Una visione strategica e integrata per la formazione in servizio
Alla base del nuovo “sistema di formazione” che si rivolge a tutto il personale in servizio, dall’assunzione all’intero prosieguo dell’attività professionale, c’è indubitabilmente il mutato quadro normativo disegnato dalla Legge 107/2015 (Buona scuola). I tasselli del nuovo sistema sono il Piano triennale di formazione dei docenti, che integra in uno schema unitario la formazione del Piano Nazionale Scuola Digitale (risorse PON), la formazione promossa dal Miur (bilancio ministeriale, Legge 440, ecc.) e le attività che potranno essere realizzate con la Card dei docenti, il Piano di formazione per i Dirigenti Scolastici in servizio e neoassunti 2016/17 ed il Piano di formazione per il personale ATA 2016/17.
Dopo anni di assenza di attenzione e di mancanza di specifici stanziamenti di risorse per la formazione del personale, si nota un nuovo e positivo attivismo dell’Amministrazione; l’obiettivo di questo grande e corale impegno è quello di accompagnare l’attuazione delle novità introdotte dalla legge 107/2015, procurando che essa sia unitaria, coerente e, quanto più possibile, condivisa fra tutte le componenti del sistema istruzione. L’organizzazione delle attività formative è affidata alle scuole-polo per la formazione di ciascuna rete di ambito, che non devono necessariamente coincidere con la scuola capofila dell’ambito.
Quale formazione per il personale ATA?
I temi della formazione per il personale ATA sono indicati e declinati con una certa ampiezza nel Decreto Dipartimentale n. 1443 e nella Nota Miur prot. 40587 del 22.12.2016, ma va individuato al meglio il contesto di riferimento e la finalizzazione di questa formazione, che non è assimilabile agli ormai obsoleti modelli formativi, che si imperniavano solo su apprendimenti teorici senza il supporto forte di una logica di sistema. La prospettiva è la valutazione delle istituzioni scolastiche, che si affiancherà a quella del personale formato, da condurre con l’ambizione di stimarne l’effettiva crescita professionale.
La partecipazione “obbligatoria” alle attività di formazione e aggiornamento costituisce risorsa determinante per il miglioramento dell’offerta formativa del sistema scuola, nonché occasione di valorizzazione e crescita professionale del personale ATA.
Le innovazioni normative, introdotte dalla Legge 107/2015 e da una serie interminabile di norme come, ad esempio, il nuovo CAD, l’accesso civico e l’applicazione della trasparenza, richiedono al personale una maggiore preparazione, sempre più orientata in senso specialistico, per la gestione di complesse piattaforme informatiche; il livello di skill richiesto non ha niente a che vedere con la tradizionale organizzazione del lavoro del personale ATA. Non ci si può più permettere di continuare a lavorare “come abbiamo sempre fatto”, il mondo intorno è cambiato radicalmente, e si impone una riflessione approfondita sulle implicazioni delle nuove modalità di esercizio delle professionalità.
Fra le maggiori novità indotte dalla Legge 107/2015 si annovera l’istituzione delle Reti di ambito, che prefigurano una condivisione di risorse umane e finanziarie proprio per far fronte in modo intelligente e innovativo a diverse attività amministrative, che vanno dalla gestione dell’attività negoziale in veste di centrale di acquisti per Reti di scopo, all’impegno straordinario che sarà richiesto alle istituzioni scolastiche per popolare la quasi deserta (e poco attendibile) banca dati dell’ex-INPDAP, ora in carico all’INPS, che vanta, invece, un patrimonio informativo imponente e convalidato delle posizioni contributive dei lavoratori già gestiti dall’ente previdenziale.
Ricadute sull’organizzazione e sull’attività professionale
Migliorare la qualità del servizio reso all’utenza è obiettivo dichiarato di questa formazione; l’obiettivo va valutato, però, anche dal punto di vista degli operatori scolastici. Si deve considerare questa opportunità di incontro e di confronto sia sotto il profilo dell’apprendimento collaborativo, che prelude a nuove modalità operative che travalicano l’organizzazione del lavoro tradizionale della singola istituzione scolastica, sia ad una vera e propria autoanalisi delle procedure in uso, al fine di identificare quelle automatizzabili con l’implementazione di specifiche applicazioni e interazioni fra piattaforme che operano su insiemi di dati standardizzati e aperti.
Negli ultimi dieci anni si sono verificati continui tagli di organico, introdotti quasi sempre al solo scopo di realizzare economie ma, riprendendo una dimensione di colloquio e concertazione con le OO.SS. e con la partecipazione diretta degli stessi interessati, non è eretico ipotizzare un ripensamento globale dell’organizzazione del lavoro ATA. Ad esempio si può immaginare un’organizzazione amministrativa, dotata di collegamenti telematici in banda ultra-larga e fornita degli idonei strumenti tecnici, agile ed efficiente nelle singole unità scolastiche, adeguatamente dimensionate, e centri intermedi di dimensione sub-provinciale, come gli ambiti territoriali istituiti con la Legge 107/2015, tracciati su territori omogenei che condividono un tessuto sociale e produttivo, dove si può programmare un’offerta formativa non concorrenziale, e capace di raccordarsi ai bisogni locali ed a reali sbocchi occupazionali.
Le scuole capofila di ambito potrebbero, quindi, essere incaricate di svolgere stabilmente funzioni amministrative di servizio per le istituzioni scolastiche dell’ambito, ed essere dotate di un organico flessibile, anche sovradimensionato (reclutabile con procedure selettive fra il personale in servizio), per attuare i compiti istituzionali e quelli straordinari che si riterrà opportuno attivare.
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Per approfondimenti:
Formazione in servizio. Dirigenti scolastici. Personale ATA. Commenti e norme di riferimento, numero monografico di “Notizie della Scuola”, n. 9-10, 1-31 gennaio 2017, Tecnodid.