La scuola italiana è finita spesso sotto accusa perché ritenuta poco permeabile alle innovazioni metodologiche e didattiche. Alcune ricerche realizzate intervistando gli insegnanti confermano la forte prevalenza nella pratica quotidiana di didattiche espositive e frontali. Insomma, la forza della tradizione è assai più persistente delle nuove didattiche che coinvolgono solo pochi gruppi di innovatori. Tuttavia il pianeta “innovazione” è in movimento ed è utile ampliare il raggio di analisi. Intanto si può partire da INDIRE, l’istituto italiano per la ricerca e la documentazione dell’innovazione educativa: recentemente l’istituto ha dato vita al movimento delle “Avanguardie educative” (cfr. Indire 1), con tanto di manifesto “fondativo”, in cui le scuole proponenti hanno evidenziato i principi ispiratori del loro modo di far scuola: trasformare le aule in ambienti di apprendimento, promuovere approcci collaborativo, sviluppare una didattica laboratoriale, rendere più flessibili e aperte le scelte organizzative (ivi compresa la “flipped classroom”). La rete delle scuole innovative si è rapidamente ampliata, anche per la spinta verso il miglioramento, che è uno dei frutti della stagione dell’autovalutazione (Dpr 80/2013). Molte scuole hanno adottato il format di piano di miglioramento predisposto da Indire (cfr. Indire, 2). Da parte sua, il MIUR sta sostenendo le innovazioni attraverso il canale finanziario della legge 440 (DM 633/2016) che mette a disposizione delle scuole finanziamenti per attivare progetti di innovazione didattica relativi a temi quali il “debate”, il “service learning”, ecc. (cfr. Brescianini, 41). Gli stesso Fondi PON, che hanno una generale attenzione per l’arricchimento dell’offerta formativa in situazioni socialmente “critiche”, si sono venuti ampliando per sostenere – in tutte le regioni italiane – progetti che presentino una valenza innovativa (cfr. Stornaiuolo, 41). Anche le attività formative, che hanno ricevuto una nuova spinta a seguito dell’approvazione del Piano Nazionale per la Formazione (DM 767/2016), permettono di focalizzare l’attenzione sulle didattiche innovative. Il filo conduttore competenze-didattiche-valutazione sta alla base di molte iniziative e si sta diffondendo nella scuola (cfr. Pona, 27): apprendimento cooperativo, curricolo verticale, valutazione formativa risultano tra gli argomenti più richiesti dagli insegnanti. C’è dunque un filone di innovazione didattica che non coincide immediatamente con le innovazioni digitali (che però occupano tutta la scena…). Semmai le nuove tecnologie (cfr. Mangione-Garzia, 49) possono agevolare comportamenti creativi e una “pedagogia del fare”, anche dove meno te l’aspetti (ad esempio, nella scuola dell’infanzia).
2017-08-07