L’esame al termine della scuola superiore è sicuramente il dispositivo più manipolato dalla politica in questo Paese. Tutti i governi che si sono succeduti hanno cercato di lasciare un segno in quella che forse è la riforma di maggiore impatto sulla società. Già dalla denominazione traspare la concezione che si ha della scuola stessa, se essa cioè deve preoccuparsi del valore del titolo di studio (esame di Stato) o della formazione della persona (esame di maturità); se deve prevalere una preparazione generale più orientata verso la prosecuzione degli studi o se deve guardare verso l’immissione nel mercato del lavoro. E da qui si fanno discendere le tipologie di prove che gli studenti devono sostenere e delle certificazioni che li devono accompagnare.
Titolo di studio o formazione della persona?
Le vicende che lo hanno caratterizzato nel tempo recente, compresi i due anni di pandemia e di insegnamento stesso a distanza, dimostrano che non sono state compiute scelte precise e che si è sempre cercato di tenere entrambi questi indirizzi, a loro volta innestati sulla cultura tradizionale della valutazione degli operatori scolastici e più in generale di molte famiglie e di una vasta componente sociale. Una scuola selettiva valuta secondo il possesso di contenuti, mentre una formativa si interessa dei processi di apprendimento. Ma anche su questo fronte sono presenti due modalità di intervento, una che esprime giudizi a partire dai risultati attesi e l’altra che incoraggia ed incentiva lo studente a conseguire sempre migliori prestazioni. Questo secondo modo di vedere l’esame prende corpo con il ministro Fioroni, la cui riforma introduce il credito scolastico e formativo, la lode per i meritevoli, un bonus economico per i migliori, adombrando perfino un credito universitario sulla base del voto conseguito all’esame.
Credito, bonus e lode
Si tratta di una innovazione ad ampio spettro che cercava di far passare il momento finale dall’oggetto verso il processo, in linea con quanto stava avvenendo anche in Europa (processo rimasto a mezz’aria). Non fu possibile agganciare l’università. Il credito all’interno del percorso scolastico ha acquisito più significato solo con la pandemia, accoppiato con il colloquio, il bonus si è ridotto a pochi spiccioli ed è rimasta la lode. Unica ancora a far discutere, ripresentando l’idea selettiva con votazioni basse e poche lodi e quella più promozionale in cui le votazioni si alzano e le lodi aumentano.
Il valore della lode
Che valore ha dunque questa lode? Premia il percorso intrapreso nell’ambito di una valutazione soggettiva o si configura come un biglietto da visita per il futuro? È più legata all’equità sociale o al mercato del lavoro? Se è quest’ultima la finalità allora bisogna spostarsi verso una valutazione oggettiva, cosa che in passato si pensava garantita dallo stato dei commissari d’esame, mentre oggi è nelle mani di indagini nazionali ed internazionali e da chi usa il prodotto scolastico. Anche le prove sono in discussione: il terzo scritto avrebbe dovuto rappresentare un accertamento su una proposta autonoma della scuola, che non ebbe mai compimento e quindi fu abbandonato; il secondo si concentrava sull’indirizzo di studi seguito, ma per gli istituti tecnici e professionali il mezzo espressivo poteva essere insufficiente rispetto al carattere operativo delle competenze da evidenziare; il così detto tema in italiano, di cui in tanti sentono la mancanza, rappresentava una parte di un mondo culturale più ampio e complesso che poteva essere reso da una pluralità di linguaggi, comprese le tecnologie digitali. La lode dunque non può riguardare solo il massimo raggiunto in un ristretto orizzonte culturale, ma la capacità di orientarsi nel portare a termine compiti di realtà e l’esame non può costituire il riassunto di tutto il percorso formativo, ma solo un momento per la persona e la sua di navigazione nell’esperienza scolastica e in tutte quelle attività anche non formali che si porta dietro in un’adeguata documentazione del proprio curriculum e che si provvederà ad accreditare nel prosieguo degli studi o nel rapporto con il mondo del lavoro.
