La tragedia di Corinaldo rende di drammatica attualità i problemi della sicurezza e della prevenzione, che si presentano anche nelle nostre scuole e richiedono non solo la predisposizione di tutte le misure preventive e protettive previste dalle norme, ma anche un preciso impegno educativo.
Rispondiamo ad una richiesta di aiuto
Una stimata collega, dirigente scolastica in una scuola elementare, mi ha interpellato su una questione giunta alla soglia d’allarme nella scuola assegnatale in reggenza da alcune settimane: in una classe di prima media non si è trovato il modo di frenare il continuo ripetersi dello scherzo della sedia sottratta all’amica/o in procinto di sedersi; un gioco iniziato casualmente e trasformato quasi in una sfida agli adulti che ne stigmatizzavano la pericolosità.
Ho accettato di buon grado, condividendo da sempre le conclusioni di quegli studi di psicologia che sostengono: la forma mentis orientata alla prevenzione dev’essere acquisita tra i 10 e i 12 anni (vivendo bene e intensamente i primi anni della scuola media). Elevata era anche la curiosità di incontrare una prima media, memore della consuetudine, nell’istituto superiore da me diretto, di accogliere (*) i nuovi frequentanti la prima classe con l’illustrazione del “regolamento di istituto” e la stipula di una sorta di “patto di convivenza” in una comunità ben più numerosa e complessa (1200 studenti) del plesso scolastico in cui avevano trascorso gli anni della scuola media.
Tuttavia con l’avvicinarsi della data dell’incontro mi è sorto un dilemma: come equilibrare gli aspetti normativi con quelli tecnici, nel rivolgersi a ex bambini sino ad allora piuttosto sordi ai richiami degli adulti a smettere un gioco pericoloso?
Dopo la rottura del ghiaccio: la scuola è il mio lavoro
Deciso ad iniziare con una reciproca presentazione, è emerso che quattro papà avevano frequentato l’istituto da me diretto, e che insieme ad altri genitori lo indicavano ai figli come scelta dopo la scuola media. L’attenzione si è così concentrata sul lavoro dei genitori; è stato quindi facile argomentare sul personale impegno di studio dopo le elementari, giungendo ad un punto fermo: «la scuola è il luogo di lavoro di ogni ragazzo/a (non più bambino/a) e la scuola media può/deve aiutare a rispondere interiormente all’interrogativo: come mi vedo quando avrò il doppio della mia età? Devo anzitutto essere consapevole che lo studio è oggi il mio lavoro, da svolgere con metodo (primo compito della scuola è insegnarlo), serietà (non può essere quasi all’ultimo posto), serenità (possibilità di coltivare altri interessi)».
Il dialogo si è sviluppato con franchezza, grande interesse e partecipazione; ho potuto così inserire alcuni miei chiodi fissi: “ciascuno rimane l’artefice della sua riuscita e del suo fallimento” (enciclica Populorum Progressio) e “si ha due o tre volte nella vita l’occasione di essere bravi. Quasi tutti i giorni quella di non essere vigliacchi” (René Bazin).
Tre parole chiave: pericolo, rischio, prevenzione
Chiamiamo pericolosa una situazione o una sostanza capace di fare danno (es. una tanica di benzina); chiamiamo invece rischio la probabilità di raggiungere il danno di cui è capace la sostanza o la situazione. L’importante prevenzione è la capacità di conoscere il pericolo unita alla motivazione a starvi lontano: non devo mettermi in situazione rischiosa andando a fumare presso la tanica di benzina (oppure devo essere consapevole del rischio che corro pedalando su strada di notte senza luci).
Per approfondire l’argomento ho considerato un infortunio mortale purtroppo frequente: il seppellimento per franamento di uno scavo del terreno non messo in sicurezza. Recentemente la cronaca aveva registrato ben 3 decessi, ma ho narrato anche quella volta che un giovane operaio si era rifiutato di scendere nello scavo e per questo era stato immediatamente licenziato dal capo-cantiere; due colleghi, intimoriti dalla situazione, erano scesi, perdendo purtroppo la vita. Il rifiuto del primo nasceva proprio dalla consapevolezza del rischio, e quindi dalla capacità di prevedere l’accadimento, mancando la messa in sicurezza dello scavo.
A questo punto ho potuto facilmente testimoniare come il loro “gioco” avesse obbligato più di un ragazzo a passare il resto della vita in carrozzella.
Leonardo da Vinci: l’obbligo della punizione
Tra gli appunti del grande Leonardo da Vinci si legge: Chi non punisce il male, comanda che si faccia. Parte da qui l’obbligo della punizione per chi infrange le regole. Il preside, responsabile di quanto avviene nella scuola, di fronte ad un’infrazione delle regole di civile convivenza deve infliggere una sanzione proporzionata alla gravità del fatto. Spesso qualche genitore si rifiuta di condividere le sanzioni inflitte, ma il ragionamento non può che essere: «suo figlio è passato all’incrocio senza rispettare il rosso; superato il semaforo, fortunatamente illeso, il vigile lo deve fermare e sanzionare. Il genitore preferisce forse aspettare il ripetersi di tale comportamento, sino a quando il figlio incrocerà un automezzo?».
A questo punto agli attenti lettori di Scuola7 devo chiarire l’asterisco (*) posto sopra: il dirigente titolare nella scuola media, oggi assegnata in reggenza, da alcuni anni ha appaltato la gestione della sicurezza ad una società esterna, che ha consegnato un esemplare quanto formale Documento di Valutazione dei rischi, ma ha evitato ogni intervento formativo ai docenti e di attenzione educativa agli studenti; successivamente non ha preparato l’esercitazione di evacuazione, né vi ha presenziato.
Coinvolgere studenti e insegnanti sulla sicurezza
Non valorizzare la formazione ed il coinvolgimento del personale e degli studenti vanifica l’invito contenuto da 20 anni nella C.M. 119/1999:
È appena il caso di sottolineare che le norme sulla sicurezza sui luoghi di lavoro rappresentano, prima ancora che un obbligo di legge con la serie di adempimenti che ne conseguono, un’opportunità per promuovere all’interno delle istituzioni scolastiche una cultura della sicurezza sul lavoro, per valorizzarne i contenuti e per sollecitare il coinvolgimento e la convinta partecipazione di tutte le componenti scolastiche in un processo organico di crescita collettiva, con l’obiettivo della sicurezza sostanziale della scuola, nel presente, e della sensibilizzazione, per il futuro, ad un problema di fondamentale rilevanza. … È nella stessa ottica che vanno impostate l’informazione e la formazione rivolte ai lavoratori della scuola e, per quanto richiesto, agli stessi studenti. Infine, al di là delle prescrizioni normative, è indispensabile realizzare un generale coinvolgimento ed una comune presa di coscienza di operatori scolastici ed alunni sulla sostanziale valenza educativa delle tematiche sulla sicurezza e sui comportamenti che, coerentemente, vanno adottati.