Se un bambino bussa alla porta vuol dire che…

Scuola dell’infanzia in festa

Nelle settimane a cavallo tra i mesi di marzo e aprile si sono svolti (e continuano a svolgersi) vari incontri e seminari per ricordare i cinquant’anni dall’emanazione della Legge 444 del 18-3-1968, con cui fu istituita la scuola materna statale.

Particolare evidenza ha avuto la giornata organizzata dall’USR della Campania, a Napoli, nella sala Newton di Città della Scienza, alla presenza di circa mille tra docenti di scuola dell’infanzia e dirigenti scolastici.

La manifestazione[1] ha avuto avvio da un video che ha posto l’accento sul passaggio dalle prime annualità della scuola materna, con i tantissimi bambini per sezione, al momento attuale, in cui si rileva la crescita della scuola dell’infanzia anche grazie al progetto innovativo degli Orientamenti del 1991, e la sua affermazione nel sistema di base dell’istruzione con le Indicazioni Nazionali del 2012.

Al seminario hanno relazionato alcune docenti e scuole con esperienze esemplari, e Giancarlo Cerini, Susanna Mantovani, Guglielmo Rispoli, Rosa Seccia.

La scuola dell’infanzia è una scuola votata alla sperimentazione

La storia della scuola materna è come una narrazione che evolve verso una compiuta scuola dell’infanzia. I suoi caratteri pedagogici, metodologici ed organizzativi si compendiano in un disegno sperimentale che coinvolge tutte le dimensioni della vita delle bambine e dei bambini a scuola. In particolare:

  • sperimentazione dei ritmi temporali e delle routine rassicuranti e formative al tempo stesso (i bambini sono conservatori come affermava Maria Montessori);
  • sperimentazione dell’organizzazione degli spazi (angoli, centri di interesse, gioco spontaneo, gioco costruttivo, gioco simbolico, spazi per attività di tipo laboratoriale);
  • sperimentazione dell’approccio relazionale: organizzazione diretta dall’insegnante; attività di programmazione; metodologia dell’ascolto e libero spazio alla creatività personale (prevalentemente psicomotoria e grafico-pittorica); incipit da un interesse specifico per svilupparne di nuovi; utilizzo diffuso della fiaba o favola per affrontare un tema e svolgere attività sequenziali; sfondo integratore; attività per campi di esperienza; approccio psicomotorio ed attenzione alle relazione tra il sé e l’altro da sé (giocattolo, oggetto, coetaneo);
  • sperimentazione dei linguaggi con riferimenti ai temi alti delle discipline: il bambino e l’arte pittorica, il bambino e la fisica (piccoli esperimenti), il bambino e le scienze (botanica, zoologia, …), il bambino e la musica (classica, d’autore, folcloristica, specifica o dedicata all’infanzia; il bambino e l’architettura, il bambino e la storia medioevale (i castelli….) ecc.

Una lunga storia di innovazioni pedagogiche

La sperimentazione didattica si basa proprio sul carattere fortemente innovativo di quest’ordine di scuola, che prevedeva «lo sviluppo armonico della personalità e la preparazione alla frequenza della scuola primaria».

Ecco perché, anche nella storia e nelle tappe principali, assistiamo ad un’evoluzione netta della centralità della didattica e della metodologia, con significativi risvolti nell’organizzazione.

Scorriamo velocemente gli anni: 1968 (Legge istitutiva 444); 1969 (Orientamenti educativi dpr 647); 1970 (Prima istituzione di sezioni presso i circoli didattici, con assunzione prime docenti con diploma di scuola magistrale); 1974 (DPR 417: Formazione universitaria completa per insegnanti di ogni ordine e grado); 1976 (concorso a cattedra che agevola le aspiranti con titolo di laurea); 1979, 1983, 1986 (concorsi per istituzione di migliaia di sezioni statali presso i circoli didattici); 1989 (Rapporto di medio termine per ridefinire gli Orientamenti educativi); 1990-1991 (Nuovi orientamenti per la scuola materna); 1994 (sperimentazione Ascanio); 1998-2001 (sperimentazione ALICE: Autonomia, un Laboratorio per l’Innovazione dei Contesti Educativi); 1999 (Autonomia Scolastica, la scuola materna diventa scuola dell’infanzia); 2007 (Indicazioni Nazionali sperimentali); 2012 (Indicazioni Nazionali, la scuola dell’infanzia è nel sistema di base), 2017-18 (il RAV per la scuola dell’infanzia).

Le finalità della scuola dell’infanzia

Autonomia —> Identità —> Competenza

Il percorso di sviluppo dai 3 ai 6 anni (età dell’ingresso nella scuola primaria) dovrebbe essere caratterizzato da una sorta di narrazione di due ipotetici bambini di 3-4 anni, che giungono alla scuola dell’infanzia abbastanza autonomi, grazie magari al nido o ad una sana famiglia in cui i bambini sono “aiutati a fare da soli“.

Le finalità “viste” da Giulia e Vittorio

Giulia e Vittorio (così chiameremo i due bambini) sono abituati a fare e sperimentare, e vengono lasciati fare proprio per imparare ad essere autonomi: ciò avviene sul piano fisico, anche con errori e prove, e sul piano psicologico.

L’autonomia psicologica di Giulia e Vittorio li rende consapevoli della possibilità di affrontare il mondo delle cose e la piccola-grande realtà circostante.

