La struttura del Piano Nazionale del Governo italiano[2]
La struttura del Piano[3] poggia su tre assi strategici:a. digitalizzazione e innovazione (l’Italia è un Paese “innovatore moderato”, sotto la media UE);b. transizione ecologica (European Green Deal);c. inclusione sociale (l’Italia è un paese ancora con forti disparità socio-economico-culturali) e su tre priorità trasversali: Donne, Giovani, Sud (vedi pag. 15-16).
È articolato in sei missioni, che a loro volta raggruppano 16 Componenti o Linee di azione, funzionali a realizzare gli obiettivi economico-sociali individuati. Le Componenti si articolano in 47 Linee di intervento per progetti omogenei e coerenti di investimento. Per ogni Missione sono indicate le Riforme a supporto dei progetti. La governance (task force, cabina di regia, team di esperti…?) è in via di definizione. Le risorse totali, compresi Fondi europei e altre cifre già stanziate nella Programmazione di Bilancio 2021-2026, ammontano a 310,60 mld, di cui 209,89 quelle ascrivibili al Recovery Fund EU.
Gli obiettivi e le linee di azione[4]
La quarta missione “Istruzione e ricerca” (da pag. 115) riguarda scuola, ricerca, impresa, e comprende due componenti–linee di azione:
1. Potenziamento delle competenze e diritto allo studio, alla quale sono assegnati 20,95 mld;
2. dalla ricerca all’impresa, che usufruisce di 13,09 mld per un totale di fondi pari a 34.04 mld[5], con una progettualità da realizzare al 70% entro il 2023 e interamente entro il 2026[6].
Gli obiettivi vengono così declinati:
- Aumentare l’offerta dei servizi integrati 0-6 e favorirne un’equa distribuzione sul territorio nazionale
- Ampliare le opportunità di accesso all’istruzione e contrastare abbandono scolastico e povertà educativa
- Migliorare i risultati e i rendimenti del sistema scolastico
- Potenziare la formazione e il reclutamento del personale docente
- Potenziare la didattica in particolare in discipline STEM, linguistiche e digitali
- Istituire un Fondo per la riduzione dei gap dell’istruzione e per facilitare la diffusione del tempo pieno
- Rafforzare la formazione professionale secondaria e universitaria, l’apprendistato professionalizzante e gli investimenti in formazione terziaria
- Ridurre lo squilibrio di competenze tra domanda e offerta di lavoro.
Per realizzare tali obiettivi sono previste tre linee di azione:
1. Accesso all’istruzione e riduzione dei divari territoriali, potenziando le competenze di base, contrastando la dispersione scolastica, incrementando le politiche a supporto dei servizi abitativi per studenti;
2. Competenze STEM e multilinguismo, da rafforzare per docenti e studenti;
3. Istruzione professionalizzante, con espansione dell’istruzione terziaria riferita ai percorsi ITS.
Le Riforme
Le Riforme che debbono accompagnare queste linee di azione risultano così definite:
1. Riforma del sistema di reclutamento dei docenti
Integrazione delle procedure concorsuali con la modalità innovativa di un anno di formazione e di prova, superato il quale il docente risulta vincitore di concorso. Tale percorso consente di selezionare i nuovi docenti non solo sui contenuti disciplinari, ma anche rispetto alle metodologie didattiche e alla gestione delle dinamiche relazionali.
2. Scuola di alta formazione (Università-Indire) e Formazione in servizio obbligatoria per tutto il personale
- Introdurre moduli di formazione continua per Dirigenti, docenti e personale ATA (lifelong learning), con sistema di crediti e obbligatorietà della frequenza (target: 300.000 operatori).
- Correlare il sistema di formazione con lo sviluppo professionale e di carriera.
- Istituire una Scuola di alta formazione dedicata e realizzare un sistema digitale che documenti le esperienze e la formazione (portfolio delle professionalità, “Open badge”) e prefiguri un bilancio di competenze.
La riforma interessa anche lo sviluppo della DDI e di ambienti di apprendimento (spazi e metodologie) innovativi.
3. STEM e competenze digitali nei diversi gradi di istruzione
Si vogliono rafforzare nelle discipline curricolari, nelle metodologie e nei contenuti correlati le competenze STEM e quelle di digitalizzazione e innovazione, a partire dall’infanzia alla secondaria di II grado, in ottica di piena interdisciplinarità. Si intendono anche garantire pari opportunità di accesso alle carriere scientifiche, tecnologiche, ingegneristiche e matematiche.
