La firma del nuovo Contratto Nazionale di Lavoro (CCNL), intervenuta in data 19-4-2018, in una stagione caratterizzata da incertezze di prospettiva politica, non poteva certamente determinare quella svolta, da molti auspicata, nel trattamento retributivo e nei meccanismi di riconoscimento della professionalità. L’obiettivo esplicito del Governo uscente era quello di ristabilire un clima sociale accettabile nelle relazioni sindacali, superando le precedenti asperità e conflittualità, ben visibili nella fase di elaborazione della Buona scuola (con i sindacati, di fatto, all’opposizione). Ecco perché i vertici sindacali (Gissi, 77) hanno espresso un giudizio positivo sul metodo che ha portato alla firma, mentre sui contenuti, in sostanza, tutto resta “congelato” (tranne piccoli dettagli), e rimandato al successivo rinnovo del contratto biennale (31-12-2018). Viceversa, i rappresentanti dei dirigenti scolastici (Giannelli, 78) hanno lamentato l’occasione mancata, e un atteggiamento troppo remissivo nei confronti delle rappresentanze sindacali dei docenti. Una scelta quasi obbligata, aspettando tempi migliori e ricostruendo intanto le condizioni di corrette relazioni all’interno della scuola (Valentino, 80). In effetti, l’elemento simbolico più significativo è rappresentato dall’introduzione di un nuovo articolo, l’art. 24, intitolato emblematicamente “comunità educante”, quasi a enfatizzare il lavoro collaborativo comprensivo di tutte le figure che operano al suo interno, dal dirigente scolastico ai docenti, dalle figure con compiti di collaborazione al negletto personale ATA (Carioscia, 79). Qualche novità è però attesa in materia di responsabilità disciplinare (Olivieri, 80). Ora occorre mettere alla prova questi nuovi principi negli specifici contratti di istituto (Prontera, 84), per capire se il clima nelle nostre scuole sarà ispirato maggiormente all’idea di comunità professionale (“educante” sembra fin troppo ambizioso e valoriale).
2018-09-01