Il ricordo di un amico

Diventa sempre piĂą complicato, difficile, duro, almeno per chi non è piĂą giovane, ricevere notizie di persone che se ne sono andate; ma quando, invece, si tratta di persone che hanno avuto un ruolo, un significato nella propria vita, allora il complicato, difficile e duro acquista una dimensione diversa e drammatica. E questo non perchĂ©, come per la scomparsa dei conoscenti, la riflessione possa essere  orientata soggettivamente verso sĂ© stessi, ma perchĂ©, se si tratta di un amico, si avverte, almeno io lo avverto, un vuoto che il tempo che resta non sarĂ  in grado di riempire.

E allora la mente, autonomamente, va a ricercare le ragioni della sofferenza causata dalla brutta notizia, si rifugia nei ricordi dell’amico, nelle circostanze vissute con l’amico, quasi a voler far rivivere fisicamente quei momenti, non solo quelli felici ma tutti i momenti.

Ricordo di aver incontrato Antonio negli anni ottanta, quando avevo avviato un rapporto di collaborazione con suo padre, persona eccezionale, dalla quale ho imparato molto, ma il rapporto, assolutamente cordiale e rispettoso da entrambi e verso entrambi, era governato da ragioni esclusivamente professionali, in un contesto di generazioni diverse.

Successivamente, prima che il padre di Antonio decidesse di andare in “pensione”, cosa che poi è veramente avvenuta solo con la sua scomparsa, ho avuto modo di conoscere Antonio, questa volta per davvero, ancora giovane, ma la sua e la mia generazione non erano molto diverse.

Ci siamo capiti subito e, nonostante una frequentazione molto poco assidua, il nostro rapporto, iniziato per ragioni professionali, si è trasformato in un rapporto di amicizia.

Mi riesce difficile e faticoso scrivere di un amico, di ciò che ricordi di lui; ho detto amico e credo di poter dire che Antonio è stato, soprattutto, un amico. Al di là di ogni occasione, necessità, circostanza, Antonio è sempre stato, per me, innanzitutto, un amico.

Ecco ciò che mi si presenta, rivedendo la sua figura, il suo modo di approcciarsi, il tono delle telefonate; perché il rapporto con Antonio ha avuto soprattutto le caratteristiche della disponibilità, prima ancora dell’impegno lavorativo.

Ricordo la sua delicatezza quando mi chiamava per qualche intervento che, causa l’urgenza, poteva essere complicato accettare: il tono della richiesta conteneva sempre l’ipotesi di ricevere una risposta negativa, la qualcosa rendeva il compito immediatamente più leggero.

Queste modalitĂ  e tanto altro mi fanno dire che Antonio era persona delicata, pronto a comprendere ed intervenire; possedeva un abito mentale che gli consentiva con facilitĂ  di socializzare, con quel suo approccio che raccontava di generositĂ , comprensione, disponibilitĂ .

Raramente ci siamo incontrati, non molto frequentemente abbiamo avuto contatti telefonici, eppure, adesso che non c’è più, avverto la sua mancanza.

Ciao, Antonio, ti vedo già con amici, vecchi e nuovi, è la tua caratteristica, che ti connota.

Il tuo amico Alberto.