La marginalità attuale del servizio ispettivo
È certamente da accogliere positivamente la previsione, contenuta nel recente decreto-legge per la stabilizzazione del personale docente precario, della imminente indizione di una procedura concorsuale pubblica per la copertura di 59 posti di dirigenti tecnici (alias ispettori scolastici) a tempo indeterminato. La situazione del Servizio Ispettivo italiano è, a dir poco, drammatica. L’organico degli ispettori è stato negli ultimi vent’anni drasticamente ridimensionato, fino a raggiungere la modesta quota di 190 posti (Tabella A allegata al DPCM n. 47 del 4 aprile 2019). Assai inferiore agli organici dei corpi ispettivi degli altri paesi europei e molto al di sotto delle effettive esigenze del nostro paese, ove esistono circa 8.200 istituzioni scolastiche autonome e operano circa 820.000 docenti, oltre che un sistema educativo “paritario” che sarebbe – appunto – da vigilare. Ma la situazione è resa ancora più grave dallo stato effettivo del corpo ispettivo: la mancanza di turnover ha assottigliato gli effettivi a circa 50 dirigenti tecnici e sono terminati anche gli effetti temporanei della “chiamata diretta” di una cinquantina di dirigenti tecnici per far fronte alle esigenza poste dalla legge 107/2015 (valutazione dei dirigenti, sistema di valutazione, vigilanza scuole paritarie, ecc.).
Dunque, un nuovo concorso è quanto mai urgente, ed anzi sarebbe buona norma bandirlo per tutti i posti effettivamente vacanti, per evitare di trovarsi di fronte – ben presto – ad una nuova penuria di ispettori. Forse, anche per questa emergenza, il decreto-legge di cui parliamo, ha previsto l’affidamento di incarichi a tempo di dirigente tecnico, che scadranno quando saranno espletate le procedure di reclutamento ordinario per concorso. La previsione del decreto – assai ottimistica – è che le nuove nomine decorrano dal gennaio 2021.
Cosa fanno, oggi, gli ispettori?
Non è facile spiegare il ruolo di questo corpo professionale della Pubblica Istruzione, perché il termine “ispettore” purtroppo evoca uno Stato controllore e intrusivo della libertà di tutti noi, salvo poi ricredersi di fronte a situazioni di criticità per i quali a gran voce si reclama l’invio di ispettori del lavoro, ispettori della sanità, ispettori del sistema giudiziario, ecc. Un ruolo non sempre ben capito, ma indispensabile per assicurare un elemento di garanzia “istituzionale” nel rapporto tra cittadini e pubblica amministrazione. L’ispezione, come ebbe a scrivere Massimo Severo Giannini – uno dei massimi esponenti italiani di diritto amministrativo – è certamente finalizzata a conoscere e rimuovere situazioni di illegittimità, ma soprattutto al miglioramento dell’efficienza e dell’efficacia dell’azione pubblica. Questo a maggior ragione nel campo dell’istruzione: non è un caso che l’esigenze si pose contestualmente all’atto dell’approvazione dell’autonomia scolastica. L’ormai famoso Rapporto dell’OCSE del 1998 aveva indicato tra le priorità, oltre allo sviluppo di un Sistema Nazionale di Valutazione-SNV (processo che si sta gradualmente attuando: DPR 80/2013), la presenza di un corpo autorevole e stabile di ispettori scolastici, con il compito di valutare le scuole e sostenere il lavoro dei docenti. Ma quella indicazione è rimasta (quasi) lettera morta, proprio per le difficoltà a predisporre una sana politica di preparazione e reclutamento degli ispettori.
Tre aree di intervento per la dirigenza tecnica
Leggendo tra le righe della normativa (assai avara, nel merito) e nelle Direttive che ne hanno, di tanto in tanto, regolato la funzione, è possibile delineare alcune linee di intervento di un moderno corpo ispettivo. Teniamo anche come punto di riferimento il DM n. 1046 del 28 dicembre 2017, che reca “Atto di indirizzo per l’esercizio della funzione ispettiva tecnica”. Ne diamo, tuttavia, una interpretazione meno aulica e più diretta.
E’ possibile delineare tre grandi aree di intervento:
- la funzione classica dell’”inspicere” (andare ad osservare) in situazioni critiche le eventuali patologie del sistema scolastico (conflitti tra le varie componenti, casi di scarso o inadeguato impegno didattico, contenzioso disciplinare, conferma neo-assunti, ecc.). E’ forse la parte meno nobile del lavoro ispettivo, ma indispensabile per contrastare una certa deriva buonista (“tanto non ci si può fare nulla…”). E’ evidente che questo compito, che può spingersi fino ad esprimere pareri spesso decisivi per il licenziamento di un dipendente o lo spostamento ad altre funzioni, va assolto con correttezza e nel rispetto di tutte le procedure di garanzia e di terzietà;
- la funzione di valutazione “fisiologica” delle scuole, finalizzata alla verifica esterna (auditing) del funzionamento delle scuole, recentemente assai potenziata nell’ambito del SNV, in cui gli ispettori svolgono la delicata funzione di coordinare i NEV (Nuclei esterni di valutazione, composti di 3 membri) incaricati di visitare le scuole attraverso sessioni della durata di tre giorni. Peccato che questa esperienza, da molti ritenuta assai significativa (e che va oltre il dato cartaceo di RAV, PTOF, PdM, RS, ecc.), si riferisca ogni anno a non più del 5% delle scuole! Gli ispettori inglesi (di Sua Maestà) ne visitano ogni anno il 25%;
- la funzione di consulenza, studio e ricerca a disposizione dell’amministrazione (MIUR o USR o scuole) per lo svolgimento di attività di formazione del personale, di supporto alle innovazioni, di supervisione sugli esami di stato, di vigilanza sulle scuole paritarie e, più recentemente, di lavoro istruttorio per la valutazione dell’azione dei dirigenti scolastici. E’ la parte in cui si mette a fuoco la dimensione culturale della funzione ispettiva, quella appunto rivolta al miglioramento e alla diffusione di buone pratiche. In alcune paesi questo profilo ha dato luogo ad una figura di network leader, cioè di animatori di processi di innovazione sul territorio, anche per favorire lo scambio e la collaborazione tra le scuole.
