Ragazzi in viaggio

Chi sono i Minori Stranieri Non Accompagnati

I Minori Stranieri Non Accompagnati (comunemente definiti in acronimo MSNA)[1] sono, da fonte legislativa, i minorenni non aventi cittadinanza italiana o di altri Stati dell’Unione Europea che, non avendo presentato domanda di asilo, si trovano per qualsiasi causa nel territorio dello Stato, privi di assistenza e rappresentanza da parte dei genitori o di altri adulti per loro legalmente responsabili in base alle leggi vigenti nell’ordinamento italiano[2].

In Italia i MSNA hanno diritto a essere iscritti a scuola, seppure con riserva, per il superiore interesse del minore, anche se privi di permesso di soggiorno.

Oltre alle situazioni “pure”, vi sono spesso minori che, pur non rientrando nella fattispecie sopra indicata, vivono con adulti diversi dai genitori, che non ne siano tutori o affidatari in base a un provvedimento formale; pertanto questi minori sono senza rappresentanza legale in base alla legge italiana. Si pensi ai minori che entrano in Italia per ricongiungimenti famigliari, quelli sfruttati da organizzazioni criminali; i cosidetti “migranti economici”, gli “orfani bianchi”, figli di lavoratori in Italia o in altri paesi che sono costretti a lontananza forzata dai genitori[3].

I poteri tutelari sul minore sono esercitati da un tutore appositamente nominato. Fino a quando non sia nominato, il tutore è il legale rappresentante della comunità in cui il minore è accolto, ovvero l’Ente locale nel caso in cui il minore non sia collocato in comunità.

Il recente rapporto UNICEF “Pericolo a ogni passo del viaggio” evidenzia il raddoppio nel corso del primo semestre 2016 del numero di minori arrivati sui barconi (oltre 7.000) e la scomparsa di molti di loro subito dopo l’arrivo, oltre ai morti in mare (oltre 2.800). Appena diffuso il rapporto del Progetto FARO riferito alla Sicilia di Terre des Hommes – datato dicembre 2016, che riporta il numero di 24.235 MSNA, fenomeno in crescita e raddoppiato rispetto all’anno precedente.

Ci si riferisce a cifre che sono, inevitabilmente, approssimative, ma evidenti nel significare la drammaticità e traumaticità del vissuto, cui assistiamo fra sentimentalismo, talora strumentalizzazione, e l’impellente necessità di rendere i nostri interventi utili e concreti.

Quali risorse per l’accoglienza?

La definizione delle risorse annuali per l’anno 2016/2017 di cui al Decreto Ministeriale n. 663 del 1.9.2016 ha previsto all’articolo 4, per progetti di accoglienza e sostegno linguistico rivolti ad alunni MSNA e di recente immigrazione, 1 milione di euro a livello nazionale, quota raddoppiata rispetto al precedente anno scolastico.

Con nota del Capo Dipartimento del 9.11.2016 prot. 1144 sono state definite le procedure per l’assegnazione delle risorse, ripartite fra le Regioni in quota variabile sulla base di quota fissa, quota per MSNA e per alunni di recente immigrazione. Ciascun Ufficio Scolastico Regionale ha definito le procedure per la definizione delle scuole titolari del finanziamento (a titolo esemplificativo bando USRER), ivi compreso il riparto dello stesso.

La linea di finanziamento si conferma in continuità con il percorso svolto nell’a.s. 2015/2016 ex D.M. 435/2015, che analogamente, all’art. 3, destinava risorse per progetti rivolti a MSNA pari a una quota di 500.000,00 euro.

In questa sede si è incentrata l’attenzione sulle risorse economiche definite dall’Amministrazione centrale, ma la complessità della situazione dei MSNA richiede la messa in gioco di una rete di attori e competenze, nel senso più pieno e concreto del termine: comunità di riferimento, scuola, educatori, servizi sociali, opportunità extra-scolastiche… devono dialogare continuativamente per affrontare la complessità delle singole situazioni, ciascuna diversa dalle altre.

Un’esperienza di riflessione: cosa può fare la scuola per l’inclusione?

Senza indagare, per ragioni di spazio, la complessità e il mutamento che l’immigrazione in Italia ha avuto rispetto ai primi anni ‘90, si evidenzia che nelle scuole la frequenza di studenti MSNA e il maggior rischio di disagio e fallimento scolastico, a causa del complicato e spesso traumatico vissuto di migrazione, rende necessario acquisire strumenti più fini sia per la gestione della complessità, sia didattici in senso stretto.

In tal senso, come Ufficio Scolastico Regionale per l’Emilia-Romagna, si sono approfondite le correlazioni fra il “normale” fare scuola volto all’inclusione e le specificità dell’accoglienza dei MSNA. La domanda cui si è inteso rispondere è se vi siano aspetti, in carico all’istituzione scolastica, di differenziazione o specifica calibratura rispetto all’“ordinaria” integrazione degli alunni stranieri, ormai componente strutturale e costante della composizione delle classi emiliano-romagnole e della maggior parte delle classi del Paese. Con la collaborazione unitaria fra scuole assegnatarie delle risorse citate nello scorso anno, Ufficio Scolastico Regionale per l’Emilia-Romagna e Università Cattolica del Sacro Cuore – sede di Piacenza, si è sviluppato un modello di ricerca per accompagnare e monitorare in itinere il percorso progettuale realizzato nell’a.s. 2015/16.

Gli esiti dell’azione sono riportati nel contributo della rivista on line dell’Ufficio Scolastico Regionale per l’Emilia-Romagna “Studi e Documenti”, n. 14, reperibile integralmente a questo link[4].

Una sfida che richiede studio e ricerca

Le riposte che sono emerse dall’azione annuale di ricerca sono ascrivibili alla necessità di consolidare le azioni in essere, non ricercando soluzioni “diverse”, ma rinforzando le strategie didattiche ed educative e le relazioni in essere fra i soggetti che curano la “presa in carico” dei MSNA, riconoscendone la specificità educativa in un piano di lavoro che integri il rapporto scuola-territorio, rinforzi gli aspetti di personalizzazione didattica e di socializzazione-integrazione fra studenti[5].

Diffidiamo dalle soluzioni facili… integrare studenti MSNA e con vissuti così complessi, spesso caratterizzati da analfabetismo nel paese di origine, laceranti drammi famigliari, viaggi della speranza densi di dolore, non deve farci rifugiare in soluzioni pre-confezionate, ma nel riprendere con forza e decisione la didattica e la metodologica, nonché la cura relazionale, perché questo è il core della scuola.

La ricerca presentata non è certo esaustiva, ma utile per riordinare le idee e integrare la “cassetta degli attrezzi” dei docenti che si trovano di fronte a un’inedita sfida educativa, impegnativa ma ricca dal punto di vista umano.

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[1] http://istruzioneer.it/wp-content/uploads/2017/01/Porcaro-14-2016.pdf

[2] D.P.C.M. 535/1999, art. 1, c. 1; D.P.R. 303/2004, art. 1; D.Lgs. 85/2003, art. 2

[3]; http://istruzioneer.it/2016/12/07/materiali-15-novembre-giornate-di-studio-integrazioni/ in particolare il contributo della prof.ssa Laura Cerrocchi http://istruzioneer.it/wp-content/uploads/2016/11/2016_11_15_StranieriUSR_Cerrocchi.pdf

[4] http://istruzioneer.it/studi-e-documenti-home/studi-e-documenti-142016-ragazzi-in-viaggio-la-scuola-e-i-minori-stranieri-non-accompagnati/

[5] http://istruzioneer.it/wp-content/uploads/2017/01/Triani-14-2016.pdf