L’anno scolastico 2018-19 ha visto dispiegarsi il terzo anno del Piano pluriennale di formazione dei docenti (PNFD) attivato con il DM 797/2016 sulla base delle previsioni della legge 107/2015. Le caratteristiche del piano ormai le conosciamo, con i suoi vizi e le sue virtù. I contenuti della formazione sono raggruppati attorno a nove temi prioritari; le scuole sono state aggregate in 319 ambiti territoriali, al cui interno una istituzione scolastica funge da capo-fila per la progettazione e la gestione dei fondi. Non sempre l’offerta dei corsi è di elevata qualità; è difficile reperire formatori validi; i tempi sono sfalsati rispetto alle esigenze; le attività – troppo spesso – finiscono con il riprodurre quelle metodologie trasmissive che si volevano superare. Questi sono i primi elementi che emergono dal monitoraggio qualitativo effettuato da INDIRE in collaborazione con MIUR e USR, che costituirà la base per il rilancio di un nuovo piano pluriennale 2019-22 (posto che si chiariscano le strategie politiche sulla professionalità docente e sulla formazione).
Il precario equilibrio tra diritto e dovere alla formazione, riconfermata di fatto dal CCNL del personale della scuola (2018) colloca ancora la formazione in servizio in un’area marginale che poco influisce sullo sviluppo professionale, sulla carriera, sugli incentivi. Inoltre, occorre rianimare le iniziative delle scuole, perché non bastano le offerte generalissime presenti sulla piattaforma SOFIA ed il bonus per la formazione è prevalentemente dirottato verso l’acquisto di tecnologie.
Intanto è proseguita, con apprezzabile consenso, l’attività formativa per i neo-assunti (Cerini, 127), con il suo corredo di portfolio, osservazioni in classe, tutoraggio, attività laboratoriali, cui si è aggiunto in via sperimentale il “visiting”, cioè la possibilità di compiere visite di studio presso scuole innovative (cfr. Notizie della Scuola, 12-13/2018-2019). Tra le prossime scadenze formative si pone senz’altro l’accompagnamento dei 2.000 dirigenti scolastici neo-assunti con l’anno scolastico 2019-20. La cassetta degli attrezzi si sta arricchendo di numerose competenze (D’Addazio, 124) che certamente irrobustiscono il profilo del nuovo dirigente. Si diventa dirigenti per una prospettiva di carriera, ma soprattutto per portare un contributo originale al miglioramento della scuola, in termini di leadership educativa (Piras, 141): sono necessarie competenze che non sono innate, ma che vanno adeguatamente formate, perché il concorso con le sue strettoie e le sue casualità non assicura un reclutamento equo. Già si avanzano proposte per il suo miglioramento (Stancarone, 147). Intanto, la buona formazione per tutti è ancora un forte stimolo alla partecipazione, come ha rivelato anche la kermesse del luglio 2019 (Summer School Tecnodid) di Ischia (Zauli, 147).