4. Riforma del sistema di istruzione terziaria professionalizzante ITS
La riforma intende rafforzare il sistema degli ITS attraverso l’estensione del modello organizzativo e didattico in altri contesti formativi (offerta formativa, premialità e percorsi per lo sviluppo di competenze tecno-logiche abilitanti, impresa 4.0), il posizionamento degli ITS nel sistema ordinamentale dell’Istruzione Terziaria Professionalizzante e il riequilibrio qualitativo della connessione con le imprese nei territori.
5. Riforma degli istituti tecnici e professionali
L’obiettivo è quello di adeguare i programmi degli Istituti Tecnici e Professionali alle esigenze del mondo della produzione e alla situazione socio-economica dei singoli territori. Si vogliono altresì orientare questi Istituti verso le azioni del Piano industria 4.0 e verso l’innovazione digitale in atto nel mercato del lavoro.
6. Riforma del sistema di Orientamento
Introduzione di moduli di orientamento – non inferiori a 30 ore annue – nelle scuole secondarie di II grado e in riferimento alle classi IV e V, al fine di incentivare l’innalzamento dei livelli di istruzione. Inoltre realizzazione di una piattaforma digitale per i giovani di orientamento all’ offerta formativa universitaria e ITS.
7. Alloggi per studenti, borse di studio e accesso gratuito all’Università
Misure per sostenere le categorie economicamente più deboli nell’accesso agli studi universitari.
8. Fondo tempo pieno scuola
Aumento del tempo-scuola e dell’offerta formativa, in particolare nella fascia 0-6(Sistema integrato).
9. Contrasto all’abbandono scolastico nella Scuola Secondaria
Ricorso aTutor esterni di supporto al DS, organico potenziato, tutoraggio, consulenza e ri-orientamento.
Una mappa complessa e frammentata
Il Piano, nello specifico dell’Istruzione, evoca opportunamente le sfide di una società proiettata nel futuro. Ci riferiamo alle sfide per la digitalizzazione a livello di infrastrutture e per le attività formative, all’ampliamentodelle competenze in particolare delle competenze di base, STEM e soft skills, alla transizione ecologica, al superamento dello skill mismatch tra educazione e mondo del lavoro, all’inclusione e coesione sociali con misure contro l’abbandono, specie nelle periferie…
Operativamente, però, il piano disegna una mappa progettuale complessa e troppo frammentata, senza l’indicazione di priorità. Ricordiamo che nel recente Monitoraggio 2019 sul Quadro strategico ET 2020, l’Italia (dati 2018), su sette target specifici[7] ne ha raggiunto solo uno, quello della frequenza alla Scuola Infanzia. Il fatto che i progetti beneficeranno di un intervallo temporale di 5/6 anni per la loro realizzazione è un fattore positivo, ma ciò potrebbe causare una dispersione degli interventi[8]. A tal fine risulta indispensabile attivare un monitoraggio costante, con sistema di reporting, anche nell’ottica della rendicontazione (al momento è prevista una valutazione d’impatto preliminare del Piano, pp. 38-41).
Inoltre la molteplicità dei progetti comporta una “polverizzazione” dei fondi (vedi Tab. pp. 123-124), con il rischio di effettuare interventi-tampone, non risolutivi rispetto al “bisogno” individuato[9]. In questa direzione annotiamo preoccupanti punti di debolezza in alcune aree di intervento.
Divari territoriali e abbandono scolastico
Sono previsti per i divari territoriali e l’abbandono scolastico 1,50 mld: questi fenomeni hanno un impatto socio-economico molto elevato. La povertà minorile interessa oltre 3 mln di soggetti – Sud e periferie – e la dispersione esplicita[10] oscilla tra il 15 e il 20% nel Centro-nord e fino al 37% nel Centro-sud e isole- media UE del 10,6%). Le risorse, secondo la Nota del Forum Disuguaglianze Diversità del 12 gennaio 2021, andrebbero aumentate di almeno 2 mld. In questi giorni la Ministra, incontrando alcune Associazioni del Terzo Settore, ha comunicato che sono stati stanziati più di 66 mln nel 2020 e altri 118 nel 2021 per le criticità connesse con la pandemia. Piccoli passi per fronteggiare una scuola “di classe”, spesso “insostenibile”, a due-tre velocità.
Selezione e formazione del personale scolastico
Per la selezione e la formazione del personale scolastico sono destinati 1,52 mld. La proposta avanzata per il reclutamento docenti appare innovativa ma riduttiva in quanto non incide sul loro percorso universitario, ancorato esclusivamente alla specializzazione disciplinare (i 24 CFU post laurea non rappresentano una soluzione), che invece dovrebbe essere rimodulato secondo il modello in vigore per Scienze della formazione Primaria. Dedicarsi all’insegnamento oggi comporta sicuramente un approccio solido ai “saperi”, ma soprattutto la padronanza di strategie didattiche innovative (la DAD-DID hanno “lanciato” un altro segnale di allarme) e la capacità di gestione delle dinamiche relazionali, oltre che speciali “sensibilità” nel capire il complesso universo giovanile[11]. Per la formazione in servizio servono un Piano nazionale di riconversione professionale e ingenti risorse, non certamente la modesta cifra indicata a pag. 127, né la card docenti introdotta con la Buona Scuola, né le esigue somme “elargite” ogni anno alle Scuole.
