Il dialogo interculturale nel 2° Rapporto mondiale dell’UNESCO
Risale ormai a dieci anni fa il fondamentale Rapporto mondiale dell’UNESCO ‘Investing in Cultural Diversity and Intercultural Dialogue’ (2009) nel quale viene focalizzata l’importanza della diversità culturale e del dialogo interculturale come beni comuni da preservare, coltivare e implementare. E’ evidente che per raggiungere in maniera durevole obiettivi così ambiziosi e vasti viene chiamata in causa – come protagonista – la scuola in quanto avamposto educativo istituzionale per milioni di giovani cittadini.
Il 2° Rapporto mondiale dell’UNESCO non lascia spazio a dubbi e declina in maniera chiara gli obiettivi da perseguire, tra essi vanno menzionati:
- mostrare l’importanza della diversità culturale in diversi ambiti di intervento (lingue, istruzione, comunicazione, creatività)
- convincere i responsabili politici della necessità/opportunità di investire nella diversità culturale quale dimensione essenziale del dialogo interculturale.
Stabilito che la diversità culturale rappresenta una realtà oggettiva della condizione umana e insieme un valore universale e atemporale, nel Rapporto viene proposto un approccio ad entrambe le questioni qui in discussione che tenga conto del carattere dinamico implicitamente contenuto nel processo di cambiamento e delle sfide connesse proprio alla resistenza al cambiamento di prospettiva culturale.
L’incontro tra le culture
Nel mondo contemporaneo il bisogno di proporre nuovi approcci solidi al dialogo interculturale rappresenta una buona base per stabilire che le condizioni preliminari da garantire riguardano:
- una migliore considerazione dei rapporti tra culture
- una migliore coscienza dei valori culturali che esse condividono e degli obiettivi condivisi
- un ‘repertorio’ dei problemi da risolvere per superare le differenze culturali.
La tendenza a considerarle delineate in maniera netta e non mutabile viene considerata di per sé uno dei principali ostacoli al dialogo interculturale. In realtà, le culture hanno vita e sono riconoscibili soltanto se sono ‘esposte’ le une alle altre.
Grazie ai processi dovuti alla globalizzazione che facilitano incontri e scambi sistematici e grazie anche alle tecnologie digitali che velocizzano i contatti, il dialogo interculturale in linea teorica non può che trovare terreno fertile per la sua affermazione.
Tuttavia, è bene tener presente che ogni cultura – tipicamente – presenta la tendenza in potentia dannosa ad alimentare stereotipi e convinzioni aprioristiche.
Il dialogo interculturale come ‘pietra angolare’ per la scuola italiana del XXI secolo
Il dialogo interculturale dipende in gran parte dalle competenze interculturali, cioè dall’insieme – non lineare e plurilivello – di capacità necessarie per interagire opportunamente con persone ‘altre’. Tali competenze riguardano essenzialmente la sfera della comunicazione, ma suppongono anche la capacità del singolo o del gruppo di riconfigurare i punti di vista sul mondo e l’idea che se ne ha. La capacità di ascolto, la flessibilità cognitiva, l’empatia, e l’ospitalità sono fattori determinanti per il successo del dialogo interculturale.
Per sostenere l’idea che la diversità culturale rappresenti un valore universale, si sono sviluppate nel corso degli anni iniziative volte ad incoraggiare la conoscenza, il dialogo e l’empatia tra studenti di culture differenti per lo più frequentanti il quarto anno della scuola secondaria di secondo grado: programmi educativi di internazionalizzazione, scambi individuali e di classe, formazione ad hoc per dirigenti e docenti rappresentano i sentieri ‘da battere’ per l’implementazione del dialogo interculturale.
Quale forza si contrappone ancora oggi alla affermazione del dialogo interculturale come strumento per il futuro dei giovani e come rimedio ai conflitti culturali? Evidentemente è necessario che nelle scuole si prenda atto dell’urgenza della tematica e che si verifichi un deciso e convinto ‘cambio di passo’ alla cui affermazione concorrano docenti e dirigenti, ma soprattutto accanto ad essi i decisori politici. Ad essi spetta infatti il compito di far emergere tale bisogno in maniera esplicita e di inserirlo in una prospettiva sistematica di interventi calibrati e validati.
Il X Forum on Intercultural Learning and Exchange: Value Education in Students’ Exchange
A queste tematiche è stato dedicato l’annuale convegno internazionale della Fondazione Intercultura svoltosi a Colle Val d’Elsa dal 27 al 29 ottobre: il decimo Forum sull’apprendimento interculturale e sulla mobilità studentesca al quale hanno preso parte decine di studiosi provenienti da ogni parte del mondo si è svolto interamente nella sede della Fondazione.
I confronti sul topic sono stati serrati, con approcci e prospettive anche molto diversi, tuttavia si è manifestato in modo chiaro quanto e come alcune costanti agiscano come controspinta al riconoscimento del bisogno di dialogo interculturale e al riconoscimento della mobilità studentesca come strumento didattico valido ed efficace:
- le culture – in generale – presentano una tendenza spiccata ad alimentare, reciprocamente e acriticamente, stereotipi e pregiudizi (religiosi, in particolare);
- l’utilizzo della narrazione storica come propaganda per alimentare situazioni di conflitto, anche non necessariamente armato;
- le diversità linguistiche considerate come barriere per lo sviluppo di relazioni che investono culture extraeuropee;
- la non adeguata adattabilità delle scuole nei confronti di proposte didattiche ‘alternative’ all’offerta formativa tradizionale, codificata fagli Ordinamenti;
- il mancato riconoscimento dell’impatto sulla formazione dello studente che ha scelto di affrontare un periodo di studio in una istituzione scolastica all’estero;
- lo scetticismo diffuso e radicato circa le reali motivazioni che intervengono nella scelta da parte dello studente di frequentare un percorso scolastico
Alcuni interventi hanno mostrato gli effetti di queste costanti anche nei sistemi scolastici della propria nazione: esemplare in tal senso il focus sui pregiudizi inter-religiosi. Il caso di quanto ancora oggi siano evidenti gli effetti di conflicting memories in Bosnia ed Erzegovina, al pari di quanto accade ad Hong Kong o in Cina dove il flusso della mobilità studentesca segue esclusivamente il cliché del profitto e dei rankings relativi alle rilevazioni internazionali fa riflettere sui tempi del cambiamento e sugli strumenti per innescare la convinzione negli ‘addetti ai lavori’ che il cambiamento è necessario per la qualità del futuro della società globale.
Il ruolo della Fondazione Intercultura
La Fondazione Intercultura riconosce alla scuola il ruolo di antagonista attivo e culturalmente attrezzato per l’affermazione di pratiche didattiche di mobilità studentesca e per il contrasto della staticità culturale. Le scienze sociali, la psicologia e il mondo della pedagogia in linea con la visione interculturale ‘incitano’ gli studenti, le famiglie e le scuole a prendere coscienza dei pregiudizi e quindi ad operare una revisione totale delle loro idee.
La strada tracciata negli anni dalla Fondazione Intercultura è ampia, è stata percorsa con successo da migliaia di studenti e merita di essere sempre più affrontata con fiducia, in modo attivo e consapevole, nella certezza che l’esperienza della mobilità studentesca rappresenta una augmented opportunity di apprendimento in termini di esperienza ‘non filtrata’ e di competenze di cittadinanza globale.