Riscoprire l’autonomia scolastica
Si torna a parlare di autonomia scolastica. Per chiederne un’effettiva realizzazione, anche dopo le “turbolenze” della legge 107/2015. Senza dubbio il DPR 275/1999, Regolamento di attuazione dell’“autonomia scolastica” (L. 59/1997), è ancora la cornice normativa cardine, fondamento di un processo di revisione del sistema gestionale delle istituzioni scolastiche, nella prospettiva di favorire il passaggio da una visione verticistica ad una concezione di servizio come “sistema integrato” al territorio. In questo disegno ogni Collegio dei docenti è chiamato a diventare protagonista di un progetto-scuola “unico e identitario”, funzionale a garantire il successo formativo degli alunni e delle famiglie con cui si assume formale impegno.
Serve una leadership che presidia l’identità della scuola
Ma il cammino per la realizzazione della “piena attuazione dell’autonomia scolastica” è ancora lungo. Leggendo l’incipit della L. 107/2015, questo processo necessita di una leadership educativa ed emozionale, oltre che di competenze gestionali sicure da parte dei Dirigenti Scolastici (DS). In una prospettiva triennale il Dirigente Scolastico, che è il rappresentante legale dell’istituto, dovrà attivare tutti i canali relazionali e gli interlocutori possibili, affinché il PTOF non si traduca soltanto in un adempimento burocratico da assolvere o in un documento pubblicare sul portale “Scuola in chiaro”, ma sia “espressione dell’identità” in senso sostanziale di una comunità di professionisti, che si riconosce nei valori e negli impegni deliberati.
L’atto di indirizzo del DS come “perimetro progettuale”
L’atto di indirizzo, rivolto dal DS al Collegio dei Docenti all’inizio dell’anno scolastico, rappresenta una guida funzionale ad un’ideazione consapevole e responsabile, poiché poggia su una visione sistemica delle potenzialità e delle criticità dell’istituto. In quest’operazione il RAV (Rapporto di Autovalutazione) assume la funzione di un check-up strategico. L’atto di indirizzo diventa il “perimetro progettuale” in cui il dirigente dà conto in termini realistici, ma anche dinamici, delle potenzialità delle risorse umane, del bilancio (formale e non) delle competenze dei docenti, di una lettura attenta e ragionata degli esiti degli scrutini e delle prove Invalsi, dell’apporto dei gruppi di lavoro definiti in funzionigramma, nonché del raccordo con le famiglie. In controluce, l’analisi delle risorse materiali e finanziarie, declinata nel programma annuale, pianificata e monitorata dal raccordo funzionale con il DSGA, può rendere concreta e sostenibile l’attuazione di quel progetto-scuola che è sempre un armonico equilibrio tra slancio ideale e fattibilità sostanziale.
Il Dirigente Scolastico come “tessitore” della comunità educante
Da buon tessitore di relazioni, coniugando le responsabilità dirigenziali nel rispetto degli organi collegiali (art. 25 d.lgs. 165/2001), il DS deve aver cura di promuovere progettualità costruttiva a più livelli:
- con i collaboratori e docenti che svolgono il ruolo di funzione strumentale secondo le aree di intervento deliberate dal Collegio, supporto organizzativo e collante nella gestione unitaria;
- con i consigli di classe e i coordinatori, per la definizione del curricolo didattico, fondamento cardine dell’azione educativa e cuore del POFT, intelaiatura principale per pianificare interventi educativi mirati, monitorarne gli esiti e apportare correttivi;
- con i dipartimenti disciplinari e/o tematici, che favoriscano trasversalità e raccordo pedagogico-didattico;
- con tutti gli interlocutori istituzionali del territorio, perché possano dare il loro contributo anche nel colmare carenze strutturali, favorendo la promozione di reti di scopo;
- con il Consiglio d’Istituto, perché le diverse componenti della comunità educante (art. 24 del recente CCNL) possano riconoscersi nella progettazione e fornire un costruttivo contributo all’attuazione;
- con il personale ATA, perché, pur nella specificità dei profili, si possa armonicamente pianificare il piano di lavoro annuale ottimizzando le risorse;
- con la RSU, perché i criteri di utilizzazione e distribuzione delle risorse funzionali alla realizzazione degli impegni assunti nel PTOF poggino su principi non solo di equità e di efficienza, ma anche di valorizzazione e gratificazione.
Nel micro-cosmo quale è la scuola, dunque, l’equilibrio delle relazioni dovrà poggiare su un significativo senso di appartenenza, affinché ognuno possa sentirsi parte del piano, consapevole di poter offrire un contributo alla piana realizzazione dell’offerta formativa.