Il periodo di prova dei dirigenti scolastici
Il corrente anno scolastico è caratterizzato dall’immissione di 1995 Dirigenti scolastici, considerata l’emergenza segnalata già da vari anni in molte regioni d’Italia per coprire le numerose sedi scoperte particolarmente nelle regioni del Nord del Paese[1].
Questa emergenza ha generato una modifica nelle fasi di reclutamento previste dal bando del 2017, con l’inizio effettivo del servizio dal settembre 2019 e con una conseguente ri-definizione del periodo di formazione e prova, mirato a supportare le azioni dirigenziali e ad attivare una valutazione dell’intero anno di prova, utilizzando in prima istanza i dirigenti scolastici tutor assegnati dai Direttori Generali dei diversi Uffici scolastici regionali.
Per la prima volta il periodo di prova ha la durata di un anno scolastico e viene prevista una valutazione che potrebbe dare luogo anche a mancata conferma, in questo caso non è prevista la ripetizione della prova.
I possibili modelli della formazione
Questo primo anno di servizio comprende un percorso di formazione che prevede 50 ore d’aula e 25 ore di accompagnamento con i tutor.
Si è quindi posto il problema di quale modello di formazione adottare, su quali tematiche e soprattutto su quali aree strategiche centrare gli interventi formativi.
Il DM 956 del 10.10. 2019 e la nota 48961 del 27.11.2019 hanno fornito linee operative su come organizzare le iniziative ponendo l’attenzione su momenti di confronto tra pari e su modalità collaborative, in vista della costruzione di ‘comunità di pratiche’[2].
Questa impostazione rimanda ad un’idea di lavoro centrato sullo scambio e sul confronto, con modelli formativi a carattere interattivo che possano trovare riscontro in metodologie laboratoriali quali: i gruppi di discussione, lo studio di caso, le simulazioni, l’analisi di situazioni-problema.
Interessante anche il richiamo all’idea di orientare i dirigenti a costituirsi come una comunità di pratiche, grazie anche alla mediazione dei Dirigenti scolastici tutor. Saper lavorare in gruppo tra pari, scambiarsi pareri, richiamare scadenze, condividere modalità per affrontare temi complessi di sistema, può fornire qualità alla dirigenza, sostenere le criticità del trovarsi soli di fronte a scelte e decisioni non sempre immediate, promuovendo un modello di dirigenza partecipata.
Costruire una comunità professionale
Possiamo dire che tali linee operative sono una novità perché se, naturalmente, coloro che sostengono una tornata concorsuale comune si sentono appartenere ad una medesima comunità, ciò non si è tradotto, nei precedenti reclutamenti dirigenziali, in azioni istituzionali atte a generare una dirigenza basata sulla collaborazione responsabile e sul mutuo scambio.
Gli studi di scienza dell’amministrazione e di management[3] da molto tempo spingono su modelli formativi a supporto della leadership democratica, centrata sulla collaborazione, tanto più nella scuola, composta da docenti, ossia personale con un profilo professionale basato sulla progettazione e sulla crescita educativo-cognitiva di soggetti in sviluppo; da personale ATA che supporta sia gli aspetti amministrativi che di servizio. Un dirigente, in questo specifico contesto, promuove azioni, supporta i processi di conoscenza, gestisce le risorse umane e materiali, predispone e presidia la governance istituzionale e di sistema.
L’accompagnamento e le tematiche formative
Su queste necessità trovano rispondenza le azioni di accompagnamento previste dalle linee operative, mirate a far avvicinare i nuovi Dirigenti a loro pari con funzioni esperte, azioni dedicate a chiarire come gestire gli adempimenti e le scadenze di calendario (iscrizioni, organici, esami, contrattazione, privacy, sicurezza,..), a fornire strategie di azioni su situazioni di criticità specifiche che ogni Istituzione scolastica incontra durante lo svolgersi dell’anno scolastico.
Sul come organizzare le 50 e le 25 ore ogni Ufficio Scolastico Regionale ha individuato proprie modalità in coerenza con le indicazioni della nota 48961 del 27.11.2019.
Chi ha privilegiato il lavoro laboratoriale per la formazione ha generato aule con al max 25 partecipanti e con l’indicazione ai formatori di utilizzare metodologie attive, selezionando tematiche afferenti ai tre settori richiamati, ossia all’area dell’Ordinamento scolastico, giuridico-amministrativa, professionale-formativa. Le tre aree sono state variamente scomposte per dare luogo ad approfondimenti tematici afferenti.
