DPCM 3 novembre: scuole secondarie di secondo grado, DDI al 100%, alunni BES
Il DPCM del 3 novembre 2020 all’art 1 co. 9 lett. s) prevede che le istituzioni scolastiche secondarie di secondo grado adottino forme flessibili nell’organizzazione dell’attività didattica in modo che il 100 per cento delle attività sia svolta tramite il ricorso alla didattica digitale integrata (DDI), salvo la possibilità di svolgere attività in presenza per i soli alunni con disabilità o con bisogni educativi speciali.
Per garantire a questi studenti una effettiva inclusione ed evitare che siano gli unici a frequentare la scuola trasformando la stessa in una scuola “speciale”, il Ministero dell’Istruzione ha prontamente emanato la nota 5 novembre con la quale invita i dirigenti scolastici, i docenti tutti, in raccordo con le famiglie, a favorire il coinvolgimento di un gruppo di allievi delle diverse classi di riferimento onde garantire che sia costantemente assicurata quella relazione interpersonale fondamentale per lo sviluppo di un’inclusione effettiva e proficua, nell’interesse degli studenti e delle studentesse.
Dal gruppo classe ai nuclei di apprendimento per l’inclusione
Le scuole superiori di secondo grado si sono trovate a gestire dall’inizio di questo anno scolastico una situazione caratterizzata da continue variazioni nella costruzione dei gruppi classi: dalla misurazione degli ambienti con ricerca di nuovi spazi, alla frequenza alternata delle classi fino alla divisione delle stesse, prima in due poi anche in tre o quattro gruppi, con l’introduzione della DDI al 75%.
In tale contesto la costruzione di un nuovo nucleo classe composto da alunni con disabilità o con bisogni educativi speciali di diverso tipo ed alcuni compagni, ha richiesto alle scuole di affrontare altre e diverse problematiche per favorire la costruzione di una ancora diversa dimensione classe.
Il primo problema che si è posto era già affiorato nella precedente fase, quella della frequenza alternata di diversi gruppi classi, dove si dava comunque la possibilità agli alunni con disabilità di frequentare sempre. In tale situazione l’alunno con disabilità, specialmente se lieve, non sempre si è dichiarato disposto a tale modalità di frequenza per non sentirsi “diverso” dagli altri compagni, pur nella consapevolezza che così facendo avrebbe potuto compromettere il suo pieno successo formativo.
Un secondo problema che interessa tutti gli alunni è legato ai “benefici” della Didattica a distanza, sul piano dell’orario che viene ridotto per evitare lunghi collegamenti ai videoterminali, alle verifiche svolte in remoto e non ultimo alla possibilità di ottenere più facilmente il bonus promozione, come già avvenuto nell’anno scolastico appena trascorso.
Il terzo problema è legato ad una variabile di tipo esogeno che è il timore del contagio. Tale timore coinvolge i docenti come anche le famiglie ed assume maggiore rilevanza quando per lo spostamento casa-scuola devono essere utilizzati i mezzi del trasporto pubblico.
La scelta della frequenza
L’ultima delle problematiche sopraindicata va affrontata per prima e costituisce il presupposto per impedire la paralisi di quello specifico microsistema scuola: è necessario che le famiglie, gli alunni come i docenti siano rassicurati con informazioni costanti e trasparenti sulla sicurezza dell’ambiente scuola fornendo risposte chiare e tempestive ai diversi dubbi che vengono via via sollevati. Ruolo importante ce l’hanno il referente AUSL del Dipartimento di Prevenzione (DdP), il RSL (Rappresentante dei lavoratori per la sicurezza) e le rappresentanze dei genitori, figure che vanno coinvolte nella definizione delle diverse prassi Covid-19, prassi che a loro volta vanno esplicitate puntualmente agli studenti come alle famiglie.
La prima delle problematiche, quella relativa alla scelta dell’alunno con disabilità di frequentare in presenza, evidenzia in tale specifica situazione quanto la diversa tipologia ed il livello di gravità della disabilità condizioni tale scelta. Con una disabilità di grado severo la frequenza non dipende da una scelta dell’alunno ma esclusivamente dalla famiglia, in tal caso compito della scuola resta quello di rassicurare la famiglia sulla sicurezza dell’ambiente quindi favorire la creazione del piccolo gruppo classe. Se la disabilità è invece, come sopra evidenziato, di tipo lieve gioca un grosso peso il desiderio dell’alunno di non vedersi classificato come “diverso” e questo potrebbe condizionare la sua scelta di non frequentare in presenza la scuola.