Viste nel loro insieme, queste funzioni delineano dunque una figura non certo assimilabile all’ispettore da temere per i suoi blitz improvvisi nelle scuole, ma ad una moderna funzione tecnica, di promozione e garanzia della qualità dell’istruzione, dosando un mix di azioni di animazione culturale e pedagogica, con le tipiche funzioni di controllo. Va comunque ricordato che i dirigenti tecnici dipendono funzionalmente, a livello centrale, dal Capo Dipartimento Istruzione del MIUR e, a livello regionale, dal Direttore Generale dell’USR. Questa dipendenza funzionale va certamente a scapito dell’autonomia della funzione e fa pesare maggiormente il dato amministrativo. Ma questa è una “malattia” che si sta diffondendo in tutto il corpo della scuola…
Il reclutamento dei nuovi ispettori
Delineata in termini così ambiziosi la figura del dirigente tecnico è gioco forza che i processi di reclutamento siano assai selettivi, a volte anche eccessivamente. Si pensi che all’ultimo concorso svolto (e bandito con D.D.G. del 30 gennaio 2008) parteciparono oltre 15.000 tra docenti e dirigenti scolastici (entrambe le categorie, a certe condizioni, possono aspirare a questo ruolo), ma solo una cinquantina risultarono vincitori, a fronte dei 145 posti disponibili. In effetti, occorre dosare una sicura padronanza delle norme giuridiche (sempre più spesso l’ispettore deve adottare o ispirare decisioni “a prova di magistratura” ordinaria o amministrativa o del lavoro) con la conoscenza impeccabile degli ordinamenti scolastici, con una specifica cultura professionale, legata ai diversi settori disciplinari per cui si concorre e a conoscenze pedagogiche di carattere trasversale.
Sarà necessaria certamente una soglia di sbarramento, con le ormai famigerate prove preselettive, che però si spera non verteranno su minuziosissime banche-dati di carattere mnemonico. Per questo motivo siamo, personalmente, contrari a rendere pubbliche le batterie dei test utilizzati nelle prove preselettive, perché invitano ad uno studio mnemonico, sui dettagli trascurabili, prevalentemente di taglio giuridico-amministrativo. Meglio pochi e fondamentali test su conoscenze fondamentali che vadano a sondare conoscenze in profondità. Del resto, nell’ultimo concorso ispettivo, i test non furono resi noti in anticipo, mentre il Bando indicava uno sbarramento di ammissione dieci volte superiore ai posti messi a concorso per ogni settore (scuola infanzia/primaria e scuola secondaria) e sottosettore (aree disciplinari). Anche le successive prove scritte (computer based o secondo il modello delle tre prove scritte del 2008?) non dovrebbero risolversi in una corsa contro il tempo, come è avvenuto nel recente concorso a dirigente scolastico, ma favorire una capacità di argomentazione e di approfondimento come ci si aspetta da futuri “esperti” a disposizione del sistema scolastico, che dovranno farsi apprezzare per la loro autorevolezza culturale e puntualità giuridica [ho messo questo ordine non caso].
Studiare per diventare ispettore
Certo, molti potranno cimentarsi con la prova preselettiva (tentar non nuoce!), ma il profilo del dirigente tecnico è tale da richiedere un percorso formativo personale prolungato e qualificato. La stessa costruzione di una bibliografia ragionata dovrebbe essere il primo “compito di realtà” cui si sottopone il candidato, a partire da un sereno bilancio delle proprie conoscenze e competenze professionali, richiamate nel profilo dell’ispettore. Il bando non è ancora uscito, ma certamente trarrà ispirazione da quello emanato nel 2008, visto che non sono intervenuti troppi “scossoni” nel concreto profilo del dirigente tecnico, se si esclude la nuova enfasi sui compiti connessi al sistema nazionale di valutazione (DPR 80/2013 e dintorni e successivi).
Se, per comodità, ripercorriamo il Bando del 2008, troviamo alla base delle tre prove scritte di allora:
- conoscenze di carattere scientifico e disciplinare (riferite al settore o sotto-settore specifico);
- conoscenze di carattere professionale (collegate all’organizzazione della didattica, agli ordinamenti scolastici, all’Europa dell’educazione);
- conoscenze di carattere giuridico e amministrativo (per i diretti legami con l’esercizio della funzione ispettiva e dei suoi compiti), con un occhio di riguardo allo stato giuridico del personale della scuola.
Aspettando le necessarie conferme dal nuovo Bando, si tratta di piste di lavoro che ciascun aspirante dovrà meglio curvare alla luce delle proprie esperienze professionali, degli studi svolti, delle frequentazioni culturali. Certo, serviranno uno sguardo europeo ai sistemi educativi, una conoscenza non superficiale della legislazione scolastica (e del Diritto, nelle sue diverse sfaccettature), l’individuazione delle strategie di supporto e leadership professionale, la padronanza dei quadri epistemologici e didattici dei saperi scolastici.