Figure intermedie e middle management
Da anni si dibatte sulla costruzione di una leadership intermedia, ma miopie politiche e resistenze sindacali e corporative ne hanno impedito la “nascita”. Il problema irrisolto è sempre quello della differenziazione della carriera. Nel Piano, una timida apertura (da precisare meglio) a tale opzione si legge a pag.120, con la previsione di figure deputate al coordinamento didattico, incentivate sul piano della carriera e salariale. Per la complessità della scuola di oggi è una priorità[12]. Così come è una priorità (e la pandemia lo ha evidenziato) quella di poter disporre di figure di tutor-educatori come trait d’union tra scuola-famiglia-territorio (specie nelle periferie), come già prefigurato nel Piano Scuola 2020-2021 (D.M. n. 39/2020) con i Patti educativi di comunità(pag.7), parzialmente decollati.
Inclusione
Il “capitolo Inclusione” (alunni con BES e stranieri) non viene affrontato né in questa Missione (un solo passaggio a pag. 126, Divari territoriali), né nella Missione 5 (Inclusione e coesione). Eppure sono ben note le problematiche dei “sostegni” agli alunni con disagi e deficit vari, le difficoltà nella copertura degli organici dedicati e nella mancata formazione degli insegnanti disciplinari, come pure la condizione degli studenti stranieri con ritardi scolastici (su 860.000 iscritti, la percentuale è del 30,1% – focus MI a.s. 2018-2019) e con inadeguate competenze in Italiano L2. Come pure sono noti i loro riflessi negativi sui processi di inclusione educativa e sociale. Un’altra priorità eclissatasi tra le pieghe del Piano e che occorre far riemergere nel segno dell’integrazione.
Valutazione scuola e personale
Anche per questo settore, tranne qualche cenno a pag. 120 (Competenze STEM e multilinguismo), non c’è alcun riscontro significativo. Certamente è un vulnus per il nostro sistema scolastico. Nonostante i tentativi di questi anni, peraltro poco incisivi, la scuola soffre di un alto tasso di autoreferenzialità che si traduce spesso nell’esercizio senza limiti dei poteri valutativi e nella gerarchizzazione dei rapporti con famiglie e studenti, con connesso aumento dei contenziosi, e anche in una velleitaria autarchia rispetto al territorio.
[1] A livello europeo, la originaria denominazione Recovery Fund (Fondo di recupero o risanamento) è stata sostituita con Next generation EU (l’Europa della prossima generazione), più orientata sul futuro e sui suoi protagonisti.
[2] Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR). Si fa riferimento al documento governativo del 12.01.2021, che sarà adottato dal Parlamento, dopo un confronto con le Istituzioni territoriali, con le forze economiche e sociali, con il Terziario.
[3] Vedi: www.governo.it/it/articolo/comunicato-del-consiglio-dei-ministri-n-89/16017 pag. 178.
[4] Vedi il contributo sul sito Obiettivo scuola, 12 gennaio 2021. Adattamento.
[5] La somma riconducibile al solo Recovery Fund EU è di 28,49 mld (16,72 mld per l’istruzione e 11,77 mld per la ricerca).
[6] I fondi più cospicui vengono destinati a “transizione ecologica”, “digitalizzazione”, “inclusione e coesione”.
[7] Abbandono prematuro, frequenza Scuola Infanzia, competenze dei quindicenni, quota diplomati con studi all’estero e quota laureati occupati, apprendimento permanente, livello di istruzione terziaria. Vedi www.invalsiopen.it.
[8] Del resto nel Bilancio dello Stato 2021 viene applicato lo stesso modello dello “spezzatino” (Vedi Scuola 7, n. 2017).
[9] Da annotare che nel DEF 2019 la spesa per la scuola scende al 3,5% nel 2020, fino a un minimo del 3,1% nel 2035.
[10] Giovani fra i 18 e i 24 anni con diploma della Secondaria di I^ grado o con qualifica di durata non superiore ai due anni.
[11] L’INVALSI, (progetto rivolto a tutte le scuole del Mezzogiorno,2019), ha rilevato che la formazione dei docenti determina ricadute positive sia sulle pratiche di insegnamento, sia sulla motivazione degli studenti e sui loro risultati scolastici.
[12] Vedi ADI riv. on line, 21 dicembre 2020.