Una contraddizione
Una ricerca di Tuttoscuola fa emergere una grossa contraddizione: ci sono territori dove sono più le lodi e meno le alte classificazioni nelle prove oggettive somministrate dalle predette indagini. I dati riportano ad esempio che la provincia di Crotone è la prima per i più alti risultati interni e l’ultima per quelli esterni. Sembrava che al sud ci fosse quasi un’esigenza di rivincita nei confronti del futuro di giovani che con la lode potessero facilmente migrare al nord o all’estero ed avere successo. Non c’è dubbio che al nord la situazione all’inizio si è dimostrata più competitiva, ma adesso anche lì le lodi tendono ad aumentare. Il problema quindi da un lato sta nei criteri di valutazione e dall’altro nelle condizioni socio-culturali dei territori nei quali si svolgono gli esami.
Il Ministero cerca di uniformare tali criteri, ma i risultati dimostrano che la valutazione deve essere centrata sulla maturità delle persone in un dialogo tra docenti e studenti, a conclusione di un percorso e senza correlarlo ad un utilizzo sociale e professionale di quanto conseguito. Allo stesso tempo le prove INVALSI e OCSE-PISA, non applicabili al singolo allievo, devono offrire elementi di giudizio per l’intero sistema, in modo che siano utili al confronto fra sistemi e al miglioramento continuo, nonostante non sia ancora ripartita la valutazione delle scuole.
Ciò che servirebbe come accertamento finale
Comunque la si voglia giudicare la rottura tra valutazione interna ed esterna esiste e mette in crisi una modalità di accertamento finale unitario, tenendo anche conto che le prove oggettive sono già praticate per l’ammissione all’università, la quale per andare alla ricerca delle nuove matricole interviene ben prima della conclusione del percorso scolastico. Non serve dunque la corsa alla lode, ma una valutazione basata sul credito, affrancata da un colloquio di maturità, documentato con un consistente portfolio dello studente.
A questa valutazione si può aggiungere quella dei percorsi di alternanza scuola-lavoro, o meglio per le Competenze Trasversali e l’Orientamento (PCTO), che in genere si può considerare più autentica perché più qualitativa e comprensibile al mondo aziendale. È poco significativa infatti una toccata e fuga di tale esperienza nel colloquio ricondotta ad un’esibizione verbale, quando è proprio l’alternanza a richiedere quella pluralità di linguaggi che faccia crescere una certa versatilità delle competenze. In questa direzione si sta spostando anche la conclusione delle attività di educazione civica, la cui efficacia non sta tanto in una serie di rielaborazioni di tipo teorico-giuridico, ma nel giudicare la costruzione della cittadinanza.
Se si considera che altre discipline, come ad esempio la storia (di cui si nota pericolosamente l’assenza come disciplina centrale nelle prove di esame), escono dall’erudizione e si preoccupano di provocare la riflessione e di informare i comportamenti, allora non è solo l’esame che va messo sotto accusa, ma l’intero sistema valutativo uniformato ad una docimologia largamente superata, anche se si è cercato di ampliare la banda di misurazione.
È un a questione di competenze reali
A chi pensava che la lode potesse essere uno strumento per ripristinare l’ascensore sociale che la nostra scuola sembra aver perso, sarà il caso che si applichi soprattutto per elevare il livello di competenze cooperando con lo sviluppo dei territori, superando quella che l’INVALSI chiama dispersione implicita, cioè riferita ad una insufficiente preparazione minima e ad una mancata reale eccellenza. Prima che si arrivi all’abbandono vero e proprio, occorre contribuire al riallineamento delle aree del Paese, a cominciare da quelli più fragili, attraverso la collaborazione tra scuola e territorio, che al miglioramento dell’una corrisponda l’emancipazione dell’altro. Sono infatti le condizioni complessive di sviluppo socio-economico-culturale più che la qualità interna del curricolo che condizionano i risultati.
La lode è uno specchietto per le allodole.
Per gli studenti poi l’esame resta un rito di passaggio che bisogna sfruttare al meglio.