Molti di noi, anche se non tutti, hanno familiarizzato con diversi strumenti e piattaforme, ma in una scuola completamente distanziata come l’attuale non è facile assicurare ai nostri ragazzi una relazione educativa significativa. Le indicazioni che seguono sono utili per tutti i nostri bambini e ragazzi e ci spingono anche a personalizzare le attività in una prospettiva che può essere davvero inclusiva.
1. Evita il sovraccarico cognitivo
Il sovraccarico cognitivo di questi tempi riguarda tutti, anche i docenti che, pur nell’impegno e nella massima disponibilità, si trovano a fare i conti con il repentino passaggio dalla presenza alla distanza totale. Dunque anche i più preparati con le piattaforme e le applicazioni si potrebbero trovare in difficoltà. Diciamo a loro di andare piano. Ma andiamo piano anche con i bambini e i ragazzi. Presi dall’entusiasmo è molto facile inviare attraverso i molteplici canali, a partire dai più semplici come le e-mail e Whatsapp, materiali di tutti i tipi. Allora suggerisco poche lezioni ma ben strutturate, utilizzando come diremo al punto 9 e 10 le istruzioni per l’uso e il timetable. Sono indicazioni che terrei ferme anche ritornati alla normalità.
In questo senso la distanza ci fa crescere.
2. Sollecita il coordinamento e lo scambio di pratiche
Va da sé che le proposte di attività che inviamo devono essere coordinate in termini di tempi, contenuti, modalità e quantità in modo che il curricolo abbia una sua coerenza. Un discorso che merita un po’ più di attenzione è lo scambio di pratiche. Condividere con colleghi materiali è facile, anche se non sempre usuale. Ma altra cosa è scambiare pratiche. Perché questo vuol dire avere un linguaggio comune su come pianificare una lezione/attività e ciò implica metodi, modi di dare istruzioni, di fornire feedback e di fare valutazione. Ciò necessita di avere formati condivisi con una struttura riconosciuta da tutti, per cui l’impiego da parte di un’altra insegnante diventa semplice. Noi siamo abituati a fare per conto nostro e a prendere, se va bene, suggerimenti dai colleghi. Ma questo ci impedisce di accogliere le buone pratiche e ci toglie il tempo per realizzarle. Ciascun insegnate deve fare tutto da sé, quasi non esistesse il concetto di divisione del lavoro. Pensate se 5 docenti di matematica di una scuola media si dividessero il lavoro e ognuno di essi pianificasse con un timetable dal formato condiviso, una lezione/attività diversa che poi viene messa in comune. Avremo 5 lezioni / attività immediatamente utilizzabili da ciascun docente e comprensibili a tutti gli studenti. Tempo risparmiato e lezioni di qualità. La funzione di coordinamento – capite – è essenziale se impariamo a concentrarsi sulla didattica. Proviamoci.
Anche in questo senso la distanza ci può aiutare a crescere!
3. Stimola la connessione tra i compagni
Dobbiamo stimolare i modi per tenerli in contatto utilizzando le connessioni a disposizione: internet, le video chiamate con Whatsapp. Consiglio anche di rispolverare il vecchio telefono fisso, forse da tempo inutilizzato. Possiamo far scrivere lettere e inviarle tramite e-mail, perché così li abituiamo a curare una comunicazione lenta, riflettuta, che riequilibri quella usuale istantanea e troppo veloce. Diciamo loro di alternare gli SMS e l’uso delle chat con la scrittura di lettere in digitale e in analogico (fotografando il testo). Questi contatti che potrebbero essere quotidiani possono aiutare loro a scoprire nuove forme di vicinanza, per cui…
si potrebbe dare paradosso che la distanza ci fa sentire più vicini.
4. Aiuta i genitori e i fratelli a diventare insegnanti
I bambini e i ragazzi non hanno la presenza quotidiana dei propri insegnanti, ma accanto a loro ci sono genitori e magari fratelli più grandi, che possiamo invitare, almeno per un po’, a diventare insegnanti. L’aiuto potrebbe riguardare un affiancamento per leggere assieme le istruzioni per il compito, per fornire feedback adeguati. Su questo ultimo aspetto bisogna ricordare che il feedback va dato sul compito, non sulla persona. Dichiarazioni del tipo “Sei stato bravo”; “Non ti stai impegnando”, “Non fare lo scansafatiche”, servono a poco. Al contrario le domande sono quelle che funzionano: “Vuoi che ti aiuti a leggere le istruzioni?” “Vedo che ti sei bloccato, dove hai trovato difficoltà?” E ancora: “Mi racconti i nuovi argomenti che avete affrontato, mi sono sembrati interessanti?”. Insomma l’attenzione si deve spostare sull’oggetto dello studio, sul processo e sull’argomento.
La distanza potrebbe aiutare i genitori e i fratelli più grandi a capire meglio il lavoro dell’insegnamento.
5. Incoraggia l’autonomia e la responsabilità
Nel movimento Senza Zaino parliamo di sistema delle responsabilità. Si tratta di coinvolgere i bambini e i ragazzi nella vita familiare, come lo sono in quella scolastica, impegnandoli in piccole faccende come apparecchiare, sparecchiare, tenere in ordine la propria stanza, contribuire alle pulizie domestiche. Si potrebbe stabilire una sorta di planning della giornata, definendo insieme ai genitori per scritto e/o su un pannello, gli orari e gli impegni. La responsabilità ovviamente riguarda anche l’esecuzione dei compiti da svolgersi in autonomia, usufruendo dell’eventuale affiancamento. Queste incombenze possono essere messe per scritto ed essere anche oggetto di un resoconto settimanale.