La sperimentazione con cose, oggetti, piccoli animali, persone, trasmette loro l’immagine di ritorno, che conferma o meno le scelte, l’operosità, l’esistenza dei pericoli, i limiti, la fatica richiesta, le progressioni del ripetere per riuscire di nuovo.

Tale costante ritorno di immagine (quasi emotivamente riflessa dall’operare autonomo) consente la progressiva maturazione dell’identità, così determinante per prendere iniziative, chiedere aiuto, aiutare gli altri, soccorrere, utilizzare tecniche, strumenti o semplici cose funzionali allo scopo.

L’esperienza, il fare, l’essere e lo scoprirsi sempre più autonomi, e la gratificazione della forza consapevole del fare, insieme con la crescita dell’identità, determinano lo sviluppo in progress di una competenza vera: è la competenza generale (ma non generica) che spinge Giulia e Vittorio a pensare-agire-controllare-verbalizzare-socializzare, quasi in una catena che conferisce un senso alle differenti esperienze compiute.

Si tratta di un ambiente per l’apprendimento sapientemente organizzato da un piccolo team di docenti, che fungono da registi dei processi cognitivi, psicomotori, relazionali, emotivi, linguistici ed espressivi. L’ambiente è organizzato, ordinato, variegato, opportunamente e progressivamente modificato per dare spazio e fornire stimoli; Giulia e Vittorio sono gli attori, i veri protagonisti, che con i personali ed indelebili stili si muovono ed agiscono, attendono e riprendono, restano in silenzio o socializzano.

Verso una pedagogia dell’intraprendenza

Paola Claudio, e non solo Giulia e Vittorio, hanno bisogno di docenti saggi, equilibrati, senza ansie e con rilevanti capacità organizzative, che predispongono occasioni di incontro con il “sapere”, con un largo potenziale di azione per bambini e bambine dai tre ai sei anni.

Si tratta di avviare un grande percorso formativo incentrato sull’intraprendenza.

I prossimi 50 anni potrebbero allora trovare un primo punto di appoggio, ad esempio, nella nota Miur 47777 dell’8 novembre 2017 che, orientando l’azione dei Poli per la formazione del personale docente, afferma: «si ritiene importante che in ogni ambito territoriale siano realizzate almeno due iniziative formative rivolte ai docenti di scuola dell’infanzia statale, sui temi della cultura dell’infanzia, in connessione con il d.lgs. n. 65/2017:

  • una prima, rivolta a consolidare le pratiche educative e didattiche in una logica di continuità educativa,
  • l’altra a sviluppare competenze pedagogiche ed organizzative, in vista dell’assunzione di compiti di coordinamento pedagogico.

Per questa nuova priorità si raccomanda la costruzione di progetti condivisi, anche sotto il profilo finanziario, con le Regioni, gli Enti locali, il sistema paritario e il terzo settore».

Quale formazione per i docenti della scuola dell’infanzia

La nota 47777 (quasi in prosieguo con la CM n. 33989 del 2/8/2017 relativa alla formazione dei neoassunti docenti) intende spingere sul raccordo tra esperienze di famiglia (nido), scuola infanzia e scuola primaria. Il “consolidare le pratiche educative e didattiche” intende proprio tener conto dell’approccio sperimentale della scuola dell’infanzia come luogo capace di aiutare ogni bambino affinché sia semplicemente se stesso al massimo livello possibile. In altre parole, è lo sviluppo di quel potenziale dell’intelligenza di cui si è scritto per anni. Quindi proprio questo ordine di scuola possono orientare metodologie ed approcci per un salto di qualità delle competenze acquisite.

Ciò potrebbe voler dire che gli istituti scolastici sedi dei Poli organizzatori della formazione dei docenti dovranno avvalersi di esperti capaci di dare rilevanza alla psicologia dell’età zerosei, alla particolarità di sviluppo di questa fascia di età, così come all’organizzazione e alla metodologia di lavoro consolidata nelle migliori esperienze di scuola dell’infanzia. Si tratta di orientare i docenti in formazione verso uno studio, anche personale, che abbia al centro testi validi di psicologia della prima e seconda infanzia. Analogamente dovranno svolgersi esercitazioni e lavori in progress (anche in aula), che siano capaci di orientare i docenti a progettare un salubre quanto interessante ambiente per l’apprendimento, finalizzato a stimolare la scoperta ed a favorire la sperimentazione da parte dei piccoli dai tre ai sei anni.

Il coordinamento pedagogico-didattico

Questo approccio non potrà che agevolare anche il salto di qualità della formazione del personale, che potrebbe essere chiamato a incarichi di coordinamento ai sensi del D. L.vo 65/2017. In tale ipotesi la formazione sarà orientata al consolidamento e sviluppo di competenze di gestione, ideazione ed organizzazione per i docenti della scuola dell’infanzia, già qualificati grazie ad un buon percorso universitario compiuto. Tali docenti infatti potrebbero essere chiamati a rivestire ruoli di coordinamento, con la diffusione del RAV e del conseguente  PdM specifico nella scuola dell’infanzia. In relazione agli sviluppi del citato D.L.vo 65/2017,  con specifiche competenze potrebbero essere chiamati a svolgere un importante ruolo di coordinamento pedagogico nei costituendi Poli dell’infanzia (e non solo).

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[1] I materiali sono disponibili al seguente indirizzo: https://drive.google.com/drive/folders/1tte81iPt7TnLnIWngnjreMsSnMNm-seT.