Non resta che guidare l’alunno verso una scelta consapevole, ciò può avvenire facilmente se il percorso di inclusione dell’alunno è stato guidato già in precedenza verso l’acquisizione della consapevolezza della relatività dell’essere “diverso”, altrimenti l’intera equipe di sostegno ed il Consiglio di Classe (C.d.C.) devono adoperarsi per sostenere la sua scelta. Oggi più che mai l’inclusione non può essere letta come sinonimo di maggiore presenza di alunni con disabilità in classe, ma come un processo di trasformazione che porti la scuola di tutti ad essere per tutti nel rispetto delle diverse caratteristiche
Probabilmente la seconda delle problematiche quella legata all’attaccamento degli alunni alla comodità della DDI è la più difficile da superare se non è stato fatto a monte un percorso diretto a sensibilizzare gli alunni sul loro ruolo sociale, sull’importanza che loro ricoprono nell’assicurare ai compagni più fragili un significativo progetto di vita.
Le classi virtuose: un esempio operativo
A seguire sommariamente si elencano gli steps che una scuola del bolognese, l’ITC “G. Salvemini”, ha seguito per attivare quelle che dalla scuola stessa sono state chiamate “classi virtuose”.
All’indomani del DPCM 3 novembre 2020, sono state inviate ai genitori degli alunni con disabilità l’informativa che i loro figli avrebbero potuto continuare a frequentare la scuola in presenza; un’analoga informativa è stata inviata ai genitori di alunni con diversi bisogni educativi speciali.
Dopo la nota ministeriale del 5 novembre è stata elaborata una apposita nota della scuola, condivisa con tutti i coordinatori di classe, diretta a tutti i genitori ed alunni e pubblicata sia sul sito della scuola sia sul registro elettronico di tutte le classi, dove sono stati evidenziati i seguenti punti:
– il contenuto della nota Ministeriale che sollecita la costruzione di gruppi di studenti che frequentino in presenza per favorire il percorso inclusivo;
– l’investimento che da anni la scuola fa sugli interventi peer to peer selezionando alunni con buone competenze didattiche relazionali che si affianchino in orario anche extracurricolare ai loro compagni di classe con difficoltà sul piano relazionale e/o sul piano degli apprendimenti;
– la richiesta di una manifestazione di interesse alla partecipazione in presenza di alunni con le competenze didattiche/relazionali di cui sopra;
– la costruzione di una graduatoria da parte del CdC che tenga conto di specifici criteri elencati per eventualmente contenere i numeri delle presenze o prevedere una turnazione delle stesse;
– il riconoscimento della partecipazione da parte del CdC in sede di valutazione;
– l’indicazione delle categorie di alunni da nota ministeriale che possono richiedere sempre la frequenza con precedenza rispetto ad altri.
Il ruolo dei docenti curricolari, di sostegno e degli studenti
Nella costruzione di queste micro classi un ruolo decisivo l’hanno svolto i docenti curricolari e di sostegno che hanno sostenuto la frequenza degli alunni più fragili sollecitando simultaneamente la partecipazione di quei compagni che avevano già dimostrato una spiccata predisposizione alla relazione d’aiuto. Questi ultimi sono alunni che, indipendentemente dal rendimento scolastico, posseggono ottime competenze socio emotive con le quali riescono sempre a stupire i loro stessi docenti. È il caso, per esempio, della lettera come inviata, all’indomani della nota ministeriale, da un gruppo di studenti al Dirigente dove chiedevano che il loro compagno non fosse lasciato solo e dove evidenziavano quanto fosse importante la loro presenza.
Guidare gli alunni all’acquisizione di competenze sul piano relazionale e ancora di più alla consapevolezza di un loro specifico ruolo all’interno di una comunità, quale quello di prendersi cura dell’altro, farà degli stessi dei futuri cittadini responsabili. Una classe con questi alunni è sicuramente una classe virtuosa.