Le risorse finanziarie per i Piani di Miglioramento
Due buone notizie: ci sono soldi per aiutare le scuole a migliorare, e verranno premiate le scuole che decideranno di spenderli insieme. Sembra questa la sintesi del Decreto della DG Ordinamenti e Sistema di Valutazione, DDG 1046 del 13/10/2016.
In una precedente nota di Scuola7 (“Fondi legge 440”, Scuola7 n.15) è stato presentato il quadro dei finanziamenti a sostegno dell’offerta formativa delle scuole. Il DM 663/2016 implementa quest’anno la legge 440, e per il potenziamento del SNV, all’articolo 27 lettera a), prevede 4 milioni di euro assegnati direttamente alle scuole per i loro piani di miglioramento. Il DDG 1046 citato incarica gli UU.SS.RR. di gestire i bandi per le scuole della propria regione, assegnando a ciascun USR un budget proporzionale alla numerosità delle scuole, con scadenze per le candidature che potranno essere diverse per ciascuna regione, ma comunque tutte entro il 19 novembre 2016.
Dopo questa introduzione (necessaria per dare alle scuole interessate i giusti riferimenti) cerchiamo di capire lo spirito migliore con cui accedere a questi bandi. Il DDG 1046 consolida una tendenza della recente normativa a lavorare secondo alcune “visioni di sistema”.
Economie di scala, progetti in rete
Il primo aspetto riguarda la dimensione di rete. Il DM 663 prevede che “venga selezionato un ampio numero di istituzioni scolastiche o loro reti, eventualmente anche con l’indicazione di un limite massimo di finanziamento”, limite che è stato fissato dal DDG 1046 a 2.500 euro per le singole scuole e 10.000 euro per le reti. Si punta quindi al massimo allargamento possibile di queste azioni: ad esempio, se immaginassimo la partecipazione di scuole singole ci sarebbe spazio per 100 progetti in Emilia Romagna, 190 in Campania, 93 in Toscana. Ma il DDG 1046, tra le priorità nella scelta dei progetti da finanziare, mette esplicitamente “la progettualità di reti di ambito o di scopo”: le scuole sono quindi spinte a proporre progetti di rete (pena il rischio di esclusione dai finanziamenti). È significativo anche il riferimento ai nuovi contesti nati dalla legge 107/2015, che vede in queste settimane le scuole impegnate (affaticate?) per la creazione dei nuovi “ambiti territoriali”, il cui futuro è tutto da delineare e di cui qui si propone correttamente una prima “messa a sistema”. Ma anche le reti di scopo, nate attorno ad uno specifico focus tematico, verranno premiate. Già nelle azioni analoghe finanziate lo scosso anno (DM 435/2015) si sono viste significative applicazioni in questa direzione. Quindi la prima dimensione del miglioramento che viene richiesta è quella collaborativa, che nasce dall’identificare bisogni comuni e dal progettare azioni solidali per affrontarli.
Il ciclo ricorsivo tra RAV e PdM
Il secondo punto attiene al possibile circolo virtuoso RAV-PdM-PTOF-formazione e alla conseguente spinta verso una progettazione unitaria. La “coerenza dell’azione progettuale in relazione al Rapporto di Autovalutazione e al Piano di Miglioramento” è un requisito richiesto ai progetti. Il RAV, con la revisione di giugno 2016 e con la partenza delle prime visite di valutazione esterna, è diventato uno strumento sufficientemente consolidato. I PdM sono stati appena revisionati entro il 30 ottobre 2016 nella “versione 2.0” (la versione di gennaio 2016 non per tutte le scuole era ugualmente ben delineata…). Riguardo alla formazione, tra i criteri di priorità il DDG prevede “l’integrazione con il Piano di formazione” presente nel PTOF, “la presenza di Unità formative finalizzate alla condivisione” secondo la logica del Piano Nazionale di formazione. I progetti delle reti di scuole potrebbero quindi focalizzarsi ad es. sul miglioramento nelle aree di processo previste nel RAV, in particolare alle quattro aree della didattica (curricolo, ambienti di apprendimento, inclusione, continuità) e finalizzarle alle priorità e ai traguardi del proprio RAV riportati nei PdM.
La cultura del miglioramento
Il terzo elemento che possiamo far emergere dal DDG 1046 è quello di una cultura dell’organizzazione, perché siamo professionisti ma non “liberi professionisti”, e la scuola non cresce se non insieme. L’inserimento del PdM nel PTOF, previsto dalla legge 107, lo toglie dall’estemporaneità e lo inserisce nella progettazione di medio termine di ogni scuola. Esso nasce da un’idea di miglioramento inserita dentro la visione strategica del PTOF, non come semplice sommatoria di progetti, ma come insieme di interventi coerenti e collegati tra loro, all’insegna della fattibilità e della sostenibilità. Richiede pratiche di coinvolgimento e collaborazione, circolarità tra valutazione e miglioramento, inquadramento dell’identità e degli obiettivi dell’istituto scolastico, verifica puntuale dei risultati.
Insomma possiamo presentare il “solito progetto” (uno tra i tanti) oppure interpretare in modo più unitario le sollecitazioni normative e gestionali contenute nei documenti ministeriali. È prevedibile che più facilmente verrà premiato chi farà lo sforzo innovativo di questa seconda direzione.