La distanza può far riscoprire un modo nuovo di stare in famiglia.
6. Invita a trovare uno spazio di silenzio
La concentrazione e il silenzio sono oggi beni preziosi. Sappiamo come le nostre giornate in condizioni di normalità sono strapiene di stimoli e opportunità che ci disorientano invitandoci ad essere superficiali. I nostri bambini e i nostri ragazzi sono coinvolti in questo chiasso esistenziale che li rende irrequieti e agitati. Sono sollecitati a passare velocemente da un’attività ad un’altra senza soluzione di continuità. Suggeriamo allora di trovare nella giornata uno spazio di silenzio e di concentrazione. Anche 10 o 20 minuti nella propria stanza, dove nessuno li disturba. In quel tempo consiglierei di disattivare i vari device (cellulare, TV, tablet, computer) per leggere un libro, o fare un compito, scrivere il diario. L’ascolto della musica classica specialmente alla frequenza 432 è un aiuto sicuro (possiamo usare YouTube).
La distanza può introdurre agli scenari della meditazione e della concentrazione.
7. Suggerisci di tenere un piccolo diario
Come insegnanti possiamo suggerire di riprendere una pratica che forse in tanti abbiamo dimenticato, quella del diario personale. Ci vuole un quaderno e un impegno per scrivere qualcosa tutti i giorni. Consiglio di scrivere anche solo qualche frase e di usare una bella scrittura (la dimenticata calligrafia). Nel diario si può raccontare qualche episodio della giornata, esprimere le proprie emozioni per qualche evento accaduto in famiglia, fare un semplice resoconto delle cose imparate con i compiti a casa. Lo sappiamo, i diari aiutano, fanno crescere, maturano la personalità. È una pratica più vicina alle bambine e alle ragazze, ma che dovrebbe essere sollecitata anche nei bambini e nei ragazzi.
Proviamoci, la distanza è un’occasione per prendere confidenza con il diario.
8. Chiedi di fare tanti prodotti
Ora il rischio è di chiedere solo compiti scritti. La mia proposta è scrivere poco e bene. La sobrietà si sposa con la qualità. Ricordiamocelo. Allora possiamo chiedere loro di realizzare prodotti (compiti) diversi. Su YouTube si possono trovare indicazioni per realizzare lap – book e popup – book dalle più svariate fogge, si possono costruire kamishibai utili per raccontare storie con scenari disegnati. Si possono costruire piccoli libri con carta e cartone, realizzare mappe concettuali su certi argomenti, costruire graphic novel. E naturalmente dobbiamo sfruttare le opportunità del digitale impiegando (con parsimonia) i vari device che ci aprono le possibilità sterminate delle varie applicazioni, per registrare audio, video, fare storytelling, imparare le varie materie di studio. Non dobbiamo dimenticare in questo periodo i linguaggi dell’arte, della musica e del canto, del movimento e del corpo.
In questo caso la distanza è essere utile per ridare fiato ad un insegnamento davvero variato.
9. Impiega le istruzioni per l’uso
Sappiamo che non dobbiamo semplicemente inviare materiale con generiche indicazioni. Sappiamo che è l’occasione per evitare la facile scorciatoia dello studio da pagina x a pagina y. Nemmeno ci possiamo fermare a far fare esercitazioni, quasi fossero compiti per le vacanze estive. Ci dobbiamo invece impegnare a fornire istruzioni chiare e precise. Faccio sempre l’esempio dell’IKEA che ha fatto diventare i propri clienti costruttori di mobili, solo tramite istruzioni figurate. Noi dobbiamo, come insegnanti, sforzarci di usare Istruzioni per l’Uso. Si tratta scrivere in modo chiaro e semplice una procedura di lavoro che deve avere un titolo il quale rimanda a il cosa impariamo, una semplice descrizione dell’attività (due righe al massimo), un elenco numerato di passi che chiariscano i modi di esecuzione. Le Istruzioni ben congegnate sostengono l’autonomia. Se inviamo istruzioni chiare gli alunni se le possono stampare senza stare troppo al computer.
La distanza ci aiuta a ricordarcelo.
10. Utilizza un timetable per le attività
Per pianificare la lezione/attività è utile il timetableche sottolinea anche la necessità di valutare i tempi di lavoro. Il timetableprevede la preparazione e poi lo svolgimento in 3 parti: l’avvio, lo sviluppo e la conclusione. Con la preparazione si indica il materiale che serve (carta, penna, forbici, cartone, colori ecc…) da disporre in ordine sul tavolo in modo da essere facilmente reperibile. Nell’avvio dovrebbe essere dichiarato il cosa impariamo, forniti degli strumenti per il lavoro cioè gli anticipatori (una sintesi del percorso, un glossario con i termini nuovi, ecc.), far rammentare cosa già sappiamo dell’argomento. L’avvio è come prepararsi per un viaggio, o come una fase di riscaldamento. Poi abbiamo lo sviluppo. Qui dobbiamo inserire le istruzioni per l’uso del lavoro da fare. Per un medesimo obiettivo si possono proporre anche 2 compiti a scelta, ricordando che la scelta favorisce l’autonomia e la motivazione. Infine abbiamo la conclusione. Qui possiamo chiedere ai nostri alunni di inviarci il compito, fare un riepilogo scritto o registrato. Possiamo anche chiedere di rispondere ad un test o ad un questionario predisposto. Si tratta di aiutarli a dare un feedback a noi ma anche a se stessi in modo che colgano quello che hanno imparato e quello che magari necessita di essere ripreso.
In questo senso possiamo riscoprire – nella distanza – come siano importanti, al di là del voto numerico la valutazione e l’autovalutazione formativa.