L’esito non esaltante delle rilevazioni INVALSI 2019 (v. voce INVALSI e valutazione) ha aperto nel nostro paese un ampio dibattito sui livelli di alfabetizzazione della popolazione e sul ruolo che la scuola potrebbe avere in questo riscatto (Muraglia, 147) al di là dei dati delle prove standardizzate o dell’andamento degli esami di stato (v. voce “Maturità”). Non è un dibattito facile perché attiene al ruolo che si intende attribuire ai diversi saperi del curricolo scolastico, in primis alla lingua (Muraglia, 143) e alle diverse discipline, magari superando vecchie gerarchie. Ad esempio, oggi si vorrebbero riscoprire le potenzialità educative di materie scolastiche tradizionalmente marginali, come l’educazione fisica (Sassoli, 130) o la musica (Spadolini, 140) anche nelle sue manifestazioni artistiche (Barone, 140).
Ma a tener banco è soprattutto l’attenzione alle competenze trasversali, viste come soft skills (Buonopane, 129) e ad alcune sue applicazioni didattiche, come il “debate” (Cattaneo, 132). Non è un caso che anche le attività di alternanza scuola-lavoro siano state rubricate sotto il termine di PCTO (percorsi per le competenze trasversali e l’orientamento) (Salatin, 124). Con questo si vorrebbe evitare che l’alternanza fosse percepita come una sorta di apprendistato, in vista della collocazione precoce nel mondo del lavoro (Ciccone, 126). Proprio per farne risaltare la funzione culturale sono state motivate le modifiche che hanno ridimensionato il tempo da dedicare a questa metodologia, soprattutto nei Licei. La qualità dovrebbe fare aggio sulla quantità, anche in sede di esame di Stato, ove uno spazio è dedicato alla presentazione e riflessione sulle esperienze di “alternanza” svolte dagli allievi (Ciccone, 139).