“Stop and Go”: sembra questo il ritmo che ha assunto la valutazione dei dirigenti scolastici in Italia, prevista fin dal 2001 ma messa a punto solo all’interno della legge 107/2015, e poi avviata con una specifica Direttiva (36/2016) a apposite Linee Guida. Siamo dunque alle soglie del terzo anno, ma ancora devono essere avviate e completate le operazioni relative al secondo anno, e solo da pochi mesi sono stati restituiti gli esiti della prima valutazione. Sta di fatto che la valutazione delle prestazioni professionali, che in genere trova sempre qualche forma di ostilità, è venuta a coincidere con la stagione calda del mancato rinnovo dei contratto dei dirigenti, e con le ritornanti polemiche sui pieni poteri che sarebbero stati conferiti ai presidi con la Buona scuola e, soprattutto, sull’aumento esponenziale delle responsabilità penali, civili, contabili e amministrative dei dirigenti, con episodi emblematici in materia di sicurezza (Sozzi, 74), e relative certificazioni carenti (Sozzi, 95). Gli esiti della prima fase, presentati dal MIUR, hanno esibito qualche criticità nei livelli di partecipazione dei dirigenti, in particolare nella compilazione del portfolio (circa 1/3 si è sottratto), che è lo strumento di autovalutazione e documentazione propedeutico alla valutazione esterna da parte dell’apposito NVD (Nucleo Valutazione Dirigenti) (Stancarone, 75). Il portfolio è stato percepito come un’operazione assai complessa e non perfettamente allineata, nei suoi passaggi interni, con i criteri di valutazione previsti dal comma 93 della legge 107/2015, e con il perimetro, giuridicamente vincolante, della lettera triennale di incarico al dirigente (con i suoi obiettivi nazionali, regionali, di istituto). In effetti sono stati introdotti dei cambiamenti in tal senso nella versione 2 del portfolio, ove il dirigente può illustrare e documentare un massimo di 8 azioni svolte per le 4 dimensioni (escludendo la dimensione reputazionale) (Stancarone, 77). La ripresa della valutazione dovrebbe anche giovarsi di interazioni e visite dirette del NVD al DS sul luogo di lavoro, per meglio cogliere le dinamiche professionali. La valutazione risponde all’obiettivo di stimolare il miglioramento dell’azione dirigenziale, attraverso feed-back e suggerimenti analitici, piuttosto che giudizi olistici e classificatori (Stancarone, 86). Emergerà dunque un possibile parallelismo tra valutazione della scuola (attraverso il RAV e la visita dei NEV-Nuclei esterni di valutazione) e valutazione del dirigente, ad opera del NVD. Il funzionamento della scuola viene analizzato attraverso 15 aspetti (di cui 11 oggetto di autovalutazione e valutazione esterna); l’azione dirigenziale viene analizzata attraverso 13 aspetti (di cui 1 al momento non considerato, quello reputazionale). Due azioni distinte ma complementari, che affidano una notevole responsabilità agli ispettori tecnici (coordinatori di entrambi i nuclei), per i quali sono state emanate apposite Linee Guida (Acerra, 88).
2018-09-01