Cosa resterà alla scuola una volta finito (speriamo presto) questo periodo di emergenza dovuto al coronavirus? Possiamo considerare quattro aspetti principali.
L’alfabetizzazione scientifica
Il primo aspetto riguarda i virus in sé e le conoscenze che abbiamo in merito a questi organismi. Quanto successo può costituire l’occasione per innalzare complessivamente il livello di conoscenze di base su questi agenti patogeni, ma più in generale sulle conoscenze scientifiche della popolazione studentesca. Questo aspetto assume un’importanza non secondaria anche sul piano della formazione di persone responsabili e critiche in quanto la scienza, nello studiare la realtà, si basa su dati empirici e osservabili, vero antidoto alla nascita di pregiudizi o di notizie prive di fondamento, e sappiamo quanto questo problema sia oggi importante per il nostro Paese.
Prevenzione e stili di vita
Un secondo aspetto riguarda le misure che possono essere messe in campo per prevenire o contrastare lo sviluppo dei virus. Alcune di queste misure sono strettamente legate ad abitudini alimentari, norme igieniche e stili di vita che costituiscono oggetto anche di interventi educativi. Ad esempio, abbiamo visto in questi giorni come sia stata frequentemente sottolineata l’importanza delle norme igieniche, ma è da ingenui pensare che certe abitudini si consolidino nel breve periodo: occorre avere in mente un progetto di lungo respiro che, a partire dalle famiglie, trovi ulteriore rafforzamento nel contesto scolastico. E non va dimenticato che in questo campo non si tratta tanto di tenere “lezioni” di igiene, ma di praticare abitudini igieniche anche all’interno della scuola in modo che certi comportamenti diventino degli automatismi. Occorre “perdere tempo” in queste cose.
La didattica a distanza
Un terzo aspetto fortemente enfatizzato nel corso di questo periodo è stato il richiamo alla necessità di fare ricorso alla didattica a distanza. In tutta Italia migliaia di docenti si sono cimentati a fornire agli alunni materiali, videolezioni, esercitazioni e altre proposte didattiche, utilizzando le infrastrutture informatiche. Molte di queste iniziative sono state realizzate all’insegna dell’artigianalità, anche se lo stesso Miur ha allestito una pagina ad hoc molto ricca dedicata proprio alla didattica a distanza (e con materiali completamente gratuiti).
Va sottolineato che la situazione delle singole istituzioni scolastiche è molto diversa rispetto non solo alle tecnologie in dotazione, ma anche e soprattutto in ordine alle esperienze e alle competenze spendibili in questo campo.
Non va inoltre dimenticato che i livelli di fruizione degli stessi alunni sono molto diversi a seconda delle fasce di età e del tipo di scuola frequentato. In ogni caso, per molte scuole si è trattato dell’avvio di un processo che al di là della contingenza specifica può essere sviluppato e approfondito nel prossimo futuro. Tutto ciò a patto che lo si sostenga con adeguati interventi formativi, non solo per quanto concerne l’aspetto tecnologico in sé (utilizzo di macchinari e programmi), ma soprattutto per quel che concerne l’impatto sulla didattica.
Non a caso si parla di “didattica a distanza”. In modo particolare, uno dei nodi principali da affrontare è il ruolo dell’allievo all’interno di un percorso di didattica a distanza o digitale. C’è il fondato rischio che la didattica a distanza si riveli molto più trasmissiva della didattica ordinaria se non viene approfondito questo aspetto. In altre parole, anche la didattica a distanza dovrebbe tentare di creare un contesto significativo di apprendimento. Comunque è stato dato il là, adesso si tratta di vedere se si è in grado di costruire melodie, armonie e ritmi adeguati. Possiamo affermare che finora solo in minima parte sono state sfruttate le possibilità didattiche delle tecnologie. E questo dipende sicuramente dagli applicativi che il mercato offre, ma ancor più dalla formazione professionale dei docenti in questo campo.
Nuove forme di collegialità
Il quarto aspetto attiene al lavoro cooperativo dei docenti. Questa esperienza ha messo in luce che l’ordinaria esplicazione della dimensione collegiale della funzione docente presenta forti limiti quando si tratta di gestire situazioni inusuali come quella del coronavirus. In particolare, mentre da una parte si insiste sull’utilizzo delle tecnologie per la gestione della didattica, dall’altra non si colgono le opportunità che le stesse tecnologie possono offrire per favorire il confronto tra colleghi e per assumere decisioni collegiali. Non sempre è possibile essere presente fisicamente agli incontri collegiali o di programmazione: ma è possibile in teleconferenza o con altri strumenti telematici assumere comunque decisioni in forma collegiale. Sotto questo profilo, forse anche il funzionamento canonico degli organi collegiali deve essere rivisto.
Insomma, la vicenda del coronavirus, al di là dei suoi effetti drammatici e dirompenti sotto vari profili, può fornire lo spunto per rivedere criticamente e in chiave evolutiva alcuni aspetti di funzionamento della didattica e delle istituzioni scolastiche.