Una ipotesi di nuclei tematici
Si riporta un esempio di piano di formazione.[4]
Area dell’Ordinamento scolastico | 1. Ordinamento nel primo ciclo di istruzione e progetto pedagogico-culturale. 2. Ordinamenti nel secondo ciclo di istruzione e progetto pedagogico-culturale. 3. PTOF, RAV, PdM e Rendicontazione Sociale (aspetti operativi e gestionali) 4. PdM (aspetti operativi: progettazione, realizzazione e monitoraggio) |
Area giuridico amministrativa | 1. La gestione amministrativa e contabile; l’attività negoziale e le relazioni sindacali (aspetti operativi) 2. La sicurezza degli ambienti di lavoro e i compiti della dirigenza scolastica 3. Il contenzioso giuridico: provvedimenti disciplinari e gestione del conflitto 4. La privacy e l’anticorruzione. La trasparenza e le situazioni di accesso agli atti |
Area professionale e formativa | 1. Ambienti di apprendimento, le innovazioni e i processi di valutazione 2. La valorizzazione delle risorse umane e la costruzione della comunità professionale 3. Dimensione organizzativa: spazi di autonomia e di flessibilità organizzativo-didattica nel primo ciclo alla luce del D.P.R. n. 275/99 4. Dimensione organizzativa: spazi di autonomia e di flessibilità organizzativo-didattica nel secondo grado alla luce del D.P.R. n. 275/99, DPR 88-89/2010, D.lgs 61/2017 |
Questo impianto, unitamente all’accompagnamento personalizzato dei Dirigenti tutor che prevede anche almeno due visite dirette nelle rispettive sedi, completa il quadro di un processo volto a favorire una partecipazione legittimata, secondo il concetto studiato da E.Wenger[5] per la costituzione di comunità di pratica dei nuovi Dirigenti nella governance di sistema, a garanzia di una gestione centrata sui processi innovativi e sulla tenuta qualificata del servizio scolastico.
La funzione tecnica di supporto
Come si inseriscono i Dirigenti tecnici in queste azioni? L’esigua numerosità su tutto il territorio nazionale ha circoscritto la funzione ad azioni di supporto al periodo di formazione e prova, oltre all’utilizzo per eventuali interventi ispettivi, utili a raccogliere evidenze specifiche sulla valutazione di prima istanza, curata dai Dirigenti tutor.
L’art. 7, commi 2 e 3 del DM n.956 del 16.10.2019 esplicitano queste opzioni, peraltro estesi, su incarico del Direttore Generale, ai Dirigenti amministrativi e in subordine a Dirigenti scolastici di comprovata esperienza e specifica professionalità.
In alcuni Uffici Scolastici Regionali alle figure tecniche sono affidati anche compiti di accompagnamento dei Dirigenti scolastici tutor, con l’obiettivo di curare una regia coerente sulle diverse possibilità organizzative per l’accompagnamento, particolarmente nei casi di plurima assegnazione di neo-assunti o in situazioni di criticità. Una seconda azione riguarda la messa a punto dell’utilizzo degli indicatori e descrittori per la valutazione cosi come sono stati forniti dalla nota DGPER n. 2689 del 10.02.2020.
Indicatori e criteri per la valutazione
Rispetto alla valutazione, per la prima volta i Dirigenti sono soggetti ad una valutazione dai tutor, mutuando un modello derivato dai docenti neo-assunti e sulla base di indicatori valutativi ritrovabili nel D. Lgs. 165/2001 e nel comma 93 della L.107/2015, fonti di riferimento anche per la valutazione dei Dirigenti scolastici in servizio.
Leggendo in filigrana i termini presenti negli indicatori proposti emerge l’attenzione a individuare evidenze sulla gestione del sistema scolastico e delle sue componenti interne formali e informali, dei rapporti con il territorio, la comunità e le altre scuole; la capacità di porsi come leader autorevole in grado di promuovere innovazione e cura dei documenti progettuali, di autovalutazione e miglioramento; le competenze afferenti ad un corretto esercizio dell’attività amministrativa a supporto delle azioni previste, delle risorse umane e materiali a disposizione tenendo conto delle recenti norme in materia di trasparenza e privacy.
Emerge anche l’attenzione ad una oculata e corretta funzione di controllo e valutazione sul personale docente e ATA in prova e per eventuali azioni disciplinari che costituiscono leve delicate da utilizzare per il miglioramento del servizio, in ogni caso imprescindibili per garantire efficienza ed efficacia del sistema scuola.
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[1] Cfr. tabella 1 ripartizione risorse finanziarie nota MIUR 48961 del 27.11.2019
[2] E.Wenger, Comunità di pratica, Raffaello Cortina, 2006
[3] A.Pichierri, Sociologia dell’organizzazione, Roma-Bari, Editori Laterza, 2011: capitolo 7; F. De Sanctis, Principi di diritto e management scolastico, Tecnodid 2017.
[4] Piano di formazione USR per il Veneto, cfr. area piano di formazione dirigenti scolastici sito web: www.istruzioneveneto.gov.it
[5] Cfr. nota 2