La sottile linea rossa
Il 16 luglio 2018 è stato pubblicato dal MIUR l’elenco delle istituzioni scolastiche ammesse alla seconda fase di selezione del progetto “Curricoli digitali”[1]. Nel file pdf pubblicato online una sottile linea rossa divide le scuole capofila che verranno finanziate per lo sviluppo del proprio progetto e quelle escluse. Facciamo una breve cronistoria. Il progetto ministeriale è incominciato quasi tre anni fa con la pubblicazione del Decreto n. 851 del 27 ottobre 2015 che statuiva lo stanziamento di 4.300.000 euro per la realizzazione dell’azione #15 del PNSD. L’azione era mirata allo sviluppo di scenari innovativi per le competenze digitali. Il termine di presentazione dei progetti era stato fissato al 21 Novembre 2016. Nella prima fase di selezione era richiesto una presentazione o un “video tutorial” sul curriculum digitale che la scuola capofila della rete aveva intenzione di sviluppare. Dopo due anni con l’attuale pubblicazioni delle graduatorie si è arrivati alla seconda fase di selezione. Le scuole selezionate realizzeranno i propri curricoli digitali. Le diverse sperimentazioni saranno monitorate e in seguito valutate. Una volta terminata l’attività, la sperimentazione avrà ampia pubblicità e diffusione. Le istituzioni scolastiche capofila renderanno disponibili con licenza Open Educational Resource[2] tutti i materiali didattici digitali prodotti e/o la cui licenza è stata acquisita, che sono serviti alla realizzazione del curriculum digitale. Tale modalità di rilascio permetterà successivamente a tutte le scuole che fossero interessate a svolgere il percorso sperimentale di potere utilizzare lo stesso materiale “validato” e, nel caso, anche di modificarlo secondo le esigenze e caratteristiche contestuali senza incorrere in problemi di diritto di autore.
Le caratteristiche dei curricoli digitali
Come specificato nell’allegato n. 1[3] i curricoli digitali sono percorsi didattici che oltre a sviluppare le competenze digitali presentano le seguenti caratteristiche strutturali:
- “facile replicabilità, utilizzo e applicazione”;
- “necessariamente verticale (su più anni di corso e/o su più livelli di istruzione)”;
- “forti elementi di interdisciplinarità e trasversalità curricolare”;
- “declinati attraverso modalità di apprendimento pratico e sperimentale, metodologie e contenuti a carattere altamente innovativo”;
- “accelerare e aumentare l’impatto verso il rinnovamento delle metodologie didattiche”;
- “scalabile a tutta la scuola e al sistema scolastico”.
Le caratteristiche sono ritenute basilari per trasformare le sperimentazioni in reali e diffuse innovazioni di sistema. Secondo tale visione esse dovrebbero garantire la facile e futura replicabilità dei curricoli digitali in tutte le scuole interessate ad attuare lo stesso percorso educativo sperimentale anche se vivono in altre situazioni, condizioni e contesti.
Gli elementi di innovazione
Sempre nello stesso allegato si mettono in risalto quali devono essere gli elementi positivi di rottura di tali sperimentazioni rispetto ai curricola tradizionali. In estrema sintesi essi devono avere le seguenti caratteristiche:
- Innovativi. Le modalità di fruizione devono basarsi su un grande apporto tecnologico-digitale e della Rete. Devono innestare profondi cambiamenti nei contenuti e nella loro organizzazione. In particolare si devono sviluppare percorsi dinamici per scenari e per obiettivi in cui tutto deve servire per massimizzare l’esperienza e il protagonismo degli studenti.
- Strutturati. Si tratta essenzialmente di basarsi su una didattica con un taglio disciplinare/pluridisciplinare/trasversale di tipo attiva, laboratoriale e inclusiva. Punti determinanti riguardano l’apprendimento tra pari e la progettazione autonoma degli studenti.
- Aperti. Nella produzione dei format didattici la comunità scolastica coinvolgerà partner esterni come centri di ricerca, università, istituzioni locali, associazioni, imprese. Si apre così una nuova sinergia con il territorio
- Scalabilità. Sin da subito è necessario identificare una strategia di accompagnamento dedicata ai docenti per la realizzazione dei percorsi in classe. La Rete è uno strumento sia per la creazione di comunità di docenti e studenti, sia per valorizzare online le attività e il loro impatto. Il monitoraggio delle attività e la valutazione finale dei risultati didattici e di processo con il coinvolgimento di partner esterni scientifici sono considerati elementi strategici.
