Tutta la normativa sugli esami di stato al termine del 2° ciclo, dall’ormai lontano 1998, ha sempre posto l’accento sulla connnessione tra le discipline e, dunque, sulla trasversalità degli apprendimenti, magati da verificare nella terza prova scritta (appunto pluridisciplinare) e soprattutto nel colloquio orale e nella illustrazione della “tesina” che lo apriva. Queste modalità non sempre hanno dato buona prova, forse per l’irrisolto problema dell’effettivo ruolo da attribuire alle discipline e alla trasversalità nelle pratiche didattiche (Muraglia, 123). Le discipline non scompaiono ma devono piuttosto promuovere quelle abilità (come analizzare testi, acquisire metodi, utilizzare conoscenze) alla base delle competenze trasversali da testare in sede d’esame. Si tratta degli stessi principi che stanno alla base del colloquio in sede di esame del 1° ciclo, in cui dimostrare capacità di pensiero critico e riflessivo, nonché di “collegamento organico e significativo tra le varie discipline” (Contu, 132).
Nella nuova versione dell’esame di stato al termine del secondo ciclo è stata escogitata la formula della preparazione di materiali di documentazione all’interno di buste che gli allievi devono scegliere a sorteggio (Maloni, 133). Gli argomenti veicolati dalle buste sono sostitutivi delle precedenti “tesine” e dovrebbero rappresentare un indizio per il successivo colloquio, né scoordinato né banalizzato. Le indicazioni del MIUR (Nota 788 del 6-5-2019) sollecitano un approccio pluridisciplinare del colloquio che però salvaguardi i “nuclei fondanti delle discipline” (Cavadi, 136). L’esame, in questa ottica, dovrà anche valorizzare i percorsi di alternanza (o meglio, per le competenze trasversali e di orientamento) e di Cittadinanza e Costituzione.
Non sempre le declinazioni pratiche che sono state realizzate in sede d’esame sono state coerenti con questi principi ispiratori, mettendo in serio pericolo le sincere finalità del colloquio orale (Piras, 144). Ma si è trattato del primo anno sperimentale e ci sono ampi margini di miglioramento (Megale, 146).