Presentato il 3 ottobre in un affollato salone della comunicazione al MIUR il Piano Nazionale di Formazione previsto dalla legge 107/2015. Il dossier è voluminoso. Le idee molto ambiziose. Sono state in un qualche modo “validate” da autorevoli esperti internazionali che rappresentavano l’OCSE, l’Unesco e perfino Singapore (un paese emergente e vincente in fatto di istruzione).
Il Piano nazionale di formazione, in effetti, si ispira a principi largamente condivisi ed enunciati nei grandi organismi internazionali, ove esiste la precisa convinzione che l’investimento nell’istruzione si può tradurre in maggiore sviluppo economico-sociale, in sicurezza per l’ambiente e le persone, in equità e coesione, in capacità di affrontare le sfide inedite di una “agenda” ormai globale (J.Naidoo, Unesco). È dunque indispensabile una efficace formazione di tutto il personale, per poter disporre di insegnanti preparati, con una positiva percezione del proprio ruolo, impegnati in un lavoro di tipo collaborativo (che scarseggia in Italia), disponibili a cambiare i loro metodi anche partecipando e imparando da esperienze fortemente innovative (A.Schleier, OCSE). La formazione che vale deve essere centrata su cosa “succede in classe” (con un approccio pratico-riflessivo), sul miglioramento dei risultati degli allievi, su un contesto che responsabilizza i docenti e trasforma le scuole. Occorre però rendere visibili i vantaggi della formazione, anche prospettando sviluppi di carriera, diversificazione di ruoli, acquisizione di specializzazioni (O.Seng Tan, Singapore).
Le novità italiane sono state presentate dal Ministro Stefania Giannini. La formazione in servizio diventa obbligatoria, permanente e strutturale. Riguarda dunque tutti i 750.000 insegnanti italiani. Vengono investite risorse aggiuntive (pari a 1,5 miliardi di euro per il triennio 2016-2018, calcolando “all inclusive” la card dei docenti, rinnovata, i fondi dedicati della legge 107/2015, i fondi europei). Le attività si sviluppano attorno a 9 priorità tematiche strategiche. Ogni docente dovrà confrontarsi con gli standard professionali attesi, anche mediante l’elaborazione di un portfolio e la definizione di un piano individuale di sviluppo professionale. Ci sono dunque aspetti qualitativi del nuovo modello, per dare unitarietà e coerenza alle iniziative, ispirarle ad approcci innovativi, al lavoro di rete, alla costruzione di un ambiente permanente di apprendimento per i professionisti della scuola.
Le priorità sono riferite ad esigenze di sistema (come imparare a gestire l’autonomia organizzativa e didattica, come approfondire i metodi della valutazione e del miglioramento), come sviluppare le competenze per il futuro (le lingue straniere, il digitale, l’alternanza scuola-lavoro), come confermare la vocazione inclusiva del nostro sistema (curare l’integrazione dei disabili, l’attenzione alle diversità culturali, contrastare il disagio). Sono 9 priorità che si articolano poi in target specifici, che il Ministro ha esemplificato con riferimento alle lingue straniere e alla dimensione interculturale.
Per una buona formazione, si cercherà di investire sulla ricerca di modelli innovativi, di buone pratiche, di buoni formatori, nella convinzione che sono le persone i motori della qualità della formazione e dell’apprendimento.
Fin qui il Convegno. Ora si deve passare alla realtà della nostra scuola. Il programma presentato al MIUR è di grande spessore culturale e progettuale. Dovrà ora confrontarsi con i problemi della sua attuazione. Si moltiplica per 10 lo sforzo relativo alla formazione del personale, appoggiandosi su strutture pubbliche indebolite (MIUR, USR, Uffici territoriali, Servizio ispettivo, Indire, Invalsi) e scommettendo sulla nuova architettura della rete delle scuole (con i suoi ambiti territoriali, le scuole capo-fila e le reti di scopo). La sfida è enorme, con le organizzazioni sindacali al momento “tiepide” e con possibili alleati alla ricerca del loro posizionamento (associazioni professionali, agenzie accreditate, Università ed enti di formazione). Le scuole, alle prese con il confezionamento del “piano formativo” di istituto dovranno destreggiarsi tra mille istanze, resistenze, strozzature burocratiche, e …Singapore non è precisamente dietro l’angolo.
Servizio redazionale “Notizie della Scuola”.