Le aree tematiche della sperimentazione
Secondo l’allegato 2 sono definiti i 25 curricoli digitali suddivisi in 10 aree tematiche.
Area Tematica | Num. curricoli |
---|---|
Diritti in internet | 2 |
Educazione ai media (e ai social) | 3 |
Educazione all’informazione | 3 |
S.T.E.M. (competenze digitali per robotica educativa, making e stampa 3D, internet delle cose) | 4 |
Big e open data | 2 |
Coding | 2 |
Arte e cultura digitale | 4 |
Educazione alla lettura e alla scrittura in ambienti digitali | 2 |
Economia digitale | 2 |
Imprenditorialità digitale | 1 |
Le tematiche sono ad ampissimo spettro e nell’allegato n. 2[4] vengono particolareggiati con alcuni esempi di sviluppo. Molti esempi applicativi sono estremamente specialistici (ad esempio Internet of Everything, che ingloba e si differenzia con Internet of the Thing), sconosciuti alla maggior parte dei docenti e sicuramente riservati ad addetti ai lavori. Proprio per questo motivo era previsto che la scuola capofila nella a preparazione della Rete includesse altri soggetti esterni “cofinanziatori come enti pubblici, università, associazioni, fondazioni, enti di formazione e anche soggetti privati”.
A volte ritornano: un nuovo Gold?
Alcuni ricorderanno il progetto Gold elaborato dall’INDIRE e conclusosi qualche anno fa. Il progetto realizzato a più riprese nel tempo aveva come obiettivo di creare una banca dati nazionali consultabile online delle esperienze didattiche più innovative. I lavori erano sviluppati a livello regionale dalle scuole di ogni ordine e grado selezionate e premiate dall’INDIRE. Prima della sua definitiva conclusione l’ultima fase di Gold 2, aveva previsto anche la multimedializzazione dei progetti più significativi per migliorare la comprensione esterna e la possibilità di replicazione dell’esperienza da parte di altre istituzioni scolastiche. La banca dati nazionale Gold raggruppava tali progetti e serviva per la diffusione delle esperienze. Le istituzioni scolastiche interessate ad un particolare progetto potevano scaricare i relativi materiali documentativi e operativi. A qualche anno dalla sua conclusione è rimasto poco chiaro, se non sconosciuto, la stima della diffusione e delle ricadute nelle scuole di tali progetti presenti nel database. Tale rischio è latente anche nella sperimentazione dei curricoli digitali innovativi. Le risorse economiche impiegate sono notevoli e per una forma corretta di trasparenza e accountability sarebbe importante prevedere forme di controllo in grado di tracciare, anche semplicemente dal punto di vista quantitativo, ma meglio ancora quantitativo-qualitativo, la futura diffusione di tali progetti nel mondo della scuola. Un processo di innovazione è tale quando è in grado di diffondersi e investire realtà e territori più ampli.
Promuovere e rendicontare la diffusione: uno, nessuno, centomila
La certezza che l’investimento ministeriale sia proficuo e produca a livello sistemico effettivi cambiamenti richiederebbe di prevedere anche una modificazione nella rendicontazione delle scuole capofila. Si tratterebbe non solo di mostrare le risultanze del progetto stesso, ma anche di evidenziare la capacità di diffondere attivamente la sperimentazione in altre realtà. Ma anche questa volontà potrebbe non dare i risultati sperati. Infatti una domanda nasce spontanea: quale interesse può avere una scuola esterna, che vive altre condizioni di realtà, a scaricare, studiare, ricontestualizzare tali proposte curricolari digitali? Come precedentemente accennato i curricoli digitali innovativi si basano su attività “specialistiche”, che richiedono una certa preparazione che non può essere improvvisata. Inoltre per arrivare alla semplice conoscenza del progetto è necessario un alto consumo di tempo nello studio dei materiali e delle documentazioni, per non parlare del tempo necessario per la successiva rimodulazione contestuale.
