“Everyone deserves a great teacher”
“Ciascuno ha diritto ad un bravo insegnante”: questo il motto che accompagna il rapporto redatto dal National Institute of Economic and Social Research e dalla Varkey Foundation, intitolato Global Teacher Status Index 2018. Il rapporto, liberamente scaricabile da internet, ha analizzato l’opinione dei cittadini di 35 differenti Paesi su alcuni parametri, e in particolare su quale sia il senso del rispetto verso gli insegnanti da parte dei loro studenti. Il nostro Paese si colloca tristemente in pessima posizione, davanti solo a Brasile e Israele.
La credibilità dell’insegnante fattore di successo scolastico
Non che sia per noi una grande scoperta, ahimè. Il sentore di tale dato era già evidente da tempo, e l’indagine internazionale non ha fatto altro che confermarlo. Si pensi alle cronache, recenti e passate, in cui docenti vengono schiaffeggiati, aggrediti e umiliati da genitori e studenti. Ovviamente questi sono casi estremi, la cui ricerca di causa non lascia altro spazio se non quello di classificarli come reati. Riprendendo invece il dato dell’indagine, cosa dobbiamo fare? Se i docenti italiani vogliono essere rispettati devono forse trasferirsi in Cina o in Malesia (dove il livello di rispettabilità e massimo)? Evidentemente no. Ma occorre analizzare profondamente le cause del problema per ipotizzare possibili soluzioni, e occorre farlo in fretta, perché esiste una stretta correlazione tra il rispetto che gli studenti nutrono nei confronti dei propri insegnanti e i loro risultati di apprendimento. Il dato può sembrare superficiale, ma non lo è: uno dei fattori maggiormente influenti per determinare il successo formativo degli alunni è appunto la credibilità dell’insegnante (J. Hattie, 2009).
Riconoscimento sociale, bassi salari e professionalità
Quali possono essere dunque le cause che hanno portato ad una progressiva perdita di credibilità così rilevante? Come prima causa fra tutte riconoscerei lo scarso salario che viene assegnato oggi ai docenti, e che porta con sé alcune involontarie conseguenze. Viviamo infatti in una società sempre più orientata all’equazione: valore sociale = valore economico. Dunque un basso salario significa un basso riconoscimento sociale tout court. Tuttavia dobbiamo anche riflettere sul fatto che il basso salario sia stato spesso e genericamente usato dalla categoria docente stessa per “scusare” una mancata crescita professionale. Molti docenti recriminano infatti un aumento di salario a fronte di un maggior impegno in aggiornamento e formazione. E come dar loro torto? Il lavoro del docente sta diventando sempre più complesso e richiede tempi sempre più lunghi e distesi. Ma il CCNL non lascia loro spazio alcuno per sperimentare, ricercare, formarsi e auto-aggiornarsi.
L’insegnante, professionista dell’apprendimento
L’attività dell’insegnante è oggi particolarmente difficile e richiede competenze elevate, sia in termini disciplinari che trasversali e relazionali. Occorre che la funzione docente riacquisti dunque la propria professionalità, che è molto differente da quella di vent’anni fa. Un tempo bastava conoscere la materia, ora invece occorre sapere di psicologia, di pedagogia e di didattica, prima ancora che della materia. Dunque andrebbe ridato valore alla professione, costruendo un’idea di docente come professionista dell’apprendimento. Il docente deve diventare quell’esperto a cui il genitore si affida per la crescita del proprio figlio, e la rispettabilità di qualunque categoria professionale si guadagna con l’azione quotidiana. Se dunque i docenti italiani vogliono ritornare ad essere credibili, devono impegnarsi a chiedere, insieme ad un salario adeguato, anche formazione continua e tempo a disposizione per studio e ricerca. Insomma occorre trasformare la vecchia e stantia figura del docente del XX secolo in una nuova figura di esperto didattico, che, al pari di qualunque specialista, sia in grado di fornire ed elargire indicazioni credibili e scientificamente avvalorate.
“The quality of an education system cannot exceed the quality of its teachers”.