà continuata nell’anno scolastico conclusosi.

La scuola italiana paga ancora un alto prezzo al reclutamento asincrono rispetto alle esigenze effettive delle istituzioni scolastiche e lo stesso sistema è stato per anni in difficoltà per un numero inadeguato di DSGA e DS.

Ulteriore considerazione va fatta per i dirigenti tecnici il cui numero attuale in servizio è largamente sotto l’organico previsto e questo non aiuta soprattutto il sostegno alle innovazioni richiesto alle singole scuole.

Le modalità di immissione in ruolo e le procedure concorsuali creano forti contraddizioni rispetto alle finalità generali del sistema istruzione, il tutto complicato, anche per effetto di una difficile concertazione con le parti sociali, da un continuo slittamento nel tempo delle procedure concorsuali.

Né aiuta la lettura dei risultati nazionali – spesso mal interpretati – delle prove INVALSI dalla quale emerge un sostanziale distanziamento dalla media europea.

Riflettendo e discutendo di nuove professionalità nella Scuola era doveroso fare, quindi, alcuni approfondimenti.

Il punto sugli aspetti giuridici e amministrativi

Considerato il nuovo ruolo del dirigente scolastico e la prospettiva complessiva che è dietro le nuove funzioni del dirigente tecnico su questo tema ha argomentato prevalentemente il dott. Sergio Auriemma[1] che ha puntualizzato alcune questioni.

Le norme costituzionali e dell’Unione Europea coinvolgono tutti coloro che hanno responsabilità di direzione di ufficio pubblico e il personale pubblico nei vari settori dello Stato. Ma ci sono anche i nostri riferimenti nazionali. Oggi dobbiamo tener conto delle linee programmatiche della scuola, illustrate dal Ministro Bianchi al Parlamento il 4 maggio 2021, del “Patto della scuola” firmato con le parti sociali del 21 maggio 2021, soprattutto della ricerca di fondi attraverso il PNRR e dell’ultimo atto normativo “decreto sostegno bis” (Legge 106 del 23 luglio 2021).

Viene messo in evidenza dal relatore un grosso elemento di contraddizione del nostro sistema giuridico: dopo lo sforzo legislativo della politica e del Parlamento, secondo un recente studio sembra che ci siano circa 630 norme non applicate perché sono venuti a mancare i decreti attuativi. Il governo attuale e quello futuro dovrebbero vigilare anche sulla realizzazione delle leggi proprio perché, fermandosi alla sola emanazione, si rischia di peggiorare ancora di più il rapporto tra Stato e i suoi organi periferici come tra Stato e cittadini.

Semplificazione ed efficacia attuativa

A tale scopo occorrerebbe predisporre una sorta di cartina che sappia minuziosamente selezionare le tappe del lavoro di riordino ben consapevoli delle difficoltà dei percorsi da affrontare e ben consapevoli che molti di essi sono da scalare.

Come esempio viene citato il Testo Unico 1994 per la scuola che, a 27 anni di distanza, ha bisogno di essere riformulato, considerata l’enorme quantità di leggi, decreti e di atti secondari prodotti.

Occorre maggiore velocità, semplicità e coerenza legislativa. È questa la sollecitazione al Parlamento dello stesso Presidente della Repubblica Mattarella, non diversa da quella del 2011 dall’allora presidente Napolitano: occorre una migliore produzione legislativa in termini di semplificazione e di efficacia attuativa.

Bisognerebbe altresì rivedere il sistema di confronto e la stessa struttura delle relazioni tra Stato, Ministero e organizzazioni sindacali. Per evitare che, con la concertazione, le leggi già promulgate restino inevase o irrealizzate bisognerebbe, per esempio, limitare anche i decreti attuativi.

Un problema ulteriore è quello del linguaggio tecnico a valenza giuridica. Il lessico e la sintassi della norma giuridica non dovrebbero destare dubbi, ma non è così. Per esempio le espressioni “di norma”, “di regola” sono spine nel fianco della certezza del diritto. Una prima semplificazione si è tentata con la legge 35 del 22 maggio 2020.

In questo scenario operano i dipendenti pubblici

Nella scuola i dirigenti scolastici spesso sono in difficoltà nel riuscire a comprendere il proprio ruolo effettivo di garante della normativa e di gestione della complessa situazione sociale della singola istituzione scolastica. Analogamente vale per i dirigenti tecnici per i quali l’applicazione della normativa spesso viene contraddetta da alcune specifiche situazioni di fatto in cui più norme entrano in conflitto.

La variegata rete di responsabilità disciplinare, civile, patrimoniale e penale viene riferita anche al personale docente ed è oggetto di approfondimento nello studio dei vari profili professionali.