Il ruolo degli animatori digitali
Una altra via di diffusione che parta direttamente dalle scuole è che tale compito dovrebbe essere demandata agli animatori digitali e al team per l’innovazione presenti in tutte le scuole. Essi conoscendo il proprio contesto, le risorse umane, i bisogni presenti o latenti dei colleghi, sarebbero in grado di filtrare il curriculum digitale potenzialmente più adeguato al particolare contesto. Una diffusione informale e sintetica, anche semplicemente divulgativa, sarebbe già un passo importante per fare nascere la curiosità nei docenti. Se l’interesse mostrato fosse notevole il team potrebbe avviare la sperimentazione del progetto selezionato. Essi dovrebbero prima “studiare le carte e i materiali”, poi condividere e illustrare il progetto e successivamente supportare i colleghi sperimentatori interessati a svolgere tale attività. Un compito ancora più importante dell’animatore e del team sarebbe quello di diventare il trait d’union con la scuola capofila che ha elaborato originariamente il curricolo. L’utilizzo di ambienti virtuali online e i sistemi di comunicazione sincroni e asincroni della Rete permettono facili momenti di comunicazione, collaborazione e condivisione indipendentemente dalla distanza tra i luoghi creando delle stabili sinergie interterritoriali tra scuole.
Scuole capofila come tutor del processo di innovazione sistemica
Se da una parte è fondamentale il ruolo dell’animatore digitale e del team dell’innovazione per quanto concerne la disseminazione delle esperienze nelle singole scuole, dall’altra è parimenti importante il ruolo di accompagnamento e, per certi versi, di tutoraggio, da parte delle scuole capofila e della rete che hanno prodotto il curriculum digitale. L’innovazione è tale se si diffonde, altrimenti è solo una bella esperienza, una “cattedrale nel deserto” destinata all’oblio col passare del tempo. Il ruolo di supporto della scuola capofila non può essere solo quella di garantire la presenza in un database della documentazione e degli oggetti di apprendimento utilizzati nella sperimentazione. Essa dovrebbe offrire forme di collaborazione più attive, dinamiche e generative:
- Creare pagine gialle elettroniche (email, numero di telefono, presenza in chat) in cui le proprie risorse umane esperte che hanno contributo al progetto siano facilmente contattabili.
- Sviluppare comunità di pratiche online per mantenere vitale l’innovazione, per diffonderla e per farla crescere anche con i contributi esterni provenienti dalle altre scuole intente a sviluppare/modificare tale progetto.
Solo con tale dinamicità la stessa scuola intestataria della sperimentazione può garantire contezza ed un’effettiva tracciabilità delle scuole impegnate ad adottare tali curricoli digitali. Per i decisori politici tali prassi sarebbero determinanti per comprendere la reale ed effettiva ricaduta sul sistema scuola.
Ciò però comporta rimodulare anche i futuri finanziamenti. Il riconoscimento economico dovrà essere suddiviso in due tranche. Una parte data per svolgere il progetto e un’altra incrementabile in base al numero di successive sperimentazioni che si attiveranno in altre realtà territoriali. In tal modo la scuola capofila non sarà solo lo sviluppatore del progetto ma il responsabile incubatore dell’innovazione.
Un’ultima considerazione: scalabilità o granularità?
Nei vari allegati ministeriali ricorre la parola scalabilità per evidenziare la facilità di ricontestualizzazione dei curricoli digitali. Gli informatici conoscono bene il termine che rappresenta “la caratteristica di un sistema software o hardware facilmente modificabile nel caso di variazioni notevoli della mole o della tipologia dei dati trattati”[5]. Ciò che è facilmente realizzabile nella programmazione di un software, diventa molto complesso quando è presente il fattore umano. Se da una parte l’organicità sistemica di un progetto, come la elaborazione di un curriculum digitale, lo rende un unicum completo “chiavi in mano”, dall’altra parte tale completezza rende più complicata la sua declinazione in altri contesti, con altre risorse umane. Progetti meno organici e più granulari permetterebbero forme di diffusione più facili. Sarebbe più semplice separare le parti che si credono più utili dall’intero, e inserirle in un’altra realtà. Nei sistemi complessi – come è appunto la scuola – piccole modificazioni generano grandi cambiamenti, fino a diventare una valanga dirompente della struttura complessiva; al contrario, grandi modificazioni innestano forze contrarie e oppositive immediate, che rendono vana qualsiasi innovazione.
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[1] Il link è il seguente: http://www.istruzione.it/scuola_digitale/allegati/2018/elenco_ammessi_seconda_fase_CurricoliDigitali.pdf
[2] Per approfondire: https://it.wikipedia.org/wiki/Risorse_didattiche_aperte
[3] Il link per scaricarlo è il seguente: http://www.istruzione.it/scuola_digitale/allegati/2016/Allegato_1Avviso_Curricoli_Digitali.pdf
[4] Il link è il seguente: http://www.istruzione.it/scuola_digitale/allegati/2016/Allegato_2_Avviso_Curricoli_Digitali.pdf
[5] Si veda il seguente link: https://it.wikipedia.org/wiki/Scalabilit%C3%A0