Il tema delle competenze di cittadinanza è già da alcuni anni al centro dell’attenzione delle scuole, sia perché richiamato nei documenti curricolari (si citano, per tutti, le Indicazioni nazionali per il primo ciclo, 2012), sia perché è stato istituito fin dal 2008 (nel corpus della legge 169) l’insegnamento di “Cittadinanza e Costituzione”. Si tratta, appunto, di un insegnamento e non di una disciplina a se stante, e questo ne rappresenta al contempo un punto di forza e di debolezza. Può diventare un tratto pervasivo del curricolo, ma può anche trasformarsi in una esperienza marginale, come un tempo era l’educazione civica.
Le poche indagini internazionali che cercano di fare il punto sulle competenze di cittadinanza dei nostri allievi (cfr. Da Re, 67) rivelano non poche “falle”. Ci sono criticità sia nel tempo dedicato all’insegnamento di contenuti “storico-giuridici-istituzionali” (pensiamo alla fragile conoscenza della nostra Costituzione, che compie i suoi primi settant’anni), sia nell’acquisizione di competenze sociali e civiche (cioè nella formazione di una cittadinanza attiva che non può essere confusa con il voto in condotta o con la semplice “educazione al rispetto”) (cfr. Stornaiuolo, 65).
Ora sia le une (le conoscenze) sia le altre (le competenze) diventano oggetto di valutazione, in sede di scrutinio ed esame, secondo quanto dettano le nuove norme in materia di valutazione riferite al primo ciclo (D.lgs. 62/2017 e decreti ministeriali attuativi). Senza dimenticare che il concetto di cittadinanza dovrebbe innervare tutte le competenze chiave che stanno a fondamento del curricolo. Le competenze chiave europee (risalenti al 2006) sono “incamerate” nelle indicazioni nazionali e nei curricoli di scuola (sono tra gli indicatori del RAV – Rapporto di AutoValutazione) e le certificazioni di competenza degli allievi si ispirano largamente ad esse (cfr. Cerini, 69).
La generalizzazione nell’a.s. 2017-18 dei nuovi modelli di certificazione delle competenze per il primo ciclo (DM 742/2017) mette alla prova il rapporto tra apprendimenti disciplinari e formazione complessiva degli allievi, suggerisce un approccio formativo alla valutazione, proponendo un modo diverso di pensare le attività didattiche e la vita della scuola.