Due vite in parallelo.
Di fronte ad un’esistenza che si spegne mi assale un paralizzante vuoto di parole. Sono fatto così.
Questo mi è accaduto anche nell’apprendere la scomparsa di Giancarlo Cerini.
Il destino aveva fatto incontrare le nostre strade circa trenta anni fa, presso l’Editrice Tecnodid di Napoli: due cammini diversi, con alcuni tratti comuni.
Ho iniziato la mia professione nel mondo dell’amministrazione, convinto che l’Istruzione sia un bene universale. Poi ho scelto di lavorare per un altro bene immateriale, la Giustizia. E serbo tuttora entrambi nel cuore.
Giancarlo, invece, ha dedicato l’intera sua vita alla pedagogia, al sapere, alla conoscenza, ai ragazzi che dall’infanzia si formano e crescono nello studio, per diventare uomini e donne consapevoli di essere cittadini del Mondo.
E lo ha fatto da maestro, direttore didattico, ispettore del Miur, autore di eccellenza di libri, saggi, articoli, relazioni a vasta diffusione nazionale.
Ha vissuto, studiato e dato contributi personali in tutte le tappe storiche di trasformazione del Sistema nazionale di istruzione e formazione: l’autonomia delle scuole, la nascita e il funzionamento degli istituti comprensivi – il Sistema Nazionale di Valutazione – la valutazione degli apprendimenti – la parità scolastica – Il POF – le Indicazioni Nazionali per il curriculo della scuola dell’infanzia e del primo ciclo – l’insegnamento trasversale dell’Educazione civica ai sensi della legge n. 92/2019 – le certificazioni delle competenze – il curriculum dello studente.
Un suo recente e ultimo impegno ha fornito contributi prestigiosi ed animati dalla certezza che con un’accurata realizzazione delle linee pedagogiche per il sistema integrato 0-6 l’Italia possa recuperare il primato internazionale da tempo perduto per il primo ciclo di istruzione.
Cerini ha saputo accompagnare costantemente i propri lettori -di numero sterminato- attraverso queste impegnative e complesse tematiche con empatia, pacatezza e accattivante bonomia di linguaggio, visioni prospettiche e innovative, ispirando soluzioni operative originali e stimolanti.
Le idee che ciascuno di noi elaborava e illustrava al riguardo non sempre erano collimanti. Ma nelle discussioni e riflessioni che ne scaturivano durante incontri collettivi in presenza personalmente mi arricchivo sempre di spunti di approfondimento e di nuova sapienza.
D’ora in avanti negli incontri di studio e seminari mi capiterà di parlare, come di solito, a dirigenti, docenti e funzionari di “diritti” e di “doveri”, ma non avrò più a mio personale conforto la Sua scienza illuminante.
Egli sapeva cogliere il senso più vero, profondo, intelligente e proattivo dell’insegnamento, spiegando anche a me stesso i valori umani che le “regole” possono assumere nella comunità educante e nell’organizzazione e valorizzazione dell’esperienza scolastica.
Per questo e per l’amicizia maturata tra di noi mi sentirò dimezzato: mi mancherai molto, carissimo Giancarlo.