Resta il problema della gestione delle situazioni: uno stile di professionalità nuova deve poter tenere insieme la normativa e le persone, la difesa dei diritti dei singoli e la complessa articolazione di una classe, di un corso, di un istituto scolastico o di un territorio intercomunale o provinciale.

Il vulnus dei risultati Invalsi

Nelle ultime settimane i media – non senza enfasi e grosse storture – hanno dato ampio spazio ai risultati delle prove INVALSI comunicate dall’Istituto. Più volte lo stesso responsabile nazionale delle prove è dovuto intervenire con vari comunicati per chiarire la reale situazione dei punti di forza e di debolezza del sistema scolastico emerso dai vari diagrammi nazionali e di confronto regionale.

L’analisi dei recenti risultati scolastici deve trovare una cornice capace di ragionare sui persistenti problemi della scuola italiana e sulla grande forza espressa dalla scuola durante gli ultimi 18 mesi di emergenza sanitaria da covid-19 dal mese di febbraio 2020 a tutt’oggi.

Questo – sottolinea in apertura del seminario la dirigente scolastica Maria Teresa Stancarone –non deve farci distrarre dalla giusta valutazione che riguarda i tanti ragazzi bravi come pure i docenti impegnati con ottimi livelli prestazionali, né deve sviarci dall’impegno per il lavoro da fare per i tantissimi studenti da recuperare in termini di relazione, inclusione, motivazione e conseguenti risultati scolastici[2].

Il rapporto con L’Europa

Giancarlo Cerini scriveva «… nei confronti internazionali siamo ancora penalizzati come Paese, nei risultati scolastici e nei paradossi di bassi livelli di istruzione, ma anche nella scarsa attenzione al sistema educativo: le risorse finanziarie dedicate alla scuola non sono in linea con le medie europee, come pure i livelli retributivi degli insegnanti

I paesi dell’Unione Europea hanno affrontato in maniera molto diversa l’evoluzione linguistica, comunicativa e dei variegati stili di apprendimento delle ultime quattro generazioni[3].

L’Italia paga ancora il ritardo di una visione che pone i bambini e ragazzi di oggi nella medesima dimensione di apprendimento che ha caratterizzato, sul piano formale, la frequenza e lo studio tra scuola e casa dagli anni cinquanta agli anni ottanta. C’è un visibile ritardo di approccio e di metodo che non può essere lasciato assolutamente alla singola “libertà di insegnamento”.

Serve una scuola più collaborativa

Deve riprendere a funzionare meglio quella cerniera formativa (Ministero, ispettori, dirigenti, docenti) che fino ai primi anni Novanta ha fatto da collante e da agente facilitante di formazione e di adattamento propulsivo alle nuove realtà e alle innovazioni introdotte dalla normativa.

Oggi, in Italia, i docenti molto spesso sono isolati nelle loro classi o, al massimo, nei tanti e diversi collegi dei docenti. A volte tentano in solitaria di seguire le innumerevoli indicazioni prodotte dalle tante ordinanze, decreti, circolari che negli ultimi anni vengono emanate con ritmo incessante a partire dalle Indicazioni Nazionali (2012) e dal Regolamento sul sistema nazionale di Valutazione (DPR 80/2013).

È perciò urgente cambiare approccio e ripartire dagli studenti, dal loro rapporto con i saperi e dai diversi approcci apprenditivi. È importate ricentrare l’attenzione sul “fare scuola”, sulle didattiche innovative che vadano oltre la lezione frontale. Ma è importante altresì rimanere legati al quadro delle competenze europee definite dalla “Strategia di Lisbona 2000” fino al più recente documento sui “Nuovi Scenari” (2018) per la creazione di una coesione sociale che nasca nelle scuole e nelle aule attraverso la valorizzazione dell’apprendimento cooperativo.


[1] Sergio Auriemma, Magistrato, già Vice Procuratore generale della Corte dei Conti. Oltre allo scenario giuridico ed amministrativo ha puntualizzato nel convegno il rapporto complesso della gestione delle singole Istituzioni scolastiche e la variegata serie di responsabilità civile, penale, patrimoniale.

[2] In modo diverso questa tesi è stata affrontata da Maria Teresa Stancarone, Dirigente scolastico in servizio presso il Ministero dell’Istruzione e Guglielmo Rispoli, psicopedagogista e già dirigente scolastico.

[3] La riflessione sul “diritto all’Istruzione: guardiamo all’Europa” è stata affrontata da Leonilde Maloni, Dirigente scolastico, esperta dei sistemi formativi europei.