Il nuovo esame di Stato
Come preannunciato nella nota ministeriale del 4/10/2018 sono stati pubblicati con il D.M. del 26/11/2018 i quadri di riferimento (d’ora in poi QdR) per matematica, fisica e scienze, le materie cioè che caratterizzeranno la seconda prova dell’esame di Stato dei licei scientifici.
Com’è noto dal D.Lgs. 62 del 13/05/2017, il nuovo esame di Stato cambierà sia la sua struttura che la tipologia delle prove. In particolare per la seconda prova le novità sono essenzialmente due, entrambe non banali: la prova non verterà solo sui contenuti dell’ultimo anno e potrà avere carattere interdisciplinare.
Quali contenuti per la seconda prova?
Il DM n. 10 del 29/01/2015 indicava come “la seconda prova scritta degli esami di Stato conclusivi dei corsi di studio di istruzione secondaria di secondo grado, che può essere anche grafica o scrittografica, compositivo/esecutiva musicale e coreutica, ha lo scopo di accertare il possesso delle conoscenze, abilità e competenze specifiche acquisite dal candidato nell’ultimo anno del corso di studio frequentato…”.
Seppure l’indicazione sembri chiara, non era definito, dalle stesse Indicazioni Nazionali (d’ora in poi IN), su quali argomenti o nuclei vertessero tali conoscenze, abilità e competenze. Per matematica, ad esempio, è scontato lo studio dell’analisi in quinta, mentre non è così definita la collocazione temporale di argomenti quali, ad esempio, il calcolo combinatorio, il calcolo delle probabilità o la geometria analitica dello spazio. Come successo in altri periodi storici, quindi, era la prova d’esame a fornire indicazioni su quali contenuti fossero da ritenere oggetto di valutazione (in tutte le prove dal 2015 in poi c’è stato almeno un quesito sugli argomenti sopra citati, oltre a quesiti relativi alla geometria solida o alla trigonometria). Per fisica l’unico riferimento erano le simulazioni ministeriali, che hanno posto come temi di riferimento l’elettromagnetismo, la teoria della relatività e alcuni argomenti di meccanica quantistica.
Ultimo anno o intero quinquennio?
Da questo punto di vista i QdR costituiscono un’interessante novità, in quanto permettono di superare questa ambiguità di fondo proponendo una sorta di ‘programma’ esplicito, cosa non dichiarata espressamente dalle IN. Se da una parte questo può costituire un indubbio vantaggio, dall’altra pone studenti ed insegnanti di fronte al problema della preparazione di una prova che copre sostanzialmente tutto il quinquennio, con forti richiami al programma del biennio (sia di algebra che di geometria), non più visto come propedeutico e strumentale al programma del quinto anno, ma come insieme di argomenti in sé, trattati non solo sul piano tecnico, ma anche su quello più strettamente concettuale ed epistemologico.
Quale interdisciplinarità?
Come accennato, l’altro tema nuovo è la possibile dimensione interdisciplinare della prova. Nel leggere i QdR di matematica e fisica la prima impressione è che lo studente debba sapere tutto e bene; ma accanto a questa c’è un’altra considerazione: prima della capacità di muoversi agevolmente tra le due discipline, lo studente deve avere soprattutto la capacità di farlo all’interno delle singole discipline, per cui dev’essere in grado di fare collegamenti sia concettuali che tecnici, e di gestire con disinvoltura e secondo convenienza diversi registri o ambiti (ad esempio, in matematica, quelli analitico e sintetico per ciò che concerne la geometria o la capacità di modellizzazione di problemi, mentre per fisica è richiesta una visione unitaria dei fenomeni fisici rispetto ad alcune macrocategorie).
Dando per scontata la capacità di uno studente di utilizzare strumenti matematici nella trattazione di diversi concetti fisici, o vedere per contro alcuni fenomeni fisici come un’importante applicazione di concetti matematici, se si parla di interdisciplinarietà ci si deve necessariamente riferire ad altro. Cosa potrebbe essere questo ‘altro’? È qui che, al momento e senza prove di riferimento (come ad esempio delle simulazioni) che possano dare chiarimenti, si hanno le maggiori criticità. Perché se l’interdisciplinarietà è intesa come capacità di individuare gli strumenti più adatti per analizzare un fenomeno (in un’ottica di prova autentica), il percorso didattico dev’essere profondamento rivisto, con una programmazione a monte che non sia più legata alle singole discipline quanto ad assi culturali dinamici. Se così è, però, è difficile capire e condividere il fatto che la prova di matematica accerti “l’acquisizione dei principali concetti e metodi della matematica di base”: le richieste sembrano onestamente più alte di quelle previste da una matematica ‘di base’…
Elementi di positività
Ciò che si è cercato di evidenziare è che, come per tutti i cambiamenti, anche questa proposta alterna aspetti positivi ad alcune criticità non trascurabili. Tra le positività mi sembra opportuno evidenziare:
- la possibilità di avere indicazioni più precise sui contenuti presenti nella prova;
- la necessità, finalmente esplicitata a livello normativo, di una didattica più interdisciplinare, vista non come semplice collegamento di contenuti, ma come approccio metodologico unitario alle questioni;
- la necessità di una revisione adeguata della didattica, che dia visibilità e valore alle tante proposte didattiche innovative per altri aspetti già in atto.
Elementi di criticità
Non meno rilevanti, però, sembrano essere le criticità:
- la potenziale vastità delle richieste, col rischio di rincorrere un’ipotetica conoscenza ‘di base’ dei contenuti matematici e non una loro comprensione più solida;
- la tempistica: la diversa impostazione didattica, che una prova di questo tipo (soprattutto se veramente interdisciplinare) richiede, necessita di una preparazione e di un percorso che va oltre i poco più di sei mesi che separano le attuali classi quinte dall’esame. Come spesso succede, quello che risulta discutibile è la proposta di una riforma così radicale a poco tempo dalla prova, come se la preparazione di un esame di Stato si riducesse solo a pochi mesi;
- se la prova interdisciplinare sarà proposta, come sembra, come integrazione metodologico-operativa tra diverse discipline, si possono correre due rischi opposti: quello che le richieste si riducano a banali applicazioni o, per contro, che siano troppo ‘alte’ e difficilmente alla portata di uno studente liceale medio. Si tratta quindi di capire, attraverso indicazioni più operative, quali siano il punto di equilibrio e il livello di approfondimento richiesto;
- seppure i QdR siano proposti come esplicitazione operativa delle IN, non è difficile riscontrare alcune incongruenze o ‘prese di distanza’, soprattutto dal punto di vista dei contenuti. Così ad esempio nei QdR di matematica non si fa cenno alla geometria analitica dello spazio e alle equazioni differenziali, argomenti sempre presenti nelle ultime prove dell’esame di Stato;
- corollario al punto precedente è che i QdR possano essere percepiti come i programmi di matematica e fisica per il liceo scientifico, disattendendo in un certo senso lo spirito delle IN e configurando anzi un potenziale conflitto con le stesse. Ritengo quindi sia opportuno che questa relazione sia quanto prima chiarita.
Al termine di questa breve analisi, come insegnante ritengo che sarebbe stato opportuno fornire le indicazioni presenti nei QdR con il dovuto anticipo rispetto alla prova, per strutturarne didatticamente l’effettiva attuazione.