La formazione in servizio come sistema…
Per assicurare qualità al percorso formativo degli studenti è necessario assicurare qualità all’agire educativo e didattico degli insegnanti dentro la classe. Sono gli insegnanti a fare la qualità della scuola. E qui entra in campo l’importanza della formazione in servizio così come traspare dai provvedimenti legislativi e normativi in vigore, seppure tra inadeguatezze e reticenze.
Il contratto di lavoro del personale della scuola, fermo al 2009, afferma all’art. 64, per un verso, che la formazione costituisce una leva strategica fondamentale per lo sviluppo professionale del personale e un diritto per il personale in quanto funzionale alla piena realizzazione e allo sviluppo delle proprie professionalità; per un altro, omette di conferirle obbligatorietà, dopo averla inclusa nel novero delle attività funzionali all’insegnamento, escludendola dal computo orario contrattuale.
Il concetto di obbligo formativo risulta invece rivalutato, in quando espressamente sancito, dalla legge 107/2015 al co. 124 “nell’ambito degli adempimenti connessi alla funzione docente”, in forza anche dell’importante riconoscimento, accanto all’obbligatorietà, di un valore di permanenza e strutturalità della formazione in servizio dei docenti di ruolo.
La Formazione strutturale ha per oggetto e fine una struttura, in opposizione a meri elementi decorativi, perché appunto “la formazione non è abbellimento di superficie, ma si intreccia fortemente con la didattica, il lavoro in classe, lo sviluppo della professionalità docente”.
Nell’ottica di tale impostazione la formazione va considerata come un insieme strutturato di elementi interagenti e interdipendenti (secondo una concezione di stampo saussuriano si tratta di “un sistema in cui tutti i termini sono solidali tra loro, e il valore dell’uno risulta soltanto dalla presenza simultanea degli altri”). Si intende così superare la frammentarietà in cui si erano andate disperdendo e polverizzando le precedenti azioni formative, nell’organica visione della formazione intesa come sistema funzionale. Una formazione “strutturale” dovrà essere duratura e ricorsiva, per indicare la logica successione di sistemi dipendenti l’uno dall’altro.
Verso il Piano nazionale di formazione
Questo aspetto strutturale appare ben declinato nella Circolare 2915 del 15 settembre 2016, con cui il Miur ha reso note le “Prime indicazioni per la progettazione delle attività di formazione destinate al personale scolastico”, in attesa della presentazione ufficiale delle Linee d’Indirizzo del Piano Nazionale di Formazione.
Nelle indicazioni, dove il principio della obbligatorietà della formazione in servizio è inteso come impegno e responsabilità professionale di ogni docente, non si attribuisce rilevanza a una quantificazione oraria degli impegni, ma si dà spazio a una valorizzazione della formazione strutturata in una logica sistemica, che deve tener conto delle scelte specifiche delle scuole contenute all’interno del Piano Triennale dell’Offerta Formativa, del Rapporto di Autovalutazione e del Piano di Miglioramento.
Le priorità nazionali, riferimento per tutto il personale e per lo stesso MIUR, saranno considerate e contestualizzate dai dirigenti scolastici attraverso gli indirizzi forniti al Collegio dei docenti per la realizzazione, l’elaborazione e la verifica del Piano di formazione inserito nel Piano triennale dell’Offerta Formativa.
Concretamente la formazione, qui intesa come “ambiente di apprendimento continuo”, insita in una logica strategica e funzionale al miglioramento, si struttura nella ricerca didattica e nella documentazione di buone pratiche, nella partecipazione a corsi, comunità di pratiche, esperienze associative, attività accademiche, riviste e pubblicazioni. Il riferimento è alla didattica per competenze e all’innovazione metodologica, alle competenze digitali e ai nuovi ambienti per l’apprendimento, alle competenze di lingua straniera, all’inclusione e alla disabilità, alla coesione sociale e alla prevenzione del disagio giovanile, alla integrazione, alle competenze di cittadinanza e cittadinanza globale, all’autonomia organizzativa e didattica, a Scuola e Lavoro e alla valutazione e al miglioramento.
… E il contributo di eTwinning
Ma cosa dovranno fare gli insegnanti? Come faranno a orientarsi verso una formazione per l’innovazione didattica e lo sviluppo della cultura digitale per l’insegnamento, l’apprendimento e la formazione delle competenze lavorative, cognitive e sociali degli studenti, così come richiesto dalla Legge 107/2015 (co. 58)?
Un riconoscimento in tal senso va a eTwinning, la community che mette in contatto docenti e classi per fare didattica in modi innovativi sfruttando le nuove tecnologie nei gemellaggi elettronici fra scuole europee, a cui già nel Piano Nazionale Scuola Digitale è stato attribuito valore per un concreto contributo alla buona scuola. Tutti gli insegnanti possono iscriversi al portale europeo www.etwinning.net e attivare progetti didattici tra classi di Paesi diversi attraverso cui promuovere l’innovazione nella scuola e l’utilizzo delle tecnologie nella didattica. L’Indire è Unità nazionale eTwinning Italia che, dal 2005, lavora in raccordo con la rete delle Unità nazionali presenti nei 36 Paesi aderenti all’azione e con l’Unità centrale europea.
Sul piano della formazione eTwinning offre ai propri iscritti una serie di occasioni di formazione e aggiornamento, sia in presenza che online, finalizzate allo sviluppo professionale dei docenti e al miglioramento del loro lavoro attraverso i gemellaggi elettronici.
La formazione in presenza si svolge sia a livello europeo e nazionale, sia in collaborazione con gli Uffici Scolastici Regionali (sono stati organizzati un totale di 167 incontri nel 2015 con circa 6000 docenti coinvolti). La formazione online si struttura in mini-corsi, nazionali e regionali, ed è articolata in attività in sincrono (webinar) e asincrono (lavoro nel portale).
Anche per questo nuovo anno scolastico sono in programma nei prossimi mesi 80 seminari regionali di formazione nelle scuole: eventi in presenza organizzati in tutte le regioni d’Italia per un totale di 3mila docenti potenziali, che avranno la possibilità di saperne di più su eTwinning e iniziare a muovere i primi passi sulla piattaforma. Lo scopo di questi incontri è promuovere l’utilizzo dei gemellaggi elettronici nelle scuole, fornendo ai docenti buone pratiche e consigli per intraprendere un nuovo modo di fare didattica in Europa.