La valutazione dei dirigenti continua, però…
La nota Miur n. 4 del 2 aprile 2019 definisce le modalità con le quali si svilupperà per il presente anno scolastico la valutazione dei dirigenti delle istituzioni scolastiche. Essa avrà le stesse modalità dell’a.s. 2017/18 e non sarà prescrittiva; inoltre, diversamente dallo scorso anno, non verrà espressa una valutazione di prima istanza da parte dei Nuclei, né verrà adottato alcun provvedimento valutativo per coloro che non compileranno il Portfolio. Viene messo in evidenza tuttavia che “tutte le attività connesse al procedimento di valutazione e le relative risultanze saranno finalizzate sia al miglioramento professionale, sia ad una significativa revisione del procedimento di valutazione e degli strumenti”.
Il punto di vista dei valutatori e dei valutati
In questa direzione può essere letto questo contributo, che prende le mosse dalle analisi presentate da Emanuele Contu rispettivamente nei numeri 121 e 125 di Scuola7, e consente di mettere meglio a fuoco riflessioni sulle esperienze dei dirigenti che hanno rivestito il ruolo di valutatore, sia come profilo A, componente del NEV nell’ambito della valutazione delle scuole, che nella veste di coordinatore o componente dei Nuclei di valutazione.
Si tratta di riflessioni professionali che possono arricchire il dibattito e fornire un contributo per gli sviluppi futuri dell’attività del sistema Nazionale di valutazione. Sarebbe interessante avere a disposizione dati qualitativi e percettivi dell’esperienza di valutatore e di valutato, raccolti con i questionari formulati dall’Invalsi a cui i dirigenti hanno volontariamente risposto; tuttavia si possono condividere, in questa sede, alcuni punti attenzione.
Valutare: un’esperienza che forma
Senza tema di smentita si può affermare che tutti i dirigenti scolastici, che hanno fatto parte del NEV nella valutazione delle scuole e/o dei Nuclei di valutazione dei dirigenti, hanno avuto un’opportunità formativa e professionale che ha accresciuto la loro capacità di leggere la realtà organizzativa del sistema scuola nel nostro Paese, ma ha anche fornito loro strumenti di riflessione per migliorare l’agire nell’istituzione scolastica diretta. I momenti formativi sono stati, per altro, un momento di scambio professionale fra soggetti con esperienze lavorative diversificate, sia per ruolo che per collocazione professionale.
Che la valutazione dei dirigenti possa essere una “valutazione zoppa” non dipende, a mio avviso, anche per il presente anno scolastico, dalla composizione dei Nuclei, quanto piuttosto dal numero limitato di visite in loco, che invece consentono di avere una visione più articolata e completa del contesto e dei diversi punti di vista, dalla mancanza di apprezzamento da parte della comunità professionale e sociale alla mancata attribuzione della retribuzione di risultato.
Due metodologie a confronto: NEV e NVD
Sicuramente i dirigenti che hanno sperimentato entrambe le esperienze valutative (valutazione della scuola e valutazione del dirigente) hanno avuto modo di confrontarsi con valutatori diversi e constatare il diverso contributo che le due esperienze possono apportare all’azione di miglioramento. Le due esperienze valutative sono diverse, benché in parte complementari; nel caso della valutazione delle scuole la triangolazione rispondeva al protocollo di visita e alla varietà dei soggetti intervistati e degli strumenti utilizzati; il focus della valutazione erano prevalentemente il modello organizzativo, le procedure attivate e i risultati raggiunti. Nel caso della valutazione dei dirigenti il focus è l’agire professionale del dirigente in uno specifico contesto organizzativo, tenendo conto dei vincoli normativi e procedurali comuni alla funzione. Ciò che accomuna le due modalità è l’ottica del miglioramento; tuttavia nel caso della valutazione dei dirigenti rimane una certa ambiguità fra l’obiettivo del miglioramento e quello della premialità, anche se quest’ultima è stata momentaneamente rimandata.
La valutazione per il miglioramento
Se soffermiamo allora la nostra attenzione sulla valutazione per il miglioramento, non penso che la prevalenza della “componente dirigenti scolastici” nei Nuclei di valutazione sia un limite, piuttosto può rappresentare una risorsa. L’analisi dei Portfolio, la lettura dei documenti, le interviste, le visite in loco hanno messo in moto uno scambio professionale stimolante e produttivo.
I componenti dei Nuclei hanno avuto intanto l’opportunità di verificare nel corso dei due anni la validità del loro lavoro: dall’analisi dei documenti e dall’interlocuzione, che solo in alcuni casi si è svolta nelle scuole e ha comportato l’ascolto di altri soggetti, è stato possibile avere un riscontro sulla validità del lavoro svolto l’anno precedente e delle indicazioni fornite per il miglioramento. La credibilità del Nucleo si è misurata in base alla serietà con cui ha analizzato i documenti, alla coerenza delle osservazioni e delle domande, e alla rispondenza fra suggerimenti formulati e azioni del dirigente.
Un approccio non ispettivo
Inoltre la dimensione empatica con la quale inevitabilmente un dirigente scolastico osserva e valuta un suo pari, ferma restando l’asimmetria del momento valutativo, consente al valutato di riconoscere serenamente i propri limiti professionali. Non è da escludere, invece, che un dirigente tecnico riesca con difficoltà a dismettere il proprio punto di vista ispettivo. Sicuramente non si può pensare che la valutazione dei dirigenti venga svolta da docenti, anche se appositamente formati. Essere esperti valutatori comporta senza dubbio un percorso di formazione di alto livello, e non può essere questo un problema sottovalutato in un sistema di valutazione complesso, quale è quello dei dirigenti dentro l’organizzazione.
Infine l’osservazione di modelli organizzativi, strumenti di lavoro e stili di leadership diversificati, ha consentito ai dirigenti scolastici componenti dei Nuclei di esperire una riflessività sul ruolo e su strategie di lavoro organizzativo, che ha costituito un momento importante di sviluppo professionale. Proprio questo sapere professionale diffuso può essere un punto di forza da cui partire per un miglioramento del sistema di valutazione e per una maggiore condivisione nello sviluppo della cultura della valutazione dell’organizzazione scolastica.